Domenica, 18 febbraio 1973 – Link alla prima parte
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(…) è solo l’inizio di un crescendo che ti fa scoppiare il cuore dall’emozione, un qualcosa che mai avremmo immaginato.
Innanzitutto, Il Messaggero ripete l’iniziativa della bandierina biancazzurra in regalo per tutti coloro che acquistano il quotidiano, e questa volta ne veniamo in possesso anche noi, dopo aver convinto il nonno ad acquistare il quotidiano anche la domenica (giorno che lui ritiene di scarso interesse!…); ti giuro, se ci avessero consegnato una “Laurea Honoris Causa” non saremmo così felici. È di plastica leggerissima, grande circa 70 x 50 cm., rigorosamente a strisce verticali biancazzurre con al centro la scritta “Forza Pescara” in nero; sul bordo inferiore (e più in piccolo) c’è la scritta “omaggio de Il Messaggero”. L’asta è, in realtà, un tubo di plastica grigio scuro e lungo circa un metro, di quelli usati dagli elettricisti e da noi ragazzi per fare le cerbottane … perciò, ti puoi immaginare che atmosfera splendida c’è nei pressi di ogni giornalaio, con cataste di bandiere arrotolate e altre attaccate da tutte le parti, sventolate a meraviglia dalla leggera brezza marina.
Nel giro di due ore, tutta la città pullula di bandierine sventolanti dalle mani dei bambini (e dei … meno bambini), dalle automobili, motorini o biciclette che siano; ma ce ne sono molte issate anche su finestre e balconi dei palazzi.
Lo stesso Messaggero ha messo in palio anche dieci biglietti per la partita, che vengono estratti in mattinata tra tutti coloro che hanno acquistato una copia del quotidiano, ognuna delle quali ha, infatti, un numero di codice stampato sulla prima pagina, in alto a destra.
Qualcosa di molto simile accade anche con Il Tempo che, da parte sua, questa mattina regala un poster del Pescara (di fatto, un’intera pagina a colori del giornale) e un bellissimo adesivo biancazzurro con la scritta “Forza Pescara”, grande circa 13 x 9 cm. e in doppia versione: quello che si attacca all’esterno del vetro e quello che si attacca all’interno … così nessuno lo può staccare. Per cui, come da facile previsione, a mezzogiorno non si trova più una sola copia dei due quotidiani in tutta Pescara, cosa con pochissimi precedenti in città.
Ma allo scoccare del mezzogiorno sono già accadute diverse altre cose, l’una più travolgente dell’altra.
Non mi riferisco solo ai caroselli di auto imbandierate, che da almeno due ore stanno scorazzando su e giù per tutta la città a tutto clacson. E non mi riferisco nemmeno all’improvvisa comparsa di bancarelle che vendono esclusivamente “attrezzi” per il tifo biancazzurro, quali bandiere, sacchetti di coriandoli, trombette a spray e … sottobanco anche cartucce per pistole lanciarazzi. Non le avevo mai viste prima d’ora, anzi credevo non esistessero affatto, ed invece ce n’è una davanti la stazione centrale e una a piazza Salotto (ma, mi dicono, altre due sono anche nei pressi dello stadio). Mi riferisco, invece, al … funerale. Sì, proprio un funerale vero, il funerale del Teramo organizzato nei minimi particolari. Tant’è che, insieme a Davide e Tiziano, stamattina avevamo deciso di andare allo stadio per gustarci interamente l’immediata vigilia, sicuri che il funerale ci sarebbe stato solo un’ora prima del fischio d’inizio, ma abbiamo velocemente cambiato programma perché sta accadendo qualcosa di imperdibile.
Tutto ha inizio giovedì scorso, quando un gruppo di tifosi, facenti capo al noto circolo biliardi di via Firenze, si è recato da Esteno Caporale (… chiedo scusa, ma non posso fare a meno di grattarmi …) per commissionargli un funerale in piena regola, con tanto di bara vera in noce, corone di fiori, candele bianche e azzurre e gli immancabili manifesti funebri da attaccare in tutta la città, proprio come si fa per un qualsiasi funerale. Ti puoi immaginare la faccia degli impresari quando, domandando chi fosse il defunto, si sono sentiti rispondere: “la S.S. Teramo”! E c’è voluto del tempo, oltre che un bel po’ di pazienza, per convincerli di non essere alle prese con uno scherzo, tanto meno con una presa in giro, ma con qualcosa di tremendamente serio; e quando spunta l’assegno con il quale pagare il funerale, un po’ tutti capiscono che più serio di così non si può.
Detto, fatto. Città tappezzata di manifesti, notizia di dominio pubblico già da venerdì, e questa mattina alle 11,30 in punto il corteo parte da via Pizzoferrato, altezza Istituto Acerbo (non ho capito perché proprio da là), per dirigersi verso la stazione, percorrere corso Umberto, sosta doverosa a piazza Salotto, quindi via Nicola Fabrizi, via Venezia, rientro su corso Vittorio Emanuele, sosta in piazza Duca d’Aosta, ponte “vecchio”, viale Marconi, viale Pepe, stadio Adriatico, arrivando così comodamente per l’ora in cui aprono i cancelli.
Chi non assiste di persona a queste scene, farà molta fatica a capirne il livello raggiunto: un vero “minestrone” di emozioni! Dalla pelle d’oca, per l’incredibile realismo creato, al doversi piegare in due per il troppo ridere, in mezzo c’è di tutto!
Il vero capolavoro, però, è la celebrazione del funerale dentro lo stadio, prima della partita.
