Mercoledì, 29 giugno 1977 (continua) – Link alla parte precedente
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(…) a Cagliari preferiscono continuare a occuparsi del … Pescara … ancora una volta a firma di Antonello Madeddu che, a quanto pare, non ha proprio nulla da invidiare al “maestro” Franco Brozzu.
Titolo: “Le improvvide uscite di Cadè”.
Sottotitolo: “Quando il successo fa girare la testa”.
E quindi, il servizio:
“Credevamo fosse una persona seria, coerente, rispettosa, perché questa è l’immagine data fino a ieri. Invece, l’allenatore pescarese sta reagendo al successo (che deve ancora conquistare) come chi sta uscendo da una vita permeata di frustrazioni e delusioni. Spara calci alla cieca, a destra e a sinistra. Spara su Toneatto, accusato di vigliaccheria per la tattica (‘catenacciara’) di Terni. Spara sul Cagliari, definito nettamente inferiore all’Atalanta e al Pescara sia tecnicamente, che tatticamente, che moralmente. E quindi, completa la sua opera tentando di demolire Virdis: ‘Un giocatore che in tre partite giocate contro di noi non ha fatto un solo tiro in porta’. Non ha risparmiato neanche gli arbitri che, a suo dire, tirano la volata al Cagliari. Così facendo, Cadè riesce ad andare tutti i santi giorni sui giornali di tutta Italia, e a Pescara è considerato un dio. Ma ora arriva il difficile: portare davvero il Pescara in Serie A, per dimostrare che tutto il detto è vero. Non vorremmo essere nei suoi panni se il Pescara dovesse fallire il traguardo della promozione. Non sappiamo se vincerà questa battaglia come allenatore, di sicuro ha perso quella come uomo. Il calcio ha perduto una delle poche persone serie ed equilibrate che credeva di avere. Che peccato”!
Ho riletto tre volte questo testo, per essere sicuro d’aver capito bene, e la conclusione è sempre la stessa: questo signor Madeddu ha bisogno d’aiuto con una certa urgenza. Non scherzo.
In vista di Bologna, stamattina il Prefetto ha convocato nel suo ufficio i dirigenti della Pescara Calcio e i due maggiori esponenti della tifoseria Biancazzurra: Livio Stracca, in qualità di presidente del CCCB, e Angelo Manzo in quanto … vero esponente della tifoseria. Il tema dell’incontro è la “trasferta di Bologna, da organizzare all’insegna della massima calma”. Parola d’ordine: non roviniamo tutto quanto di buono fatto finora. Messaggio rivolto anche a … Zazzà che, nel frattempo, ne ha combinata un’altra delle sue, questa volta in senso buono, per fortuna. In realtà, lui opera sempre in senso buono, ma … diciamo che non sempre gli riesce.
Non so come abbia fatto, ma è riuscito ad avere un sostanziosissimo contributo da tutti i commercianti che conosce personalmente e, tramite l’American Club di piazza Unione (di cui si vanta d’essere il presidente) ha organizzato una “spedizione bolognese” ai confini dell’utopia: cinque pullman completamente gratuiti! Non solo, ma al ritorno è in programma la sosta serale all’hotel Mediterraneo di Rimini, dove il proprietario offrirà a tutti i partecipanti una spaghettata annaffiata da ottimo vino locale. Inutile specificare che la metà della somma raccolta se l’è messa in tasca, ormai lo sanno anche i bambini e lui stesso non lo nega, con il suo sorriso beffardo e l’inconfondibile voce rauca: “Embè?… Se ci’avanz’ caccos’, cavess’a fa?… Non ho capito!… “. Ma resta il dato di fatto inconfutabile: porta 300 tifosi a Bologna completamente gratis … cena compresa.
È unico! Gli puoi dire tutto quello che ti pare, ma è e resta unico nel suo genere (… e meno male!… ).
Per contro, si sta sviluppando un forte attrito tra la Pescara Calcio e il CCCB (… beh, ogni amore non è bello se non è litigarello, no?…). Si tratta della Tribuna Centrale Numerata di Bologna, limitata a soli 1.500 posti, di cui ben 800 prenotati da via Campania e gli altri 700 a disposizione dei tifosi Biancazzurri; sempre sperando che, nel frattempo, non arrivino richieste da Bergamo, altrimenti questi 700 bisognerà spartirseli con i tifosi nerazzurri. La polemica del CCCB è aspra e, per una volta, anche giustificata: 800 biglietti? E per chi? Per “amici degli amici” che non sanno nemmeno com’è fatta la maglia del Pescara? E i veri tifosi decennali restano senza?
Mentre accadono tutte queste cose, Pescara sta vivendo la più incredibile e inimmaginabile situazione che possa crearsi nel mondo del calcio: quella di un doppio e contemporaneo “impegno emotivo” che sta sfociando in uno stress semplicemente inumano. Da una parte c’è questo fervore senza precedenti per domenica prossima, partita che qui ormai tutti chiamiamo “la festa di Bologna”; alla faccia della scaramanzia. Dall’altra parte c’è l’odierno incontro di Genova in cui solo apparentemente giocano Atalanta e Cagliari, ma in realtà è a tutti gli effetti una “partita a tre”, al punto che il nostro stato d’ansia ci appare persino superiore alla vigilia di Terni, e non è un’esagerazione perché quella partita non avrebbe comunque deciso niente di definitivo, ma oggi pomeriggio si potrebbe decidere tutto.
Tanto per rendere l’idea, in via Campania sono rimasti praticamente solo gli impiegati, poiché Cadè, Nait, Marinelli e Aggradi sono partiti ieri per Genova, dove verranno raggiunti stamattina da Caldora e Di Properzio, forse anche da Capacchietti. Ma si ha notizia certa che sono partite anche alcune centinaia di tifosi pescaresi, quelli che non hanno resistito all’indicibile tensione accumulata e hanno deciso di unirsi ai tanti emigrati pescaresi che risiedono nella zona di Imperia-Sanremo e nella cintura Milanese, allo scopo di tifare Atalanta con tutto il cuore e tutta l’anima. La controprova sta nella richiesta di 300 biglietti inoltrata nei giorni scorsi al Genoa (organizzatore dell’evento) dei quali ne sono stati restituiti solo 27.
Sembra incredibile, ma a pensarci bene lo è molto meno. Siamo infatti tantissimi che, potendolo fare (a livello di spesa e di tempo), non avremmo esitato un solo istante a partire per Genova per goderci dal vero la (sicura) disfatta finale del Cagliari, ovvero il nostro trionfo anticipato. E quando ti ricapita più una “scossa emotiva” del genere?
