Giovedì, 21 febbraio 1974 – Link alla prima parte
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(…) al riguardo dell’aspetto tecnico è sufficiente rammentare che la Nocerina (in 21 partite) finora ha perso solo a Pescara, ha la migliore difesa del campionato (solo 11 gol subìti, come il Pescara e la Casertana) e ha il quinto attacco del campionato (dopo Chieti, Pescara, Turris e Lecce). E al riguardo dell’aspetto ambientale … le partite casalinghe della Nocerina hanno (almeno da cinque anni a questa parte) una storia che “parla” chiaramente: per squadre e tifoserie ospiti è una delle trasferte più “difficili” in assoluto, se solo si pensa che persino i salernitani la temono seriamente (e parliamo della stessa Provincia!). Aggiungi poi che il locale stadio “San Francesco” ha una super capienza di 7.000 spettatori (stando tutti in piedi e pressati come sardine in scatola), ma per domenica la Società rossonera ha già ricevuto richieste per 20.000 biglietti (tanto per capire meglio cosa ci aspetta), aggiungi che anche a Nocera (come un po’ in tutti gli stadi di Serie C) Curva e Distinti sono un settore unico, e “l’allegro quadretto” è completo.
Tra queste 20.000 richieste ci sono anche i 1.000 biglietti prenotati da Pescara, più esattamente dall’agenzia Tuor, cioè l’unica che ha trovato il “coraggio” di organizzare questa trasferta nonostante la pericolosità, peraltro raddoppiata (semmai ce ne fosse bisogno) dopo i furibondi incidenti dell’andata a Pescara, e nonostante che il morale dell’ambiente biancazzurro non sia di certo al settimo cielo, dopo il deludente pareggio interno col Crotone (1-1). Sì, i calabresi hanno messo a segno un vero furto, giacché la partita doveva finire comodamente 4-0, ma resta il pareggio, che per noi è comunque un mezzo passo falso piuttosto pesante, data la classifica sempre più affollata in testa.
Il vero e proprio colpo di scena è che a Nocera andiamo anche io e Ciro. Non ci avrei scommesso una sola lira, ma dopo gli ormai tradizionali “tafferugli” in famiglia, “a stento sedati dalle Forze dell’Ordine” … siamo riusciti a convincere i nostri genitori … e i nonni “finanziatori” … Purtroppo però sappiamo bene che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, e così ieri pomeriggio eravamo tragicamente punto e a capo con i casini. E’ accaduto, infatti, che papà ha parlato di questa trasferta con Ettore, magari per riceverne qualche rassicurazione in più, e invece s’è sentito dire: “Non ci vado … mi shting a la cas’ perché allaiù si pije na freca di mazzate”. Apriti cielo! No secco alla nostra trasferta e … nuovi “violenti tafferugli in breve tempo propagati per tutto il quartiere” … ma alla fine siamo riusciti a ri-ottenere il “nulla osta” grazie all’intervento decisivo dei onnipotenti nonni … ben più efficaci di Carabinieri e Polizia …
In realtà, mentre Ciro ha l’aria disincantata (almeno in apparenza) di chi affronta una trasferta come le altre, io sotto-sotto sono abbastanza d’accordo con Ettore … con cui, però, al più presto dovrò fare un certo “discorsetto” … e, ti dirò, ho avuto la mia brava “altalena” di ripensamenti a catena, tra l’entusiasmo per una trasferta “molto particolare” (e che sicuramente “farà scuola” per il futuro) e il timore di vedercela davvero brutta, sia a Nocera sia quando torniamo a casa; e non so davvero quale delle due situazioni sarebbe peggio.
Fatto sta che, incredibile a dirsi, proprio stasera l’agenzia Tuor informa d’aver sospeso le prenotazioni perché i 1.000 biglietti avuti dalla Nocerina sono stati già venditi tutti!… Abbiamo appena fatto in tempo!… Ma ci pensi? Ci sono 1.000 tifosi pescaresi … non 10 o 100 … 1.000 Biancazzurri che se ne fregano della delusione patita col Crotone, dell’estrema pericolosità della trasferta, delle recentissime esperienze molto negative nelle trasferte di Lecce e Castellammare, di quanto sia difficile la partita in sé … e partono alla volta della Campania. O, per meglio dire, alla volta della provincia di Salerno che, come si sa, non è affatto la stessa cosa di Benevento o Caserta; e nemmeno di Avellino.
Se non l’avessi sentito dire con le mie orecchie, non ci avrei mai creduto, e questo non fa che accrescere il nostro entusiasmo, mettendo da parte almeno … una parte di timori. Io credo che questi “mille di Nocera”, date le premesse, costituiscano per noi il sigillo come la “migliore tifoseria d’Italia”, a questo punto da premiare con encomio solenne a Palazzo di Città e … a San Cetteo.
Domenica, 24 febbraio 1974
Le giornate cominciano lentamente ad allungarsi e anche il calendario calcistico si adegua, spostando proprio oggi l’inizio delle partite dalle 14,30 alle 15,00. È un momento molto più importante ed emozionante di quanto possa sembrare, perché il cambio di orario “segnala” che il campionato inizia la sua fase discendente verso giugno, che cominciano le “grandi manovre” in classifica di chi scappa e di chi rincorre, ma soprattutto che si fa sempre più difficile recuperare eventuali scivoloni.
Insomma, cardiologi di tutta Italia tenetevi pronti: questa è la vostra stagione.
L’arrivo a Nocera di pullman e auto private è tutto sommato tranquillo, vuoi perché alle 13,00 la città è semideserta, vuoi perché gli insulti e i gestacci presi durante il tragitto dal casello allo stadio devi considerarli assoluta “normalità”, specie quando (come in questo caso) sei costretto ad attraversare tutto il centro. Come a Lecce, appunto, che per fortuna ha effettivamente insegnato qualcosa: oggi tutti hanno capito che non siamo in gita turistica, quindi niente trattorie da “cucina tipica”, niente visita ai monumenti (che peraltro qui non ci sono). Panini e bibite al sacco, e via andare!
Lo stadio San Francesco somiglia per grandi linee a quello di Chieti, ma non ha la Curva Nord (al posto della quale c’è la “casetta” degli spogliatoi) e non ha la Tribuna coperta, per cui si risolve in un “ferro di cavallo” costituito da cinque gradoni, sui quali bisogna stare per forza in piedi; incredibilmente anche in Tribuna (nonostante le 7.000 lire!!!!… fatte pagare per il biglietto; una rapina a tutti gli effetti).
A fronte di una super capienza di 7.000 spettatori, hanno messo in vendita 8.000 biglietti, in base ad un ragionamento fin troppo elementare: i “nostri” 7.000 ce li teniamo tutti (ovviamente), semmai i “vostri” 1.000 ve li diamo in sovrappiù e vi arrangiate come meglio potete … se potete … Sarò cinico, ma secondo me c’è solo da prendere esempio: la Società rossonera non ha sottratto un solo biglietto alla sua tifoseria, e finora non ho visto nessun’altra fare lo stesso. Biglietti ovviamente esauritissimi da giorni, ed è un particolare affatto secondario, se solo consideri che il record assoluto di presenze per questo stadio è di 5.000 persone (festa-promozione dello scorso anno); per cui, puoi facilmente dedurre il livello d’attesa per questa partita.
