Domenica, 9 gennaio 1977 –
Link alla prima parte.
(…) Minaccia che sta per diventare una promessa e una tragica realtà, ma scongiurata appena in tempo dall’intervento del signor Manzo che, assumendosi tutte le responsabilità, giunge ad un accordo con i ferrovieri: “Lasciamoli salire (per evitare una vera rivoluzione) e poi pagherò io, di tasca mia, i rispettivi biglietti”. Ovviamente, non è vero: non pagherà proprio niente di tasca propria (semmai, ci penserà la Società), ma intanto lo stratagemma funziona e si parte, questa volta con un altro tipo di promessa: i 20 minuti di ritardo verranno recuperati lungo il percorso. Tu ci credi? Io prego Dio che questi 20 non diventino 40 … e poi 60 … e poi … sarebbe già un mezzo miracolo. Una volta partito il treno, il signor Manzo va al microfono di bordo e lancia un appello ai numerosi senza-biglietto: “Io vi lascio viaggiare gratis, ma voi lasciate libero il posto altrui, sistemandovi nei corridoi”. E tanto avviene, nel giro di soli cinque minuti. Anche perché … non so se hai visto le facce del servizio d’ordine … dicono che siano tutti parenti della famiglia Manzo, e t’assicuro che è altamente sconsigliabile fare gli svelti. Io e Ciro siamo abbastanza fortunati perché, pur non potendo contare su tutti gli altri della nostra comitiva, ci ritroviamo nello stesso vagone con Roberto “il biondo” e qualche altro di quelli conosciuti domenica scorsa. Per cui, non solo scongiuriamo il rischio di fare questa trasferta in mezzo a perfetti sconosciuti (quando non addirittura veri e propri rompipalle), ma questa sarà occasione per cementare l’amicizia e creare così solide basi del nascente gruppetto ultras. Smentite anche tutte le fosche previsioni sul rituale “maltrattamento” da parte delle FF.SS. poiché, incredibile ma vero, arriviamo a Vicenza con soli 10 minuti di ritardo, ovvero in … “perfetto orario”. Se questo particolare è il segno dell’intera giornata, siamo a cavallo! Fuori dalla stazione troviamo anche numerosissimi bus urbani che il Comune di Vicenza mette a disposizione (gratuitamente) per trasportarci allo stadio.
Ma oltre ai bus, ci sono anche una ventina di ultras vicentini, facilmente riconoscibili dalle giacche mimetiche e dai baschi, oltre che dalle sciarpe biancorosse, per cui il primo pensiero di un po’ tutti è che siano venuti a darci il “benvenuto” a suon di insulti, pretate e sprangate; del resto, l’antipatia veneta (per usare un eufemismo) verso i meridionali è risaputa, e siccome da Bologna in giù per loro siamo tutti meridionali, men che meno noi abruzzesi potremmo aspettarci niente di buono. Invece, accade l’esatto contrario: tra la sorpresa generale, il “benvenuto” che ci vogliono dare è quello vero. In tal senso, è una vera fortuna che con noi non ci siano I Fedelissimi perché, conoscendoli, avrebbero iniziato a provocare pesantemente appena viste le mimetiche e le sciarpe, appunto interpretate come inequivocabile segno di sfida, e a quel punto anche i vicentini avrebbero reagito ben diversamente, con tanti saluti ai buoni propositi. Gli stessi ultras vicentini ci consigliano di non servirci dei bus, perché fanno un giro piuttosto lungo per arrivare allo stadio. È molto meglio andare a piedi, così i 10 minuti che occorrono diventeranno anche un festosissimo corteo per il quale non sono affatto infastiditi, anzi ne approfittano per unirsi anche loro, non solo come accompagnatori, ma soprattutto per presentarci al resto della tifoseria ultras locale che a quest’ora è già fuori lo stadio. Siamo sempre più sorpresi, al punto da sconfinare nello scetticismo, ma il signor Manzo non ha alcun dubbio e, preso il megafono, comincia a urlare di seguirli, invitando a scendere dai bus anche quelli che vi erano già saliti. Io mi sto chiedendo se sono desto o se sogno ancora, magari proprio perché stanotte ho dormito troppo poco. Ma come?