Se all’ultima giornata il Cesena (oggi 66 punti) pareggia e il Pescara (oggi 64 punti) vince, con le due squadre appaiate a 67 punti, chi è considerata terza e accede direttamente ai playoff nazionali, saltando così i primi due turni, quelli dei playoff di girone?
Ebbene, si terrà conto dei punti ottenuti negli scontri diretti… che, però, tra Cesena e Pescara sono pari (tre ciascuno).
Rileva allora la differenza reti negli scontri diretti… Epperò, anche questa è pari (1-0 all’andata per il Cesena e stesso risultato per i padroni di casa biancazzurri al ritorno).
Si terrà quindi conto della differenza reti generale nel torneo (attualmente +22 per il Cesena e +15 per noi): ci basterà dunque vincere con almeno otto gol di scarto sull’Imolese. Ed… è fatta! (fonte: NOIF, art. 49, X).
In bocca al lupo.
E male che vada, su con il morale: avremmo almeno fatto quarti. Sul serio? Forse no…
Se pareggiamo e la Virtus Entella vince, arriviamo a pari punti (65) con la compagine ligure. Come sopra, scattano gli scontri diretti… Epperò, sono in parità sia come punti che come gol (2 pari a Chiavari, 0-0 a Pescara).
Ci risiamo con la differenza reti complessiva durante l’intero torneo: ancora +15 per noi e +21 per i liguri. E saremmo quinti, non quarti!
Attenzione, dal 3° si rischia di passare direttamente al 5° posto!
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A tutti i tifosi biancazzurri ricordiamo che per commentare su questo sito è sufficiente:
22 Comments
Marco il bello di questa comunity è che ognuno puo’ esprimere la sua. L’importante pero, per non cadere nella stronzaggine come fanno puntualmente 2 o 3 elementi collusi qui dentro, è motivare. Noi tutto quello che diciamo lo motiviamo sempre. Ora sentiamo da te perche’ questa squadra ha avuto ragione.
Marco, scusa, ma ha avuto ragione su cosa? Arrivare (forse) quarti a 21 punti di distacco dalla prima? Siamo caduti molto in basso.
Avete fatto commenti di tutti i tipi contro questa squadra, tutti con molta ironia, e tutti o quasi negativi, alla fine questa squadra bistrattata ha avuto ragione! Via ai commenti negativi. Forza Pescara, vita mia!
Ma poi glie le portiamo le arance al gabbio?
Ricciolino (:laugh1:) (:laugh1:) (:laugh1:)
Daniele, ti sono piaciuto ieri sera quando mi sono allargato e detto a Luciano “un Pescara che ha chiaramente dominato”? Rafforziamo così l’idea degli ascoltatori che tu hai fatto uno squadrone ma era colpa tutta di Auteri.
E poi ci ho rimesso il carico quando di sana pianta ho detto che “La grande novità del Pescara di Luciano Zauri è la facilità con cui riescono ad eseprimere le loro qualità D’Ursi e Clemenza”! Mica male, ammettilo!
Poi bravo anche Fabio che sa che ci deve seguire sullo stesso filo mio e di Massimo e ha detto “Bravo mister tanta roba. La squadra rispetto a tante partite ha tanto ritmo, più gamba, più aggressiva”! Lo sai che Fabio cerca un po’ più di spazio ora come allenatore. Ci stai ancora pensando per una delle giovanili? O lo teniamo ancora un po’ in ballo perché ci fa più comodo allo Studio? però se lo fai allenare un altro così che ti va a favore lo troviamo lo stesso. E’ pieno.
Però dovresti parlare tu con Marco perché non ha colto il mio assist per dare addosso a Auteri e lo ha difeso dicendo che la colpa è sempre in primis dei calciatori. Così non va bene perché fa tornare gli ascoltatori al dubbio che la squadra non è da primi posti. Noi lo sappiamo però stiamo facendo tutto questo lavoro per far entrare nelle teste di chi ci guarda un’altra idea che poi Marco così non ci aiuta
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OK confermato per domani mattina come ci siamo detti. Passiamo sotto il tuo ufficio alle 10 e mezza
Ringrazio Ilfigliodsl36 che mi ha fatto leggere il primo libro della mia vita con un post (:rofl:)
Si, ma se torniamo in B, Sebastiani a vita. È quello che volete?
Beh personalmente sono anni che tifo GdF…
Bene la vittoria, Zauri molto piu’ culo rispetto ad Auteri, e finalmente entra in gioco la GdF. Scdade sereni i gondi sono abboscdo.
