QUEL 1° FEBBRAIO… (1), di “Gaby” Orlando
01/02/2023
MONTEROSI TUSCIA-PESCARA 0-0: i 99 MINUTI con i 40mila!
01/02/2023

Lunedì, 26 gennaio 1976 – Link alla prima parte

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(…) diverse volte in passato Pescara si è mossa in treno, per seguire la squadra in trasferta (Vasto, Barletta, Bari), ma s’è trattato sempre di aggiungere alcune carrozze riservate ai normali treni di linea; mai c’è stato un treno appositamente e interamente organizzato per i tifosi, nonostante di tentativi se ne siano fatti perlomeno tre (Salerno, Lecce e Barletta), tutti negati dal Compartimento FF.SS. di Ancona con le scuse più ridicole, servite solo a coprire la ragione vera: una “invidia fracica” che genera solo pietà e misericordia. Ma questa volta non ci sono santi, perché Ngiulin’ sta smuovendo le amicizie giuste, grazie anche e soprattutto al genero (marito della figlia Tina) che lavora da tanti anni alle Ferrovie come macchinista e sa benissimo quali “vie” percorrere.
Perciò, cari e “simpaticissimi” amici marchigiani, questa volta tocca mettervi l’anima in pace: il treno ce lo dovete approvare e controfirmare. Non solo, ma potrete ammirarlo in tutta la sua “bollente” interezza, giacché sfilerà sotto le finestre dei vostri uffici per ben due volte, tra andata e ritorno … così, approfittando della sosta obbligata in stazione, potremo anche scambiarci qualche cordiale saluto; non foss’altro per ringraziarvi di tanta gentilezza e disponibilità.

Venerdì, 30 gennaio 1976 – 
Come ampiamente previsto, l’organizzazione della “Prima Freccia Biancazzurra” non ha incontrato ostacoli “sufficienti” a bloccarlo, e si sta concludendo alla grande, con un successo ben superiore ad ogni più rosea aspettativa, poiché sta facendo emergere un incredibile entusiasmo pescarese per le trasferte di medio-lunga distanza mai visto prima d’ora. E’ infatti ormai certo che verrà battuto il record detenuto dalla trasferta di Lecce del gennaio 1974 per partecipazione di massa (3.500 tifosi) in una lunga distanza (465 km.).
Il problema per noi ragazzi è, al solito, quello economico perché, alle 6,200 lire del treno dobbiamo aggiungere il costoso biglietto dei Distinti al “Mirabello” reggiano: così ha deciso il CCCB, a seguito della scarsa capienza e visibilità della locale Gradinata Nord (ospiti), ma soprattutto per la volontà di far sentire quanto più possibile il nostro tifo.
Io posso essere anche d’accordo, ma i “ridotti” dei Distinti costano 3.000 lire, e quindi fanno un totale di 9.200 lire, che per me e Ciro diventano 18.400 lire in totale … 18.400 gocce del nostro sangue!… dove andiamo a prendere una somma del genere? Senza contare che io sono sempre più a rischio di non poter entrare con il “ridotto” (riservato ai ragazzi fino a 16 anni). Se non interviene il “solito e salvifico” aiuto dei nonni, siamo nei guai sul serio, giacché papà è totalmente contrario a questa nostra trasferta (tanto per cambiare…), figuriamoci se ce la finanzia anche solo in parte!
Dopo gli inevitabili “tafferugli in famiglia” (… a stento sedati dalle Forze dell’Ordine…), e conseguenti “minacce” tra le opposte fazioni … abbiamo risolto il “problemino” a nostro favore (avevi qualche dubbio?…), e oggi pomeriggio siamo andati a fare i biglietti al Regalo Artistico. Siamo al vagone n. 16, peraltro completato pochi minuti dopo di noi, e ancora non riesco ancora a crederci: abbiamo tra le mani i biglietti (del treno e dello stadio) di quella che per noi è la trasferta più lunga in assoluta, la prima al Nord che va oltre San Benedetto del Tronto. Non esagero se ti dico che li sto maneggiando come se fossero preziosissimi “Titoli di Stato”.
Proprio mentre siamo là, il signor Manzo sta telefonando in stazione per avere il placet ad aggiungere altri 4 vagoni, assolutamente necessari per soddisfare le continue richieste, e anche un vagone-ristoro dove poter acquistare bibite, panini o i cestini-viaggio normalmente distribuiti sui treni di linea (al costo di 1.500 lire). Significa che il treno sarà di 21 vagoni … una cosa impressionante! Ma te l’immagini 21 vagoni tutti biancazzurri? Pensa che il treno più lungo in circolazione dalle nostre parti è l’Espresso del Levante Lecce-Torino (transita a Pescara intorno alle 3,00 di notte) che, con i suoi 15 vagoni, già appare qualcosa di “mostruoso”; immagina cosa possano essere 6 vagoni in più!…
Sto tremando come una foglia per l’emozione. Una vera e propria estasi.
Abbiamo di fatto azzerato i nostri miseri risparmi, ma mai furono spesi meglio di così.
Cambiando argomento, ieri c’è stata anche un’altra “sentenza-capolavoro” della cosiddetta Giustizia Sportiva a proposito del calcio abruzzese, più precisamente per la partita L’Aquila-Nola (1-0) di Serie D girone G.
Sin dal primo minuto della partita, perciò con evidentissima premeditazione, un giocatore nolano si “diverte” a stuzzicare il pubblico dei Distinti (quello più caloroso del tifo aquilano), arrivando al punto da stazionare costantemente in zona, di fatto fregandosene della partita in corso. L’arbitro e il guardialinee vedono tutto, ma nessuno dei due dice niente. Invece, i tifosi aquilani purtroppo abboccano, e alla prima occasione utile lanciano una bottiglietta di vetro all’indirizzo di questo “signore”, vero “campione di sportività e lealtà” che risponde al nome di Siano. La bottiglietta non lo colpisce, cade sul velodromo (quindi ad almeno 10 metri da lui) e ovviamente si frantuma in mille pezzi, come hanno visto tutti.
È un attimo: Siano si butta a terra e, rantolando come appena colpito da un missile terra-aria, si fa sostituire, asserendo che la bottiglietta è rimbalzata sul velodromo e l’ha colpito alla tempia, per poi ricadere di nuovo sul velodromo e frantumarsi.
Naturalmente, a fine gara il Nola presenta riserva scritta e ieri arriva la sentenza più ridicola che il calcio italiano abbia conosciuto fino ad oggi: reclamo accolto, 0-2 a tavolino per il Nola e squalifica dello stadio aquilano. Da restare senza parole.
L’Aquila Calcio, che farà immediato ricorso, ha intanto chiesto la motivazione, e sai qual è? “Nessun componente della terna arbitrale è stato testimone diretto dell’accaduto, ma è ragionevole pensare che il giocatore Siano sia stato davvero colpito perché pochi secondi prima si era reso autore di un fallo molto duro ai danni di un giocatore aquilano”.
Hai capito a che punto siamo arrivati? Il guardialinee era a un metro (100 centimetri contati, per gli amanti della geometria elementare), ma poi nel referto afferma di non aver visto niente. E il Giudice Sportivo!?… Affibbia una sconfitta a tavolino e tutto il resto sulla base di un’ipotesi: “E’ ragionevole pensare …“. Una Società di calcio messa in mezzo ad una strada solo perché … “E’ ragionevole pensare”!… Mentre a Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore, Bari, Torre del Greco, Taranto, Acireale, Marsala, Crotone, Scafati, Manfredonia o Gallipoli … “non è mai ragionevole pensare”. Mai!
Te l’ho già detto tempo fa e ora te lo confermo con raddoppiata convinzione: andiamocene da questo immondezzaio, e facciamoci un campionato per conto nostro! Non permettiamo che questo letame infanghi il Nome e l’Onore dell’Abruzzo.

