Sabato, 10 febbraio 1979 – Link alla prima parte
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(…) tra una “sparata” e l’altra, siamo arrivati a sabato e (a parte la riunione) dobbiamo ancora andare a Lanciano, per ritirare i fumogeni azzurri. Dobbiamo ancora andare a comperare i rotoli di carta per la coreografia. Dobbiamo ancora andare in tipografia per far tagliare le schedine del Totocalcio con cui fare i coriandoli. Dobbiamo ancora finire lo striscione “anti-foggiano”. E dobbiamo ancora andare da Fabbrini (nonostante stia ad appena 500 metri dal nostro ritrovo) per riparare i tre tamburi sfondati. Questa dei tamburi sfondati sta diventando una tradizione di ogni partita casalinga, cioè da quando abbiamo preso la “bella” abitudine di lanciare in campo (fra gli oggetti vari) anche le bacchette e le “mazzocche”. Per cui, poi dobbiamo rimediare con pezzi di legno raccattati là e qua sotto la Curva. Pezzi di legno grezzo (non di rado addirittura rami dei pini marittimi!… ) che ovviamente finiscono per sfondare le tele dei tamburi dopo neanche 20 minuti.
Insomma, sono giorni in cui non corriamo nessun rischio di annoiarci; tutt’altro! L’agitazione è al massimo grado, e rischia di sfociare in un “elettrico” nervosismo di cui in settimana già si sono visti alcuni sporadici ma preoccupanti cenni; anche tra di noi del gruppo-capo.
In ogni caso, arriviamo a tarda sera con la risoluzione di tutti i problemi, sebbene con un po’ troppo batticuore … tanto per cambiare (una bruttissima abitudine, che dovremo eliminare al più presto). Ai tre tamburi sfondati sono state cambiate le tele, così ora li abbiamo tutt’e 12 disponibili (e non è cosa da poco), ma soprattutto abbiamo anche i fumogeni azzurri, sui quali cominciavamo a disperare … a voler essere ottimisti. E li abbiamo nella maniera più impensabile.
In effetti, tutti abbiamo notato con una certa sorpresa l’assenza di Luigi il “tesoriere” alla riunione di oggi pomeriggio, ben conoscendo la sua puntuale presenza, soprattutto quando la stessa riunione si trasforma in … “tribunale”. Assenza che viene svelata dal signor Manzo: viste le grandi difficoltà di questi giorni e, senza dirci niente (magari proprio per farci una sorpresa “ristoratrice”), Luigi è andato personalmente a Lanciano (a sue spese) per ritirare i fumogeni e assicurarci, così, la coreografia programmata, che altrimenti sarebbe stata molto al di sotto delle aspettative e del nostro livello … per di più proprio contro il Foggia.
C’è poco da fare: Luigi è davvero un grande. Lo è stato sin dalla fondazione del Pescara Rangers, e lo conferma ogni giorno che passa. A parte quando s’è inventato il “vademecum del tifo” … ma, come si sa, nessuno è perfetto … Grande “tesoriere”!…
Domenica, 11 febbraio 1979 –
Il treno di linea è sempre quello: l’Espresso Foggia-Milano delle 10,22, il binario pure (il quarto) e persino le carrozze sono le stesse (le ultime due). Insomma, ormai l’arrivo dei foggiani a Pescara non ha più alcun segreto per noi, al punto che non serve più nemmeno spargere la voce: il nostro ritrovarci in stazione è automatico.
Dal treno scendono non più di 200 ultras, abbastanza colorati di rossonero ma … tutto qua. La preannunciata “invasione ferroviaria” è tutta qua perché, come ci confermano all’ufficio Movimento della stazione, non è in arrivo alcun treno speciale. Del resto, era talmente scontato che anche la nostra adunata è vistosamente inferiore al solito: la maggioranza ha preferito andare direttamente allo stadio e aspettarci davanti al cancello di maratona, per dare una mano all’abituale allestimento mattutino della Curva Nord. Insomma, si ripete per filo e per segno l’immediata vigilia dell’altro “quasi derby” con la Samb.