Sul fronte atalantino, gli 8.000 tifosi nerazzurri in arrivo a Genova fanno parlare di un “esodo epico” … addirittura!… perché dicono che mai (finora) così tanti tifosi hanno seguito la Dea in trasferta; nemmeno a Milano e Brescia.
Mah!… Noi 8.000 in trasferta li abbiamo portati a Latina (in Serie C) e a Ferrara.
Nel frattempo, l’allenatore Titta Rota ci fa sapere che: “Rischia grosso solo il Cagliari. Anche se dovessimo perdere, poi abbiamo sempre la partita col Pescara, il Cagliari no. Puntiamo a vincere entrambe le partite per dimostrare di essere i più forti. In questi spareggi ci siamo per sbaglio, solo per aver buttato al vento tante occasioni in campionato”.
Caro Titta, hai perfettamente ragione: in questi spareggi non dovevate esserci perché, non dimenticarlo mai, se all’Adriatico il tuo culosissimo Rocca non avesse rischiato di squatrecchiarsi per ricacciare il gol-fatto di Zucchini al 90°, a quest’ora in Serie A c’erano Pescara e Cagliari, mentre voi eravate già in vacanze sulle spiagge del lago di Garda oppure nelle amene e fresche località della Valcamonica, magari a canticchiare anche qualche ritornello alpino, con quei “iu-uuuuu-li-li-li-la-lalla-là” che tanto somigliano al vostro cavernicolo dialetto.
È un giorno feriale, ma alle ore 17,00 la “desertificazione urbana” di Pescara ricorda in tutto e per tutto la più infuocata delle domeniche di agosto. Negozi improvvisamente vuoti, uffici (pubblici e privati) chiusi con largo anticipo, in giro per le strade un silenzio quasi inquietante. Code minime ai semafori, e il tratto che va da piazza Duca a piazza Unione lo puoi percorrere addirittura in soli 10 minuti!… se hai il culo di trovare il passaggio a livello aperto … Roba da fantascienza. In compenso, corso Umberto è stracolma di gente da cima a fondo, tutta riversata addosso all’impianto allestito dal signor Manzo. E lo stesso accade in altre zone della città, dove ogni radio diventa immediatamente motivo di assembramento per centinaia di persone. Insomma, dallo stadio a Santa Filomena, dai giardinetti di piazza I° Maggio alla stazione centrale, è tutta un’isola pedonale da sogno … No, non per merito di una strabiliante e avanguardista iniziativa comunale (sì … stai fresco!), ma proprio perché auto e bus urbani sono impossibilitati a circolare, se non a passo d’uomo quando tutto va bene.
Invece di andare anch’io all’Excelsior con tutti gli altri, ho avuto la folle idea di restare a casa per vivere tra me e me ogni singola goccia di questo impensabile pomeriggio; qualunque sia il risultato finale di Marassi. Tanto (mi sono detto) dopo Pescara-Lecce di tre anni fa ritengo di essere vaccinato a tutto, e niente più potrebbe impensierire il mio strapazzatissimo cuore. Invece, questa convinzione si sta rivelando di minuto in minuto sempre più una pia illusione: mi sento impazzire e, allo stesso tempo, del tutto impotente. Perché un po’ tutti noi ci ritroviamo improvvisamente davanti alla realtà che nessuno aveva ipotizzato neanche lontanamente, e proprio per questo ora risulta molto più shockante: ci rendiamo conto? Se l’Atalanta vince, ed è possibilissimo, stasera siamo di fatto in Serie A anche noi!… La Serie A, tanto attesa, sognata, ritenuta impossibile … fra un paio d’ore potrebbe non essere più un sogno, e nemmeno un’ipotesi.
Non so cosa inventarmi per far passare il tempo, per distrarmi, per uscirne vivo.
Senti il sangue ora bollire, ora scorrere gelido. Un minuto di orologio lo vivo come fosse un’ora. I 650 chilometri che ci separano da Genova sono diventati 650 millimetri. … Uno stato d’ansia che toglie il respiro; ma te lo toglie materialmente, non per modo di dire.
Quest’idea di restarmene da solo a casa è totalmente folle, perché le esperienze passate me l’hanno insegnato chiaramente che da soli si soffre molto di più.
Quest’idea di restarmene da solo a casa è totalmente inutile, perché le urla e i suoni provenienti dall’esterno (anche con le finestre ben chiuse) dicono impietosamente cosa sta accadendo.
Quest’idea di restarmene da solo a casa è un fallimento totale, perché non esiste alcunché che possa distogliermi la mente dalla partita, ovvero dai 90 minuti che, per un verso o per un altro, stanno per decidere anche la storia del Pescara.
Provo a ripassare un po’ di temi che potrebbero tornarmi utili per la prima prova scritta (Italiano) della Maturità, ma … mi viene solo da ridere.
Provo a distrarmi con la collezione di cartoline-stadi, e relativa corrispondenza da sbrigare, ma mi accorgo improvvisamente che di questa collezione, fino a 5 minuti fa mia “intoccabile creatura”, ora non m’importa proprio niente.
Provo ad addormentarmi, con la speranza di svegliarmi a partita conclusa e con il risultato già definito. Sarebbe un po’ come comperare un libro “giallo” e leggere subito l’ultima pagina: non sarà il massimo, ma in casi come questi ti salva la vita. Niente da fare: impossibile.
Non so quale Santo potrà aiutarmi a far passare i 45 minuti del primo tempo; non sto combinando niente, se non farmi del male da solo. E mi sto anche prendendo in giro, perché non si capisce a cosa possa servire rinchiudermi in casa per “non vedere e non sentire” se poi sono io stesso che tendo l’orecchio verso l’esterno, con la speranza di captare un urlo, un clacson di auto, il suono di una trombetta spray e altri inequivocabili “segnali” di festa.
Perciò, ho deciso: vado all’Excelsior, e ci vado di corsa.
Il collegamento con Radio Bergamo è riuscito alla perfezione e, t’assicuro che anche qui c’è da mo-ri-re; ma perlomeno non si muore da soli. Anzi, si vivono le stesse palpitazioni, lo stesso patos, le stesse emozioni che ci sta trasmettendo il cronista bergamasco; se non fosse per il suo inequivocabile accento, sembrerebbe di ascoltare una radio privata pescarese e la cronaca di una partita del Pescara.
