Chiacchierata di 40mila.it con l’ex allenatore del Pescara 1989/90, Edy Reja –
È vero che da ragazzo per giocare a calcio scappavi di casa di nascosto? E con il tempo la tua famiglia cambiò idea sul tuo voler giocare a calcio?
Si, vero, e mio padre veniva poi a recuperarmi al campetto vicino casa! (ride) Si arrabbiò anche quando firmai il primo contratto a 16 anni con la SPAL… Poi, finì col convincersi anche lui.
1965: Edoardo Reja
Come giocatore per SPAL, Palermo, Alessandria e Benevento (anni 1963-1977), qual è il collega che più ti ha impressionato?
Rivera certamente. Siccome facevo il mediano, capitava a me marcarlo, dato che lui giocava mezzala, come d’altronde mi capitavano Sivori, Suarez, De Sisti. Però, quando mi capitava Rivera… (ride) qualche volta mi è andata bene… ma a Milano una volta “mi” fece 2 assist e 2 gol! Ed erano quindi tutti e 4 i gol… “miei” (ride).
1972/73: Reja
E da allenatore?
Ho parecchi ricordi con vari giocatori importanti però il giocatore che più mi è rimasto in mente per intelligenza e per umanità è Klose, alla Lazio. E non perché avesse grandi qualità ma perché era un grande professionista: mi ricordo che mi chiedeva lui le cassette prima delle gare per vedersi i giocatori che dovevamo affrontare: e lui si studiava i 2 difensori che lo dovevano marcare. Pertanto, si preparava. Una persona intelligente e capace.
E visto che si parla della Lazio, i rapporti con Lotito? Siccome vuole fare di tutto, voleva anche fare l’allenatore?
No, vero che vuole fare il “tuttologo” ma con me è sempre stato corretto: per i 4 anni, non mi ha mai chiesto le formazioni, anche perché facevo dei buoni risultati. Sotto quel punto di vista non mi ha mai rotto le scatole: è sempre stato un presidente molto corretto.
Giocasti in squadra con un giovane Capello: che ci dici di lui?
Ci sentiamo ancora e tutt’ora siamo in buoni rapporti. Avevamo 16 anni quando partimmo da casa insieme, con la valigia di cartone (come si suol dire) piena di speranze e di volontà di riuscire nel calcio. Abbiamo vissuto insieme a Ferrara e l’esordio nel calcio che conta. Ci è andata bene.
1966/67, Fabio Capello
Poi, siamo rimasti amici. Come allenatori, a parte che lui è il migliore al mondo, siamo nati insieme, siamo abbastanza simili, perché da giovani siamo stati allenati da Giovan Battista Fabbri, che era un innovatore e guardava al calcio olandese già nel 1963-64, figurati. Ci faceva giocare a zona dietro e, soprattutto, voleva che il portiere non calciasse mai la palla, che iniziasse cioè l’azione da dietro, com’è venuto fuori poi successivamente. Insomma, ci ha insegnato a giocare al calcio e dobbiamo essergli molto riconoscenti. Con Capello, poi, siamo abbastanza simili: entrambi siamo “di temperamento” e particolarmente esigenti dai nostri calciatori. Poi, i moduli “li fanno” i calciatori, non li fa il tecnico. Cioè, dipende dai calciatori a disposizione, ai quali il tecnico deve adattarsi. Ci saranno pure tecnici che giocano sempre in un modo, ma poi diventa difficile giocare sempre in quell’unico modo, perché adesso ti studiano e ti valutano. Per cui, devi avere anche la capacità di cambiare in corsa il modulo, anche durante la partita.
Però a Pescara abbiamo avuto almeno un esempio, se non di più, d’allenatore che la pensa diversamente: ZEMAN…
ZEMAN ha la sua convinzione però dopo tanti anni, lui che è il miglior allenatore per la fase offensiva, dietro non ha mai curato abbastanza la fase difensiva. E difatti ha avuto successo quando ha trovato squadre forti da schierare avanti, come a Pescara con IMMOBILE, INSIGNE, etc.… Non discuto ZEMAN come maestro della fase offensiva, ma nella fase difensiva non ha mai cambiato idea e difatti gli sono andate male tante esperienze. Uno si deve pur adattare, qualche volta.