Mentre i “satanelli” conservano la tradizione (secondo me sempre più pericolosa) di avviarsi a piedi verso l’Adriatico, noi passiamo un attimo dall’Excelsior per prendere i fumogeni che il “tesoriere” ha lasciato al Regalo Artistico; sempre che si riesca a entrare! Accade infatti che, da quando Angelo Manzo ha ottenuto (dalla Società) la prevendita dei biglietti, il Regalo Artistico è diventato praticamente “off limits” la domenica mattina, tanta è la ressa davanti l’ingresso e sul marciapiede. E si può facilmente immaginare cosa questo significhi per un negozio che vende delicatissime porcellane e cristalli di alto valore …
Poco prima di mezzogiorno il nostro gruppo-capo è già al completo davanti l’ingresso di Maratona. Anche i foggi – ani sono arrivati tutti, compresi quelli in auto e pullman (ovviamente ben imboscati, chissà dove) e stanno bighellonando lungo viale Pepe con bandiere e sciarpe ben in vista, ma conservando comunque quel minimo di intelligenza sufficiente per mantenersi alla larga dal Sayonara e dal bar Adriatico; soprattutto da quest’ultimo, che stamattina “ribolle di belle facce” come forse non accadeva dall’infuocato giugno 1974, perciò oltremodo “sconsigliabile” agli sgraditi ospiti.
Il nostro arrivo in gruppo non passa inosservato, ma invece d’appiccià subbit’ lu foch … per la serie “Se io non posso tifare a Foggia, tu non puoi tifare a Pescara”, decidiamo all’unanimità di “giocare” come il gatto fa con il topo, ovvero di mettere in atto un atteggiamento superiore.
Sì, perché la crescita ideologica del Pescara Rangers si vede anche e soprattutto dai particolari, quindi dalla capacità di saper riconoscere la tifoseria verso la quale vale la pena “riscaldarsi” anche in queste situazioni di disparità a nostro favore (siamo di fatto 10 contro 1), e quella verso la quale non possiamo e non dobbiamo “abbassarci” al suo stesso livello. Un concetto che va ben al di là di ogni rivalità storica, altrimenti dovremmo scatenare il finimondo anche contro aquilani, teramani e chietini; ti sembra il caso di scendere così in basso?
È il momento di capire che certe antiche “storie” appartengono ormai al passato, e tra queste c’è anche quella con i foggiani (… con gli ascolani, i sambini, i ternani, eccetera), poiché il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro si chiamano Genova, Torino, Roma, Milano, Firenze, Napoli, mal che vada Bologna e Bergamo; tutto il resto sarebbe solo una dequalificante perdita di tempo, un tornare indietro che finirebbe solo per screditare il nostro Onore fin qui faticosamente e meritatamente conquistato.
E quindi, dopo averli tranquillizzati con la giusta dose di finta disponibilità, raccomandiamo ai foggiani di andare in Curva Nord … perché noi stiamo in Curva Sud … e i “satanelli” abboccano con una facilità persino superiore alle nostre stesse aspettative, un po’ perché (da veri “stronzi” quali siamo), abbiamo saputo conquistarci la loro ingenua fiducia, un po’ perché loro ricordano il campionato scorso, quando effettivamente (e provvisoriamente) eravamo in Curva Sud, a causa dei lavori di ampliamento dell’Adriatico. Fatto sta che questi poveracci davvero si stanno cacando in mano dalla paura. Forse perché, al ricordo dei movimentatissimi derby passati si sta aggiungendo una scoperta per loro quasi shockante: la nostra attuale compattezza e organizzazione non è nemmeno paragonabile al Pescara Rangers “ancora in crescita” dello scorso campionato e ora, dopo appena una manciata di mesi, si trovano di fronte una Pescara “ultras” che in Serie B ci sta per puro sbaglio. In qualche modo, stanno vivendo lo stesso “timore” da noi sperimentato sedici mesi fa nelle trasferte di Torino e Roma.
Il tranello viene però tanato di lì a poco, perché ci vedono entrare in Curva Nord (attraverso la Maratona) per la rituale sistemazione mattutina di striscioni, tamburi e quant’altro; perciò, non bisogna certo essere delle volpi per capire come stanno le cose. Infatti, alla nostra uscita (dopo un’oretta circa), su viale Pepe non c’è più un solo rossonero; se ne sono andati tutti in Curva Sud, ad attendere che aprano botteghini e cancelli.