Entra subito in scena il custode dello stadio, che da queste parti (ovvero in tutta la Regione) è automaticamente un personaggio-chiave dell’intero ambiente e, il più delle volte, si tratta di un ex “ultras” poi assunto dal Comune, non solo grazie alle “amicizie” giuste, ma soprattutto in quanto “grande conoscitore” della materia. Ci vede riuniti e festanti, fuori il piazzaletto dello stadio, e trova “doveroso” avvisarci senza alcun sottinteso: “Non fatevi troppo gli svelti perché i padroni di casa devono ancora arrivare”. Naturalmente, questa è la traduzione dei “suoni” che ha appena pronunciato, ma che proprio in dialetto stretto rendono ancor meglio l’idea della “dolce atmosfera” che il gentiluomo ci prepara, devo dire con incredibile (e forse invidiabile) “professionalità”.
Dunque, il fattore campo comincia a “pesare” già due ore prima che la partita inizi. Una partita che qui, per certi versi, sembra essere essa stessa il “contorno” a qualcosa di molto più grande e invisibile; un qualcosa che non saprei descrivere esattamente, ma che ti sconquassa l’emotività, attanagliata tra il surplus di timore (se non paura) e, viceversa, quel masochistico “piacere” tipico della vittima che adora il suo aguzzino.
Stiamo crescendo, non c’è dubbio. Qui e ora. E stasera, al nostro ritorno a casa … speriamo!… saremo senz’altro un po’ più adulti e un po’ più “ultras” di quanto non lo eravamo stamattina.
Il “custode-gentiluomo” aveva ragione; naturalmente!
E così, entriamo tutti insieme e, seppure con qualche prevedibile difficoltà, riusciamo a sistemarci nella parte laterale dei Distinti … se così li vogliamo chiamare … verso la Curva … che non c’è; e mi pare che sia una delle soluzioni migliore, tanto più dopo aver dato uno sguardo al “dove” ci troviamo: qualcosa che va dal ridicolo al terribile in un mix fuori da ogni immaginazione. Sembra tutto a posto, ma di nuovo abbiamo fatto i conti senza l’oste che, nel caso specifico, è la tifoseria di casa. La quale non ha un gruppo-ultras, o qualcosa di simile (tipo i nostri Fedelissimi) per il semplice fatto che sono tutti “ultras” (a modo loro), Tribuna compresa.
Passano pochi minuti, e mentre lo stadietto si sta riempiendo velocemente, arrivano in nostra direzione 3 gruppetti di tifosi rossoneri (di età assortita) che, senza dire una sola parola di provocazione, si infilano in mezzo a noi con bandiere, tamburelli, trombette, campanelli, mortaretti … e iniziano rumorosamente a tifare come se noi non ci fossimo. Atteggiamento di per sé provocatorio all’ennesimo grado, ma di fatto non possiamo dirgli niente perché è ovviamente impensabile cacciarli da “casa loro”. Tifano, fanno casino, e ti guardano con aria più che strafottente, ma continuano ad evitare ogni motivo che possa “accendere il fuoco”.
Finché tra noi c’è chi cede e si allontana, soprattutto per evitare di cadere nel chiarissimo tranello. Poi si allontanano altri, poi altri ancora … e addio gruppone unico! In meno di cinque minuti ci siamo sparpagliati qua e là in tutto il settore Distinti-Curve, senza contare che un altro centinaio della nostra spedizione aveva scelto di andare in Tribuna … o quella che viene spacciata per tale.
A questo punto entra in scena quello che ha tutte le sembianze di essere il “capo-popolo”. Si avvicina e, passeggiando su e giù lungo il primo gradone (a ridosso della rete di recinzione) con fare calmo, strafottente, autoritario, ironico, ci informa che non ci saranno problemi a vedere la partita, anzi siamo i benvenuti, ma al primo accenno di nostro tifo saranno cavoli amari. E non ha detto né “cavoli” né “amari”. Puoi forse pensare di “rifargli faccia”, con tutto quello che abbiamo intorno? Tant’è vero che lo stesso gruppo-capo dei nostri Fedelissimi si guarda bene dall’intervenire; e ho detto tutto!
In pochissime parole, si sta ripetendo in perfetta fotocopia quanto accaduto nelle recentissime trasferte di Lecce e soprattutto di Castellammare di Stabia dove, torna oltremodo utile ricordarlo, erano presenti un centinaio abbondante di tifosi nocerini che, approfittando dell’estrema vicinanza (appena 15 km.) e della loro contemporanea trasferta a Frosinone, erano venuti a gufarci per motivi di classifica. Ora i conti cominciato a tornare con precisione scientifica.
Una cosa però dev’essere ben chiara: gli incidenti della partita d’andata non c’entrano niente; anzi, per incredibile che possa sembrare, qui hanno già dimenticato tutto (e va solo a loro onore e merito), altrimenti a quest’ora saremmo ridotti in tutt’altro modo che non al silenzio. Il trattamento in corso o, se vogliamo, il particolare senso di “accoglienza”, rientra nella “normalità” del posto, ed è del tutto indipendente da qualsivoglia precedente che, per l’appunto, qualsiasi tifoseria campana non considera nemmeno; per loro, ogni partita fa storia a sé. Significa che sarebbe accaduta la stessa identica cosa anche se a Pescara li avessimo accolti con banda, fiori e tappeti rossi; è matematico.
Dunque, ancora una volta un gruppone di 1.000 tifosi, che avrebbe potuto tranquillamente farsi sentire, e magari influire sulla partita, finisce per diventare protagonista di una “magica sparizione” tanto visiva quanto sonora; roba da far impallidire anche le migliori esibizioni di Silvan.
Mi sta letteralmente bollendo il sangue, al solo pensare che in tre trasferte (Lecce, Castellammare di Stabia e questa di Nocera Inferiore) abbiamo portato un totale di quasi 6.000 tifosi al seguito del Pescara, cioè tanti quanti costituiscono un intero pubblico medio di Serie B, abbiamo acquistato quasi 6.000 biglietti versando nelle casse sociali delle tre “simpaticissime” Società fior di soldini, ci siamo fatti un totale di 2.500 km., spendendo altri fior di soldini per pullman, pranzi al sacco, treni, benzina e autostrada … con quali risultati? Zero!… su tutto il fronte, ma soprattutto in quanto al supporto per la squadra; che poi era e resta l’obiettivo primario, se non unico.
Chissà che delusione, per la squadra!… che ovviamente si aspettava di giocare “un po’ meno” in trasferta, grazie alla nostra annunciata e massiccia presenza, ma come glielo spieghi ai giocatori, cosa succede lontano dai loro occhi? Solo Tom può saperlo e capirlo, avendo allenato per vari anni a Salerno e a Caserta, quindi imparando a memoria “cos’è” il Girone C della Serie C.
E’ comunque evidente che qualcosa non funziona anche da parte nostra Qualcosa deve cambiare, perché abbiamo il classico potenziale di una Ferrari che però sta correndo come una 500 del 1958; per cui urge … “un’officina nuova”, nuovi “meccanici” e un nuovo modo di “vedere” il ruolo della tifoseria in uno stadio. Con questo andazzo, non andiamo da nessuna parte.