Manca poco meno di un’ora al fischio d’inizio e sembra già di rivivere la nostra “prima volta” coincidente con quel Pescara-Pro Vasto di tre anni fa, essendo presenti non meno di 15.000 spettatori. Considerando che tutte le squadre del circondario giocano in casa, e tutte in partite di richiamo, è chiaro che oggi all’Adriatico ci sono solo tifosi biancazzurri purosangue, senza nessun sgradito ospite (della collina) venuto a tirarsela … Forse anche perché hanno già abbondantemente capito che quest’anno è del tutto inutile spendere soldi in benzina e biglietto per venire a … perdere tempo all’Adriatico: quest’anno non ce n’è per nessuno, tantomeno per i gufi.
Un pubblico da far invidia ad almeno mezza Serie B e, molto probabilmente, anche ad alcune di Serie A, se solo si considera che insieme a Juventus, Milan e Inter la stanno giocando Ternana, Lanerossi Vicenza, Verona e Atalanta; scambiamoci di posto con queste quattro tifoserie, magari anche con quelle del Cagliari e della Sampdoria, e poi vediamo cosa succede.
La tifoseria teramana, organizzata dal locale e storico Club Biancorosso, è senz’altro vistosa, ma neanche paragonabile a quella vastese del novembre ’69, essendo valutabile intorno alle mille unità, tutti raggruppati in tribuna inferiore lato nord, con quattro-cinque bandiere biancorosse il cui sventolio ha già provocato diversi tafferugli. Infatti, dopo l’accoglienza scarsamente simpatica dell’andata, i tifosi pescaresi l’avevano giurato: “Non vi impediremo di venire a Pescara, perché la nostra è città civile e ospitale, ma dovrete stare in silenzio per tutta la partita, senza far comparire nemmeno un fazzoletto biancorosso”. In effetti, così è, se non per qualche “svelto” che ha voluto provarci, pagandone subito le conseguenze.
Tutto torna a posto finché dalla maratona entra sulla pista di atletica il corteo funebre, alla cui testa c’è “Dantuccio” il fotografo, con tanto di tonaca e cordone veri, prestati dall’amico padre Corrado (convento dei Colli). Segue la bara del “caro estinto”, tenuta in spalla da quattro persone e ammantata da una bandiera biancorossa. Dietro la bara c’è Ivo Melatti, detto anche il “Toscanini della Nord” (per la sua eleganza e fermezza nel trascinarsi dietro tutta la Curva) che si strugge in lacrime e si esibisce in gesti di “autentica” disperazione, al punto da far venire persino il dubbio che sia vera. Al suo fianco Nino Piscione, perfettamente truccato da prete (sfido chiunque a dire che sia “finto”) e Andrea Di Giovanni nelle vesti di becchino che, con un sonorissimo fischietto, detta i tempi della cerimonia e, nel contempo, richiama la partecipazione diretta del pubblico in determinate fasi.
Impossibile descriverti l’atmosfera dell’Adriatico.
Ivo Melatti
Ovazioni oltre il limite del delirio, gente che sta crepando dal ridere, altri con il fazzoletto in mano perché lacrima letteralmente … dal ridere, s’intende! E altri ancora che la prendono fin troppo sul serio e approfittano dell’occasione per vomitare tutto il rancore accumulato verso chi, all’andata, non ha fatto altro che apostrofarci con “Zingari – zozzoni – pesciaroli puzzolenti – Serie D per tutta la vita” e altre simpatie del genere. Per quale motivo? Non si sa.
E siccome essere cretini significa esserlo sempre sino in fondo, i tifosi teramani presenti oggi all’Adriatico hanno la “bella” idea di reagire malissimo, di fronte a quanto sta accadendo. Dapprima iniziano a fischiare sonoramente, visto che la Tribuna coperta li favorisce in tal senso, e poi addirittura si lasciano andare di nuovo ad uno “zin-ga-ri – zin-ga-ri” che si sente benissimo, sempre grazie al rimbombo generato dalla copertura. Seguono cinque minuti di guerriglia autentica perché, nonostante i pescaresi di quel settore siano tradizionalmente i più “tranquilli” in assoluto di tutto lo stadio, non esitano un istante ad avventarsi su questa gente che sta ricambiando nel peggiore dei modi l’ospitalità fin troppo paziente ed educata, rispetto a quanto hanno meritato nella partita d’andata.
Gente del tutto incapace di accettare il folklore, vera e insostituibile spina dorsale del tifo calcistico, scambiato invece per arrogante presa in giro e maleducazione. Incredibile!
I tafferugli attirano l’attenzione di tutto lo stadio, e in particolare della tribuna stampa (che, com’è noto, si trova a pochi metri di distanza, in coabitazione con la tribuna d’onore). Non solo, ma il rischio di degenerare è molto alto perché quelli della Tribuna superiore hanno capito quanto sta accadendo e si stanno portando di sotto in gran numero; persino una ventina dei Distinti tenta l’invasione per attraversare tutto il campo e portarsi sotto la Tribuna. Senza contare che quelli della Curva Nord (oggi piena come un uovo) stanno lanciando ogni sorta di oggetto verso il settore biancorosso, peraltro particolarmente a portata di mano, e nonostante che l’ingresso di Maratona sia pieno di Forze dell’ordine … Mentre tutto il resto dello stadio intona un “mon-ta-na-ri – mon-ta-na-ri” seguito da uno spassosissimo “beeee! – beeee! – beeee!” che di certo avranno sentito anche a Montesilvano e Francavilla.