Allo stadio Marassi di Genova sono presenti circa 30.000 spettatori, di cui quasi 10.000 cagliaritani, sparsi là e qua, e altrettanti atalantini radunati quasi tutti in Gradinata Sud, ma non sapremo mai se queste cifre corrispondono al vero, data la partecipazione delle due tifoserie genovesi che, evidentemente, è di molto superiore al previsto. Semmai, il particolare di grande rilievo, sottolineato anche dal radiocronista bergamasco, è che in Gradinata Sud (zona alta, lato Distinti) sventola una bandiera biancazzurra abbastanza grande, quale inconfondibile segnale dell’annunciata “terza colonna” pescarese, anzi abruzzese, arrivata fin qui per tifare Atalanta da veri ultras nerazzurri. Non ci si può credere!… se solo si pensa a qualche settimana fa.
1976/77: il primo adesivo della tifoseria atalantina (collezione Gaby)
Il radiocronista bergamasco, intanto, sottolinea la pioggia di fischi che saluta l’ingresso di Giancarlo Cadè in Tribuna d’Onore. In verità, sono i fischi provenienti da quel centinaio (al massimo) di cagliaritani che, trovandosi in Tribuna proprio sotto la tribuna stampa, risultano piuttosto rumorosi. Per il resto, il tifo sardo è disordinato, ma anche molto chiassoso, proprio perché sparso in più settori diversi. In ogni caso, quando “parte” la gradinata nerazzurra non ce n’è per nessuno, e il folkloristico “zin-zun-zan-zin-zun-zan” cagliaritano ne resta del tutto soffocato.
Il primo tempo si conclude con uno 0-0 ampiamente giustificato dalla tensione delle due squadre e da un paio di buone occasioni per parte. Niente da dire, se non che questo risultato non sta affatto bene a noi pescaresi; Forza Atalanta!… fino alla morte.
Durante l’intervallo, la folla di corso Umberto è (manco a dirlo) spaccata in due correnti di pensiero. C’è chi giura e spergiura che non finirà così, che una delle due vincerà di sicuro, perché questo primo tempo è stato solo di studio, mentre la partita vera sarà quella del secondo tempo. E c’è chi, viceversa, teme fortemente che si prosegua così fino al termine, a causa della paura di perdere ben superiore al desiderio di vincere.
Davanti a questi dibattiti, la tensione e l’ansia (ormai alle soglie dell’angoscia) aumentano a dismisura. Forse era meglio se me ne stavo a casa.
In vista dei secondi 45 minuti non si sa cosa fare a livello di radiocronaca, perché quella bergamasca è molto più emotiva e coinvolgente, ma quella della Rai si sente ovviamente molto meglio. E invece, neanche a farl’apposta, proprio oggi Radio 2 è piuttosto disturbata, a causa di un leggero ma fastidiosissimo fruscio di sottofondo. E così, cerca di qua, cerca di là, gira la manopola a destra, girala a sinistra, finiamo addirittura e incredibilmente per captare una radio privata di Cagliari che, ironia della sorte, si sente nitidissima.
Accade perciò che, mentre da tutti i negozi, bar, locali e finestre aperte degli appartamenti sta arrivando distintamente l’eco della radiocronaca su Radio 2, come un’unica, gigantesca trasmissione stereo che si diffonde da e per tutta la città, all’Excelsior si sceglie all’unanimità di seguire la cronaca cagliaritana, verso la quale scatta da subito una “partecipazione” completamente all’opposto del primo tempo: ogni parola del cronista è accompagnata dal più spietato cinismo, da ironia dilagante e, soprattutto, da una gufaggine che a Pescara ha pochissimi precedenti. Cosicché, a ogni “disperazione” del cronista corrisponde pari esultanza di noi tutti, e viceversa naturalmente, finendo per creare un contrasto davvero tragicomico.
Se tutto questo si verifica per una “semplice” punizione, un calcio d’angolo, una parata strepitosa o il fischio di un fuorigioco, figurati che cosa può accadere al 54°, quando (non del tutto inaspettatamente) l’Atalanta passa in vantaggio con Rocca … Sì, proprio lui: “l’amico nostro”! Quello che prima ci ha tolto e oggi ci sta restituendo, direi anche con “interessi interessanti”.
Accade l’in-de-scri-vi-bi-le!
Da una parte c’è la radio a tutto volume, “dentro” la quale il cronista cagliaritano esplode in un “Noooooooo”!… seguito (ma non posso oggettivamente giurarci) anche da una bestemmia a mezza bocca. Una tale disperazione da fare pena persino a noi pescaresi che, per tre decimi di secondo (non uno di più) ci immedesimiamo nel suo infernale stato d’animo. Dall’altra parte, il boato che sconquassa corso Umberto non ha niente da invidiare al più importante gol segnato dal Pescara. Perché questo è: ufficialmente ha segnato Rocca, ma nella pratica è a tutti gli effetti un gol (anche) del Pescara. Infatti, non sta urlando solo la gente in strada, ma anche tutti quelli dentro le case e i negozi nel raggio di 100 metri, procurando un rimbombo da pelle d’oca. Anche perché, allo stesso tempo, nelle vie tutt’attorno a corso Umberto e piazza Salotto partono già i primi caroselli di auto, per iniziare a festeggiare una vittoria atalantina che, pur mancando ancora 36 minuti di gioco, nessuno mette più in dubbio; il Cagliari non segnerà neanche se si giocasse fino a domani sera. In realtà, si tratta del più ovvio gesto scaramantico che caratterizza una tifoseria calcistica.
La radiocronaca di fatto non si sente più, soffocata da un frastuono assordante di urla gioiose, di canti e del concerto di clacson in lontananza. Altra gente urlante che si affaccia dappertutto, a ogni finestra e balcone, sventolando bandiere, sciarpe, maglie del Pescara … persino una tovaglia da tavola a scacchi bianchi e azzurri; va benissimo qualsiasi cosa, purché sia biancazzurra e sventolabile. Ed è impressionante constatare che la maggior parte delle persone affacciate siano donne … Del resto, gli uomini sono tutti in strada.