Lo speaker che annuncia le formazioni grida a squarciagola, chissà da quale postazione giacché non si vede alcuna tribuna stampa, e tantomeno un “gabbiotto” radio-TV tipo quello che abbiamo noi ai Distinti. Pare un tacchino a cui stanno tirando il collo, un po’ perché è del tutto invasato di suo, un po’ perché il suo ruolo primario non è quello di dare le formazioni, bensì aizzare oltremisura il pubblico presente, un po’ perché questo è l’unico modo per farsi sentire in mezzo all’incredibile sparo di mortaretti che sta salutando l’ingresso delle due squadre in campo.
Lo stadio è tutto rossonero, dicono come non lo sia stato neanche in occasione della festa per la promozione in “C”: gradoni stipati come un uovo, gente aggrappata sulla rete di recinzione, altra gente appollaiata su tutto il perimetro del muro di cinta, gente a bordo campo, gente sul tetto degli spogliatoi, gente sugli alberi dietro gli spogliatoi, gente sui terrazzi della caserma che si trova dietro i Distinti … Gente ovunque ci sia un centimetro quadrato di spazio da cui poter vedere anche solo mezza partita. E poi, campo “arato” alla perfezione per … seminarci il granturco, accorciato di buoni dieci metri rispetto al regolamentare, inzuppato d’acqua in “certi” punti, secco come la steppa in “certi altri” punti, e spazzato da un forte vento che cambia continuamente direzione. “Bello”, vero? Una meraviglia!…
Si gioca davvero in una bolgia infernale, con almeno metà dei tifosi presenti totalmente disinteressati alla partita e con l’unico obbiettivo di stare 90 minuti aggrappati alla rete di recinzione per … “dialogare”, diciamo così, con arbitro e guardialinee. Vengono allo stadio unicamente per questo: sanno di essere il “dodicesimo” e stanno eseguendo alla perfezione il ruolo; di cosa vuoi rimproverarli? E meno male che, come già quello di Lecce, anche questo stadio ha una parvenza di pista d’atletica … o meglio lo “spazio” di terra dove dovrebbe esserci una pista d’atletica, altrimenti penso sarebbe stato molto meglio, e forse più dignitoso, lasciar perdere tutto e tornarsene a casa prima di cominciare.
Dici che non è da vero sportivo? Lo so benissimo. Ma è altrettanto antisportivo, anzi assolutamente inammissibile, giocare una “pseudo” partita che sin dal primo minuto è caratterizzata da intimidazione, solo intimidazione, ovunque intimidazione: dentro gli spogliatoi, nel piazzale antistante la Tribuna (???), in campo, attorno al campo, sugli spalti, anzi … sulle reti di recinzione. Te lo ripeto più forte di prima: quando ti trovi in queste condizioni, l’unica cosa da fare è tornarsene a casa, perché restare equivale ad assecondare, giustificare e autorizzare tutta l’inciviltà sportiva che sta andando in scena. Io sono assolutamente favorevole, anzi un convinto e totale sostenitore, del “peso” che deve avere il pubblico in quanto “dodicesimo”; è parte indissolubile del calcio. Ma qui è stato abbondantemente superato ogni limite; qui di “calcio” tra poco non resterà neanche quello contenuto nelle ossa.
Nonostante tutto, il Pescara regge molto bene dal punto di vista nervoso e caratteriale (ormai consolidato punto di forza della squadra) perché, per nostra fortuna, abbiamo in campo gente come De Marchi, Loseto, Ciampoli, Zucchini, Franco Rosati, Serato … “gente tosta” per davvero sia di testa che … di piede e di gomiti. Gente che, durante la settimana, può contare su un allenatore-papà come Tom, e … si vede!
Un Pescara 1973/74
Non per niente, il primo brivido se lo devono sorbire i rossoneri già al 5°, con una delle proverbiali punizioni di Franco “battellone”. In area c’è Capogna che pressa il difensore nocerino Gobbi e lo costringe a un avventato passaggio all’indietro di testa. La palla sbatte sulla traversa, ricade sulla mano di Ridolfi e si avvia verso la porta. Un’azione in tutto e per tutto analoga a quella che domenica scorsa ha permesso il vantaggio del Crotone, solo che in questo caso la palla non prosegue il suo lento rotolare in rete, ma decide di fermarsi a 10 cm. dalla linea bianca, causa … pozzanghera “artificiale” … guarda caso! Arriva Prosperi in corsa, sta per mettere in rete, ma l’arbitro fischia la carica sul portiere … proprio come ha fatto il guardialinee di domenica scorsa, in occasione del pareggio di Serato. Ma quale carica al portiere, se non è stato neanche sfiorato? Ridolfi è già a terra, avendo appena tentato la parata, e Prosperi sta arrivando in corsa da dietro … Mah!
È chiaro che l’arbitro avrà pensato: o m’invento una carica oppure, se il Pescara segna, fra dieci secondi sarò io ad essere caricato … prima da minimo 200 “bufali” e poi su un’ambulanza. Scusate, ma preferisco vivere.
La Nocerina fa molto fumo e niente arrosto, soprattutto perché punta esclusivamente sull’ex biancazzurro Cremaschi, che però con Ciampoli non sta toccando palla; per cui, l’attacco rossonero è di fatto azzerato. Significa che dobbiamo approfittarne perché, con un pizzico di fortuna (una volta tanto!…) l’idea di un clamoroso colpo gobbo è per niente impossibile. E sarebbe una botta mortale per le altre concorrenti alla promozione; specie per il Lecce.
A metà primo tempo circa, altra azione travolgente del Pescara con Capogna che effettua un perfetto cross in area. Serato arriva in corsa, è solo, ma il pubblico dei Distinti (… “distinti” si fa per dire) sta tutto aggrappato sulla rete di recinzione, da dove “invita calorosamente” arbitro e guardalinee ad adoperarsi di conseguenza, alitando nelle loro orecchie frasi tanto semplici quanto esplicite. Ed efficacissime, direi, visto che in meno di tre secondi la bandierina è ben alzata per segnalare un fantasioso, esilarante e ridicolo fuorigioco, di fatto concesso “a richiesta”. Come possa essere in fuorigioco un giocatore che arriva in corsa da dietro non si sa, ma si sa che su certi campi d’Italia tutto diventa possibile, per cui … muti e rassegnati … E pensate a giocare, invece di protestare.
Il Pescara domina in lungo e in largo mentre dall’altra parte si recita a memoria il più classico dei copioni meridionali: il centravanti di casa, alias Cremaschi, ha visto la palla solo in occasione del fischio d’inizio, per cui non gli resta che buttarsi a terra, rotolarsi e rantolare ogni qualvolta Ciampoli gli si avvicina a … un metro di distanza. A questo punto, il pubblico di casa … o perlomeno quello che sta ancora sui gradoni … si butta “a ondate” contro la rete di recinzione. Dopodiché, tutto sta a vedere la personalità dell’arbitro, nel senso che se capiti con un Lo Bello (padre o figlio che sia), non c’è problema, ma se capiti con un cacasotto, per di più “in carriera”, sei fritto e rifritto. A noi sta capitando una via di mezzo, e dobbiamo esserne solo felici, per cui i “tuffi” di Cremaschi servono solo a far inferocire ancor più il pubblico di casa. Che poi sarebbe il vero e unico obiettivo perseguito dal nostro “caro ex”.