Siccome era evidentemente tutto previsto, il massiccio intervento di Polizia e Carabinieri riporta la calma in pochi minuti, anche grazie all’indiretta “collaborazione” dei teramani stessi, i quali impiegano pochissimo a capire che non è aria e che la cosa più saggia da fare è starsene buoni-buoni nel loro cantuccio, magari ringraziando Dio per non essere stati cacciati a zampat’in culo dallo stadio.
Caro teramano, prova a fare la metà di tutto questo ad Andria, Martina Franca o Poggiardo e poi ti accorgerai in che “altro pianeta” ti trovi oggi. A parte che vorrei sapere da quanti secoli non ti accadeva di poter vedere una partita comodamente seduto su gradoni veri, in cemento … hai presente quel materiale moderno, color grigio …? Ecco, proprio quello … non i gradoni di terra, pietre e erbacce varie a cui sei abituato. E da quanto tempo non ti vedevi una partita “intera”, anziché “a scacchi” per causa della visibilità ostruita da recinzioni e ferraglie varie arrugginite?
Il giro di campo del funerale continua sulla pista d’atletica tra boati di divertimento e lo sventolio di centinaia e centinaia di bandiere biancazzurre (di cui due terzi almeno sono quelle regalate da Il Messaggero) sparse in tutto l’anello delle gradinate. Finché il corteo funebre non arriva davanti ai Distinti. E qui c’è la scena madre.
Tutto il settore (ma direi tutto lo stadio) è in piedi, e proprio al centro, in prima fila, viene innalzato lo striscione azzurro con la scritta bianca “I Fedelissimi”. È l’esordio ufficiale dell’omonimo gruppo, come si sa esistente da qualche tempo, che però solo oggi diventa a tutti gli effetti il terzo Club Biancazzurro (dopo il Sayonara e Lo Scoiattolo), considerando che “La Sirena” (stabilimento balneare) non si è mai costituito ufficialmente in vero e proprio Club, pur essendo tale a tutti gli effetti.
Semmai, è importantissimo mettere in evidenza che I Fedelissimi costituiscono il primo gruppo “simil-ultras” mai comparso a Pescara, poiché quello storico di Ivo, Cecchino, “la Garibaldi” e “lu professor” non può comunque definirsi tale.
Fernando Trisi, “lu professor”
In pratica, sono tutti gli amici della comitiva di Davide, Testino e Montalbano, più i vari Rudy, Gianfranco, Sabatino, Gianni “il brutto”, Gianni “lu barbir” (Massascusa, quello della rivolta per Pescara Capoluogo), Marcello “bumbular”, Pietro “lu’mbriacon”, i fratelli Marcello e Valerio Celsi, il mitico Cenzino, Eugenio eccetera, eccetera … tutti facenti capo al citato Circolo Biliardi ENAL di via Firenze 65, dove infatti si incontrano tutti i pomeriggi; per cui, si tratta di un gruppo molto consolidato anche dal punto di vista interpersonale: ed è un particolare di estrema importanza.
Oltre allo striscione, esordisce anche il primo canto in assoluto che entra a far parte del tifo pescarese, finora incentrato esclusivamente su slogan scanditi e mutuati dalla politica. Si tratta del ritornello tratto dal famosissimo “Na Na, Hey Hey, Kiss Him, Good Bye” che sta spopolando nella hit parade già da oltre un anno e che propone quel “good bye” quanto mai appropriato ad un’occasione come questa: Addio Teramo!… A mai più rivederci!… Per cui, l’entusiasmo e la partecipazione dell’intero pubblico sono assicurati, se non altro per l’accompagnamento con il battimani.
Ho la pelle d’oca nel vero senso del termine, come mai m’era capitato finora dentro uno stadio, e forse nemmeno fuori.
Poggiata la bara a terra, i componenti del corteo si inginocchiano tutt’attorno per la benedizione “urbi et teramo”, mentre Ivo dà il meglio di sé come, stai pur certo, nemmeno il miglior Alberto Sordi riuscirebbe a fare in questa occasione.
Dopodiché, aprono la bara e tirano fuori un manichino vestito con la divisa del Teramo, che subito viene preso a calci da tutti, fino ad essere gettato (a calci, appunto) dentro il fossato che separa campo e gradinate, tra gli ululati di sfottò di tutto lo stadio.
E i teramani zitti e buoni, senza dire una sola mezza parola. Ecco, bravissimi!… c’è voluto un po’ di tempo e di pazienza, ma avete imparato come ci si comporta e si porta rispetto. Visto che questa trasferta, ancor prima della partita in campo, vi è già servita a qualcosa?
Non ancora inizia la partita, ma il prezzo del biglietto è già ampiamente giustificato da uno spettacolo davvero “extra-ordinario”. Di fatto, potremmo già tornarcene a casa felici e soddisfatti. Invece restiamo eccome, perché ora deve arrivare la seconda parte del capolavoro.
Finita la benedizione “urbi et teramo”, tutto il corteo funebre completa il giro della pista d’atletica ed entra sugli spalti passando dall’ingresso di maratona, quindi attraverso il cancello della Curva Nord. Nel frattempo, però, lo stadio si è affollato ancor più di quanto non lo fosse già, in particolare i Distinti sono esauriti in ogni posto disponibile e non c’è più un solo buco libero; nemmeno per la ventina di Fedelissimi che hanno partecipato all’organizzazione del funerale. Così, mentre Ivo e i suoi non fanno molta fatica a trovare posto nel loro storico settore (Curva Nord, lato maratona), da dove non li smuoverebbero neanche le cannonate, gli altri si avviano lungo il corridoio centrale con la bara in spalla, tra il delirio generale del pubblico. Manca Dantuccio che (si sparge subito la voce) si è sfilato il cordone regalatogli da padre Corrado ed è andato a deporlo dietro la porta dello spogliatoio biancazzurro come portafortuna, chiedendo di non toccarlo da lì per nessuna ragione al mondo, fino alla fine del campionato.