Non importa. Importa molto di più che i foggiani abbiano toccato con mano la “sacralità” dell’Adriatico, compresa la “fascia di rispetto” circostante la sua recinzione. Importa molto di più che abbiano capito come questa di oggi sia “tutt’altra” Pescara rispetto agli anni scorsi, e magari ne faranno tesoro in futuro. Importa molto di più che abbiano definitivamente capito come venire a “casa Pescara” senza invito può rivelarsi molto ma molto pericoloso; perlomeno fino a quando lo scambio di ospitalità non sarà perfettamente e concretamente bilaterale.
Dunque, dopo Avellino, Bari e Lecce, ora tocca a Foggia: il timore verso Pescara si espande a macchia d’olio anche in pieno Sud, cosa finora considerata pura utopia. Di fatto, stiamo sgretolando la radicata tradizione delle temutissime tifoserie meridionali che, invece, l’una dopo l’altra ora si vedono costrette a temere Pescara; stiamo cioè riuscendo là dove nemmeno romanisti, laziali, granata e genovesi sono riusciti.
E quando parlo di “timore” non mi riferisco alla comune forma di paura. Perché diffondere paura è il più evidente segno di debolezza che l’uomo possa manifestare. Mi riferisco invece al ben più onorevole “timore biblico”, lo stesso (per intenderci) che i popoli dell’Antico Testamento vivevano verso Dio … (mi scuso per il paragone azzardato …): “Io ti riconosco e ti accetto Superiore, di conseguenza ti offro tutto il mio Rispetto”.
Il vero Rispetto (quello con la “R”) non arriva mai “su richiesta”. Il vero Rispetto te lo devi guadagnare sul campo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Solo allora è inequivocabile segno di forza.
Con l’inizio della partita fissato per le 15,00 i cancelli aprono alle 13,30, ma già alle 12,30 ci ritroviamo di nuovo tutti davanti alla Curva Nord; altra consolidata e bellissima abitudine, altro importante segno di “grande Curva”.
Siamo facilmente riconoscibili, quindi distinguibili dagli altri tifosi, per via del nostro abbigliamento che definire stravagante è troppo poco: bombette inglesi, camicioni portati a mo’ di tunica, tute da lavoro, mimetiche e capi militari di ogni genere e tipo, jeans scoloriti e sdruciti sui quali compaiono sempre più numerose le toppe biancazzurre della Pescara Calcio, magliette e giacche raccattate chissà in quale mercatino “degli svitati”, fasce fermacapelli di ogni forma e colore … Ma c’è anche la nostra (e altrettanto numerosa) “sezione elegant”: i cosiddetti “pariolini” che si presentano in Curva Nord con tanto di giacca firmata, cravattino v.i.p., scarpe all’ultimissima moda, capelli “a caschetto” senza basette (tipo Beatles), trench o giubbotto in pelle nera, Ray Ban irrinunciabili anche quando sta per fare notte … Insomma, un “manicomio” di hippy, dottori, indiani metropolitani, fighetti del Thomas bar, anarchici di lu Villagg e di San Dunat’, neofascisti di piazza Salotto … di tutto e di più, in uno straordinario e inimitabile “minestrone” che simboleggia perfettamente l’attuale Pescara.
“Lotta dura senza paura” … tuonano da Sinistra.
“Boia chi molla è il grido di battaglia” … rimbomba da Destra.
Ma il significato è uno solo. Il soggetto è uno solo. L’obiettivo ultimo è uno solo.
La Bandiera Biancazzurra.
È Lei l’inimitabile e inattaccabile collante che tiene saldamente insieme rossi e neri, bianchi e gialli, verdi e blu, ricchi e poveri, universitari e semianalfabeti … in un’unica grande famiglia dove non è mai volata una parola di troppo, né uno schiaffo, né uno spintone; men che meno un accenno di cazzotto.
Una Fratellanza “di sangue”, dalla quale la politica e mille altre realtà della Nazione dovrebbero solo prendere esempio.
Ci hanno detto (e scritto) che siamo “teppisti – prezzolati – facinorosi – delinquenti di professione – rovina del calcio”, ma noi lo siamo solo “di nome”, mentre chi ce lo dice lo è “di fatto”.
Alle 13,15 siamo già oltre 300, ed è abbastanza per fare il rituale “giro” prima di entrare.