Sabato, 31 gennaio 1976 – 
In sole 6-7 ore sono stati riempiti anche gli altri 4 vagoni concessi dalle FF.SS. Il signor Manzo ha addirittura telefonato per averne almeno altri due, poiché fuori dal negozio c’è ancora gente in coda e la stessa scena si sta avendo in alcune sedi di Clubs, ma la risposta è negativa per motivi strettamente tecnici: innanzitutto perché un locomotore non può trainare più di 21 vagoni, e poi perché un treno così lungo andrebbe ad occupare gli scambi, creando problemi sia alla stazione di Pescara che (ancor più) a quella di Reggio Emilia.
La corsa alla prenotazione per la “Freccia” ha avuto un’accelerazione anche perché l’Italia continua ad essere avvolta da un maltempo impressionante che non dà alcun segno di miglioramento, con tutto il Centro-Nord ricoperto di neve, ghiaccio e gelo, per cui tutti coloro che avevano programmato il viaggio in auto (di per sé molto comodo, grazie all’autostrada), stanno ripiegando sul più sicuro treno.
Per lo stesso motivo, l’agenzia Carinci, in collaborazione con la ditta Di Febo-Capuani, ha organizzato pullman attrezzati al costo di 6.000 lire; si parte alle 7 e si rientra intorno alle ore 22 … sì, di quale giorno?… In ogni caso, fino a stasera erano già 10 i pullman riempiti, grazie a tutti coloro che non hanno trovato posto in treno. A questi bisogna aggiungerne perlomeno altri 20-25 dei vari Clubs, poiché non sono pochi gli iscritti che per ora sono un po’ diffidenti verso una novità come il treno “speciale” (secondo loro a forte rischio disorganizzazione e casini vari), e quindi preferiscono il più collaudato pullman.
La Roma di Liedholm è in ritiro a Chieti, dove aspetta la partita di domani ad Ascoli (quasi certamente rinviata per neve), e ieri si sono concessi una passeggiata per le vie paesane, naturalmente attorniati da nugoli di ragazzi in cerca di autografi e sportivi più adulti desiderosi di stringere la mano o fare una foto ricordo. Il giornalista locale che si è occupato dell’evento apre il suo articolo (in cronaca di Chieti) con le seguenti parole: “In attesa che in “A” ci arrivi il Pescara, ed è l’augurio di moltissimi sportivi chietini, il passaggio di una squadra della massima serie nella nostra città riesce a catalizzare l’attenzione e la curiosità di molta gente”.
Ti giuro, mi sono fermato almeno 5 minuti a leggere e rileggere non so quante volte questa frase, a dire poco …. ma proprio a dire poco … assolutamente incredibile, se solo si pensa al radicato e acerrimo campanilismo esistente da sempre, e affatto svanito anche dopo la nostra promozione in Serie B di due anni fa.
E invece … questo articolo è in realtà solo l’emblema di quanto accade da un po’ di tempo in tutto l’Abruzzo, dove si sta sviluppando a vista d’occhio la convinzione di un Pescara che prima o poi andrà in Serie A, dando finalmente a tutti la possibilità di veder giocare dal vero i campioni finora ammirati solo in TV o negli Album Panini. E di conseguenza, aumenta il numero di tifosi biancazzurri proprio a tale scopo, riuniti da un solo slogan: “Viva l’Abruzzo in A! Abbasso ogni campanile”! L’ennesima dimostrazione fattiva è proprio la partita di domenica scorsa: 22.000 spettatori per Pescara-Modena, e non si può certo dire che siano stati richiamati dal nome dell’avversario.
C’è una sola persona che ancora non lo vuole capire … è vero, Tom?

Domenica, 1 febbraio 1976 – 
Ieri sera ci siamo preparati tutto per tempo, a cominciare dal sacchetto con i panini e le bibite, ma non è servito granché a tranquillizzarci e l’emozione ha avuto il sopravvento facendoci passare la classica notte insonne. Per cui, stamattina è ancora più facile recarci in stazione con oltre un’ora di anticipo, quasi certi di essere tra i primissimi, e quindi trovarla ancora semideserta, come ogni domenica mattina. Invece, scopriamo con non poca sorpresa di essere stati preceduti da decine e decine di tifosi che popolano atrio, marciapiedi e soprattutto il fumante bar, da cui proviene un irresistibile profumo di caffè, cappuccino e brioches appena sfornate. Dunque, affari d’oro per il bar, per le due edicole e per il tabacchino, ma non è ancora niente rispetto a quanto avverrà di qui a mezz’ora.
Gli arrivi si susseguono a ritmo sostenutissimo: molti a piedi, molti altri con auto a clacson spiegati che stanno dando la sveglia nettamente anticipata alla Pescara domenicale. È impressionante constatare come il silenzio quasi totale, che ci ha accompagnato durante il tragitto a piedi da casa alla stazione, si stia trasformando in un assordante ed entusiasmante “mercato” nel giro di pochi minuti; un’emozione davvero particolarissima.
Sono ormai le 7,30, ed è impossibile circolare in qualsiasi angolo dell’intera zona: ovunque ti giri c’è una marea di gente che si muove a ondate. Il bar è diventato un miraggio irraggiungibile. Per entrare o uscire dalla stazione conviene fare tutto il giro dalla parte della fontanella perché l’atrio è letteralmente ostruito e lo stesso primo marciapiede è al collasso.
Un’atmosfera festosa indescrivibile, molto superiore a quanto avessi immaginato e sognato.
Ma l’emozione più grande arriva quando riesco a farmi largo e a scorgere il nostro treno, già pronto sul 4° binario: al di là di ogni immaginazione! Hanno addirittura messo due locomotori, i quali si trovano praticamente a ridosso del primo passaggio a livello (altezza largo Martiri Pennesi), mentre l’ultimo vagone si trova sugli scambi all’altezza di via Teramo. È infatti accaduto che le insistenti pressioni del signor Manzo hanno avuto successo, e ieri pomeriggio le FF.SS. hanno concesso gli altri due vagoni richiesti, dopo aver accertata la disponibilità di due locomotori per il traino; due vagoni che, manco a dirlo, sono andati esauriti in meno di un’ora, essendoci già da venerdì una lunga “lista d’attesa”.
E quindi, abbiamo davanti agli occhi un “mostro” a perdita d’occhio, con il quale si sarebbero potuti organizzare tranquillamente due treni da 11 e 12 vagoni!…
Ma tu t’immagini quando passeremo nelle stazioni di San Benedetto, di Ancona, di Rimini, di Bologna? T’immagini cosa potranno pensare le persone là presenti in quel momento? Tra l’altro, sappiamo che ad Ancona e Bologna ci saranno due soste obbligatorie per motivi tecnici, e quindi … non vediamo l’ora!…
Non credo che in Italia ci sia mai stato niente del genere, visto che anche il treno “speciale” dei napoletani a Torino era formato da “soli” 18 vagoni, ed era stato definito qualcosa di straordinario, di inarrivabile. Infatti, inarrivabile lo è stato … finché non si è messa in moto la Pescara Biancazzurra e, a quel punto, non ce n’è più per nessuno; neanche per i napoletani.
Torniamo fuori dalla stazione, richiamati da cori, clacson, trombe, tamburi … e lo spettacolo è non meno entusiasmante, anzi …. Il piazzale è una gigantesca Curva dove, conti fatti, saremo sì e no una cinquantina in tutto a essere sprovvisti di una bandiera o una sciarpa; tutti gli altri ne hanno almeno una. Sono arrivati anche i dieci pullman organizzati da Carinci, allineati sui due lati di corso Vittorio Emanuele, ma c’è anche una colonna di auto private in partenza per Reggio al seguito dei pullman, contribuendo così a creare un’atmosfera semplicemente favolosa e ai confini della commozione. Tutto questo nonostante il maltempo; a Pescara sta solo pioviccicando, ma le notizie dicono che da Ancona in su è un “macello” di neve.
Sono tifosi che non hanno trovato posto né sul treno né sui pullman, e che per niente al mondo rinuncerebbero a questa trasferta, oppure tifosi che in ogni caso preferiscono l’indipendenza e la comodità della propria auto. Non resta che sperare nell’a.n.a.s., la quale già in settimana ha promesso di far trovare l’A14 pulita e perfettamente percorribile, seppure a velocità moderata. Ed è per questo che i tifosi “fai da te” partono così presto, non prima di essere passati a godersi lo spettacolo della “Prima Freccia Biancazzurra”; dopodiché saluti generali, della serie: “Ci vediamo più tardi a Reggio”, e via verso il casello di Pescara Nord.