Per cui, un buon gruppo di Fedelissimi è costretto a ripiegare in Curva Sud lato Distinti, unico settore dove c’è ancora qualche posto. A questo punto succede una cosa stranissima o, comunque, inaspettata: visto ciò, molti degli habitué ai Distinti centrali si alzano e si spostano anch’essi nello stesso settore della Sud perché, nonostante la visione della partita sia senz’altro peggiore, prevale il desiderio di stare tutti insieme, da veri amici o, per meglio dire, da vero gruppo “quasi-ultras” e affiatato. Io, Ciro e tutti gli altri ci sentiamo letteralmente trascinati a fare altrettanto, e in pochi minuti siamo in Curva Sud, perché vivere la partita in mezzo a loro è qualcosa di unico.
Tra l’altro, oggi hanno portato anche un secondo gruppo di trombe a batteria, oltre a quello abitualmente presente ai Distinti, ma si tratta di una sirena, del tipo “allarme-bombardamenti” in tempo di guerra (o del fine turno in fabbrica) e, proprio per questo, alle prime prove risulta ben più rumorosa dell’altra. Sinceramente, non ho ben capito a cosa possa servire, visto che non ha proprio niente di allegro, ma staremo a vedere. Poco dopo parte di nuovo il canto provato durante la “funzione funebre”, questa volta ancor più partecipata: “Na Na Na, Hey Hey Hey, Kiss Him, Good Bye” dove, però, al Good Bye viene sostituito alternativamente un “Forza Pescara” e un “Ciao-Ciao” accompagnato dal gesto della mano rivolto ai tifosi del Teramo.
Pelle d’oca assicurata anche per le pietre.
Di conseguenza, oggi l’Adriatico ha ben tre gruppi “simil-ultras”: quello della bara, in Curva Sud (ovvero gran parte de I Fedelissimi), quello che resta nei Distinti centrali, seppure quasi dimezzato, e quello di Ivo e Cecchino in Curva Nord lato maratona.
Lu professor e Cecchino
Se poi consideriamo che anche la Tribuna sembra “infiammata” più del solito, e non solo per la presenza dei teramani, si direbbe che si stia preparando una vera bolgia, vista la facilità con cui tutto il resto dello stadio si lascia trascinare dai “lanciatori di tifo”.
L’altoparlante scandisce le formazioni delle squadre, tra le ovazioni isteriche per quella degli … “zingari – pesciaroli” e una cascata di fischi assordanti per quella dei … “montanari – pecorari” mentre due de I Fedelissimi in Curva Sud alza la bara, affinché sia ben visibile ai … diretti interessati, e altri due battono le mani sul fondo a mo’ di tamburo che richiama l’attenzione sonora … nel caso qualcuno dei “montanari” si fosse momentaneamente distratto. È uno spasso senza fine. Anzi, la prossima volta che all’Adriatico è prevista una cosa del genere, conviene venire dopo aver indossato un … pannolone, poiché il farsela addosso per il ridere diventa un rischio molto serio.
Subito dopo lo speaker annuncia: “Arbitra l’incontro il signor Lo Bello di Siracusa”. Ho avuto un sussulto (e non credo di essere stato il solo), ritenendo quasi impossibile che mandassero un arbitro di tale levatura ad arbitrare in Serie D, neanche per una partitissima come questa, ma ben presto è tutto chiaro: si tratta di Rosario Lo Bello, figlio d’arte del famosissimo arbitro internazionale (e onorevole) Concetto Lo Bello, attualmente ritenuto il migliore al mondo persino dagli inglesi, e ho detto tutto!…
Per l’occasione, accade un’altra cosa molto particolare: mentre il nome dell’arbitro, qualunque esso sia, viene sempre accompagnato da sonorissimi fischi e insulti ancor più pesanti, questa volta piovono applausi convinti, quasi un’ovazione che pare voglia essere una sorta di ringraziamento per aver onorato Pescara con tale presenza; per la serie: un nome, una garanzia.
Segue uno stadio Adriatico da piangere per la commozione e per la gioia: è quasi interamente coperto da bandiere biancazzurre e, nel contempo, scosso da fragorosi ed emozionantissimi spari di mortaretti, integrati dal baccano dei due gruppi-trombe (la sirena è una vera tortura per i timpani) e dalle tre lanciarazzi (una in Nord e due ai Distinti) che finora non avevamo mai visto né sentito dentro uno stadio.
È un sogno. Ma purtroppo anche l’ennesima pugnalata al cuore: se penso che, con questo stadio, con questo pubblico e con questo tifo, stiamo parlando di … Quarta Serie! Questo è uno spettacolo che farebbe sensazione anche in Serie B, e noi stiamo perdendo tempo con Putignano, Termoli, Bitonto, Nardò, Santegidiese, Poggiardo e Teramo?
Dio mio!… Ma perché ci fai questo?…
Inizia la partita, e bastano pochissimi minuti per capirne l’andazzo: Pescara all’assalto a testa bassa, e Teramo in bambola che più in bambola non si può; tra uno stadio finora visto solo in cartolina e un tifo che possono sognarsi solo la notte di Natale, di fatto i biancorossi non ci stanno capendo niente.