Secondo tempo, stessa tiritera. Con una variante non trascurabile, però.
Le reti di recinzioni, scosse selvaggiamente a ogni minima occasione, continuano ad oscillare paurosamente, affinché tutti, ma proprio tutti, possano vedere e darsi una “regolata”. Però è anche vero che i minuti scorrono inesorabili, e la tifoseria nocerina … dentro e fuori il campo … comincia a preoccuparsi, perché la colossale e vergognosissima sceneggiata mandata in onda finora non ha ancora portato alcun risultato pratico. Per cui, occorre immediatamente passare alla famosa “fase 2”, prima che sia troppo tardi.
Tutti i dirigenti rossoneri, invece di stare normalmente in Tribuna, stazionano a bordo campo, in mezzo ad un altro centinaio di persone non autorizzate; e sai perché? Ogni volta che il pubblico protesta violentemente e minacciosamente (quindi ogni tre minuti), questi “signori” fingono di essere preoccupatissimi per il “surriscaldamento ambientale”, per quel che potrebbe succedere da un momento all’altro, e fingono ancor più teatralmente di invitare il pubblico alla calma. In realtà, si avvicinano agli spalti per aizzare ancor di più i tifosi … semmai fosse possibile. Mentre avviene tutto questo, ovviamente sotto gli occhi della terna arbitrale, c’è il “classico” tentativo di invasione dai Distinti, anch’esso più che mai finto (ovvero appartenente al copione teatrale in corso), talmente finto che il finto invasore arriva in cima alla rete e anziché saltare giù con estrema facilità, si ferma e guadagna tempo inveendo “a caso” perché deve aspettare l’arrivo dell’inserviente che, a quel punto, farà finta di bloccarlo e ributtarlo dentro la gradinata. Mezzo minuto dopo, la stessa identica scena si verifica dal lato Tribuna, poi ancora in Curva, e ancora un’altra in Curva, poi ci riprova quello dei Distinti, e poi ancora … sempre sotto gli occhi di un guardialinee, o dell’arbitro, s’intende.
Hai capito come funziona? Funziona come a Torre del Greco, come a Castellammare di Stabia e come in gran parte degli stadi campani e pugliesi. Si capisce, quindi perché la Nocerina ha stravinto lo scorso campionato, pur giocando in un girone G (della Serie D) forse ancor più “impossibile” dell’H “sperimentato” da noi. Adesso è davvero chiaro.
E le Forze dell’Ordine? Quattro carabinieri in tutto, ma quattro di numero (perlomeno tanti sono quelli che si vedono), e sempre dello stesso tipo: il più giovane ha sessant’anni suonati, il più snello pesa 110 kg. e il più agile fa i 100 metri in 2 ore e 48 minuti … Non è certo colpa loro, ovvio, semmai vanno lodati per la “buona volontà” e pure capiti: cosa dovrebbero fare, davanti ad un bestiario del genere? O hai un forte e innato istinto suicida, oppure pensi che hai famiglia e non puoi lasciarla in mezzo a una strada per causa di una partita. Resta però la scoraggiante realtà: il servizio d’ordine è di fatto inesistente, proprio oggi che ce ne vorrebbe uno come minimo raddoppiato.
In mezzo a questo bordello c’è la terna arbitrale, composta “ancora” da tre esseri umani anch’essi con famiglia e una vita davanti ancora da vivere … per i pupazzi a batteria pare che ci stiano lavorando.
Comincio a pensare che ci stia andando di lusso, con questo arbitro Lanzetti di Viterbo, perché è vero che sta fischiando in media tre volte al minuto, concede punizioni e corner a senso unico, ammonisce qualsiasi biancazzurro dica “a” e permette qualsiasi cosa a quelli della Nocerina, ma è chiaro come il sole che lo sta facendo a sua volta “per scena”, ovvero per accontentare e tenere buono il pubblico di casa, dunque per … poter tornare lui stesso a casa sua. E anche noi a casa nostra. La riprova sta nel fatto che continua a non abboccare ai “tuffi” di Cremaschi, nemmeno ora che ha iniziato a effettuarli in piena area e il pubblico ha deciso che è giunto il momento di sbranare vivo almeno uno della terna arbitrale … e sottolineo “almeno” … Dunque, davanti a situazioni che possono decidere il risultato della partita (e forse il campionato), Lanzetti riesce a conservare tutta la calma e l’autorità necessaria. Pensa per un solo istante se al suo posto ci fosse stato un Grassi di Savona (quello di Pescara-Siracusa; ricordi? … meglio di no), oppure uno dei tanti meschini avuti l’anno scorso in trasferta. Non oso e non voglio pensarci.
Il paradosso è che proprio oggi stiamo capendo il risvolto “utile” di una trasferta del genere: giocatori esperti e di grande personalità, come quelli Biancazzurri, sanno benissimo che far innervosire il pubblico (già imbestialito di suo) significa far precipitare la situazione e causare un’invasione di campo; quella vera, non recitata. Magari si rischia seriamente di tornare a casa con un paio di lividi e quattro cerotti, ma è ancor più vero che i lividi e le ferite passano nel giro di pochi giorni mentre lo 0-2 a tavolino e le tre giornate di squalifica allo stadio nocerino restano; come dire: una concorrente di meno tra le palle.
Volevo infatti ricordare a tutti i “delicati di animo”, ai perbenisti e ai vari “oxfordiani” in circolazione (anche a Pescara) che i campionati si vincono con i punti in classifica, non con gli encomi solenni per “la squisita ospitalità” a base di porchetta, vino, arrosticini, nocelle, fave e lupini. Dici che è un ragionamento antisportivo? Sì, certo!… Ma (ripeto) lo scempio calcistico che stiamo “gustando” oggi in diretta come lo dobbiamo chiamare?
Per esempio, dietro la porta di Cimpiel non ci sono i soliti 4-5 fotografi che vedresti in ogni stadio civile, ma si sono andate via-via radunando almeno 50 (diconsi cinquanta) persone … non si sa chi siano, né tantomeno il motivo ufficiale della loro presenza sul posto. Il motivo “pratico”, invece, puoi chiederlo allo stesso Paolo, che si ritrova tali individui alle spalle da quasi un’ora senza, comunque, scomporsi più di tanto; anzi, parando con più sicurezza del solito. Lanzetti, sempre più “rivalutato”, chiede per almeno tre volte l’immediato allontanamento, ma riesce ad ottenere un minimo di risultato solo quando minaccia di sospendere la partita. “Un minimo” di risultato significa che i 50 amici se ne vanno da dietro la porta, ma restano comunque a bordo campo … in attesa di tornare alla loro “postazione assegnata” due-tre per volta, così da non dare troppo nell’occhio. Infatti, dopo dieci minuti sono di nuovo tutti là.