Ma proprio in questo momento … quasi non crediamo ai nostri occhi … dai pressi del Sayonara sta arrivando un gruppetto di foggiani, una decina in tutto con tanto di bandiere al vento e sciarpe rossonere ben in vista. Probabilmente, sono appena scesi da un pullman nascosto nella zona del Manthonè, ma è davvero sconcertante vederli dirigersi con tanta spavalderia verso la Nord, invece di raggiungere la Curva Sud deviando per il piazzale antistadio. Non so se volutamente, o del tutto inconsciamente, ma si stanno per mettere in un guaio superiore ad ogni immaginazione.
Bastano trenta secondi di orologio, e non uno di loro ha più addosso qualcosa di rossonero: una razzia totale e persino patetica. Siccome nemmeno in mezzo ai “satanelli” manca lo “svelto” di turno che reagisce, scoppia anche una rissa che, date le premesse, rischia di finire molto male. Per cui, mi lancio letteralmente nel mucchio con l’unico intento di sottrarre i poveracci dalle mani dei nostri, grazie anche all’aiuto di qualche anima buona (e impietosita) come Riccardo, Roberto “rosis” e qualcun altro. Riusciamo così a trascinare via i malcapitati quasi di peso, e quindi ad evitare un “macello” tanto imprevisto quanto spropositato; anzi, la nostra “opera pia” si conclude addirittura con la restituzione di alcune sciarpe e … qualche “pezzo” di bandiera che potranno conservare come reliquia, a memoria perenne di questo giorno.
Due tifosi foggiani, peraltro non più ragazzini, mi ringraziano con le lacrime agli occhi (e non solo in senso metaforico), confessandomi poi che sono molto affezionati a quei simboli rossoneri (da anni portati in giro per l’Italia con orgoglio), né hanno possibilità economiche di ricomperare sciarpe e bandiere dopo ogni trasferta (… e cià cred!… ); per cui, sarebbe stata una perdita molto grave.
Benissimo: vogliamo crederci senza riserve. Ma intanto non manco l’occasione per far “pesare” la differenza tra le nostre tifoserie, sottolineando a brutto muso come, a parti inverse, a casa loro non avrebbero fatto altrettanto; anzi … E poi devono spiegarmi come abbiano potuto anche solo pensare di passare davanti alla Curva Nord, per di più proprio pochi minuti prima che aprissero i cancelli, dunque, con il nostro gruppo ultras già pressoché al completo. Mi sento rispondere qualcosa che ritengo ancor più allucinante del loro gesto in sè: “Sì, alcuni tifosi pescaresi del bar Sayonara ci avevano già avvisati di stare alla larga da quel tratto di strada, ma la gran parte di noi non ha dato alcun ascolto a quelle parole, in nome di un orgoglio rossonero che non ha paura di niente e di nessuno”.
Mi rifiuto di commentare.
Passato questo “imprevisto”, che comunque ci ha fatto perdere tempo prezioso, si torna all’originario e doveroso “giro” prima di entrare.
Un fiume umano, travolgente come non mai per quantità, qualità e carisma, alla cui testa ci poniamo noi dei due gruppi-capo (Rangers e Ultras); poi via-via tutti gli altri, nel pieno rispetto di una precisa gerarchia. Quando l’avanguardia sta svoltando l’angolo tra Nord e Distinti, la coda del battaglione si trova ancora davanti ai cancelli della Curva; di sicuro è il miglior “giro” fatto finora, in tutti i sensi. E se ti dico “in tutti i sensi”, mi devi capire bene …
Il “timore biblico” che ci siamo conquistati anche all’interno della tifoseria biancazzurra è lampante, e lo si tocca con mano ogni domenica di più.
I cancelli dei Distinti sono stati già aperti con un certo anticipo e, nel vederci, in mezzo alla folla che entra si ascoltano bisbigli e commenti di tutti i tipi. Addirittura, molti di quelli già sulle gradinate salgono in cima al corridoio superiore per affacciarsi e guardare di sotto, mentre chi sta entrando in questo momento blocca la sua abituale “corsa al posto migliore” e resta voltato in nostra direzione come una statua, fino a quando l’ultimo di noi non gli è sfilato davanti. Né, se osservi attentamente, ti possono sfuggire i sorrisetti maliziosi dei controllori ai cancelli, la cui traduzione è fin troppo semplice: “Poveri foggiani!… “.