In tema di tifo, è finalmente chiaro il ruolo del gruppo-sirena a batteria: lo azionano ogni volta che il Teramo entra in possesso della palla e, ti assicuro, c’è da morire dal ridere, non solo perché il giocatore biancorosso sembra rincorso dall’ambulanza (del loro famoso manicomio?), ma soprattutto perché la sirena viene azionata girando una manovella posta di lato, e più giri veloce, più la sirena diventa assordante, più rallenti e più la sirena s’affloscia; proprio come nelle fabbriche alle 17,00. È davvero un divertimento da collasso isterico vedere questo qui de I Fedelissimi che, di scatto, si alza in piedi e a tutta manetta si mette a girare la manovella!…
Per cui, ciò che accade al 19° è solo quanto doveva accadere da un momento all’altro: punizione per il Pescara da media distanza, botta violenta di Franco Rosati, che già da un po’ di partite in qua è tiratore scelto per le punizioni, portiere fermo a guardare, palla che colpisce la faccia inferiore della traversa e rimbalza al di là della linea, anche se di pochissimi centimetri. Oltre al portiere, resta fermo a guardare anche Lo Bello, visibilmente impacciato nel decidere, ma il guardialinee corre deciso verso centrocampo, senza la pur minima esitazione.
Il Pescara è in vantaggio non meritatamente, ma stra-meritatamente, per la serie: una sola squadra in campo.
Apriti cielo! Proteste furiose dei teramani, sia in campo che sugli spalti, di fatto dando vita allo stesso risultato: rissa in campo, tafferugli sparsi sulle gradinate perché, per l’occasione, vengono “tanati” anche altri due gruppetti di tifosi biancorossi, finora rimasti assolutamente anonimi e mimetizzati alla perfezione: uno nei Distinti lato Nord, e uno in Curva Sud, a pochi metri da “quelli della bara”; ti lascio immaginare!… Si va avanti per più di un quarto d’ora con più di metà stadio in piedi: chi “alimenta” le scazzottate, chi cerca di bloccarle, e chi ci sta “godendo” (ripensando appunto alla partita d’andata). Per cui, la parola che risuona in continuazione nell’aria è “sedutiiiii!” … disperatamente invocata da chi si disinteressa del tutto dei teramani e vorrebbe vedere la partita.
Non c’è bisogno che intervenga la Polizia a sedare gli animi, perché il gruppetto biancorosso dei Distinti (circa un centinaio) decide ben presto di andarsene, non so se abbandonando definitivamente lo stadio oppure sparpagliandosi un po’ qua un po’ là come semplici spettatori. Il gruppetto della Curva Sud (altro centinaio, all’incirca) viene invece accompagnato da alcuni Carabinieri in Tribuna inferiore e riunito agli altri teramani là presenti, facendolo passare attraverso il cancello di divisione tra i due settori; è l’unica cosa da fare per evitare che questa partita finisca sulle pagine di Cronaca nera, dei giornali di domani. Sì, perché siamo davvero al colmo del colmo: i teramani ci stanno accusando di essere “protetti” dagli arbitri, e che “chi comanda” sta facendo di tutto per riportarci subito in Serie C!… in altri termini, che abbiamo la promozione “parlata” già da quest’estate. E ce lo stanno “dicendo” a casa nostra!
Quando ti dico che questa è la Serie D, mi riferisco a tutti i livelli, pregandoti di comprendere fino in fondo il significato di quel “tutti”.
Nonostante si sia solo a poco più di metà primo tempo, è opinione generale che la partita sia praticamente finita, perché da una parte c’è il Pescara migliore della stagione, sia dal punto di vista tattico che tecnico, dall’altra parte c’è il Teramo che continua a non capirci niente, letteralmente paralizzato dal “dove” e con “chi” sta giocando; in-fondo-in-fondo, ragionando con spirito distaccato, c’è da capirli e, secondo me, anche da giustificarli.
Nel secondo tempo c’è ancora spazio per un bruttissimo fallo di reazione di Palantrani su Rigotto che, oltre alla logica espulsione, provoca nuovamente tafferugli sugli spalti: per i teramani, questo è l’ennesimo episodio che confermerebbe la loro convinzione sulle manovre sfacciate a favore del Pescara. E se tafferugli ancora peggiori non si registrano anche in campo, è solo grazie alla grande intelligenza dei biancazzurri poiché, t’assicuro, i presupposti per una rissa colossale ci sono tutti; basti ricordare Moro a Trani, lo scorso anno.
Figurati, poi, quando viene espulso anche l’allenatore Della Penna!… che, per la cronaca, sin dal primo minuto sta provocando alla grande squadra, panchina e tifoseria biancazzurra e ora, in preda a una crisi isterica, minaccia di mettere le mani addosso a Marinelli. Pensa che 2-300 tifosi teramani sceneggiano pateticamente di abbandonare lo stadio per protesta, ma dopo trenta secondi … sono di nuovo seduti ai loro posti … quelli su gradinate vere, in cemento e con sedili in uso nel mondo civile, non terrapieni circondati da lamiere, ferraglie e pietrame vario, dove è un dramma persino stare in piedi.
C’è ancora spazio per fallire il raddoppio in almeno cinque occasioni (incredibile quella capitata a Moliterno) e farci arrivare così verso la fine della partita con un risicato vantaggio minimo che è l’ideale per morire di crepacuore, specie quando bisogna ragionevolmente tirare i remi in barca perché s’è speso moltissimo, raccolto il minimo, e si concede all’avversario la possibilità di rialzare la testa.