Dunque: 22 vagoni (più il 23° adibito a “ristoro”), 10 pullman di Carinci, altri 25 dei vari Clubs (specie quelli della provincia), non si sa quante auto (tutte con 5 persone a bordo), i pescaresi residenti al Nord … facile prevedere 5.000 Biancazzurri al Mirabello, cioè tutto il settore Distinti stracolmo più un cospicuo gruppo in Tribuna coperta. E tu la chiami partita “in trasferta”?
Agli “sfortunati” impossibilitati a partire verrà in soccorso Radio Pescara che, come già fatto due settimane fa (a Lucca, campo neutro col Genoa), trasmetterà la radiocronaca in diretta. E, tempo permettendo, ci saranno pure i baracchini del “Laser cb” nel piazzale antistadio. Quindi, possiamo tranquillamente cominciare a fregarcene di “Tutto il calcio minuto per minuto”, che ci dà i risultati parziali solo al decimo minuto del secondo tempo, gli aggiornamenti sfalsati di minimo 5 minuti e il risultato finale solo dopo aver riepilogato e commentato tutti i risultati di Serie A, cioè quando … stanno per uscire i giornali!… Adesso, con Radio Pescara (e con il Laser cb) la “diretta” sarà tale nel vero senso della parola.
È ora di salire sul treno, al quale hanno finalmente aperto le porte, finora rimaste chiuse a chiave proprio per impedire l’assalto dei tanti “portoghesi” in agguato. Ci mettiamo in coda davanti alla porta dei nostri rispettivi vagoni, tutti con cartelli affissi ai finestrini, sulle porte e sulle fiancate, riportanti il numero del vagone, la denominazione “Freccia Biancazzurra n. 1” e l’immancabile grido: così, quando li rispediremo al deposito di Ancona, anche gli amici marchigiani “rifletteranno” un bel po’ … mentre lavorano di gomito per staccarli uno ad uno.
Siamo tra i primi a salire, ma … non ce la faccio, la tentazione è troppo forte e, facendomi largo a spintoni, ridiscendo sul marciapiede per vederlo ora, questo “mostro biancazzurro”, ora che è nel suo stato reale. Ed ho fatto benissimo, perché la visione che ho davanti non la dimenticherò mai più in vita mia. Sono sicuro che a Pescara verranno organizzati chissà quanti altri treni “speciali”, visto l’enorme successo di questa prima esperienza, ma mai e poi mai potranno suscitare la stessa emozione di una “prima volta”. Tutti i finestrini, dal primo del vagone n. 1 all’ultimo del vagone n. 23, hanno almeno 3 – 4 persone affacciate, chi con la bandiera, chi con la sciarpa, chi regge un lembo di striscione appeso attraverso 3-4 finestrini, chi suona un qualsiasi oggetto che faccia rumore, chi non ha alcun oggetto e allora batte con le mani sulla fiancata del vagone, chi è conciato meglio che a Carnevale e canta a squarciagola …
Ogni vagone ha 12 finestrini. Ebbene, escludendo il vagone n. 12 (il “ristoro” posto a centro treno), prova a immaginare queste scene ripetute in 264 finestrini … dico e ripeto: du – e – cen – to – ses – san – ta – quat – tro!… E dimmi se riesci a non sentire un brivido che … nemmeno se ti metti in costume da bagno al Polo Nord!…
Il signor Manzo e i suoi collaboratori stanno gridando come ossessi già da diversi minuti per farci salire tutti, poiché è già ora di partire e più ritardiamo peggio è per noi. Difatti, se non rispettiamo l’orario prestabilito lungo tutto il percorso, poi dovremo essere sempre noi a fermarci per dare la precedenza ai treni di linea, con tutto quel che ne consegue relativamente all’orario d’arrivo, già di per sé risicato. È vero che stazione e stadio di Reggio Emilia sono abbastanza vicini (meno di dieci minuti a piedi), ma è anche vero che non possiamo certo arrivare mentre lo speaker sta dando le formazioni.
I pullman di Carinci sono già partiti da oltre mezz’ora, le auto private idem, e finalmente si parte anche noi. Solo ora si capisce perché la stazione fosse così incredibilmente affollata: quasi la metà dei presenti resta a terra perché sono familiari, amici o curiosi venuti ad accompagnare i partenti e a gustarsi l’evento, ma proprio questa presenza rende ancor più festoso l’avvio del treno, ulteriormente esaltato dal macchinista (pescarese d.o,c…. ovvio) che aziona il fischio del locomotore al ritmo dello spagnoleggiante “cha – cha – cha”.
Sono rimasto con lo sguardo fisso verso la fiumana di persone ferme sul marciapiede del 4° binario, ma anche sulle tantissime altre che stanno sotto la pensilina del 1° binario: tutti visi raggianti, sorridenti, sguardi luminosi … Persino chi “fa finta di essere serio” è solamente colui che cerca disperatamente di non far trasparire le proprie emozioni (chissà mai perché, poi), difatti basta guardare con attenzione la sua espressione per capire che ha un cuore felice come una Pasqua.
Ho le lacrime agli occhi. E non per modo di dire.
Passiamo davanti al primo passaggio a livello, poi davanti al secondo (di viale Muzij), e tutte le auto ferme suonano il loro clacson all’unisono, seguiti immediatamente dal fischio del treno che ripete lo stesso motivetto del “cha – cha – cha”. E così fino ad oltre Montesilvano, con tutti i tifosi letteralmente appesi ai finestrini di entrambi i lati, a fare un tutt’uno con la gente in strada.
Mi sto chiedendo quale altro aspetto della vita umana potrebbe regalare un’emozione così forte. Un senso di gioia da farti assaporare la vera Felicità, che pure (si dice) non è di questa Terra. È vero, ma poi ti basta essere tifoso del Pescara, ti basta Amare la Bandiera Biancazzurra per accorgerti che anche su questa Terra arriva qualche “flash di Felicità”. E noi, qui e ora, ne stiamo sperimentando uno.
Mentre gli occhi vedono e le orecchie sentono, la mente riflette. Riflette e divaga. Divaga e sogna il domani. Perché, se questo è l’oggi, figuriamoci cosa potrebbe essere un domani appena più fortunato nei risultati sul campo. Magari, con una panchina un po’ più “adeguata” a questo treno e distante mille miglia dal grigiore di … vabbè dai!… diciamo “grigiore del cielo” che in questo momento abbiamo sopra le teste, per non dire un “altro tipo” di grigiore. Oggi niente polemiche. Oggi è solo Festa.
Lungo il viaggio emergono due dati, in fin dei conti affatto sorprendenti.
Il primo è che tantissimi tifosi si accampano come possono lungo i corridoi perché … “portoghesi” a tutti gli effetti. I controlli sono stati ferrei, essendoci un controllore per ogni porta, ma un treno resta pur sempre una gruviera ed era perciò inevitabile che riuscissero a salire molti tifosi senza biglietto … anche dai finestrini (!!!); a occhio e croce, sono almeno 500 sparsi nei 23 vagoni (… “ristoro” compreso …).
Il secondo è che tra i partecipanti ci sono davvero numerosi tifosi provenienti dalle province di Chieti, L’Aquila e Teramo, venuti a vivere in prima persona sia la crescente simpatia “regionale” verso il Pescara, sia l’esperienza di questa novità assoluta per l’Abruzzo, e una delle prime a livello nazionale. Dunque, stiamo toccando con mano ciò che fino a ieri ci sembrava poter essere solo teoria, se non utopia: è l’intera regione a volere la Serie A, non solo la città di Pescara, e chi di dovere “deve” prenderne atto. Poi è libero di fare quello che vuole, ma ora “deve” prenderne atto.