Non abbiamo neanche il tempo di ricomporci, ovvero di riacquistare un minimo di lucidità mentale, che dalla radio arrivano altre urla “sinistre” e “melodiose” allo stesso tempo: è il 56° … sono passati appena 120 secondi, e l’Atalanta ha raddoppiato con Scala. Un “uno-due” micidiale, il solito “uno-due” per la quale la squadra bergamasca è diventata vera specialista in questo campionato, e che perciò non può sorprendere più di tanto. È il giusto suggello a un dominio nerazzurro che nel secondo tempo si è fatto schiacciante, di pari passo con il cedimento atletico di una squadra (sarda) arrivata a Genova davvero con le stampelle; e non certo solo per colpa di Terni. Ma se anche fosse colpa di Terni, il merito va tutto al Pescara, che in quei 90 minuti ha letteralmente sfiancato e sfiatato Virdis & C. … anzi, diciamo Brugnera & C., visto che Virdis non si è proprio … visto. Per cui, la nostra “partecipazione attiva” a questa vittoria atalantina è assolutamente fuori discussione
Adesso è fatta davvero! Con un 2-0 a 34 minuti dalla fine non può che essere fatta! “Deve” essere fatta!… Pensare che l’Atalanta possa essere rimontata in mezz’ora da un branco di zombi è solo una favoletta alla quale non crederebbero neanche i bambini di quattro anni.
Il “manicomio” di due minuti fa si ripete elevato all’ennesima potenza, più che mai indescrivibile. Abbiamo la nettissima impressione di vivere dentro un vero e proprio sogno, perché sta accadendo qualcosa di troppo bello, troppo godurioso. Sì, è vero che lo abbiamo sempre sperato, atteso, direi “chiamato”, ma ora sta accadendo!… Non è più solo “un’attesa”: sta accadendo davvero!… Un sogno dal quale ci svegliano le campane del Sacro Cuore, suonate a distesa per “chiamare” alla Messa delle 19,00 e che invece finiscono per trasformarsi involontariamente in un altro clamoroso strumento di festa. Te l’ho sempre detto: la Madonna esiste e opera in mezzo a noi. Esiste e opera talmente bene … anzi, Bene … da essere venuta a fare festa attraverso questo gioiosissimo scampanare che ha tutte le sembianze della Sua melodiosa voce.
La radio e la radiocronaca sono dimenticati, anche per via del cronista cagliaritano ormai ridotto ad una larva umana con un filo di voce, vuoi per lo 0-2 subito in maniera micidiale, vuoi perché il Cagliari sta accusando vistosamente la botta e non riesce a reagire, probabilmente già rassegnato all’amaro destino che si è costruito con le sue stesse mani. Nessuno degna più della pur minima attenzione la partita e, in verità, non è saggio perché 34 minuti possono essere pochi, ma anche molti. In 34 minuti, lo sappiamo bene, su un campo di calcio può succedere niente e tutto.
Infatti l’Atalanta, a sua volta ridotta “mani e piedi”, si ritrae ad aspettare solo il triplice fischio, finendo così per infondere coraggio al Cagliari. Per di più, la difesa nerazzurra (di certo tutt’altro che imbattibile) comincia a sbandare paurosamente, al punto che persino il cronista cagliaritano “resuscita” e comincia a urlare di nuovo, come a voler sospingere i suoi idoli verso la porta di Pizzaballa. Fa quasi tenerezza, perché c’è ben poco da sospingere a meno di 20 minuti dalla fine con uno 0-2 sul groppone, ma dagli-e-dagli al 75° il Cagliari riesce ad accorciare le distanze proprio alla disperata, tant’è vero che segna un terzino (Lamagni); né poteva essere diversamente, visto che i tanto osannati Piras e Virdis sono stati puntualmente annullati anche oggi.
I caroselli per le vie di Pescara non accennano a diminuire neanche di un po’. Forse per esorcizzare la tensione, a questo punto “ultraterrena”, forse perché moltissimi pescaresi neanche si sono accorti di questo gol cagliaritano. Per noi dell’Excelsior, invece, è una botta tremenda perché ora è chiaro che ci attendono 15 minuti da infarto; e speriamo che resti solo un modo di dire. Un quarto d’ora d’inferno che, naturalmente, non passerà mai.
Un solo pensiero, un solo grido: Atalanta, non puoi tradirci proprio ora!
Tra l’altro il tifo atalantino, finora semplicemente meraviglioso, viene come colpito da una specie di comprensibile trance e, di conseguenza, riprende vigore il tifo cagliaritano che, di fatto, ora sta dominando la scena sonora. Ci si mette anche il radiocronista sardo, che a ogni azione del Cagliari urla come un ossesso, facendo capire che il gol sta arrivando da un secondo all’altro, e ad ogni azione dell’Atalanta fa … altrettanto, per esorcizzare il terrore di un 3-1 che, invece, noi ci stiamo tirando con tutta l’anima.
Stiamo facendo un tifo per l’Atalanta che ha dell’inverosimile, sia per qualità, sia per quantità. Ma stiamo soprattutto morendo di crepacuore: come si fa a dire che il calcio è solo un gioco? Che è solo spettacolo e divertimento?
Ma quale spettacolo!?… Stiamo morendo!
Mi spiace, ma io non ce la faccio più. Con tutta la buona volontà di questo mondo, non ce la faccio più e non voglio rimetterci le penne; perlomeno non prima di essere stato a Bologna, dopodiché … quel che Dio vorrà. Ho deciso: torno a casa, tengo la radio spenta e aspetto le 19,15 per “sentire” cosa accade fuori.
È peggio ancora, ovvio. Perché secondo l’orologio mancano pochi minuti, ma secondo il mio stato emotivo mancano … anni; e dentro questi “anni” faccio in tempo a pensare di tutto.
Cos’è questo strano silenzio, quasi totale, che viene da fuori?
Perché?
Forse il Cagliari ha raggiunto il 2-2?
Aspetta, sento in lontananza un clacson: forse qualcuno non ha rispettato lo “stop” ad un incrocio? O l’Atalanta ha segnato il terzo gol? O Pizzaballa ha fatto il suo solito “paratone”?
Di nuovo silenzio totale: forse la partita è stata sospesa per incidenti? E se sì, da parte di chi?
Me lo dovevo immaginare: ecco il “rigorino di cortesia” per il Cagliari, e gli atalantini l’hanno presa malissimo, naturalmente.
Di nuovo quel silenzio totale. Perché? Che significa? Com’è possibile che di tutto quel festoso baccano ora non si sente neanche un flebile eco? Forse perché ho chiuso “troppo bene” le finestre?
Potrei aprirle e uscire fuori a vedere, a sentire, ma ho paura. Ho paura di vedere e sentire quello che non voglio e non posso né vedere né sentire.
Sto impazzendo. Molto peggio di prima.
Faccio una cosa: riaccendo la radio e ascolto la cronaca di Ezio Luzzi, della Rai. Costi quel che costi, ma non è possibile restare in questo stato.