La controprova arriva una volta che siamo davanti alla Curva Sud. Anche qui i cancelli sono stati già aperti, proprio per accelerare l’ingresso dei foggiani che, infatti, sono entrati tutti. Pertanto, preghiamo i controllori di … “farci entrare un attimo” … dovendo discutere di un possibile “gemellaggio” con gli “amici pugliesi”, ma è chiaro che non ci crede nessuno. Con una “piccola e leggerissima” differenza però: fino a due anni fa gli addetti al servizio d’ordine ci avrebbero quasi riso in faccia, e forse essi stessi avrebbero chiamato Carabinieri e Polizia per farci sgomberare, mentre adesso ci pregano … dico e ripeto: ci “pregano” letteralmente di lasciar perdere “quei poveracci” e di evitare casini; ci implorano di far si che questo pomeriggio resti il più tranquillo possibile.
Visto che non ci fanno entrare, proviamo la mossa inversa, cioè quella di far uscire i foggiani. Perciò, la prima cosa da fare è “chiamarli”, magari con un bel “Foggia – Foggia – vaf – fan – culo” roboante e “massiccio” al punto giusto, meglio ancora se seguito da un ancor più squillante “Bastardo Rossonero” di contorno che non guasta mai. Il “richiamo” funziona benissimo, e non avevamo dubbi: i “satanelli” si affacciano quasi tutti dal corridoio superiore, ma anche da una delle entrate intermedie, cosicché possano vedere i nostri gesti chiari e inequivocabili con cui li invitiamo a scendere e uscire.
Saranno anche gesti inequivocabili, talmente chiari da risultare comprensibili anche ai ciechi, ma non scende e non esce nessun foggiano; nemmeno uno. Ti dirò di più: dal loro gruppo, che pure è al riparo dentro la Curva, non si leva una sola parola nei nostri confronti; silenzio di tomba, per certi versi addirittura impressionante.
Vabbè … ce ne andiamo. Vorrà dire che torneremo a fine partita.
Ma non prima di un ultimo “Bastardo rossonero” di saluto, anche questo con appropriato “contorno”: due colpi di lanciarazzi che esplodono proprio sotto le gradinate della Curva vecchia, causando un frastuono spaventoso. Che significa?… Significa che ci vediamo a fine partita con propositi … per l’appunto esplosivi; dunque, hanno circa due ore di tempo per farsene una ragione e prepararsi psicologicamente all’evento.
Ti stai chiedendo il “perché” di tutto questo?
La risposta migliore puoi dartela da solo, rispondendo alla semplicissima contro-domanda: “Sei mai stato a Foggia, al seguito del Pescara”?
Se la risposta è sì, la tua domanda non ha alcun senso, perché sai benissimo di cosa stiamo parlando.
Se la risposta è no, la tua domanda non ha alcun senso, perché non hai idea di cosa stiamo parlando.
Ed è bene che anche voi “amici” foggiani sappiate di cosa stiamo parlando.
Se un giorno … volesse il Cielo!… il vostro particolarissimo concetto di ospitalità a Foggia dovesse “miracolosamente” cambiare di segno … perché giusto un “miracolo” ci vuole .,.. allora state pur certi che noi saremo i primi a proporre di sederci tutti insieme a tavolino per riparlarne. Magari tappandoci il naso … ma ne riparleremo. Fino a quel giorno … semmai verrà … nessuno vi impedirà di venire a Pescara al seguito della vostra squadra (siamo in democrazia, no?… ), ma dovete sapere … “dovete” proprio nel senso di obbligo morale … che non sarà mai gratis. Dovete sapere che correrete gli stessi rischi e pericoli di chi entra in casa altrui senza il gradimento e il benestare del proprietario.
Né più, né meno.
Io sono certo che, oggi più di ieri, tutto questo vi sia stato ri-spiegato con estrema chiarezza. Ma se per caso avete ancora qualche dubbio, qualche perplessità, qualche tarlo, qualche buco nero nell’apprendimento, alzate pure la mano e chiedete senza indugio: ogni cosa vi sarà rispiegato anche all’infinito, se necessario; senza alcun problema.