In breve tempo, ogni vagone si trasforma in una “piccola piazza” dove si discute animosamente di tutto. Per esempio della Reggiana e di una partita che nessuno ritiene “cosa fatta” perché, nonostante la loro classifica sia affatto entusiasmante, ci ritroveremo contro un attacco della serie: magari l’avessimo noi! Passalacqua all’ala destra, Serato centravanti e Francesconi ala sinistra!… E si possono addirittura permettere il lusso di tenere Albanese in panchina. Del resto, i numeri parlano chiaro: con 17 gol segnati, quello reggiano è il terzo attacco di tutta la Serie B; se non avessero quella scoraggiante difesa-colabrodo staremmo parlando di un vero squadrone in lotta per la “A”.
Il tempo passa piuttosto velocemente e, con la sensazione d’aver trascorso solo pochi minuti di viaggio, siamo già all’ingresso di San Benedetto, dove il treno non fermerà, ma deve comunque rallentare quel tanto che basta per consentire a tutti di portarsi ai finestrini lato stazione e, una volta in transito sul 2° binario … ci vorrebbe una telecamera per riprendere immagini e suoni di quel che accade. Per quanto fuori luogo ti possa sembrare (trattandosi pur sempre di un atto di violenza), t’assicuro che è davvero difficile trattenersi dal riderci a crepapelle, perché queste scene, volenti o nolenti, non le vedi neanche a “Oggi le comiche”; uno spasso senza eguali. E tutto al naturale, senza copione e senza controfigure.
Violenza gratuita? Su “violenza” siamo d’accordo, su “gratuita” molto meno. Perché la recentissima trasferta a San Benedetto è un “rospo” che ancora non ci cala, e per più di un motivo. A cominciare da quel “simpatico personaggio” che risponde al nome di Pigino (il loro portiere). E quindi, queste mele, arance, lattine, panini, accendini, eccetera, che piovono addosso a persone in “comica” fuga, e a vetrate appena rifatte, non sono l’invito ad aprire un banchetto al mercato, ma la più efficace “comunicazione” di quel “rospo” ancora tutto da digerire.
Mezzi di “comunicazione” altrettanto efficaci non ce ne sono.
Del resto, quando si ha in squadra un Pigino che, dopo averci accimentati per tutto il secondo tempo, a fine partita viene addirittura a provocarci anche in stazione … quando hai tante altre persone (di ogni ordine e grado) che glielo permettono in assoluta tranquillità, poi bisogna purtroppo essere pronti a pagarne tutte le inevitabili conseguenze. Come si sa, niente è gratis a questo mondo.
I danni alla stazione per centinaia di migliaia di lire? Beh … chiamate Pigino e fateli pagare a lui. E magari gli spiegate anche il perché nel dettaglio, così (forse) mette la testa a posto una volta per tutte … che comincia ad avere pure una certa età.
L’arrivo ad Ancona è altrettanto veloce, e siccome il treno dovrà sostare per alcuni minuti si temono seriamente altri casini ben peggiori, sebbene per altri motivi. Ed è per questo che, proprio mentre siamo sotto l’interminabile galleria alle porte della stazione, il signor Manzo fa di nuovo ricorso all’impianto di filodiffusione per “scongiurare in ginocchio” tutti i tifosi a non scendere dal treno, a non lanciare oggetti e a non provocare altro tipo di incidenti perché, in questo caso, verremo sicuramente fermati per accertamenti, controlli e denunce varie, che come minimo ci farebbe perdere un’ora … ma proprio se tutto va bene!… Cioè, addio partita. Anzi, addio trasferta. E, come si sa, ad Ancona non aspettano altro, non solo per rovinarci la giornata, ma soprattutto per avere la scusa ufficiale e indiscutibile con la quale negarci altri treni “speciali” da qui all’eternità. Di fatto, i dirigenti compartimentali FF.SS. ci tengono “sotto controllo” e aspettano solo che commettiamo il più piccolo dei passi falsi.
L’appello sembra portare i risultati sperati, grazie anche all’assenza di freschi precedenti tra il Pescara e l’Anconitana. Inoltre, ci hanno portato addirittura sul 6° binario, cioè il più lontano possibile dal fabbricato centrale della stazione, per cui il tutto si risolve in una valanga di insulti su tutti i presenti, metà dei quali sono dipendenti FF.SS. che riconosceresti anche ad un chilometro di distanza, non tanto e non solo per la divisa quanto, soprattutto, per quell’inconfondibile faccia che il marchigiano fa non appena vede un abruzzese … Non ti puoi sbagliare.
Nessuno dei presenti si sogna lontanamente di reagire con mezza parola o con un accenno di gestaccio, tranne un signore di mezza età che comincia a inveirci contro mentre agita furiosamente un ombrello. Non c’è dubbio: è un ascolano!… Se vedi uno con l’ombrello in mano (anche quando il sole spacca le pietre) è sicuramente un ascolano. È quasi un peccato che si riparta così presto, perché il “teatrino” venutosi a creare è spassoso come non mai, per di più gratis.
Come previsto, da Ancona in su il tempo peggiora a vista d’occhio. A Pesaro già nevica con decisione, a Rimini cominciamo a preoccuparci seriamente, a Forlì tre quarti del treno giura sul rinvio della partita e a Bologna il casino è totale: c’è un “materasso bianco” dappertutto.
Riacquistiamo la sufficiente tranquillità nel momento in cui Angelo Manzo annuncia tramite l’impianto di filodiffusione che non abbiamo nulla da temere, perché a Reggio Emilia hanno i teloni (sistemati sin da venerdì pomeriggio), quindi non c’è pericolo di rinvio e di viaggio a vuoto. E dobbiamo davvero considerarci fortunati, perché in tutta Italia si contano sulle dita di una sola mano gli stadi che hanno i teloni, e tra questi pochissimi c’è il Mirabello; per farti capire, città come Genova, Bergamo, Udine, Firenze, Verona non ce l’hanno. Per cui, se oggi (a titolo di esempio) si giocasse a Piacenza o a Modena, il rinvio sarebbe sicuro, come pure il viaggio a vuoto; meglio non pensarci!
Proprio nel momento in cui arriviamo a Reggio Emilia smette di nevicare, e si ha persino l’impressione che “schiarisca” da un momento all’altro. Naturalmente, è pura illusione, e infatti bastano pochi minuti perché il cielo torni più nero di prima e ricominci a scendere un vero e proprio “muro bianco” che riduce la visibilità a venti metri scarsi.
In stazione troviamo ad attenderci diverse decine di tifosi biancazzurri già arrivati con i treni di linea da Bologna, Milano, Modena e altre città del Nord dove studiano o lavorano. Anzi, alcuni di loro non tornano a Pescara da diversi mesi, un motivo in più affinché l’incontro sia un altro momento di grande festa, che poi prosegue fuori il piazzale, dove tutti insieme formiamo un corteo “da brividi” … e non certo per il freddo polare.
Dobbiamo ammetterlo con estrema sincerità: i napoletani sono davvero unici, inarrivabili. Non ci crederai, ma … hanno saputo del nostro arrivo in massa e, a tempo di record, hanno organizzato tre bancarelle ad attenderci fuori la stazione, di cui uno vende bandiere e trombette-spray, un altro vende ombrelli, impermeabili “usa & getta”, sciarpe e cappellini di lana (con tanto di pon-pon), un altro vende panini e bibite; insomma, tutto quello che serve in questo momento, con un senso degli affari più unico che raro.
E siccome Napoli e Pescara hanno gli stessi colori … ti puoi immaginare!… Di fatto, ci stanno vendendo lo stesso materiale che vendono al San Paolo, oppure all’Olimpico quando gioca la Lazio, oppure … a Pagani e a Ferrara … ma adesso (co’ sto freddo!) non è il momento di guardare a certe “sottigliezze”: sempre biancazzurro è!… Infatti, le tre bancarelle vengono praticamente prese d’assalto.
Volutamente, scegliamo di essere tra gli ultimi a incamminarci verso lo stadio, proprio per osservare e goderci questa ”favola” fino all’ultimo istante, e t’assicuro che mentre noi andiamo via, i tre napoletani stanno già smontando le bancarelle, non avendo più merce da vendere: tutto esaurito. Il loro saluto? Il più scontato di questo mondo: “Forza Pescara! E mi raccomando: altre mille di queste trasferte” … Anzi, uno di loro ci chiede se verremo anche a Modena e Piacenza … Cià cred!…
Si è formato un “fiume biancazzurro” che, al pari del treno, è a perdita d’occhio. Di fatto, ricopre l’intero percorso stazione-stadio (direi all’incirca 500 metri), e quando noi ultimi ci stiamo muovendo dal piazzale FF.SS., i primi sono già davanti agli ingressi del Mirabello.