Ma perché Luzzi sta urlando in questo modo? Cos’è successo nel frattempo? Sta farfugliando di un rigore … del Cagliari … Oddiooooo!… ci siamo … lo sapevo: il “salvataggio” è arrivato anche questa volta … Oddiooooo!… a Bologna sarà un macello …
Devono passare almeno 30 secondi prima che il buon Ezio ripeta il risultato parziale: siamo ancora fermi sul 2-1, perché il rigore del quale strillava poco prima era quello non concesso (secondo lui clamorosamente) al Cagliari, a seguito di un’azione sviluppatasi in area atalantina appena dieci secondi prima che io accendessi la radio. Per cui, la mia esultanza, direi la mia “liberazione”, è assolutamente celestiale, ma devo dirti la verità … ora posso dirla: me la son fatta sotto dal terrore. E dalla rabbia feroce.
Mancano solo due minuti al mio orologio e già mi sembra un vero miracolo esserci arrivato. La sfuriata del Cagliari pare esaurita e l’Atalanta sta resistendo; magari in affanno, ma resiste.
Finalmente … ma finalmente per davvero, Ezio Luzzi si decide a urlare la fine della partita, con il sottofondo del tifo atalantino in delirio e le grida dei giocatori in campo.
L’Atalanta è in Serie A matematicamente, indipendentemente dal risultato di Bologna, e quindi la Gradinata Sud di Marassi è una vera bolgia, per quanto comunque entro il limiti del “normale” perché la Serie A non è affatto una novità per Bergamo. E proprio per questo, ciò che accade ora a Genova non è niente, in confronto all’autentico e gioioso “casino” di Pescara.
Ora i clacson dei caroselli sono centinaia e centinaia, crescenti di minuto in minuto, come una collaudatissima orchestra che attraversa tutte le strade del centro. Bastano cinque minuti di orologio per trasformare corso Vittorio Emanuele e viale Marconi in un unico serpentone biancazzurro, dove le bandiere non si contano più, perché sventolano dappertutto: dai finestrini delle auto, dai balconi, dai negozi, dalla marea di gente che sta invadendo i marciapiedi.
Clacson, tamburi di tutti i tipi, trombe (a batteria e a fiato), piatti, campanacci … Tu senti questo festosissimo frastuono scendere dai Colli, arrivare da piazza Duca, risalire dallo Stadio e dal Porto, invadere la Tiburtina, paralizzare tutto il centro. Dal fiume a viale Muzj, dalla ferrovia alla Riviera: tutto irrimediabilmente fermo e sprofondato in un fracasso indicibile, ma che il Biancazzurro trasforma ogni volta in musica soave e melodiosa per il cuore, prima ancora che per le orecchie.
E’ tutto “normale”: si è giocata Atalanta-Cagliari, ma … ha vinto il Pescara.
Via Firenze è trasformata in una piccola Piedigrotta da I Fedelissimi: davanti al Circolo Biliardi si suona ogni tipo di strumento, vero o improvvisato, ma soprattutto stanno sparando una quantità imprecisata di petardi; evidentemente tenuti da parte per questo risultato su cui non abbiamo mai avuto dubbi … “di cuore” (quelli “di mente” erano invece più d’uno …). Prova a immaginare cosa possa succedere, a livello di rimbombo e fumo, in una via tutto sommata “chiusa” come questa. Intanto, il loro carosello di auto è già pronto e sta per mettersi in moto, con a capo le solite tre e ormai famose decapottabili.
Raggiungo l’Excelsior in meno di tre minuti, scavalcando letteralmente auto e pedoni che incontro sul mio cammino. Anche qui, pelle d’oca e cuore bollente all’ennesimo grado.
Non si cammina più neanche a piedi, perché se quella formata dai clacson delle auto è un’orchestra metaforica, quella organizzata (a sorpresa) e sguinzagliata dal signor Manzo lungo corso Umberto è un’orchestra vera, diretta a meraviglia da suo cognato Ettore e da Michele “il cinese” rigorosamente vestiti con tuniche biancazzurre; uno spettacolo nello spettacolo.
L’orchestrina organizzata da Manzo a C.so Umberto (con Ettore e Michele “lu cines”)
Ovvio che l’intero traffico, veicolare e pedonale, ne risulti bloccato, ma … nessuno protesta! Anzi, persino i passeggeri delle linee urbane 6 e 2/ in transito sono ben felici di trovarsi nel bel mezzo di una tale Festa, nonostante siano fermi da almeno 10 minuti, e non si sa quando i bus potranno riprendere la loro corsa.
La zona tra la Stazione Centrale e la rotonda dell’orologio è di nuovo, più che mai, un’unica curva ultras, con i due punti nevralgici all’Excelsior e in piazza Salotto. E non ti dico, poi, la Riviera!… Nonostante l’ora, gli stabilimenti balneari e la spiaggia stessa sono zeppi di gente, come neanche a mezzogiorno del Ferragosto. Soprattutto lungo il centralissimo asse Paranza-Eriberto, passando per Marechiaro, Zara, Trieste, La Sirenetta, Miramare, dove si sfornano pizze a getto continuo, il cui inebriante profumo si mescola a quello del mare e si sparge dappertutto.
Si festeggia una Serie A che ufficialmente deve ancora arrivare, ma che nella pratica è acquisita. Anzi, a mio parere la vera festa-promozione è questa, molto più di quella preparata per domenica prossima e giorni seguenti, perché questa è spontanea, nasce e si sviluppa dall’emozione del momento, perché qui e ora ci sono tutti i pescaresi, c’è la tifoseria al completo nella nostra città!… a casa nostra!… Al contrario di quanto successo tre anni fa (tutti a Latina), di quanto stava per succedere a fine campionato (tutti a Ferrara) e di quanto succederà domenica (tutti a Bologna). Sembra quasi un destino che le nostre promozioni più belle e sofferte debbano arrivare sempre lontano da Pescara: perciò, stasera ce la godiamo alla grandissima.
Il ragionamento dominante è semplicissimo: ti pare possibile che questo Pescara, con questo pubblico, si lasci sfuggire la Serie A ad un centimetro dal traguardo? Ti pare possibile che domenica possa perdere “in casa”, e per di più a opera di una squadra sfiancata e sazia? Fantascienza pura. La partita di Bologna, dunque, viene vista e vissuta da tutti noi come una formalità, tutt’al più con un solo dubbio: Cadè tenterà di vincere il girone, dando una lezione a tutte le cornacchie gracchianti in Sardegna e in Lombardia, oppure farà esattamente quanto “previsto” da alcuni giornalisti, cioè eviterà di dare un dispiacere ai suoi concittadini e si accontenterà del pareggio? Di sicuro, niente catenaccio, perché la squadra Biancazzurra non è capace di farlo; quella è una specialità che lasciano volentieri ad altri e inarrivabili “maestri”.