Bisogna aspettare il quarto d’ora della ripresa per vedere il primo e ultimo tiro semi-pericoloso della Nocerina: è di Portelli su punizione dalla distanza (che Cimpiel alza in angolo di pugno), unica possibilità per provare a impensierire il nostro portiere, visto che già da un po’ in area biancazzurra non si entra più. In questa occasione, Cremaschi ne approfitta per fingere un utopistico colpo di testa che, in realtà, vuole essere una testata sul naso di Ciampoli, con la speranza di romperlo e togliersi il carceriere di torno una volta per tutte. Sangue dappertutto e maglietta dello stopper diventata biancorossazzurra, ma le speranze del nostro “caro ex” vanno tutte deluse, perché non solo Francesco non esce, ma ora monta una guardia ancor più ferrea di prima, proprio come quando un toro vede rosso, e il “tuffatore” sparisce completamente di scena anche a livello di tuffi; di fatto, la Nocerina conclude la partita in dieci.
Il Pescara potrebbe approfittarne proprio a metà tempo, e ancora con un’azione travolgente di Capogna che si fa mezzo campo palla al piede e crossa preciso per Serato. Il quale Serato, ad appena tre metri contati dalla linea bianca, deve solo toccare per spingere la palla in porta. Invece, inciampa su se stesso (e non è la prima volta che gli capita), cade e tocca la palla con la mano. Il calcio è senza pietà, caro mio: se hai un Ciceri, un Ferrari o un Chimenti, oggi vinci la partita e mandi tutti a casa (non solo la Nocerina), se hai un Serato a volte la vinci, a volte no. Oggi è no.
Non sappiamo più che pensare: provare a vincerla, con tutto quel che significherebbe per la classifica e per il morale, o tenerci ben stretto il pareggio, per il quale avremmo firmato e controfirmato fino a un’ora fa?
Ogni minuto che passa è lungo … 60 minuti. Con questa “improvvisa” lentezza degli orologi alle 16,45 ci arriveremo in coincidenza del Capodanno 1999 … sempre sperando di arrivarci vivi. Per fortuna, il tempo è uno di quegli elementi in Natura che l’uomo non può assolutamente mettere sotto controllo, per cui scorre inesorabilmente e, sebbene le ultime sfuriate nocerine … dentro e fuori il campo … abbiano messo a durissima prova la nostra resistenza cardiaca, si arriva altrettanto inesorabilmente alle 16,45. E’ finita!… e ora ne sono assolutamente convinto: va benissimo così! Questo è un pareggio da baciare ogni minuto fino a domenica prossima.
Siccome la partita non l’abbiamo persa … il peggio della giornata deve ancora arrivare.
Ci ritroviamo ai pullman, e alle auto private, con lo spirito e con la faccia di chi è stato disperso in Russia per dieci anni e ormai era rassegnato a non rivedere più la propria Patria.
Il custode dello stadio (sempre lui!..) e addirittura anche un dirigente rossonero invitano gli autisti dei pullman ad evitare di riprendere l’autostrada al casello di Nocera-Pagani perché, come visto all’andata, si tratterebbe di attraversare tutto il centro città, a quest’ora affollatissimo; dunque, altamente sconsigliabile. E se te lo dicono loro, vuol dire che il pericolo reale è almeno dieci volte maggiore. Molto meglio prendere la strada che dallo stadio permette di uscire subito dalla città in direzione Castel San Giorgio, dove la superstrada per Avellino porta al casello dell’A-16 in dieci minuti al massimo. In effetti, sembra una soluzione ottimale, per cui si segue il consiglio senza pensarci troppo su.
Male!… Malissimo!
Questo “consiglio”, è in realtà una colossale, infame, vigliacca imboscata, che ci butta letteralmente in pasto a due gruppi di nocerini già appostati lungo la strada, appena fuori città.
I quattordici pullman vengono subito bloccati senza troppe difficoltà, visto che la strada è piuttosto stretta, circondati e assaltati allo stesso modo in cui nel Far West si assaltano le diligenze. Vetri (dei finestrini) che saltano da tutte le parti, e puoi capire quale infinita “allegria” possa procurare la prospettiva di dover fare tutto il viaggio di ritorno con l’aria gelida che entra da tutte le parti.
Sul posto si trova (di sicuro non a caso) un maresciallo dei carabinieri di origine abruzzese, ma da trent’anni in servizio a Napoli, che su nostra richiesta corre subito allo stadio per avvisare i colleghi di quanto sta accadendo, magari per far chiamare qualche necessario rinforzo. Ma non torna né lui né tantomeno i colleghi che, per inciso, immaginiamo siano gli stessi “quattro” visti prima dentro lo stadio; gli stessi “quattro” che … tengono famiglia e non ci sarebbero di alcun aiuto.
Invece dei rinforzi, arrivano due ambulanze, perché pietre e schegge di vetro hanno causato alcuni feriti (per fortuna non gravi), e finalmente, dopo oltre mezz’ora, arrivano anche due “volanti” della Polizia, ma l’assalto continua come se niente fosse. Tant’è vero che un ragazzo (sui vent’anni) raccoglie da terra un pezzo di mattone e lo lancia contro un finestrino (prendendolo in pieno) nonostante che a non più di un metro da lui ci sia un poliziotto. L’agente lo afferra per un braccio, “finta” un fermo (… tanto qua è tutta una “finta”!…), poi si guarda intorno e, approfittando della confusione generale, lo lascia andare. Perché? Perché se non lo lasci andare, tempo dieci secondi e ti ritrovi addosso venti suoi amici; gli stessi che poi ti ritroveresti davanti anche nei prossimi giorni; tu che faresti, al suo posto?
Al contrario, non appena alcuni de I Fedelissimi scendono dai pullman con fare minaccioso, e unicamente a titolo di difesa, accade che la metà dei presenti scappa, l’altra metà non accetta l’invito a “discuterne “ a mani nude, per cui si riarma con pezzame, bastoni e bottiglie (disponibili in gran quantità e dappertutto), e gli agenti che fanno? Si avventano sugli stessi Fedelissimi!… con la minaccia di portarli tutti in Questura perché questo loro gesto è “altamente provocatorio nei confronti della tifoseria locale”.
Tra un parapiglia e l’altro, a seguito dei quali anche diversi nocerini tornano a casa con qualche dente in meno e qualche taglio in più, si riesce a ripartire. Ma se pensi di poter porre la parola fine a questo “showroom” della più bassa inciviltà, ti sbagli di grosso, perché alcune auto … ovvero catorci da sfascio con sette-otto persone a bordo (!!!) e una decina di motorini … ovvero due ruote attaccate ad un pezzo di ferro, si lanciano all’inseguimento dei nostri pullman con l’evidente intento di fermarli ed eseguire un nuovo assalto, nonostante la presenza di due “volanti” di scorta che, di fatto, vengono totalmente ignorate; proprio come se non ci fossero. Bisogna aspettare di giungere all’innesto con la superstrada per vederli desistere e tornare indietro definitivamente, altrimenti ce li saremmo portati dietro chissà fino a dove.
Ecco signori e signore, questa è Nocera Inferiore (così fa pure rima), anno di grazia 1974.