In un ambiente reso irreale dal bianco (io non ho mai visto niente del genere, in vita mia), ancor più irreale è il silenzio quasi assoluto, per via della neve che attutisce ogni più piccolo rumore. Sembrerebbe di stare sulla Luna, se non fosse per lo sporadico passaggio di qualche auto con le catene e i rarissimi passanti, imbacuccati da cima a fondo, con pellicce, scarponi, sciarpe, cappelli, guanti che lasciano scoperto appena metà viso, quanto basta a trasmetterci il loro sguardo incredulo misto a curiosità: com’è possibile farsi più di 800 km. (tra andata e ritorno) con un freddo che penetra nelle ossa e la neve che entra dappertutto, si squaglia e “allaga” ogni parte del corpo? … Per una partita di calcio!?… Per loro siamo evidentemente matti da legare; non te lo dicono, ma la loro espressione “parla” chiaramente. Per noi, i matti da legare sono loro, che rinunciano a queste emozioni e non sapranno mai cosa vuol dire avere il cuore che “arde”. Sai perché parte della neve in strada si sta sciogliendo? Perché stiamo passando noi, “bollenti” dentro.
Manca circa un’ora e mezza all’inizio della partita. A Pescara saremmo già in “allarme rosso” nella caccia al posto, da queste parti è prestissimo e lo stadio, oltre che ancora chiuso, è totalmente deserto nei dintorni; sembra di essere al mercoledì mattina, ed invece tra 90 minuti scarsi si gioca. Dicono che tutti gli inservienti e gli addetti al servizio d’ordine siano all’interno per togliere i teloni. Nel frattempo, ha di nuovo smesso di nevicare, e subito scattano migliaia di nasi all’insù per scorgere da qualche parte un accenno di schiarita, ma continua ad essere solo una pia illusione. Conviene rassegnarci una volta per tutte: oggi nevica e continuerà a farlo per tutta la giornata.
Dei circa 40 pullman in arrivo … ancora nessuna traccia, sono invece arrivate già molte auto private che abbiamo “sentito” prima ancora d’averle “viste” perché, incuranti di neve, poltiglia e possibile ghiaccio, stanno scorazzando per le strade di Reggio a clacson spiegati e bandiere al vento, provocando addirittura l’allarme dei residenti in zona, molti dei quali si stanno affacciando a finestre e balconi per vedere cosa succede.
Non sono pochi i pescaresi che ora devono trovare i biglietti per lo stadio, di fatto autodenunciandosi come “portoghesi” del treno perché tutti gli iscritti regolari hanno avuto il “prezioso” tagliando all’atto della prenotazione. “Prezioso” sì, perché ora il problema (per niente secondario) è che i biglietti dei Distinti sono tutti esauriti, essendo stati venduti in settimana, e si può rimediare solo andando in Gradinata o in Tribuna. Senza contare che qui, a quanto pare, botteghini e cancelli (cioè porte di ferro come ad Avellino) aprono abitualmente un’ora prima dell’inizio della partita, per cui si tratta di aspettare con santa pazienza.
Abituato al gioioso casino dell’Adriatico, oggi avverto lo stesso disorientamento di chi è appena sbarcato su un altro pianeta.
Dopo più di mezz’ora in coda, alle prese con neve, freddo e minuti che non passano mai, finalmente si entra. Ed ecco un altro stadio calcisticamente da invidiare! Che il Mirabello non avesse la pista d’atletica era risaputo, ma che le tribune fossero a non più di 2-3 metri dalle linee laterali del campo è una vera sorpresa; di fatto, quasi un altro Ballarin. Forse le due Gradinate e la Tribuna coperta sono settori un po’ troppo piccoli (una decina di gradoni), ma quello dei Distinti (divisi in “centrali” e “laterali”) è proprio il settore più capiente e “monumentale” dello stadio, ed è tutto nostro; per cui, il dominio biancazzurro sarà assoluto, sia dal punto di vista sonoro che visivo. Questa volta il CCCB ha davvero fatto la scelta migliore.
Comunque, io personalmente continuo a preferire il Ballarin di San Benedetto, non foss’altro per quel “metro e venti” che separa il guardialinee dalla rete di recinzione, e che non cambierei con nient’altro al mondo; tant’è che … guarda caso!… ogni anno la Samb vince regolarmente 16-17 partite in casa su 19 … chissà come mai!
In meno di un quarto d’ora siamo entrati tutti, compresi quelli delle auto private e dei pullman (arrivati nel frattempo), riempiendo l’intero settore Distinti in lungo e in largo, da cima a fondo; il biancazzurro di bandiere e striscioni è dappertutto. Il resto dello stadio è ancora vuoto, ci saranno 50-60 persone in tutto … servizio d’ordine compreso … con i reggiani che hanno già sistemato (evidentemente in mattinata) i loro striscioni nella Gradinata Sud: “Fedelissimi”, “Ultras Ghetto” (che è una loro invenzione, ma non ho mai capito cosa significhi), “S.A.G.” (copiatissimo ai torinisti), “Alè Fere” (fere? Come i ternani?) e “Forza Regia”. Dopodiché, sui gradoni hanno lasciato 3 tamburi e 4-5 bandieroni, peraltro già semisepolti dalla neve. Niente di che, ma nemmeno da fare pena; esiste di molto peggio, in giro per l’Italia, anche in piazze teoricamente ben più calde.
La Tribuna laterale si sta movimentando grazie all’ingresso dei circa 500 pescaresi che hanno scelto quel settore e che in questo momento sono le 500 persone più invidiate del mondo. Ma anche il nostro stare allo scoperto, al freddo polare e in piedi ha i suoi innegabili vantaggi. Per esempio, la necessità di “scaldarsi” ci sta facendo tifare e “saltellare” come nemmeno all’Adriatico s’è visto, e forse non vedremo mai. Ne viene fuori un impensabile “Maracanà”, poiché il nostro tifo sbatte contro gli altri settori, persino contro i palazzi circostanti, e torna in campo dieci volte amplificato.
Manca pochissimo all’inizio della partita, è tempo di annuncio formazioni e squadre in campo, cioè di due momenti in cui il tifo esprime il massimo della propria coreografia. Ti dirò, anzi ti confermo, che gli ultras reggiani non sono affatto male, ed è perciò verosimile pensare che oggi abbiano radunato tutte le loro forze, a costo di andare a chiamare la gente casa per casa (… alla chietina maniera …), ma niente possono contro 5.000 Biancazzurri che oggi sono altrettanti ultras. Sì, esatto: 5.000, nel senso che anche quelli della Tribuna partecipano compatti.
Ora, io dico e mi domando: in questo momento stiamo esprimendo un tifo che non solo è indiscutibilmente da Serie A, ma potrebbe contrastare senza problemi ognuna delle migliori tifoserie d’Italia; perché non accade lo stesso anche all’Adriatico? Perché solo in trasferta?
Risposta molto più semplice di quanto possa sembrare: perché a Sorrento, Caserta e Latina due anni fa, a Parma, Perugia e Reggio l’anno scorso, a San Benedetto, Lucca e di nuovo Reggio quest’anno siamo “costretti” a stare tutti in piedi, ed è un aspetto fondamentale per esprimere tutto il potenziale di una tifoseria. All’Adriatico … ci dividiamo in “gruppetti”, sopraffatti da striscianti gelosie e ambizioni di protagonismo, e ce ne stiamo comodamente seduti come a teatro … per cui, pur restando una delle tifoserie più “calde” della Serie B, in casa finiamo per rendere sì e no il 40% di quanto potremmo fare con estrema naturalezza, ovvero di quanto dimostriamo in trasferta.