Nell’uovo di Pasqua troveremo il closing?
Bene la vittoria , alla prossima èe poi tutti a comperare un biglietto della lotteria di serie C
Mio padre mi ha detto di andare a leggere la storia del bianco nella foto:
C’era una mano bianca dietro quei due pugni sul podio guantati di nero, la protesta sollevata in alto nella notte più calda del Sessantotto dell’atletica. L’immagine più celebre dell’Olimpiade di Città del Messico: 16 ottobre 1968, cinquant’anni esatti fa, tre uomini sul podio del destino. Uno è bianco, non conta. Forse. Perché la storia stringe sempre l’obiettivo della mente, l’occhio vede solo quello che non vuol dimenticare.
Ci sono voluti decenni per allargare l’immagine, per farsi una domanda, per non vedere solo Tommie Smith e John Carlos nell’istantanea che è diventata un simbolo: la loro vittoria senza esultanza, lo sguardo spento verso terra, il braccio sollevato, il pugno chiuso fasciato di pelle nera per simboleggiare la rabbia razziale. Tre uomini appunto. Ma il terzo chi è? «Senza di me, lo avrebbero fatto comunque. Non così però, forse non con quel gesto così profondo…».
La ribellione, l’amore libero, l’assassinio di Martin Luther King il 4 aprile, quello di Bob Kennedy il 6 giugno, i carri armati sovietici sulla Primavera di Praga il 20 agosto. Bisogna considerare tante cose per capire che giorni furono quelli prima dell’Olimpiade messicana. La tensione, la protesta, la paura, i dubbi su un possibile boicottaggio da parte degli atleti neri, la straordinaria gara di un bianco australiano che arriva secondo nei 200 metri ai Giochi, Peter Norman: «Perché la gente – qui in Australia sa che vinsi una medaglia d’argento nei 200 metri ma quasi tutti hanno dimenticato che la gara era quella, quello il podio, quei due i miei avversari…».
«Era sera, la gara era finita da poco e ci stavamo preparando alla premiazione in una stanza dello stadio. Smith e Carlos non sorridevano: avevano appena vinto un oro e un bronzo olimpico ma erano nervosi; volevano fare qualcosa ma loro stessi erano preoccupati, esitavano. Mancava poco, dovevamo rientrare al centro del campo per ricevere le medaglie, poi Carlos se ne accorse all’improvviso: “Ho lasciato i guanti al Villaggio olimpico, mi disse, e adesso che faccio?”.
«All’inizio non compresi: mi spiegarono che volevano salire sul podio con il pugno alzato e guantato di nero, il colore della rabbia della loro gente. Dissero che era necessario farlo. Che non potevano accettare la medaglia senza dare un segnale forte. Presi la mano di uno dei due, gliela strinsi, dissi che stavo dalla loro parte. Poi Smith prese la decisione: “Io i guanti li ho, io vado avanti, lo faccio…”. Mi intromisi, suggerii di darne uno a Carlos. Così si fecero coraggio l’un l’altro, e sul podio alzarono il braccio entrambi, uno con un guanto sulla mano destra, l’altro sulla sinistra. Io rimasi immobile, al mio posto: la scena era tutta loro…». Tommie e John avevano una coccarda con loro, l’aveva confezionata l’Olympic Project for Human Rights, un’organizzazione nata nel 1967 per protestare contro la segregazione razziale negli Usa, che aveva chiesto agli atleti di appuntarsela al petto in segno di protesta. Norman a quel punto disse ai due ragazzi: «Io sto con voi, datemi una coccarda e la indosserò durante la premiazione. In quel momento pensai di aver fatto la cosa più giusta, fu anche per me un giorno storico e non solo per la medaglia d’argento…».
Williamston, sobborgo di Melbourne: la medaglia di Peter Norman ora è lì, in un museo insieme alla sua maglia olimpica e la foto autografata da Smith e Carlos, «una delle sole tre foto con le nostre tre firme insieme che esistano al mondo. Quando mi sento giù vado al museo: sto a guardarla e penso che ho fatto poche cose nella vita così oneste. Dopo la premiazione, a Città del Messico, un dirigente della mia federazione invece mi chiese se ero matto, mi disse che appoggiando quel gesto ero diventato loro complice, che avrei pagato sulla mia pelle la protesta di altri. Ma lo rifarei anche oggi. Tutto ciò appartiene al passato ma anche al futuro, perché i diritti umani sono qualcosa da portare sempre in alto…».