È l’inizio di una baldoria totale, di certo destinata a durare H24 fino a … Bologna, senza alcuna interruzione. Nei bar e nei ritrovi non scorrono solo Montepulciano, spumanti, grappe o Trebbiano, ma anche lacrime: sono quelle dei tifosi più anziani, il cui unico pensiero ora è: “Grazie a Dio, prima di morire posso vedere la Serie A all’Adriatico”. Tra questi c’è il famosissimo fotografo Dantino Probi, visibilmente e sinceramente commosso: “Dopo 55 lunghissimi anni di carriera, finalmente sarò un fotografo di Serie A”.
Eppure, anche in questo paradisiaco momento storico non manca il “diavoletto” guastafeste, quello che ci prova a infastidire l’entusiasmo e a rovinarci la festa. O forse, molto più semplicemente, ci vorrebbe cinicamente ricordare che le situazioni davvero paradisiache non sono di questa Terra, e che pertanto non le vivremo mai al 100%. Nel caso specifico, il “diavoletto” ci ricorda che esistono due precedenti da brividi:
Da morire di crepacuore!… Più scavi nella storia del calcio italiano e più “nubi nere” trovi.
Vabbé … dopo aver fatto tutti i tipi di scongiuri che conosciamo, e messe in atto tutte le superstizioni (di vitale importanza per ogni tifoso), ci concediamo un po’ di sano godimento con l’ampia sintesi di Atalanta-Cagliari che la Rai trasmette sul Secondo Canale alle 23,35. Un po’ tardi come orario, ma assolutamente imperdibile. Non tanto e non solo per la partita “tecnica” in sé. E nemmeno per sadismo verso i tifosi cagliaritani, i quali (torno a ripetere) sono essi stessi vittime di quei “personaggi” (locali e non) che non accettano di giocarsi sportivamente e onestamente la promozione solo con le capacità degli 11 giocatori in campo e dell’allenatore in panchina, e che quindi vorrebbero rimediare alla manifesta inferiorità cercando di “drogare” il responso del campo con manovre talmente meschine da schifare persino … un politico.
Tutti davanti alla TV solo e unicamente per godersi parola dopo parola il malinconico e sofferente commento del telecronista “pro Cagliari”, incaricato dalla Rai sin dalla partita di Terni a sostenere una causa persa in partenza; meschino! Il vero “funerale” è per lui e tutti i suoi compari, non per il Cagliari e i cagliaritani, dei quali anzi comprendiamo appieno la sofferenza di queste ore. Non siamo però tantissimi a ritrovarci davanti alla TV perché i caroselli e le baldorie continuano fino a notte fonda; tanto per le strade e nelle piazze quanto (soprattutto) negli stabilimenti balneari, dove a quest’ora si sta da dio.
Mancano pochi minuti alla mezzanotte, ma hai l’impressione che il campanile del Sacro Cuore stia per suonare il mezzogiorno della “Pescara H24”.
Giovedì, 30 giugno 1977
I quotidiani odierni, sportivi e non, sono un vero elisir di Felicità per tutti noi “rivieraschi – pesciaroli – zingari – presuntuosi – arroganti – coatti” … come ci chiamano i poveri campagnoli e sfortunati nella vita della collina ovest, e che quindi … l’invidia vi s’armagn’… ad ogni minima occasione.
Se mi soffermassi solo sulle cronache regionali abruzzesi sarebbe troppo semplice e scontato esaltarsi nel leggere ciò che qualsiasi tifoso Biancazzurro avrebbe scritto. Perciò, cerco e trovo “cibo per il cuore” nelle cronache nazionali, da sempre “primi sponsor” di Cagliari e Atalanta senza alcun ritegno, ma questa volta c’è ben poco da sponsorizzare.
Il quotidiano Stadio del 30 giugno 1977
Il Messaggero riassume perfettamente il pensiero di un po’ tutti gli altri quotidiani “delusi” dal risultato di Genova, titolando in prima pagina: “Atalanta in Serie A – Via libera al Pescara”. Sottotitolo: “Per il Cagliari è finita, non resta che ammainare la bandiera. Un’Atalanta esausta e spremuta come un limone, domenica prossima potrà aspirare massimo a uno 0-0 e il Pescara … pure”.
L’emblema del lutto è comunque costituito ancora una volta dal Corriere dello Sport, che in prima pagina e a caratteri cubitali titola: “Cagliari, sogno bruciato”. Il relativo articolo è firmato dallo stesso “professionista” secondo cui, non più tardi della settimana scorsa, il Cagliari era già in “A” mentre Pescara-Atalanta sarebbe stato il vero spareggio … Invece, miei cari e infallibili “nostradamus” (di ‘sto cazzo), quello di domenica prossima sarà lo spareggio meno “vero” che la storia del calcio ricordi. E a voi tocca solo rosicare di brutto.
Un giorno, chissà di quale anno, un bravo “psicanalista del calcio” riuscirà a spiegarci come mai il Pescara viene da sempre e da tutti considerata l’ultima ruota del carro, ma poi sui quotidiani occupa pagine intere e alla TV (Rai) gli dedicano quattro minuti su cinque di ogni servizio. E magari, il bravo psicanalista calcistico ci spiegherà come mai, all’indomani di Cagliari-Atalanta, i nostri amici de L’Unione Sarda continua a pre-occuparsi del … Pescara, invece dei casini di casa propria. Scrivono infatti sull’Isola: “Per il Cagliari è finita: ha vinto la sfortuna. Il Cagliari non è stato sconfitto dagli avversari, ma dalla malasorte. Nei momenti culminanti del campionato tutto è andato storto. Il Pescara ha un’intera settimana di riposo e il vantaggio di conoscere già i due risultati precedenti. Inoltre, gioca solo in teoria in due campi neutri; in realtà, per i biancocelesti sono due partite in casa a tutti gli effetti. Ormai il Pescara è in Serie A: non ha i mezzi per battere l’Atalanta, ma di sicuro troverà i mezzi per non perdere, grazie anche agli atalantini che, pur bravi e seri professionisti, arriveranno a Bologna comprensibilmente scarichi, al di là delle promesse di rito. Il campionato e gli spareggi hanno detto che il Cagliari può anche essere inferiore all’Atalanta, ma di certo non al Pescara, perciò sarebbe giusto rigiocarsi la promozione in un secondo spareggio”.