Dunque, contro una Reggiana terz’ultima in classifica, il Pescara è caricato a mille dagli ultimi risultati e da 5.000 ultras Biancazzurri, contrastati da non più di 3.000-3.500 tifosi di casa: ci sono tutte le premesse per una vittoria trionfale che, tra l’altro, ci ripagherebbe di tutto quanto stiamo “allegramente” patendo sin da stamattina.
E invece, la partita inizia come peggio non si potrebbe. Sarà per via della nostra massiccia e rumorosissima presenza che sta paradossalmente “imbestialendo” e caricando più la Reggiana che non un emozionatissimo Pescara, ma … “pronti – via!”, la Reggiana “ci si coje sott” e dopo pochi minuti siamo già in svantaggio “grazie” a una clamorosa autorete di Motta che, purtroppo, reduplica esattamente quanto avvenuto l’anno scorso in questo stesso stadio: come si ricorderà, il 2-2 finale fu aperto proprio da un’autorete di Ciampoli.
Passano i minuti, ma lo “spartito” non cambia e a metà tempo arriva addirittura il raddoppio di Serato (ti pareva!…), il classico gol dell’ex con il più classico dei suoi famosi colpi di testa sul cross perfetto che anni addietro gli facevano Lopez e Ciardella, oggi gli “pennella” Passalacqua. Il quale Passalacqua sta confermando tutto il bene che si dice di lui e anche di più, nonostante un terreno di gioco impossibile e sicuramente deleterio per un velocista. È il primo gol in maglia granata di Serato, ed era destino che lo segnasse proprio contro di noi, cioè contro i suoi ex compagni di squadra, il suo ex allenatore, la sua ex dirigenza e, soprattutto, contro 5.000 dei suoi 20.000 ex tifosi.
Lo so: ha fatto solo il suo dovere, ma resta comunque una crudeltà ai confini del sadismo.
Dunque, neanche 25 minuti di gioco e già 2-0. Appena 25 minuti e già per due volte ci siamo dovuti prendere in faccia l’urlo roboante dei tifosi reggiani, i quali hanno la netta impressione di essere nel bel mezzo di un sogno. Noi, invece, abbiamo la netta impressione di essere nel bel mezzo di un incubo, a maggior ragione perché abbiamo tutto contro: la neve, che continua a scendere copiosa e alla quale la Reggiana è molto più abituata di noi (se non alla neve, sicuramente al terreno di gioco ridotto ad una palude), l’arbitraggio palesemente e sfacciatamente “casalingo”, che ci sta fischiando tutto contro, la stessa Reggiana che, a dir poco invasata, oggi sta dando l’impressione di essere il vero squadrone della Serie B, neanche paragonabile al Genoa o a tutte le altre.

Abbiamo la stessa netta sensazione di “massacro” già sperimentata in occasione della trasferta a Ferrara (Spal-Pescara, poi finita 3-0), ma con perlomeno due aggravanti direi inaccettabili: la Reggiana è molto più debole di quella Spal (la classifica parla chiaro) e, almeno a livello di tifo, abbiamo completamente rovesciato il fattore casalingo; in altre parole, stiamo perdendo “in casa”.
La nostra “salvezza” arriva 60 secondi dopo quando, palla al centro, azione veloce sulla sinistra, cross di Nobili e gol di Zucchini alla sua maniera. Senza questo gol immediato, che riapre la partita e, al tempo stesso, stoppa la Reggiana, oggi finirebbe male per davvero, esattamente come domenica scorsa sarebbe finita male senza il gol di Santucci al 1° minuto del secondo tempo. Certo, c’è da giocare ancora gran parte della gara, ma adesso la Reggiana e l’arbitro devono sicuramente faticare molto di più per rimandarci a casa con una disfatta; perciò, è ancora tutto da vedere.
Il primo tempo si conclude con questo 2-1 che, visto come s’erano messe le cose, ci va benissimo. Infatti, evitato un quasi certo 3-0, ora siamo tutti convinti che nel secondo tempo la musica cambierà, vuoi perché negli spogliatoi Tom saprà bene come “riorganizzare” la squadra (… a suon di shchiaffatun’…), vuoi perché la Reggiana non può continuare con questo ritmo indiavolato. E infatti, le nostre previsioni si rivelano da subito verosimili, ma purtroppo abbiamo fatto i conti senza l’oste; nel senso che in campo, oltre alle due squadre, c’è anche una terna arbitrale da Oscar. Sì, Oscar dell’horror a Hollywood.
Stiamo giocando (o tentando di farlo) da dieci minuti circa e Repetto ha una nitida palla gol. È un’azione simile a quella con cui ha segnato il 2-1 al Foggia, ma è molto più vicino alla porta per cui già ci prefiguriamo la sua fucilata che farà entrare in porta palla e portiere. Stiamo già gridando “Gol”!… invece al momento del tiro Giorgio scivola e ne viene fuori una traiettoria micidiale, indirizzata verso la parte opposta al portiere Piccoli (quello che l’anno scorso era all’Avellino); significa che la palla sta entrando in rete nonostante sia rallentata dal fango. Arriva in corsa il loro n. 3 Podestà e riesce a spazzare la palla proprio mentre è sulla linea bianca, che però è quasi totalmente cancellata, perciò motivo di fortissimi dubbi; non si sa come abbia fatto, ma c’è riuscito.
Non c’è un minuto di pausa, poiché la Reggiana approfitta di ogni più piccola occasione per attaccare la porta di Piloni, davanti al quale si presentano “soli-soletti” prima Passalacqua e poi Francesconi, facendoci “vedere” il terzo gol già fatto.
Passano i minuti, i capovolgimenti di fronte non si contano più, ma aumenta di pari passo anche l’ansia per un pareggio che non arriva e che, ovviamente, a ogni giro di lancette si fa sempre più difficile da raggiungere. E dovessi vedere come girano, ‘ste lancette!…
Pochi minuti ancora e Franco Rosati si ritrova involontario protagonista di un violento fallo di gioco con il loro n. 10 Savian (peraltro molto bravo) che manda “battellone” a sbattere di peso addosso alla panchina; ne esce sano e salvo solo grazie al sicuro intervento di San Franco, non si spiega altrimenti. L’arbitro non può fare a meno di espellere Savian, ma decide comunque di mantenere certi “equilibri” … diciamo così … e allora manda negli spogliatoi anche il nostro “libero”, tra lo sconcerto generale; pensa che nessuno del Pescara trova la forza di protestare, essendo tutti rimasti di sasso, mentre gli stessi reggiani si guardano tra loro stralunati. Manca pochissimo che Franco finisca in ospedale, e lo espelli pure?
Allucinante!… Niente più e niente meno che allucinante!
Cominciamo seriamente a pensare di assistere ad una sconfitta “già scritta” … senza neanche avere l’onore di sapere il perché.
Passano altri dieci minuti, con un orologio che quando stiamo perdendo corre come un centometrista olimpionico, e Prunecchi … ah, ma allora gioca anche lui!? … A dire il vero, non se n’era accorto nessuno … Insomma, il nostro n. 11 porta avanti un’azione molto pericolosa poiché, grazie ad un paio di “ciampiconi” presi dai difensori granata, riesce ad arrivare tutto solo davanti a Piccoli; se non segna adesso giuro che a fine partita, invece di tornare in stazione, vado ad aspettarlo fuori dagli spogliatoi. E, siamo in molti a pensarla così; praticamente tutti. Fatica sprecata! Non segna neanche se scende dal cielo Sant’Andrea in persona. Questa volta perché Piccoli gli esce sui piedi e, naturalmente, riesce ad avere la meglio con uno che ti dà sempre l’impressione di inciampare sulla palla … se “impressione” si può chiamare, perché non si contano più le volte che Andrea cade su se stesso, come se si sgambettasse da solo … Sarà anche simpatico – lui come persona – forse anche sfortunato (o in piena annata nera), ma ci sta facendo dannare … e ci fa giocare in 10 almeno due partite su tre.