Parlando di allenatori poi ricordati per dei moduli precisi, GALEONE era a Pescara quando arrivasti per allenare la Primavera del Pescara nel 1987…
GALEONE lo conoscevo da prima di Pescara perché eravamo amici da giovani: fu lui a chiamarmi e a dirmi “dai, vieni giù, c’è la Primavera che sta cercando un tecnico, così mi anche aiuti ad andare a visionare qualche giocatore”. A partire da lui sono rimasto con la convinzione di “quel” tipo di gioco. In realtà, lui stesso arrivò a Pescara che non giocava “a zona”. Poi parlò con i ragazzi, che avevano avuto CATUZZI l’anno prima ad impostare il gioco “a zona”: gli dissero “ma Mister, noi giocavamo così; c’eravamo trovati bene”. E GALEONE disse: “possiamo provare” e, quando le cose andarono bene, continuò su quella scia lì. Poi, le cose divennero straordinarie con una squadra a cui nessuno “dava una lira”. Dicevano tutti: “retrocede”… Io mi ricordo che quando giocavamo fuori casa con la Primavera la domenica mattina, facevo correre il pullman (ride) pur di arrivare a vedere la partita della prima squadra perché era un gioco divertente. Comunque, GALEONE mi ha dato diverse “nozioni” perché lui, dal punto di vista tecnico, aveva pochi eguali!
Prosegue qui su 40mila.it…
15 Comments
Buon Allenatore gran persona umanamente….lo assimilo un po’ a Pillon per il modo di giocare e di porsi . Forse più compassato in panchina . Ricordavo che aveva Capello come compagno di squadra . Lo rivedrei bene sulla nostra panchina, ma non è più un giovanotto….
Chamape VALORE AGGIUNTO . Quando ci vuole , ci vuole NU SEM NU
Grandissimo chamape
Onore a Edy Reja, persona seria, tecnico competente, mai sopra le righe. E’ un piacere ricordarlo come allenatore del Pescara.
Intanto, ridendo e scherzando, non gliele ha mandate a dire a Zeman

Peccato che allena l’Albania.
A nu ci tocc cur…
Mi ricordo quando venne in trionfo sotto la curva….
Sci è vér che uno sa da pure adattà a li jucature ………..ma uno sci, ma in mezz a st’uno mica ci sta comprese……Zeman!!!!!!!!!!
Anche allora c’era il pullman ma mister Reja lo faceva correre per andare a vedere il Gale! ………….2 maestri di calcio giganteschi!!!!
Sottoscrivo a confermo tutto ciò che il fratello chamape66 ha postato
non é un caso il meglio che la NOSTRA MUTICA CURVA riuscì a dare fu nel momento peggiore della sua storia #vedi via messina#. Adesso ci troviamo ad un bivio, sono sicuro che risorgereno con le nuove generazioni. Ragazzi amate e appassionatevi per la nostra bellissima maglia e L’INDIANO che è dentro le vene del pescarese
che tempi RAGAZZI…questo fa capire che nel calcio, come nella vita, le cose più belle nascono quando sei spacciato, non hai nulla da rischiare,sei davanti ad un bivio: vivo o muoio?li.scatta qualcosa dal di dentro che ti rende imbattibile, invincibile, sempre se hai le palle…quando hai tutto spianato, gli stimoli vengono meno, la sofferenza è inutile…in quel periodo, 2 MAESTRI del calcio italiano, ( il GALE ED IL REJA..), hanno dimostrato di averle ed hanno fatto un’ IMPRESA che tutt’ ora cacciato ai miei figli
Non sapevo del suo rapporto con Capello.
Grande Reja. Mai sborone.
Edy Reja, un Signore del calcio, per stile e moralità!

Mitica la frase sulla zona: “E Galeone disse: ossiamo provare”!
MITICO REJA. Condivido che Klose era fortissimo anche se laziale