Traduzione (neanche troppo velata): Il Pescara sta costruendo la Serie A sulle disgrazie altrui. Dove si scrive “altrui” e si legge (ovviamente) “Cagliari”.
Troppo bello!
Una “Goduria Biancazzurra”!… Non “biancoceleste”, miei cari e simpatici amici de “L’Unione”: noi siamo Biancazzurri!… e la confusione con il biancoceleste laziale non ci piace per niente. Una “Goduria Biancazzurra” che cresce di ora in ora, di pari passo al rosicare generale delle “vedove cagliaritane” le quali, avendo ormai terminato tutti i piagnistei possibili e immaginabili, stanno passando direttamente ad una cascetta che farebbe invidia a noi stessi inventori della cascetta.
Comunicazione di servizio: se in Sardegna sono finite tutte le scorte di Maalox e Citrosodina, potete tranquillamente rivolgervi a Pescara, dove i magazzini ne sono tuttora stracolmi poiché da mesi ormai le locali farmacie non vendono neanche una confezione; ve le cediamo senza problemi.
E non meno godurioso è il commento del nostro sindaco Alberto Casalini, che subito dopo la fine di Atalanta-Cagliari dichiara senza peli sulla lingua: “A questo punto, la Serie A non ce la toglie più nessuno. Se hanno ‘programmato’ di farci l’ultimo, micidiale, scherzetto domenica prossima a Bologna, è meglio che se lo tolgano subito dalla testa perché dovranno farlo davanti a trentamila abruzzesi e, in tutta sincerità, non mi sembra conveniente”.
No, non ha parlato il capo-ultras di Pescara, ha parlato il sindaco! Un vero sindaco, visto che ha riassunto alla perfezione il pensiero dell’intera popolazione pescarese che rappresenta.
La tribuna d’onore di Marassi era ovviamente gremita di dirigenti provenienti da tutta Italia, per cui si è velocemente trasformata in una sorta di anticipo del calciomercato, che entrerà nel vivo proprio a fine settimana. Tra le altre cose, la Roma si fa ufficialmente avanti per avere Galbiati, offrendo in cambio quattro giocatori da scegliere tra una rosa di 7-8 cedibili, ai quali aggiungerebbe un conguaglio che dipende dai giocatori scelti. Ma Caldora (in Tribuna con tutti gli altri), in perfetta sintonia con Casalini, non usa alcuna diplomazia per invitare i capitolini a non perdere tempo, e a cercarsi un’altra “discarica” dove disfarsi della propria monnezza: “E’ un tentativo del tutto inutile, Galbiati resta con noi”.
Nel frattempo, Aggradi ha riscattato Mimmo Di Michele dal Giulianova, al quale si aggiunge anche la comproprietà di Marco Cosenza, altra grandissima promessa giallorossa. Spesa totale del Pescara: 120 milioni di lire, che per il Giulianova significa aver risolto tutti i problemi economici del prossimo campionato. Secondo voci bene informate, il nostro DS sta cercando anche un portiere che sia affidabile riserva di Piloni, e potrebbe essere Renzi del Teramo (uno dei migliori di tutta la Serie C) o il pescarese Di Carlo del Chieti, ma la società neroverde in cambio chiede Di Somma. Non se ne farà niente, perché il buon Salvatore ha già fatto sapere che in campagna ci va solo per passarci qualche giorno di relax insieme alla famiglia, non per … giocare.
Non ci posso credere!… Anche oggi pomeriggio sono ripartiti i caroselli di auto che festeggiano la Serie A in arrivo con un crescendo da brividi, perché quello che in altre situazioni sarebbe solo un frastuono assordante ed insopportabile, oggi è per noi una estasiante melodia che ti “trasporta” di peso in un’altra dimensione e ti fa camminare a mezzo metro da terra. Auto, camioncini, furgoni, biciclette, moto e “califfi” … o sono già biancazzurri di fabbrica oppure sono stati riverniciati per l’occasione; in alternativa, si fascia il veicolo da cima a fondo con un bandierone o con il nastro adesivo colorato, e il risultato è praticamente lo stesso.
Palazzi grandi e piccoli, storici e moderni, tutti hanno una bandiera alla finestra e/o al balcone, a formare un “albero di Natale” dall’effetto straordinario. Ma ancor più da brividi sono quei non pochi palazzi che, grazie all’ingegno di condomini e amministratori, hanno sistemato un immenso bandierone “verticale” (confezionato apposta) che scende dall’ottavo al primo piano, ricoprendo gran parte della facciata. In proposito, proprio ieri pomeriggio Valerio (Santilli) ci diceva che avevano ideato di confezionare e sistemare un bandierone Biancazzurro lungo tutto il campanile del Sacro Cuore; poi, però, si è opposta la Curia che, comunque (grazie soprattutto all’insospettabile cuore Biancazzurro di Monsignor Jannucci), ha dato lo “straordinario” permesso per sistemare una bandiera in cima alla cuspide; ma solo per una settimana al massimo. Siccome il campanile del Sacro Cuore è anche il più alto di Pescara, immagina cosa vede chi, arrivando da fuori città, lo scorge in lontananza!…
Tutti i negozi hanno le vetrine addobbate di Biancazzurro, qualunque sia la merce in vendita. E così, trovi fasce di stoffa che disegnano una “A” a tutt’altezza della vetrina, oppure torte bianche con una “A” azzurra ricamata sopra, scatolame (rigorosamente bianco e azzurro) disposto in modo da formare una “A” … Qualsiasi cosa, di qualsiasi forma, purché primeggi il Biancazzurro e domini la lettera “A”.
Già da un paio di settimane, le vie Firenze, Cesare Battisti e Nicola Fabrizi sono state trasformate in “gallerie” da un “tetto” di festoni appesi da un lato all’altro della strada, e adesso hanno anche gigantesche “A” formate da fasce di stoffa o da tavole di compensato verniciato, poste a cavallo dell’intera carreggiata, di modo che ogni veicolo ci deve passare sotto a mo’ di arco trionfale. Ma la “A” Biancazzurra più grande in assoluto l’ha realizzata Eriberto, formata da non so quanti galleggianti (quelli che usano le barche), naturalmente riverniciati alternativamente uno bianco e l’altro azzurro, e issata davanti al suo stabilimento.
È un grande!… Solo lui avrebbe potuto fare una cosa del genere.