Piccoli abbranca la palla, Prunecchi va… è meglio non dire “dove” … arriva Zucchini in corsa e, non riuscendo a frenare la sua corsa (su questo terreno, poi, è utopia pura), inciampa sul portiere e cade a terra. Piccoli fa la scena, come se gli fosse passato sopra un carro armato (… per la verità, trattandosi di Vincenzo … ci manca poco …), l’arbitro non aspettava altro già da un po’ ed espelle Zucchini; lo espelle proprio con “tutto il cuore”, gli si legge in faccia.
Stiamo perdendo, manca meno di un quarto d’ora al termine e siamo in 9 contro 11, quindi pensare di pareggiare è ai confini della fantasia infantile. Come dici? Loro sono in 10 per l’espulsione di Savian? Sì, ma l’arbitro non lo conti?
Si va avanti con la forza della disperazione sia in campo che sugli spalti. Non vogliamo e non possiamo credere che una trasferta storica come questa venga macchiata da una sconfitta; ci rifiutiamo categoricamente di crederlo.
Prunecchi è in area, riceve l’ennesimo cross perfetto, sta per colpire di testa a botta sicura sul limite dell’area piccola, ma viene spinto alle spalle e, naturalmente, stramazza al suolo senza che nessuno possa accusarlo di simulazione. I reggiani si stanno già disperando per il rigore sicuro, ma … niente paura: l’arbitro (a non più di 5 metri) non ha visto niente, quindi pericolo scampato.
Secondo te, se adesso faccio invasione e massacro “quello là”, faccio bene o faccio male? Il delinquente sono io o chi mi induce a comportarmi da teppista?
Passano altri tre minuti. Cross di Nobili a centro area, Piccoli esce e respinge di pugno fuori area, giusto sui piedi di Di Somma che, senza pensarci due volte, spara in porta alla cieca: palla all’incrocio dei pali preciso, nemmeno fosse stata telecomandata. È il 2-2, accompagnato da una nostra esplosione di gioia che, per felicità, rabbia e senso di liberazione, ricorda molto da vicino l’1-1 di Pescara-Lecce; giuro!
Ora mancano solo 5 minuti, per cui diamo la partita per finita e, date le premesse, ci gustiamo questo pareggio con la stessa euforia per una vittoria sonante. Te l’ho detto, è come con il Lecce: quando la giornata si mette male, e non certo per propria colpa, conviene accontentarsi del male minore e tenerselo pure ben stretto.
Ma il nostro difetto resta inguaribile: continuiamo imperterriti a fare i conti senza l’oste, nella fattispecie una “giacchetta nera”. Stiamo ancora esultando e tifando all’impazzata, fisicamente bisognosi di “sfogare” tutta l’indicibile rabbia accumulata finora, quando veniamo come svegliati di soprassalto dal boato dei tifosi reggiani: la cornacchia nera gli ha dato un calcio di rigore.
Non è possibile!… No, davvero … non è possibile!…
Invece è possibilissimo, siamo semmai noi che forse non l’abbiamo ancora capito bene: quello là “ha detto” che dobbiamo perdere. In un modo o in un altro. E tra i mille e più modi possibili, sceglie decisamente il peggiore. Sì, perché quando uno è stronzo nel più profondo dell’anima, resta tale in ogni occasione … senza pietà per nessuno. Manca un solo minuto alla fine … capisci? 60 secondi scarsi! La Reggiana imposta un’ultima azione più che altro per far passare il tempo, avendo accettato di buon grado il pareggio, nella nostra area arriva un cross che ha tutte le sembianze di un passaggio a Piloni, Mutti (retrocesso a dar manforte) intercetta senza problemi, ma la palla gli sfiora il braccio del tutto involontariamente, prima di essere rinviata dal suo piede. L’arbitro è a due metri e, non gli pare vero di poter indicare il dischetto con l’entusiasmo dello scolaretto all’ultimo giorno di scuola.
Lasciatemi|!… Lasciatemi andare! Devo ucciderlo subito. All’istante!… Devo ucciderlo con le mie mani … Lasciatemi!…
Nonostante questo istinto feroce, io non entro in campo per macchiarmi di omicidio, ma ci sono perlomeno 2.000 pescaresi addosso alla rete di recinzione, che ora oscilla paurosamente, e secondo me fra non più di dieci secondi sarà la fine. Sul guardialinee piovono palle di neve a decine e decine che lo costringono a una specie di danza tragicomica per evitarle. Lo stanno “sbranando” vivo e lui, nei pochi secondi in cui riesce a star fermo, sembra quasi voler rispondere ai “ruggiti” scuotendo le spalle e allargando leggermente le braccia, come per dire: “Ma che colpa ne ho io”? E ha ragione: lui non c’entra niente perché il “dodicesimo reggiano”, alias quella specie di arbitro, non l’ha neanche interpellato. Figurarsi!…
Spero solo che la Rai, presente in cabina TV a riprendere la partita, trasmetta stasera la sintesi di questi secondi 45 minuti, affinché tutta l’Italia veda il livello di uno scandalo senza precedenti. E soprattutto, che questa sintesi la vedano i presidenti della Lega e dell’A.I.A.; quello appena compiuto dalla “giacchetta nera” è un vero reato di “istigazione alla violenza di massa” che contiene tutti gli estremi per una denuncia penale. Anzi, proprio a seguito del clima incandescente sapientemente creato, l’arbitro prosegue la sua teatrale provocazione facendo chiaramente capire che, con infinito godimento fisico, sta per emettere il doppio fischio, cioè quello della sospensione della partita per incidenti; il che significherebbe 0-2 a tavolino e sicurissima squalifica dell’Adriatico per minimo due giornate, condita da una salatissima multa altrettanto certa. Se il nostro stadio si trovasse … che so … in territorio comunale di Scafati, o di Poggiardo, o magari di Vibo Valentia, stai pur certo che … un buffetto e via!… Ma si trova a Pescara, ed è abbastanza per essere massacrato oltre ogni regolamento.
La partita non viene sospesa e, anzi, riprende solo grazie all’intervento della squadra biancazzurra al completo, che implora e ottiene quasi in ginocchio la nostra calma.
Sul dischetto va Francesconi, il loro cannoniere e tiratore scelto, un po’ come se in Serie A subisci un rigore da Gigi Riva, quindi bisogna essere realisti: non c’è scampo. Abbiamo perso.
Difatti, il tiro è perfetto, a fil di palo e a mezz’altezza: là dove la palla è quasi sempre imprendibile. Appunto: quasi sempre. Oggi però è il giorno del “quasi” e Piloni, con un balzo che ha dell’incredibile, respinge la “cannata”, rischiando a sua volta di “scrociarsi” contro il palo.
La nostra esplosione è comprensibilmente di molto superiore a quella seguente il pareggio di Di Somma, semmai fosse possibile, poiché quella parata non è la semplice respinta di un rigore, ma l’impossibile “vittoria” contro una forza superiore avversa; quella forza superiore che fino a cinque secondi fa pensava e credeva di poter tranquillamente sbeffeggiare 5.000 persone riunite dentro uno stadio, oltre agli altri 15.000 rimasti a casa. In un solo secondo, Piloni ha impersonato tutti noi 20.000 contro quella forza superiore e diabolica. Che adesso è molto meno superiore di quanto essa stessa creda.
Nel frattempo, dentro questa frazione di secondo, arriva in corsa Albanese (entrato nel secondo tempo) con l’ovvia intenzione di ribattere in rete la respinta di Massimo, ma non fa in tempo perché preceduto da Motta, che spedisce subito la palla in angolo. A questo punto, l’attaccante reggiano non trova niente di meglio da fare che sputare in faccia a Piloni, reo d’aver compiuto una parata da “mille e una notte”. Espulso anche lui, con somma “disperazione” del “dodicesimo reggiano” che, non potendo proprio evitare il cartellino rosso, ora lo sculaccerebbe con il battipanni davanti a tutto lo stadio.
Battuto il corner senza conseguenze, finalmente arriva il triplice fischio che sembrava non arrivare mai. Nel senso che un’inquietante pensiero si stava impadronendo di tutti noi: finché la “Regia” non segna il 3-2, “quello là” è capace di farci giocare fino a domattina. E, credimi, abbiamo mille validissime ragioni per poterlo pensare.