Lunedì, 25 febbraio 1974
Come ogni mattina, prima di andare a scuola mi reco di buon’ora a prendere il giornale e a … leggere anche tutti gli altri, per gustarmi il piacere di questa domenica, che un po’ tutti noi partecipanti continuiamo a vivere come un’impresa … non solo calcistica. E, ancora una volta, la stampa sportiva si conferma una ricca fonte delle più svariate sensazioni emotive: dall’applauso convinto per l’autore di quell’articolo all’istinto omicida verso quell’altro autore, in mezzo c’è di tutto.
Per esempio, Il Tempo che, in cronaca nazionale, pubblica l’articolo ricevuto direttamente dal cronista nocerino. E sai cos’ha avuto il coraggio di scrivere? Te lo riporto alla lettera: “Partita bellissima, con numerose azioni da gol da entrambe le parti e con tre protagonisti indiscussi: Lanzetti, Cremaschi e il pubblico; tutti gli altri sono stati semplici comprimari. L’arbitro perché non è stato all’altezza della situazione. Cremaschi, perché è stato protagonista di zero azioni pericolose e decine di tentativi, l’uno più puerile dell’altro, per procurarsi un rigore, ma neanche lo sprovveduto Lanzetti c’è cascato. Il magnifico e sportivissimo pubblico locale, perché non ha smesso un attimo di incitare i propri beniamini e non ha lesinato applausi per le belle azioni degli ospiti”.
Al – lu – ci – nan – te.
Passi per quello che è accaduto fuori lo stadio, e che i giornalisti non hanno potuto vedere, ma il contorno ai 90 minuti della partita lo hanno visto e sentito tutti, escluso i ciechi e i sordi che, però, mi risulta non possano intraprendere il mestiere del giornalista.
Su Cremaschi dobbiamo per forza trovarci tutti d’accordo, avendo disputato una partita indifendibile sotto ogni punto di vista, ma …
– Lanzetti non all’altezza? E cosa avrebbe dovuto fare, per essere all’altezza?
– Magnifico e sportivissimo pubblico locale?
– Applausi agli ospiti?
Ma di che partita sta parlando? Questo sarebbe il livello dell’attuale giornalismo sportivo? Beh, allora mi sembra urgente istituire l’obbligo di astemia certificata, per poter ottenere il tesserino.
Lo stesso Tempo, ma in cronaca abruzzese, cambia completamente musica e, finalmente!… possiamo leggere un giornalista che dice pane al pane e vino al vino, senza alcun giro di parole e sottintesi vari: “Dev’essere proprio così l’inferno: a strisce verticali rosse e nere. Con una sola differenza: che i diavoli, quelli veri, sono di certo più civili, se davvero non sono così brutti come li si dipinge”. E poi aggiunge: “Peggio dei beduini del medio Sahara orientale” … ma secondo me bisognerebbe sentire cosa ne pensano i beduini.
Ecco, se un giornalista professionista e misuratissimo, di quelli che evitano sempre di calcare la mano in un senso o nell’altro, arriva a scrivere frasi del genere, vuol dire proprio che non poteva farne a meno; e probabilmente anche in questo caso non ha voluto calcare la mano, rispetto a quanto visto e sentito.
E’ stata comunque una domenica davvero “nera”, in fatto di incidenti.
Tanto per cominciare … ancora Pescara! Siccome la “giornata nocerina” non è bastata, oggi veniamo a sapere che ieri pomeriggio, durante la partita, ci sono stati momenti di “altissima tensione” (per usare un eufemismo) anche all’Excelsior.
Come d’abitudine, già alle 14,00 si sono radunati centinaia e centinaia di tifosi tra lo stesso Bar-Cinema e l’adiacente sede de Il Messaggero, che ancora una volta organizza una sorta di “diretta” della partita in trasferta tramite telefono. Iniziativa che ormai si ripete da diversi anni con straordinario successo di partecipazione, entusiasmo e … scaramanzia, ma che questa volta stava per saltare, a causa di due motivazioni piuttosto serie.
Dapprima, si è avuta la vibrata protesta delle Società minori di Pescara (Ursus, Atletico, Porta Nuova, Marconi, Porto Nord, Pro Pescara) secondo le quali la trasmissione telefonica ideata da Il Messaggero toglie pubblico alle loro partite, che si giocano in contemporanea tra Rampigna e Antistadio. Per cui, ne hanno chiesto l’abolizione, creando non poco imbarazzo. Dopodiché, ci si è messo pure l’inviato dello stesso Messaggero che, memore delle precedenti esperienze a Lecce e Castellammare di Stabia, si è “improvvisamente” ricordato che anche lui tiene famiglia, che la vita è bella e vuole viverla possibilmente fino alla fine, che non ci tiene ad essere ricordato come martire e che, semmai dovesse presentarsene la “necessità”, sceglierà una forma di suicidio un po’ meno affollata e un po’ più “casalinga”. Allora, la redazione si è rivolta ad un bar di fronte allo stadio San Francesco per chiederne un’utopistica collaborazione; insomma, un tentativo fatto più per scrupolo che per reale convinzione, sapendo già come sarebbe andata a finire. Invece, incredibile ma vero, il bar nocerino ha gentilmente accettato di collaborare, con un accordo: il Messaggero chiama all’incirca ogni 15 minuti e uno dei baristi si prende l’incarico di riferire cosa è successo dentro lo stadio. Tutto bello, se non fosse che il dubbio resta sempre lo stesso: il barista (presumibile super tifoso rossonero) ci racconterà la verità? O ci prenderà per il culo 90 minuti?
Non si può far altro che fidarsi, se non annullare la “diretta”. Opzione neanche da pensare, nel momento in cui sotto la redazione si sono radunati già quasi mille … dico e ripeto: mille!… tifosi, che di fatto paralizzano il traffico (pedonale e veicolare) dell’intero Corso; chi glielo dice che non se ne fa più niente e che possono tornarsene a casa?
Purtroppo, si ripetono anche gli aspetti negativi già visti nelle precedenti occasioni: in mezzo a così tanti tifosi festanti, speranzosi ed entusiasti si sono letteralmente “annidati” anche gli immancabili gufi di professione, non si sa se “indigeni” oppure “della collina ovest”, oppure di entrambe le “razze”, ma sicuramente venuti col preciso scopo di portare scompiglio emotivo e godersi il “crollo della matricola Biancazzurra” … che tanto “prima o poi dovrà verificarsi” … E poi, per rammentare ai presenti quanto sia difficile questa trasferta a Nocera, quanto sicura sarà “purtroppo” la sconfitta contro lo squadrone rossonero che darà inizio alla fine dei sogni, quante mazzate prenderanno i tifosi andati a Nocera, e per quanti decenni ancora faremo la Serie C, poiché la Serie B è solo un’illusione, appunto irrealizzabile. Insomma, ad ogni collegamento telefonico con il bar di Nocera, il macabro ritornello è sempre lo stesso: “Ess lu gol” … “Ha finit’, lu campiunat’ …”.