… siamo nella regione ritenuta da tutti la più antimeridionale d’Italia, arriviamo per un big- match ad alta tensione che può decidere l’intero campionato delle due squadre, e qua ci stanno accogliendo come mai c’era capitato in vita nostra? È sicuro che non sia uno scherzo? È sicuro che non sia un clamoroso tranello? A dire il vero, adesso anch’io comincio a temere seriamente per quest’ultima ipotesi, soprattutto quando mi accorgo che il vialone imboccato a mo’ di scorciatoia è proprio quello che sbuca sotto la loro Gradinata Sud, dove per l’appunto sono già radunati tutti gli ultras locali in attesa che aprano i cancelli (13,30); mi sembra quanto meno inopportuno. Niente di tutto questo perché, a un certo punto, proprio i venti “accompagnatori” vicentini ci fanno deviare per un’altra stradina con la quale aggiriamo tutto lo stadio (dal lato della Tribuna) e ci ritroviamo direttamente all’angolo della Gradinata Nord.
A questo punto, il signor Manzo riprende il suo inseparabile megafono e comincia ad urlare: “Curva Sud – Curva Sud – Curva Sud”. Accade infatti che, come già a San Benedetto e in qualche altro stadio, anche qui i biglietti portano la semplice dicitura di “Gradinata”, senza specificare quale; per cui, ognuno va dove vuole. E dunque, per evitare un possibile sparpagliamento, il signor Manzo sta invitando tutti ad andare in quella Sud. Gli Ultras del Vicenza sono allibiti e, immaginando che abbiamo in programma di invadere il loro settore col preciso scopo di creare incidenti e depredarli, si danno a precipitosa fuga verso i loro amici per avvisarli. La loro espressione in viso spiega molto meglio di mille parole la loro delusione per averci concesso tanta fiducia. Da parte mia, sono davvero alle soglie dello shock. Mi chiedo come sia possibile che un presidente di CCCB (seppure onorario) faccia un errore così clamoroso. Come si fa a non sapere che la Gradinata Sud è quella degli ultras vicentini? A parte che, nell’organizzare trasferte di massa come questa, sarebbe d’obbligo informarsi anticipatamente su ogni particolare, ma la stessa televisione ha fatto vedere decine di volte lo stadio vicentino, e quindi che il tifo locale sta nella Gradinata a destra della Tribuna coperta. Davanti a questo equivoco a dir poco “spaventoso” (se non altro per le conseguenze che porterebbe), io e Ciro siamo gli unici due … dico e ripeto; gli unici!… a protestare con veemenza, anzi qualcuno ci rimprovera aspramente per aver osato mettere in dubbio la parola del signor Manzo!… Lo stesso Roberto, che pure non è l’ultimo arrivato in quanto a conoscenza del mondo ultras, non si scompone più di tanto: “E vabbò, che ce ne frec’annù!?… Anche se la Sud è dei vicentini, noi siamo così tanti che possiamo benissimo invadergli il loro settore e “cacciarli di casa”. Come del resto abbiamo fatto ovunque siamo andati”. Sì, ma San Benedetto, Chieti, Caserta, Ferrara, eccetera sono un conto, Vicenza è un altro conto; senza contare che non c’è un solo mezzo motivo per far loro uno sfregio del genere. Stiamo per creare il più grande casino nella storia della Serie B, per cui mi faccio coraggio e, cercando di vincere la mia atavica timidezza, mi precipito dal signor Manzo per urlargli con tutte le forze che la Sud è quella dei vicentini e che stiamo per ficcarci in un mare di guai con i nostri stessi piedi. Ma non c’è niente da fare: il signor Manzo nemmeno mi si caca e continua a