Di sicuro, ancora non riusciamo a essere abbastanza chiari con gli immancabili (ma sempre più minoritari) “perbenisti – benpensanti – moralisti” di casa nostra, che infatti si fanno sentire anche oggi per rinfrescare l’etichetta di “incivili – delinquenti – vergogna d’Abruzzo” affibbiata al Pescara Rangers già un’ora dopo la sua fondazione. Dunque, mi sembra quanto meno doveroso indirizzare un messaggio anche a questi nostri maestri di vita: “Invece di rompere le palle con le vostre svuotate teorie filosofiche, la prossima volta venite con noi a Foggia. Invece di romperci tre quarti di cazzo con insegnamenti morali che nemmeno voi siete riusciti a capire e a mettere in pratica, andatevi a vedere la partita … ca è ora!… “.
La partita ce l’andiamo a vedere anche noi, tornando in Curva Nord attraverso il piazzale dell’antistadio, cosicché il “giro” attorno allo stadio è completo. Proprio come quello che fanno gli ultras argentini, la cosiddetta “vuelta” che si svolge in due fasi: prima della partita per “annunciare” la vittoria, dopo la partita per “festeggiarla”. E per eventuali tifosi avversari è altamente consigliabile non farsi trovare sul percorso della “vuelta”.
All’Adriatico c’è il solito grande pubblico, quello degli abituali 25.000, dopo la leggera flessione registrata nelle ultime tre partite (benché non si sia mai sceso sotto i 18mila); dunque, la tifoseria biancazzurra ha fiducia nella squadra che ha tritato la Samb e, nel contempo, dimostra d’aver compreso in tutto e per tutto l’immeritata sconfitta di Pistoia.
Più che dai foggiani, la nostra attenzione verso la Curva Sud è attratta dall’esordio annunciato del nuovo striscione Uragano esposto nella balconata centrale che di fatto occupa interamente, essendo lungo circa trenta metri.
Molto bello davvero, concepito con tutti i crismi di uno striscione ultras, ma senz’altro sovradimensionato per il gruppetto che si è sistemato sopra: ben attrezzato in quanto a bandiere e tamburi (ma anche carta e palloncini), però troppo esiguo di numero, e quindi ben presto costretto a stare seduto dagli spettatori delle file sovrastanti.
Come volevasi dimostrare, la volontà di dare una “smossa ultras” anche alla Curva Sud resterà un simpatico progetto di carta, ma di certo per Uragano non poteva esserci esordio più “elettrico”, visto che i circa 500 foggiani hanno preso posto a non più di 10-15 metri da loro (verso il lato Distinti). Per cui, il vivacissimo scambio di insulti e sfottò è immediato, e ben presto coinvolge quasi l’intera Sud (che infatti partecipa alla grande). In ogni caso, a parte qualche cazzotto là e qua, tutto resta nell’ambito di un focoso tafferuglio verbale.
Finché si giunge all’atteso annuncio delle formazioni, che ci riserva un vero colpo di scena: dopo aver escluso dalla prima squadra Nobili alcune settimane fa, Angelillo opera altre tre esclusioni eccellenti e “pericolosissime”: Andreuzza, Pavone e Ferrari in un sol colpo, come del resto s’era già capito dalla partitella di giovedì scorso, poiché ritenuti in forma decisamente scadente.
S’ambazzit’ … Cussù si n’a scit’ completamente di coccia.
L’intero pubblico dell’Adriatico entra subito in agitazione con commenti pro e contro.
Chi è pro applaude con la massima soddisfazione, avendo ormai perso ogni residua fiducia verso Ferrari, al quale si preferisce di gran lunga non solo il pescarese purosangue Di Michele, ma forse anche l’attuale centravanti del Tortoreto Lido … Chi è contro si chiede come si possa rinunciare a un ariete come Ferrari, che segna meno di quanto speravamo ma si porta dietro mezza difesa avversaria. Tutti aspettano al varco. Sembra quasi che l’intero Adriatico sia seduto sulle rive del fiume, sebbene per motivi opposti: se le cose andranno bene, Angellillo sarà “il miglior” allenatore biancazzurro del dopoguerra, se le cose andranno male avremo avuto l’ennesima dimostrazione che Angelillo non capisce niente di calcio. Per la cronaca, i tifosi che si stanno chiedendo come si possa rinunciare a Ferrari sono gli stessi che puntualmente lo ricoprono d’insulti ogni santo minuto che sta in campo. Ma c’è ben poco da meravigliarsi: siamo a Pescara, unica e inimitabile.