Di fatti, il Teramo non si fa certo pregare, e proprio sul finire riesce a mettere piede per la prima volta nella nostra area, creando due azioni da gol letteralmente regalate dalla difesa biancazzurra, del tipo: “prego, s’accomodi pure”, e stupidamente gettate al vento da “non so chi” in maglia rossa. Sono le uniche due occasioni in cui i tifosi teramani tentano di abbozzare il loro classico incoraggiamento alla squadra: “For-za – Teramo – for-za – Teramo”, ma vengono immediatamente subissati da una valanga di fischi, dalla puntuale visione della bara, alzata più che mai in alto e percossa a mo’ di tamburo, e dall’incombente sirena che preavvisa un po’ a tutti l’arrivo dell’ambulanza … quella del manicomio, naturalmente, vera eccellenza della sanità teramana. Subito dopo un altrettanto sonoro: “Beeee! – Beeee! – Beeee!” che fa tanto gregge in alta montagna e … rinfresca la memoria sul “chi” sei e da “dove” vieni; soprattutto, “dove” sei destinato a tornare.
Messaggio giunto a destinazione forte e chiaro: i tifosi biancorossi capiscono che è ora di iniziare a sfollare, poiché la strada di casa è lunga, tortuosa e buia … molto buia dopo ‘na cert’ora!…
Così, la solita partita da 4-0 finisce solo 1-0 perché … se prima del 90° non “moriamo almeno un po’” non ci divertiamo; ma è comunque abbastanza per salutare il Pescara radunato a centrocampo con lo stesso meraviglioso sventolio di bandiere biancazzurre e il fragoroso sparo di mortaretti; tutto ancora più bello ed emozionante di due ore fa. Da brividi.
L’operazione-aggancio è dunque riuscita senza particolari problemi, e lungo le scale verso l’uscita il commento è unanime: questo sarebbe il Teramo che dovrebbe impensierirci nella lotta per la promozione? Questa squadra qui, alla quale (per inciso) abbiamo preso tre punti su quattro, è sì e no da metà classifica, non un gradino più su. Finora se l’è spassata al primo posto solo perché, al contrario del Pescara, gli gira tutto per il verso giusto, realizza il 90% delle occasioni costruite e incontra puntualmente squadre allo sbando o piene di problemi; è bastato incontrare un Pescara appena decente, e per due volte ci ha sbattuto il muso. Non per niente, il nostro portiere Ventura oggi è stato in campo solo per fare numero, e avrebbe potuto benissimo portarsi una sdraio, un giradischi e un’aranciata con cannuccia: zero-parate-zero.
L’altro commento dominante in mezzo alla tifoseria pescarese è tanto gioioso quanto amaro nel “retrogusto” che lascia percepire: “Dovevamo retrocedere in Quarta Serie per vivere (finalmente) una giornata così entusiasmante e divertente sotto ogni punto di vista”?
E hanno ragione, perché qui ci sono intere generazioni di tifosi che fino ad oggi non sapevano neanche cosa fosse una giornata di felicità allo stadio, avendo vissuto (almeno da dieci anni a questa parte) tante delusioni, altrettante amarezze e soprattutto anonimati di uno squallore indicibile che, per certi versi, sono peggiori delle amarezze.
Tra questi ci siamo anche io, Ciro e Davide, rimasti letteralmente rapiti da ogni minuto vissuto sin da ieri. È un qualcosa che va molto oltre le pur grandi e indimenticabili emozioni di quel Pescara-Pro Vasto; anzi, è persino impossibile un paragone. Dunque, oggi è per tutti noi della comitiva il giorno di un’altra svolta fondamentale: la veste del “semplice” tifoso si rivela sempre più stretta, poiché sta emergendo netta e chiara la tendenza ad una militanza “ultras” di per sé incontrollabile.
Non puoi controllare ciò che sgorga dall’anima, prim’ancora che dalla mente.
Sulle gradinate si stanno allungando le spettacolari luci e ombre del tramonto, ma sparsi là e qua restano ancora piccoli gruppetti di 4-5 tifosi che, come d’abitudine, aspettano il deflusso completo del pubblico per poi uscire più comodamente. Nel frattempo, raccolgono giornali, bicchieri di carta e quant’altro di infiammabile per farne un falò attorno al quale riunirsi e commentare la partita, restando dentro lo scenario in cui s’è giocata. Davvero molto suggestivo. E così, nonostante il sole sia già sparito dietro al Gran Sasso, in pochi minuti l’Adriatico s’illumina di nuovo grazie a questi fuochi sparsi un po’ in tutti e quattro i settori. Non servono né a riscaldarsi, né a facilitare il lavoro degli spazzini che domattina puliranno lo stadio; è semplicemente un rito, il rito del “falò gioioso” che si ripete alla fine di ogni partita, come a voler dire: anche per questa volta shta tutt’apposht’!
Mentre in lontananza si sentono già numerosissimi i clacson delle auto imbandierate che si avviano in corteo verso il centro, tra due ali di tifosi che, a piedi, fanno lo stesso sui due marciapiedi di viale Marconi e viale D’Annunzio. Dove stanno passando anche le tante auto targate TE. Per loro, una tortura senza fine, ma è il minimo che devi mettere in conto, nel momento in cui decidi di venire a Pescara, per di più con un’arroganza da ricovero immediato; in manicomio, naturalmente.
Lunedì, 19 febbraio 1973
Sfoglio il giornale per godermi ogni goccia del successo sul Teramo, come pure la classifica, ed invece mi (e ci) tocca sorseggiare l’immancabile calice amaro che arriva puntuale per farci andare di traverso questo “accenno” di felicità.