Smith e Carlos hanno pagato la loro scelta: la federazione statunitense li squalificò a vita, e una parte dell’America non li ha mai perdonati. Ai tempi dei Giochi di Sydney 2000 insegnavano entrambi, Smith allenava ancora la squadra di corsa del College di Santa Monica a Los Angeles; John Carlos era ispettore in un liceo a Palm Springs. Quel pugno guantato li ha segnati per sempre, soprattutto Tommy Smith, perseguitato da fanatici razzisti per anni. Sua moglie non resse allo stress e morì suicida. Non erano poveri, forse erano semplicemente stufi, così hanno messo in vendita il senso della loro vita. Carlos voleva pubblicare un’autobiografia e lanciare una linea di magliette con l’immagine del podio di Città del Messico, vendeva su Internet poster autografati a 60 dollari, e copie della celebre foto a 50. Tommie Smith aveva già venduto da tempo la sua medaglia d’oro, la divisa e le scarpe. I guanti, quelli sono rimasti a Città del Messico, gettati sul letto della sua camera al Villaggio olimpico, dimenticati per sempre.
«Smith e Carlos non hanno fatto del male a nessuno, per questo la loro protesta pacifica è stata efficace e positiva. Il loro gesto non ha cambiato il mondo, ma se ha contribuito a mutarne anche solo un angolo è stato comunque importante». Peter Norman verrà osteggiato per sempre dall’atletica australiana. Nonostante raggiunga il tempo necessario per le Olimpiadi di Monaco 1972, per cinque volte nei 100 e per tredici volte nei 200, il Comitato Olimpico australiano preferì non mandare nessuno a correre gli sprint piuttosto che mandare lui. Non lo invitò nemmeno ai Giochi di Sydney, né in qualità di tedoforo né di spettatore, come se non fosse mai esistito. Eppure è stato il più forte velocista australiano di tutti i tempi.
Ha vissuto nell’anonimato, distrutto dalla depressione e dalla bottiglia. Mentre il mondo gli voltava le spalle per sempre per aver appoggiato la battaglia di due uomini che non era direttamente la sua, ma nella quale la coscienza gli impediva di non schierarsi.
È morto solo. Ma John Carlos e Tommy Smith il 6 ottobre 2006 hanno voluto esserci. E portare in spalla la sua bara di legno marrone scuro. L’unico modo che avevano per dirgli grazie per l’ultima volta. Peter Norman, due anni prima, era venuto a Sydney per vedere la finale dei 200 metri. Ospite di nessuno, si era pagato il biglietto come un uomo qualunque.
Ci vorrebbe un miracolo per salire in B tramite i playoff, comunque la speranza è l’ultima a morire, magari Zauri fa il miracolo…
Mo vi saluto che devo andare a riflettere su cosa rispondere ai due invertebrati che a breve entreranno per dire: io stavo a pistoia voi su una tastiera… ngue’ ngue’ ngue’
Meglio Cernigoi centrale, almeno di testa qualcosa prenderebbe e sicuramente il suo rendimento sarebbe superiore a quello che ha come punta…fare peggio sarebbe impossibile.
Ai play-off Ferrari centrale difensivo al posto di Drudi, tutti gli altri a fare catenaccio e palla a D’Ursi in contropiede. Serie B assicurata
Facciamo quinti perché è di buon auspicio, COSENZA DOCET
nemicissimo se è per questo anche l’ imoliana se vince si posiziona su in classifica e in ottica play out è tanta roba. Io penso che il cesena un punto lo prende, noi vinciamo la terza a culo e arriviamo quarti. Poi ai playoff dursi farà i 20 gol che ci aveva promesso
Grazie redazio’. Quindi è come sospettavo. A quill basta un pareggio pe arriva’ terzi. Co sta squadra di loffe se saltavamo almeno un turno era oro che colava. Vabbè
…e comunque, occhio che il Siena potrebbe ancora accedere ai playoff battendo il Cesena. E i romagnoli ci usano a perdere inaspettatamente le partite. Tutto può ancora succedere, con una sana dose di culo.
Va bene, vittoria rubacchiata con l’Imola e siamo quarti. Il che – considerato il ruolino di marcia di Auteri nelle ultime due tre partite – è già un mezzo miracolo. Se poi – oggi e all’ultima giornata – si dovessero inceppare Catanzaro, Avellino o Palermo nel girone C, avremmo ancora la possibilità di essere la miglior quarta: non si accede direttamente ai playoff nazionali, ma se ci qualifichiamo saremmo sicuramente teste di serie al primo turno.