Inizialmente, ad ogni conferma dello “0-0” in corso, i tifosi presenti rispondono con un gigantesco “TTToooohhhhh”! di tutto cuore e con tutta l’anima, ma è ovvio che poi, dagli e dagli, si comincia a perdere la pazienza e qualcuno non riesce più a tenere le mani in tasca. Per cui, dalle iniziali “parole” si passa velocemente agli insulti e alle minacce, poi al “caloroso” invito ad andarsene, e quindi ai cazzotti. Proprio così: una vera e gigantesca scazzottata in pieno Corso Umberto, la domenica pomeriggio! Giusto quello che ci voleva per innalzare ancor più la già altissima tensione per l’importanza del risultato.
Veramente cose da pazzi!… quello che si deve vedere a Pescara. Gente così meschina da impostare tutta la loro insulsa vita per rompere le palle ai tifosi Biancazzurri, non avendo null’altro da fare e ancor meno di cui gioire. Ed è pure gente di una certa età!… Ma perché non andate a buttarvi dal ponte, o dalla ripa di contrada Filippone, così risolvete una volta per tutte il vostro pietoso dramma?
Alla fine, grande esplosione di gioia anche qui, nel momento in cui il giornalista de Il Messaggero si affaccia l’ultima volta dalla finestra della redazione per comunicare il definitivo “0-0”. I gufi si dileguano alla svelta, per tornare nelle tenebre da dove sono venuti, mentre lungo Corso Umberto e vie adiacenti si inscena anche un mini-carosello di auto e motorini festanti, con tanto di clacson e bandiere biancazzurre spuntate chissà da dove. Lo trovi esagerato per un “semplice” 0-0? Io no, proprio per niente, perché ho visto “dove” siamo andati a giocare e contro “chi”, per cui non ho alcuno problema ad ammettere che me la sono fatta sotto come mai m’era capitato fino a ieri. Ovvio che si festeggi lo scampato pericolo. Tra l’altro, hai visto la classifica? Il Lecce e la Casertana hanno vinto entrambe, la Nocerina non l’abbiamo fatta perdere e, per di più, ora sta incredibilmente “salendo” anche il Siracusa, giunto al quinto posto a soli tre punti da noi del terzetto di testa … e tra qualche settimana dovremo andare a fargli visita. Prova ad immaginare quale classifica avremmo oggi, se avessimo perso a Nocera, e soprattutto con quale morale avremmo dovuto affrontare il “rush” finale del campionato.
Dammi retta, più ci penso, più ne parliamo tra noi, e più mi convinco: è un punto d’oro massiccio; guadagnato da noi e perso dalla Nocerina.
Altri incidenti a Catania, in serie B, dove (raccontano le cronache) ha clamorosamente vinto il Bari (0-1) che pure ha ormai un piede e mezzo in Serie C e, con questa vittoria rischia seriamente di portarsi dietro lo stesso Catania. Così, a fine partita i tifosi catanesi, letteralmente inviperiti verso la dirigenza e l’allenatore Mazzetti, hanno incendiato l’intera Tribuna C (cioè la Curva Sud) del “Cibali”, appiccando il fuoco in più punti con il classico cumulo di cartacce e oggetti di plastica. Considerando che la gradinata è tutta in tavolato di legno su tubolari Innocenti … ti puoi immaginare i risultati. Intervengono immediatamente i Vigili del Fuoco con gli idranti, ma vengono assaltati e malmenati di santa ragione, “colpevoli” semplicemente di voler spegnere l’incendio, ovvero porre termine alla “manifestazione di protesta”. E per essere più sicuri che un tale affronto non si ripeta, tutte le pompe d’acqua e le gomme dell’autobotte vengono tagliate utilizzando senza alcun problema coltelli a serramanico, nonostante la presenza di militi da tutte le parti. Dopodiché, assalto al piazzale degli spogliatoi a colpi di pietre e oggetti vari, con l’intento di “stanare” Mazzetti e alcuni giocatori ritenuti traditori e mercenari. Il risultato ottenuto, però, è di tutt’altro genere: decine di feriti tra le Forze dell’Ordine e i tifosi stessi, sette dei quali ricoverati all’ospedale Garibaldi.
A Brindisi finisce 0-0 col Perugia, ma anche con un violentissimo assedio agli spogliatoi, questa volta unicamente per prendersela con i giocatori perugini, rei d’aver provocato in vario modo il pubblico locale per tutti i 90 minuti. In particolare, il portiere Leonardo Grosso che, ad un certo punto della partita, raccoglie una bottiglietta di vetro piovuta dalla Curva e la consegna all’arbitro, ma proprio per questo suo gesto ora è l’obiettivo numero uno dei contestatori assedianti.
Il Perugia viene “liberato” dal Battaglione San Marco (che sta proprio a Brindisi) giusto in tempo per permettergli di prendere l’ultimo aereo per Roma (19,10), altrimenti sarebbe rimasto bloccato sul posto per tutta la notte … con tutte le conseguenze facilmente immaginabili.
L’Aquila sta perdendo (1-2) in casa col Nardò, che quest’anno è la principale, anzi … l’unica antagonista del Teramo nel girone H della Serie D, di cui noi a Pescara abbiamo un freschissimo ricordo. A dieci minuti dalla fine viene assegnato un rigore agli ospiti, ritenuti un po’ da tutti “favoriti” dagli arbitri già dall’inizio del campionato. Invasione di campo di un tifoso aquilano che riesce a raggiungere l’arbitro (nel senso che nessuno lo ferma) e lo malmena “a dovere”, mentre un altro tifoso raccoglie una pietra e la tira in testa all’arbitro stesso, tanto per non fargli mancare niente. Fuggi-fuggi generale dei 25 in campo, anche perché altre decine di tifosi rossoblù stanno saltando dai Distinti, ma serve solo a peggiorare la situazione perché gli invasori si riversano tutti negli spogliatoi e danno vita alle stesse scene violente già vissute in L’Aquila-Pro Lanciano, con tanto di danni e feriti (tra i quali c’è il massaggiatore ospite).
Molto particolare e significativa è la giustificazione data agli incidenti dai tifosi aquilani fermati dalla Polizia: “Quando andiamo a giocare in casa loro ci tocca subire anche di molto peggio, quindi abbiamo restituito giusto il minimo sindacale”.
Non si tratta di incivile “pan per focaccia”. Non si tratta di applicare il discutibile “occhio per occhio – dente per dente” biblico. Qui si tratta di decidere se le Abruzzesi di Serie D (e per certi versi anche di Serie C) possano partecipare ai campionati da protagonisti “attivi” oppure solo da zerbini “passivi” … o magari se non partecipare affatto. Perché quello che stiamo vedendo da qualche anno in qua, non appena si scende al di sotto del Biferno, è “qualcosa” che non ha niente da spartire con lo sport; men che meno con il calcio.
Il Nardò e la terna arbitrale riescono a lasciare lo stadio aquilano solo dopo le 21,00 … ed è già un grande segno di “civiltà superiore”, visto che a Nardò si sarebbe fatta come minimo mezzanotte.