Comincia la partita e ogni elettricità tra le due tifoserie si avvia inesorabilmente a spegnersi, perché il Pescara parte a spron battuto, mette spalle al muro i “satanelli” e per i tifosi rossoneri non c’è più alcun motivo per entusiasmarsi e farsi sentire; anzi, più passano i minuti e peggio è. Del resto, la cronaca di quanto accade in campo è di una chiarezza disarmante:
Dopo i primi venti minuti, giocati in una sola metà campo, ci viene annullato un gol per fuorigioco molto dubbio.
Si tratta però di attendere ancora qualche decina di secondi, e Di Michele conduce un’azione travolgente che Zucchini conclude in gol. È l’1-0.
Il raddoppio viene sfiorato in almeno due clamorose occasioni nel giro di un “amen”. La prima si conclude con il palo pieno colpito da Piacenti, e la seconda vede un miracoloso salvataggio sulla linea del loro libero (e idolo) Pirazzini.
Ripresa: pronti-via!… le lancette non hanno ancora concluso il primo giro quando arriva l’inesorabile raddoppio di “Mimmo-gol”, secondo la più elementare logica calcistica.
In campo c’è una sola squadra, per cui (dagli-e-dagli) al quarto d’ora si esulta trionfalmente per il secondo gol personale di uno scatenatissimo Di Michele. Ed è il 3-0.
Al contrario di quanto pensano tutti, la partita rallenta di ritmo ma è tutt’altro che finita: traversa piena di Zucchini, oggi scatenato almeno quanto Di Michele.
A sei minuti dalla fine, il solito gran tiro di Zucchini e 4-0!… con palla leggermente deviata da Bacchin. È opinione generale che la palla sarebbe finita in porta ugualmente, ma viene assegnato l’autogol del foggiano.
Seguono altre due azioni da “gol fatto”, ma Repetto prima e ancora Zucchini poi mancano la cinquina in maniera assolutamente incomprensibile; da quella posizione avrei segnato anch’io, con il mio piede sinistro “a banana”. Per cui, abbiamo tutte le ragioni di pensare che l’abbiano fatt’apposta, certamente per le stesse ragioni che due settimane fa hanno risparmiato un’umiliante goleada tennistica alla Samb. Forse pensando anche alle due gare di “ritorno” sul loro campo, che quasi certamente saranno decisive, e allora … meglio non “accimentare” oltre il can che dorme, e causare così pericolosissimi propositi di “vendetta”; come del resto abbiamo visto 5 anni fa a Cosenza, dopo il 6-0 con cui li avevamo rimandati a casa nel girone d’andata..
La conferma di questo “studiato pietismo” arriva al 90°, con le due squadre già “negli spogliatoi”, metà Adriatico già sfollato e l’altra metà impegnato con i … commenti del lunedì: l’arbitro concede un rigore al Foggia per fallo tanto netto quanto ridicolo della difesa pescarese, ma avente il chiarissimo scopo di concedere ai pugliesi quel gol della bandiera altrimenti inarrivabile neanche giocando fino a domenica prossima. Tira Libera ed è il tanto “sospirato” 4-1 … con il nostro portiere che, infatti, neanche si muove.
Dunque, cerchiamo di ricapitolare: 4 gol fatti, altri 3 mancati “apposta” … anzi apposta (senza virgolette), 1 salvataggio sulla linea, 1 palo, 1 traversa, 1 gol annullato, 1 rigore teatralmente regalato agli avversari per pura “beneficenza” (… speriamo che l’Ufficio Inchieste non abbia visto …). Tutto questo contro una squadra che, per la cronaca, è quarta in classifica!… non penultima … Che ne dici? Può bastare?
Ecco, questo è il “Pescara allo sfascio”, di cui vaneggiava Il Messaggero appena qualche settimana fa, dopo la sconfitta di Massa (campo neutro con la Samp). Questo è il “grande Foggia” arrivato all’Adriatico (secondo certa stampa “professionistica”) per vincere a mani basse e rilanciarsi nella lotta per la promozione.