Ieri, all’Adriatico c’era anche l’esattore comunale, e dopo la partita si è recato dai dirigenti per sequestrare l’incasso della partita, tra l’altro con una velocità tale che il segretario Cortellini non ha avuto neanche il tempo di contare i soldi e, quindi, di quantificare la cifra esatta; si saprà solo dopo, e solo grazie all’esattoria, che ammonta a 6.700.000 lire poiché i restanti 5.800.000 lire erano stati incassati in prevendita (e messi al “sicuro” …). Motivo? Risulta che l’A.S. Pescara, a partire dal 1960 e fino ad oggi, non abbia mai versato nelle casse comunali le previste tasse sugli stipendi (il famoso modello “C2” sulla cosiddetta “ricchezza mobile”), accumulando così un debito di lire 32.000.000 (ma c’è chi assicura che sarebbero 55.000.000 di lire). Questo significa che l’esattore si ripresenterà a ogni partita casalinga per sequestrare tutto il sequestrabile, fino a raggiungere i 32.000.000 di lire.
Galeota reagisce malissimo, e con tutte le ragioni di questo mondo: “Cosa c’entro io con il 1960? Se non si risolve immediatamente questa assurdità non esiterò un istante a ritirare la squadra dal campionato”. Cosa che non farà mai perché lui per primo sa benissimo che è esattamente quanto spera il “genio” organizzatore di una tale sovversione … o possiamo chiamarla in qualche altro modo?
Basta chiedersi come mai un gesto del genere venga messo in atto proprio in questo momento cruciale del campionato … non due mesi fa o fra due settimane, ma proprio adesso!… per capire che c’è sicuramente qualcuno a cui lo sfascio del Pescara fa molto comodo, anzi non aspetta altro e le sta escogitando tutte per riuscire a realizzarlo.
E non credo proprio che si tratti di “alcuni” giornalisti, come ipotizzato da “alcuni altri” giornalisti e da Galeota stesso. Figuriamoci!… sarebbe come tagliarsi gli zebedei per far dispetto alla moglie … con l’ovvio risultato di restare definitivamente senza zebedei, mentre la moglie ha un motivo in più per andare a cercarseli altrove. Metafora che nel calcio si addice alla perfezione; tanto più a Pescara.
Un esempio? Lo sanno tutti che i 6.700.000 lire sequestrati sarebbero serviti in settimana per pagare gli stipendi ai giocatori. E lo sanno tutti che i giocatori senza stipendio calano inevitabilmente di concentrazione, finendo inevitabilmente per rendere molto meno di quanto potrebbero; cosa significherebbe rendere meno proprio in queste domeniche non devo certo spiegartelo io, vero? Tanto più se consideri che stranamente, “molto stranamente”, è stata subito rifiutata la rateizzazione di questo debito, invece sempre concessa in occasioni del genere, per cui sequestrare tutti i prossimi incassi casalinghi, sino al raggiungimento della cifra dovuta, significa che il Pescara non avrà più un soldo a disposizione fino alla fine del campionato. A meno che non andiamo in 50.000 alla prossima partita casalinga.
E non è tutto. Negli ambienti dei tifosi circola con insistenza una voce secondo la quale da un anno a questa parte le varie Autorità giudiziarie e finanziarie stanno ricevendo una valanga di lettere, tutte tendenti a creare grossi problemi pressoché irrisolvibili all’A.S. Pescara, e sempre per lo stesso motivo: causarne lo sfascio definitivo in tempi brevi, per poi “pasteggiare” sul cadavere. Anche in questo caso, posso farti un esempio illuminante: la Cassa di Risparmio di Pescara e Loreto Aprutino si è ricordata “solo ora” (guarda caso!) di avere un credito di 150 milioni nei confronti dell’A.S. Pescara (riguardante un mutuo) e non ha perso tempo nel presentare denuncia civile, né gli uffici giudiziari hanno perso tempo ad accoglierla: udienza fissata per il prossimo 15 marzo (normalmente, come si sa, passano anni!… ).
Vuoi un’altra “chicca”? Sempre ora, e “solo ora”, D’Ambrosio, Serafini, Giampietro, D’Angelo e Di Marcantanio (tutti ex consiglieri dell’A.S. Pescara) si sono “improvvisamente” ricordati che Galeota è (secondo loro) insolvente per circa 450 milioni e, senza far passare un giorno di più, presentano denuncia penale più istanza di fallimento alla Procura della Repubblica la quale, con straordinaria celerità, affida le indagini del caso al tenente colonnello Lepore, della Guardia di Finanza, al fine di accertare quanto denunciato.
Di fatto, un massacro a cielo aperto. E per fortuna abbiamo Tom Rosati, vero insuperabile maestro nel saper gestire anche le situazioni più “tragicomiche” … o “pescaresi” che dir si voglia.
Dei tifosi, che riempiono l’Adriatico anche in un campionato parrocchiale come la Quarta Serie, del primo posto raggiunto nonostante i diecimila problemi, e dell’immagine di Città anche a livello nazionale non interessa proprio niente a nessuno; al di là delle tante belle parole dette e scritte fino ad oggi, l’una più vuota e schifosamente viscida dell’altra.