A Chieti … sissignori, proprio a Chieti, e non c’è niente da ridere … la partita col Barletta era stata presentata con un titolo tutto dire: “Il Chieti deve vincere o chiude con la C”. Non l’ha fatto, avendo pareggiato 0-0, e quel che resta della tifoseria neroverde ha finalmente capito verso quale precipizio “senza ritorno” si sono incamminati. Dopo aver iniziato una sonora contestazione già durante la partita, alcune decine di tifosi si sono radunati davanti agli spogliatoi, dentro lo spiazzo della Tribuna, per contestare squadra e Angelini. Due le frasi più ricorrenti: “Ngi vingh cchiù allu camp” e “Angelini, arvatt’n a Piscar” (è infatti risaputo che il presidente neroverde abita da sempre in via Piave a Pescara, con tanto di amicizie pescaresi a tutti i livelli, anche nella tifoseria Biancazzurra; cosa che sulla collina non hanno mai digerito).
Il Messaggero “chietino” sollecita: “Occorre prendere una decisione al più presto, oppure non resta che cominciare a programmare sin da ora la pronta risalita dalla Quarta Serie, verso cui la squadra sembra inevitabilmente avviata” … Ma come? Non avevate detto che questo sarebbe stato il momento per tirare la volata alla capolista e piazzare l’allungo decisivo, fino a superarla in scioltezza sul filo di lana? E vi arrendete proprio sul più bello? Ma dai!… il campionato è ancora lungo, bastano due vittorie di fila …
Il Tempo “chietino”, invece, propone un’interessante rivelazione: “Secondo un collaboratore molto vicino ad Angelini, ci saranno clamorose novità subito dopo i due derby con la Pro Vasto e il Pescara”. Tutti pensano alle dimissioni, alla cessione della Società, ma il mistero resta intatto. E soprattutto … perché proprio dopo la partita col Pescara? Un validissimo motivo ci sarà senz’altro, perché a Guido Angelini puoi rimproverare tutto quello che vuoi, ma di sicuro è una persona che non lascia niente al caso. C’è addirittura chi assicura di avergli estorto una confessione: starebbe cla-mo-ro-sa-men-te pensando addirittura di entrare nell’A.S. Pescara come successore di Salvatore Galeota; di cui infatti è grande amico e confidente (al di là delle ovvie apparenze calcistiche). Mah!… è un’ipotesi che a dir poco ci disorienta. Staremo a vedere (prevedo una via Piave piuttosto “affollata”, nei prossimi giorni …).
Pensi che i casini siano finiti qua? Manco per niente!
Decidiamo, insieme a tutti gli altri della comitiva, di andare nel tardo pomeriggio al “capannone” di via Pepe (ottimisticamente chiamato “Palazzetto dello Sport” …), dove è in programma la trasmissione a circuito chiuso di Nocerina-Pescara; una grande emozione sia per noi, che possiamo rivivere quei 90 minuti con “la pace dei sensi” … si fa per dire … sia ancor più per i tantissimi che non sono potuti andare a Nocera.
Si tratta di una iniziativa dell’Elettronica Borrelli (il cui titolare Antonio è anche il papà del nostro amico Roberto), che già da qualche anno si reca in trasferta al seguito del Pescara, o perlomeno nelle trasferte più importanti e “fattibili”, riprende l’intera partita con la propria telecamera, integrandola con la telecronaca di Sergio Di Sciascio, e poi ce la ripropone il lunedì, appunto a circuito chiuso. Per Pescara è un evento di assoluta straordinarietà: quasi non ci sembra vero poterci rivedere la partita del Pescara, un po’ come avviene in TV per le partite di Serie A … anzi molto meglio, perché il primo canale della Rai fa vedere solo la sintesi di un tempo (25 minuti circa), mentre noi possiamo goderci gli interi 90 minuti!… Roba da fantascienza, che a Pescara diviene realtà.
Questa volta abbiamo anche tre novità, sicuramente molto migliorative. Innanzitutto il luogo della trasmissione: non più il Cinema Diana di Montesilvano (che può ospitare 400 persone al massimo; 500 con quelle in piedi), ma il ben più comodo e capiente “capannone”, vista la crescente partecipazione. Poi l’orario: si inizia alle 19,00 invece delle 16,30 così da favorire chi ha il pomeriggio impegnato. E infine l’utilizzo di un schermo tipo cinema (ma più piccolo), invece dei 4 televisori che normalmente venivano piazzate ciascuna nei 4 settori della sala cinematografica. Un grande passo avanti, senz’altro.
L’ingresso è come sempre gratuito, ma chi vuole può lasciare un’offerta nell’apposita cassetta, al fine di contribuire alle spese e, non di meno, incentivare il prosieguo della splendida iniziativa; specialmente in vista delle prossime trasferte che ci attendono, l’una più “bollente” dell’altra. Anche noi lasceremmo un’offerta, davvero con tutto il cuore, se non altro per infinito ringraziamento, ma ci siamo già “dissanguati” per andare a Nocera, e al momento (giuro) non abbiamo neanche le 30 lire per comperare un pacchetto di Charms.
Un entusiasmo immediatamente spento da una secchiata di acqua gelida … tanto per cambiare.
Giunti sul posto … “capannone” chiuso e nessun cenno dei tipici preparativi che precedono questo evento. Ma che succede?
Succede che sulla porta troviamo l’avviso scritto: “Trasmissione annullata per cause di forza maggiore”.
Motivo?
A Borrelli non possiamo chiederlo, perché la troupe non è neanche venuta (del resto … a fare cosa?), ma tra le duemila persone convenute in via Pepe, col nostro stesso festoso proposito, stanno circolando diverse voci ben informate. C’è chi assicura che, nonostante i precedenti accordi telefonici, poi la Nocerina abbia chiesto di essere pagata profumatamente, per concedere il permesso alla ripresa. C’è chi assicura che la troupe se ne sia andata immediatamente, rifiutando con ovvio sdegno un tale basso ricatto. C’è chi assicura, invece, che pur di portare a termine la “missione”, il ricatto sia stato accettato, ma i tecnici sono stati lasciati vigliaccamente al loro destino, cioè all’impossibilità materiale di effettuare la ripresa perché (come abbiamo visto) lo stadio nocerino non ha nessuna postazione TV, per cui si sarebbe trattato di mettere la telecamera e il … telecronista in mezzo al pubblico, come normali spettatori … Ovvio che solo un folle “all’ultimo stadio” (per l’appunto) avrebbe accettato una situazione del genere. Capirai!… suicidio assicurato. E davanti alle forti proteste del gruppo-Borrelli, la Società campana avrebbe fatto ironicamente “spallucce”, guardandosi bene dal restituire i soldi perché … “Se non siete capaci di fare riprese televisive, non è mica colpa nostra!?” … (questa, come sempre, è la traduzione diplomatica di una ben più colorita frase).
Come si vede, quando si è bestie, lo si è sempre fino in fondo; e a volte anche un po’ oltre il fondo.
I tifosi convenuti cominciano lentamente ad andarsene con la delusione e l’incazzatura stampate in faccia, ma sarebbe meglio dire il livore verso una Nocerina che, nel suo complesso, si sta rivelando la “pecora nera” dell’intero girone. E per essere “pecora nera” nel Girone C devi impegnarti sul serio!
A distanza di 24 ore, lo sconcerto continua. Di quelli che ti costringono persino a rivedere il significato di “sconcertante”.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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Pescara Calcio 1973/74