Non sono capace di descrivere adeguatamente le scene che si stanno sviluppando sulle gradinate. E pure in Tribuna, dove i circa 500 pescaresi hanno di fatto messo in fuga i tifosi di casa, non certo con minacce o violenze varie, ma con un entusiasmo talmente sfrenato da … far paura. Sì, perché il nostro non è semplice entusiasmo, o cose di questo genere. Il nostro è isterismo allo stato puro: 5.000 pazzi che urlano “rumori” senza senso, ma rigorosamente accompagnati da gesti che … capisci’ammè … non hanno bisogno di alcuna descrizione.

A 60 secondi dalla fine!… Quel grandissimo figlio di una lurida gobba schifosa!…

Si torna in stazione letteralmente congelati, con neve penetrata persino dentro le mutande, le punta delle dita che hanno perso ogni capacità sensoriale e il naso che … non c’è più; tu lo tocchi e non senti niente. Ma anche con la sicurezza, la gioia e l’orgoglio di vivere una trasferta assolutamente storica per il calcio pescarese. Un treno “speciale” di 23 vagoni, un freddo indescrivibile, neve come non se ne vede neanche a Campo Imperatore, un 2-2 che farebbe la fortuna di qualsiasi aspirante Hitchcock, un arbitro da Circo Takimiri (con tutto il rispetto per quel simpaticissimo circo), partita giocata in … “doppia” inferiorità numerica e in una palude (senza rane né scorpioni) … Quando mai rivivremo tutte queste “meraviglie” riunite in una sola partita?
Ripartiamo con quasi un’ora di ritardo rispetto al previsto, perché ognuno pensa di poter fare quello che vuole: giocare a palle di neve fuori il piazzale, sedersi comodamente ai tavolini del bar per fare “salotto” come se fossimo da Camplone o Berardo, fregarsene altamente degli inviti a risalire in treno, bloccare mezza (e più) stazione per aver invaso i binari … tutto è auto-concesso, nel pieno disinteresse verso gli altri. Sì, il bisogno psico-fisiologico di sfogo e rilassamento è assolutamente comprensibile, però poi dobbiamo essere tutti pronti ad accettarne le conseguenze, che infatti non tardano ad arrivare: nella tratta fino ad Ancona veniamo fermati ben quattro volte in stazioncine microscopiche per dare la precedenza ai treni di linea. E ogni volta sono minimo altri 10-15 minuti persi.
Giunti ad Ancona, del “mare bianco” che ci ha perseguitato per tutta la giornata non c’è più alcuna traccia, come se fossimo appena tornati sulla Terra chissà da dove … Piove, e non avrei mai creduto di apprezzare così tanto la pioggia, che pure cade a dirotto, con una temperatura di “ben” + 1° … Un vero “paradiso caraibico”, rispetto a due ore fa.
E quindi, siamo a Pescara poco oltre la mezzanotte (invece che alle 22,30 programmate!… ), all’incirca lo stesso orario in cui stanno tornando anche i pullman e le auto private che, così come alla partenza, convergono nel piazzale della stazione per un festoso saluto di massa fra tutti noi “storici” (e stoici), letteralmente distrutti nel fisico e nella mente, ma con il cuore immensamente gioioso di chi potrà per sempre dire: “Io c’ero”.

Lunedì, 2 febbraio 1976 – 
Le roventi polemiche che oggi divampano in tutta Pescara hanno l’aria di doversi protrarre per l’intera settimana. È infatti convinzione comune che l’arbitro Andreoli sia stato inviato a Reggio appositamente per “bloccare” l’ascesa del Pescara, in quanto è ritenuto la vera pietra d’inciampo per Genoa, Catanzaro e Foggia già predestinate alla Serie A sin dallo scorso agosto. Non foss’altro perché, a differenza di Novara, Modena e Varese, la squadra di Tom Rosati può contare su una tifoseria che “pesa” in maniera decisiva sulle partite (anche esterne), per cui costituisce un vero pericolo per le tre elette. Bisogna perciò fermarla con ogni mezzo.
E infatti, non so se hai notato: oltre a tentarle tutte per farci perdere, e comunque riuscendo agevolmente a non farci vincere, ci portiamo a casa due espulsioni e quattro ammoniti che, ovviamente, comprometteranno in modo pesante le prossime partite.
Ma c’è anche un altro argomento che sta parallelamente accendendo gli animi dei tifosi.
Da diverse settimane, più precisamente dalle ultime partite del 1975, Capacchietti non fa che lamentarsi pubblicamente di noi tifosi biancazzurri, accusandoci di essere troppo critici. Dice che non sappiamo neanche noi cosa vogliamo, e che tifiamo sul serio solo quando si va in vantaggio, ovvero aiutiamo la squadra quando non ne ha più bisogno. Anzi, secondo il nostro caro ”piattaro”, andiamo all’Adriatico per gufare, così da utilizzare le eventuali sconfitte del Pescara per prendersi rivincite contro questo o quell’altro personaggio, dunque per ripicche puramente personali. Quindi, a suo dire, siamo tifosi solo “in apparenza” perché, in realtà, non amiamo la nostra squadra.
Insomma, a fronte di una tifoseria Biancazzurra elogiata e invidiata a livello nazionale (vedi gli articoli del Corriere dello Sport, della Gazzetta o de Il Messaggero), ci ritroviamo da un lato Tom, che continua a “smontarci” parlando di salvezza, dall’altro lato abbiamo il “piattaro” che questa volta ha superato se stesso, mettendo insieme un’inarrivabile collezione di stronzate così completa da far invidia anche ai quotidiani di Partito; di qualunque Partito. E adesso, purtroppo, comincio a capire il forte e improvviso attrito esploso proprio a dicembre tra lui e il CCCB … Sarà un caso?… No, non è un caso: qui c’è qualcosa che non sappiamo.
La risposta dei tifosi? Né comunicati, né manifesti. La risposta migliore in assoluto è quella completamente muta: il treno di Reggio Emilia. Davanti al quale, qualcuno dovrebbe sprofondare dalla vergogna. Solo che per vergognarsi bisogna dapprima conoscere cos’è la vergogna e poi essere capaci di vergognarsi.
Intanto, il “promesso-promosso” Catanzaro continua a fermarsi da solo perdendo il secondo scontro diretto di fila, questa volta a Foggia (2-1). Per cui, ora comandano in tre: Catanzaro, Varese e Genoa con 22 punti, mentre Pescara, Novara e Foggia inseguono a 21; cosa sarebbe accaduto con una nostra possibilissima vittoria a Reggio Emilia è un problemino di aritmetica per scolaretti di Seconda Elementare. Ma adesso è perfettamente inutile recriminare e dannarsi l’anima, sarebbe solo tempo perso. Molto meglio concentrarsi sul prossimo incontro casalingo col Catania, che contiene un elemento di forte richiamo, se non altro a livello di curiosità: dopo aver incontrato l’ex Corrado Serato, ecco subito Claudio Ciceri, l’ex centravanti del Chieti che ora guida l’attacco rossazzurro. Il pensiero corre inevitabilmente a giorni che per il calendario sono recenti, ma lontanissimi nel vissuto di noi tifosi; Claudio Ciceri, il Lecce, l’arbitro Grassi, i telegrammi, Delli Noci, Latina … Sono trascorsi appena 700 giorni, eppure già ci appaiono di “una vita fa”. Di un’altra epoca.
In attesa del Catania e di Ciceri, all’Excelsior circola una voce, sembra ben informata, su quanto sia costata l’organizzazione del treno “speciale” per Reggio Emilia: 6 milioni di lire tondi-tondi. Bisognerà verificarla, ma sarebbe a dir poco strano che venga inventata una notizia del genere a due metri contati dal negozio di Angelo Manzo … dal quale infatti non arriva alcuna smentita o rettifica.
Compitino a casa per scolaretti di Terza Elementare: ogni vagone ha 96 posti che, moltiplicati per 22 vagoni, fanno 2.112 prenotazioni, che moltiplicati per 6.200 lire l’una fanno un incasso totale di 13.094.400 lire … Che cosa ne dobbiamo dedurre? Scommetto che il CCCB e il “piattaro” hanno la giusta risposta.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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