Il risultato generale di tutto questo movimento è un reticolo di strade talmente illuminate dai nostri sfavillanti Colori che all’arrivo della sera si potrà fare anche a meno di accendere l’illuminazione pubblica.
Io continuo (e continuerò) a chiedermi cos’altro nella vita potrebbe darci emozioni simili.
Per cui, il mio personale appuntamento di oggi pomeriggio non è con i libri di Storia dell’Arte e di Matematica (come dovrei … giacché gli Esami di Maturità sono dietro la porta), ma preferisco l’allenamento del Pescara, la cui partitella del giovedì si preannuncia memorabile per ovvi motivi, e quindi assolutamente imperdibile; non c’è Esame di Maturità che tenga. Anche perché le mie “prof” di Matematica e Storia dell’Arte sono entrambe tifosissime del Pescara, quindi mi capiranno al volo, mentre con quelli della Commissione (l’una di Lecce e l’altro di Roma) ci penserò io a farmi capire …
Ci ritroviamo tutti sotto casa, in via Genova, per poi incamminarci a piedi verso l’Adriatico, nonostante la pioggia, che comincia a cadere sempre più insistentemente, consiglierebbe l’uso del bus urbano. Per di più, io ho anche l’abbonamento-studenti proprio della Linea 2 (la più “intelligente” della rete urbana, visto che collega Liceo Artistico e Stadio …), ma sono l’unico della combriccola, per cui prevale lo spirito di compagnia; anche perché ultimamente hanno di molto intensificato i controlli (specie sulle linee 1-2-3-5-8) e non è il caso di fare i furbi. E poi, chissenefrega della pioggia, nel momento in cui si percorrono 3,5 km di autentica Festa. Un unico carosello di auto, da un capo all’altro della città, che si intensifica sempre di più man mano che ci avviciniamo allo stadio. È l’estasi più totale, senza neanche accorgerci che, nel frattempo, siamo pressoché zuppi d’acqua.
Arrivati allo stadio, lo scenario che ci si presenta davanti agli occhi va oltre ogni immaginazione: per una “semplice” partitella del giovedì ci sono non meno di 6.000 persone! Quantificarle è facilissimo, e senza possibilità d’errore: la Curva Nord è piena per più della metà, la Tribuna superiore è piena in tutta la sua parte centrale e nord, la Tribuna inferiore è piena dalla maratona alla tribuna d’onore, esclusi i primi 4-5 gradini. Il tutto, nonostante che alla pioggia insistente si sia aggiunto un vento fastidioso e piuttosto freddo, per essere in estate.
Ci siamo proprio tutti: dall’Excelsior a Zanni, dal Sayonara e dall’Adriatico a San Donato, dal Porto Nord ai Colli, da I Fedelissimi al Villaggio Alcyone … e una domanda mi sembra quanto meno scontata: ma qua non lavora nessuno? Mah!… Di sicuro nessuno si è presentato a mani vuote: ci sono bandiere, sciarpe, trombette spray, gli striscioni de I Fedelissimi e di Adriatico, Cecchino con il suo grancassone, Ivo che dirige il tifo come fosse una domenica di campionato …
Questa non è una festa. Questa è una Manifestazione Celeste sulla Terra.
Celeste: il colore che si ottiene mescolando il Bianco e l’Azzurro.
Questo è un anticipo di Paradiso, che Dio ci sta regalando a puro titolo di dimostrazione.
E in Paradiso, come si sa, tutto assume caratteri estasianti. Anche questo ventaccio, ora percepito come la più rigenerante delle brezze marine. Anche questo acquazzone, che sta generando un inebriante odore di asfalto bagnato, su cui si riflettono a specchio i mille colori di Pescara.
A fine allenamento migliaia di persone si fermano nel piazzale interno della Tribuna, sotto gli spogliatoi, per avere un diretto contatto con i giocatori biancazzurri. I quali accettano di buon grado nonostante la delicatezza del momento, anzi non perdono l’occasione per dire la loro a ruota libera, pur sapendo bene che taccuini e microfoni sono dappertutto … soprattutto dove non si vedono. Nobili si ferma a parlare con i tifosi (cosa piuttosto rara) e sintetizza il pensiero di tutta la squadra: “E’ stata punita la squadra con più presunzione e meno gioco”. Naturalmente, ti sto “traducendo” la vera frase pronunciata, di per sé irripetibile anche per un ultras. Mentre Zucchini, La Rosa e Prunecchi hanno un’espressione del viso che “parla” molto più di mille parole; quelle mille parole che, per carità di Patria, è meglio lasciare come semplice pensiero.
Ma noi dell’Excelsior-Rangers abbiamo un piede qui e uno in corso Umberto, un occhio alla festa dell’Adriatico in versione feriale e un occhio all’orologio. Il perché è scontato: incombe l’organizzazione del
“tutta Pescara a Bologna”,
e i tempi sono ormai strettissimi; di fatto, stiamo ormai ragionando non più sulle ore ma sui minuti a disposizione; e sono sempre troppo pochi. Pochissimi.
Se già fino a ieri mattina Bologna si annunciava come una trasferta memorabile, ora sta assumendo tutti i caratteri dell’esodo biblico, grazie al risultato (di Genova) più favorevole e atteso, il più implorato alla Giustizia Divina. Con un “piccolo” particolare, per niente trascurabile: Mosè ha avuto una vita a disposizione per preparare il suo esodo e portarlo a termine, noi abbiamo solo tre giorni. Dunque, tocca lavorare H24, senza fermarsi neanche per andare in bagno, ma sono pur sempre solo 72 ore e tali restano, né possiamo chiedere di posticipare la partita per … “cause di forza maggiore”. Anche se, ora come ora, l’idea non sarebbe affatto male.
Durante il tragitto di ritorno dallo stadio decidiamo di passare per via Napoli e via Campania, allo scopo di “controllare” la situazione presso le sedi del CCCB e della Pescara Calcio, e proprio sotto quest’ultima sono in corso “tumulti” (a dire il vero inaspettati) per via dei tantissimi tifosi rimasti senza biglietti-stadio per Bologna, e per niente disposti ad accettare il “tutto esaurito”. La super-segretaria Annamaria (Melchiorre) ha dovuto chiamare i vigili urbani (arrivati con due pattuglie) per convincere i tifosi a sfollare, visto che hanno completamente paralizzato il palazzo e mezza via Campania.
Una Pescara completamente “partita” di testa, del tutto irriconoscibile.
Meravigliosamente irriconoscibile… (continua qui).
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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