Tantomeno interessa al nostro caro sindaco, il “professor D’Incecco”, la cui ormai chiarissima guerra aperta a Galeota è di sicura matrice politica e, in quanto tale, per lui viene prima di ogni altra considerazione. Cioè … fatemi capire: il Nome di Pescara viene domenicalmente infangato dal doversi confrontare con “entità” misteriose, neanche presenti sulla cartina geografica e, invece di unirsi tutti … ma proprio tutti!… con l’unico obiettivo di uscirne prima di subito, state mettendo in atto infantili ripicche per una stupidissima, meschina e volgare appartenenza politica? Città ben più piccole e meno calorose di Pescara stanno giocando … in campionato!… non in amichevole estiva … con Juventus, Roma, Milan, Inter, Napoli eccetera, o mal che vada con Perugia, Genoa, Bari, Brescia e Catania … noi dobbiamo sorbirci Bitonto, Sulmona, Putignano, Manduria, Santegidiese e Pro Lanciano … e quello che dovrebbe essere il “padre” del popolo pescarese (che lo ha eletto e gli paga lo stipendio) non ha niente di meglio da fare che pensare solo ai suoi luridi affaracci? Addirittura, arrivando a utilizzare la Bandiera Biancazzurra come mezzo di ricatto?
Benissimo! Siccome dire Pescara significa dire tutta la massa di tifosi biancazzurri che, se non mi sbaglio, coincide con altrettanta massa di votanti, se ne terrà conto quanto prima; non dubitate. Il mondo è una ruota che gira e sfido chiunque a fermarla.
A Teramo, intanto, i tifosi sono in aperta polemica con la loro Amministrazione comunale, alla quale hanno immediatamente sbattuto in faccia l’inevitabile amara realtà: “Visto che stadio hanno a Pescara? E noi? Quand’è che la smettiamo di discuterci su a vuoto e iniziamo seriamente a costruirne uno nuovo, degno di tale nome? Basta con la puntuale e annosa vergogna che dobbiamo subire a ogni partita casalinga. Basta!”.
Ma da quelle parti sono furiosi soprattutto con Rosario Lo Bello. Innanzitutto per aver convalidato un “gol-fantasma”(???) che riesce ancor più difficile da digerire ricordando quel Chieti-Teramo di alcuni anni fa, quando il Chieti vinse con un gol su punizione … indovina di chi? Proprio lui: di Tom Rosati, allora mediano neroverde, che tirò una botta da trenta metri contro la faccia inferiore della traversa. Esattamente come accaduto ieri col fratello Franco; un destino amaro, a quanto pare.
Altra accusa a Lo Bello è l’aver permesso (udite-udite!) il gioco duro del Pescara!… esattamente come aveva fatto lo scorso campionato in occasione di Nardò-Teramo; dunque, Lo Bello ce l’avrebbe col Teramo.
Ti rendi conto, a che punto siamo? Loro hanno menato a più non posso dal 1° al 90° e noi avremmo giocato “duro”!? Va bene che siamo in Serie D, dove ci tocca sentirne e vederne di tutti i colori, ma non dovrebbe esistere un limite a tutto?
Il commento teramano alla partita è altrettanto sconcertante: si ammette che i biancorossi hanno deluso, giocando malissimo, ma … “se il Pescara vince solo 1-0 contro il peggior Teramo della stagione, per di più con gol regalato e due grossi rischi nel finale, è tutt’altro che una squadra irresistibile e i biancorossi non avranno nulla da temere per la vittoria del campionato”.
E secondo te, io dovrei pure perdere tempo a commentare?
A proposito delle partite concomitanti che si sono giocate nei dintorni in contemporanea alla partitissima Pescara-Teramo e che, perciò, hanno sottratto ulteriore pubblico all’Adriatico, tra queste c’è senz’altro Montesilvano-Atessa in Eccellenza, con la squadra ospite in piena lotta per la promozione insieme a Rosetana e Avezzano. Ha vinto l’Atessa e, nonostante sia risaputa la tranquillità della tifoseria montesilvanese, a fine gara circa 150 tifosi (affatto pochi, t’assicuro) hanno assediato l’arbitro, impedendogli di uscire per circa un’ora e mezza. Ci sono voluti due lacrimogeni per disperdere gli “esagitati” (come li chiama il giornalista appena … laureato a Oxford) e consentire al cellulare della Questura di uscire per riportare la giacchetta nera al casello autostradale.
È solo un esempio per meglio capire una volta di più come le tifoserie limitrofe siano state impegnatissime per i fatti loro e non abbiano rivolto alcuna attenzione a Pescara-Teramo, ad ulteriore conferma che, togliendo i circa 1.200 teramani (compresi i due gruppetti inizialmente invisibili e “stanati” al gol di Rosati), ieri all’Adriatico c’erano come minimo 13.800 Cuori Biancazzurri allo stato puro. In Quarta Serie!…
Può sembrare incredibile, ma se ci rifletti bene ti accorgi che non lo è affatto: la tifoseria biancazzurra ha assoluta necessità, ma proprio “necessità biologica”, di entusiasmarsi lottando per un traguardo da raggiungere. Ha necessità di dare un senso concreto, e non filosofico, a ciò che sta facendo, ovvero impegnare anima e corpo in un intero pomeriggio allo stadio. Perciò non importa se si lotta per la promozione o per la salvezza, non importa se in Serie C o in Serie D, importa solo
che si lotti per qualcosa.
E quando fai dieci campionati consecutivi da metà classifica, dieci campionati consecutivi in cui già a fine novembre non hai più alcun traguardo da raggiungere, hai scelto la via più breve ed efficace per mettere in fuga il Cuore Biancazzurro. In fuga dal nulla.
Perché il nulla non appartiene al Nome di Pescara.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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