Ora c’è da dissolvere il solito dilemma: è il Foggia che fa veramente pietà di suo, o è il Pescara che lo ha costretto a fare pietà? In effetti, il Pescara ha giocato così bene che sfido chiunque a trovarmi un solo spettatore presente all’Adriatico non sorpreso da tanta “grazia”. Il risultato roboante di 4-1? Il “minimo dei minimi” per materializzare la differenza fra due squadre che in classifica erano divise da un solo punto ma in campo da un vero abisso; il Foggia ha fatto né più né meno la figura di una squadra con un piede in Serie C. E non sto affatto esagerando, se solo si considera che squadre come Nocerina, Varese, Rimini e Taranto (occupanti gli ultimi 4 posti dell’attuale graduatoria) ci hanno impensierito molto di più, oltre a giocare un calcio decisamente migliore.
A fine partita, altro momento da stropicciarsi gli occhi … e le orecchie: dopo l’ovvia standing ovation per la squadra …applausi a scena aperta anche per Angelillo!… uno degli allenatori più contestati a Pescara negli ultimi 20 anni!… No, non sto scherzando: tutto l’Adriatico applaude Angelillo!… Qui e ora!… Ma ti rendi conto?… Domani nevica!… Preparate le catene da neve perché domani nevica di sicuro.
Come volevasi dimostrare!
In verità, il vero trionfatore della giornata è lui, e bisognerebbe essere davvero ciechi “senza speranza” per non accorgersi che le ha azzeccate tutte, rasentando la perfezione assoluta:
Insomma, non appena “Lillo” si è deciso ad ignorare del tutto l’assurda fazione di tifosi+stampa che gli chiede di essere la “fotocopia” di Cadè, e ha iniziato a fare di testa sua, i risultati si sono visti: due partite in casa, per di più due derby, quattro punti e un totale di 7-2 nel conto delle reti … che poteva essere tranquillamente un 12 – 0 senza i nostri atti di “pietismo”. In mezzo a queste due partite c’è il vergognoso furto di Pistoia, sul quale è meglio non tornare.
Si sfolla con il sorriso a trentadue denti, ma pur sempre con la storica e (pare) insanabile frattura della tifoseria pescarese in due fazioni contrapposte. Da una parte, si esulta: “Ferrari ha perso il posto! Finalmente ci siamo liberati di quel caprone appicciafuoco e sfascia-spogliatoi, a favore del nostro Di Michele”. Dall’altra parte si ribatte con ancor più ardore: “Caprone ci sarai tu e quella ciammarica di mamm’t’! Ferrari viene tenuto a riposo per alcune settimane per ricaricarlo, ma tornerà più forte di prima, proprio nel momento topico del campionato; esattamente come accaduto per Motta e Nobili”.
Uno scontro frontale destinato a durare fino a giugno … chissà di quale anno!… ma a tutto vantaggio dei giocatori stessi che, invece di smontarsi e deprimersi, vengono ulteriormente caricati dalla volontà di dimostrare quanto abbiano torto sia l’allenatore che l’opposta fazione dei tifosi.
Il pubblico dell’Adriatico, per l’appunto: mai quest’anno aveva seguito la partita con un tifo del genere. Abbiamo fatto semplicemente paura!… In tutti i settori. Per non parlare della Curva Nord, poi: ce la siamo trascinata dietro “da cancello a cancello”, grazie anche al decisivo contributo del “gruppo Ivo & C.”, tant’è vero che a un certo punto mi sono chiesto se per caso non stessi sognando ad occhi aperti; una cosa da non credere!… Una cosa da far schiattare d’invidia tre quarti di Serie A. Certo, l’andamento della partita e il largo risultato hanno favorito non poco l’ambiente infernale, ma questa è l’ennesima dimostrazione (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che il pescarese ha solo bisogno di entusiasmarsi, di sentirsi orgoglioso della squadra che lo rappresenta in campo, e quando si entusiasma diventa a sua volta un trascinatore irrefrenabile. Inarrivabile. Il vero “dodicesimo” nei fatti, non a chiacchiere.
E mentre si va a casa, il pensiero fisso resta sempre e solo quello: Uagliù … che cazzo di Curva!…
Quella che fino a due anni fa non esisteva nemmeno nelle nostre fantasie.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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