urlare il sempre più allucinante: “Curva Sud – Curva Sud – Curva Sud”, mentre un suo amico (che vedo sempre all’Excelsior) mi si avvicina per intimarmi: “Non vorrai mica spiegare a Manzo dove dobbiamo andare, con tutti gli anni di esperienza che ha nella Pescara Calcio”? Da restare senza parole. Per vera fortuna, o per l’intervento di chissà quale santo, tutti i tifosi pescaresi saliti a Vicenza con pullman e auto private sono arrivati prima di noi e sono già entrati nello stadio, ovviamente in Gradinata Nord, i cui cancelli sono stati aperti prima degli altri settori proprio per evitare il nostro ammassamento nel piazzale antistante (e quindi possibili incidenti). Dal corridoio superiore spuntano diverse bandiere biancazzurre e, non appena sentono il festoso vociare del nostro arrivo, un po’ tutti i pescaresi all’interno si ammassano lungo i parapetti per salutare con un vistosissimo sbandieramento e unirci ai nostri cori. Una scena che, per certi versi, mi ricorda molto da vicino quanto fatto (in piccolo) dai nocerini all’Adriatico, quell’ottobre 1973, ma che ora si rivela la vera salvezza di questa trasferta. Perché, non so se s’è capito, ma stavamo … anzi, stavano … davvero dirigendosi verso la Gradinata Sud al seguito di Angelo Manzo, proprio come un branco di pecore rimbambite, e non bisogna certo essere Nostradamus per prevedere quale nefasto, avvilente e vergognoso seguito avrebbe avuto questa giornata; unicamente per causa pescarese, sia ben chiaro. Cosicché, la maggior parte del corteo inizia spontaneamente a dirigersi verso gli ingressi della Gradinata Nord, e anche lo stesso signor Manzo ha un attimo di titubanza, per poi capire finalmente che è quello il nostro settore. Il mio sospiro di sollievo, e quello di Ciro, è tale da gonfiare senza problemi un dirigibile, mentre tutti gli altri … e dico tutti!… non hanno ancora capito niente del mostruoso equivoco appena sventato per puro miracolo, cioè il più grosso, ingiustificato e imperdonabile sfregio che una tifoseria possa fare verso l’altra, nel caso specifico una delle più civili e ospitali, io direi intelligenti, mai incontrate finora. E comunque, non manco certo di avvicinarmi di nuovo al signor Manzo e ai suoi amici per far notare non tanto la mia ragione quanto, soprattutto, questo scampato pericolo di incidenti, visto che i vicentini saranno anche civili ed ospitali, ma non certo fessi al punto da farsi cacciare di casa restando con le mani in mano. E sai cosa mi sono sentito rispondere? “Lo so benissimo. Infatti, è questa la Curva Sud che dicevo io, mentre l’altra (dove stanno i vicentini) è la Curva Nord” …
Se il livello è questo, l’unica cosa da fare è andarsene senza aggiungere una sola parola, che infatti sarebbe totalmente sprecata. È davvero da brividi gelidi pensare che queste sono le “basi” su cui un domani, forse non più lontanissimo, potremmo ritrovarci a fronteggiare le tifoserie di Serie A … non dico le 5-6 migliori (di fronte alle quali ora come ora dobbiamo solo andare a nasconderci), ma le altre di livello medio-basso. E altrettanti brividi gelidi corrono lungo la schiena al solo pensiero che questo è il livello su cui il signor Manzo sta impostando il gruppo Pescara Rangers!… quello che avrebbe l’ambizione (a questo punto “pericolosissima”) di elevarsi a gruppo ultras della tifoseria pescarese. Mamma Mia Santissima!… Che Dio ci (e li) aiuti!… Dobbiamo assolutamente fare qualcosa di concreto per cambiare radicalmente “strada”, soprattutto trovare il coraggio di riunirci, andare dal signor Manzo e chiedere una riunione seria, in cui affrontare con la massima serietà possibile questioni affatto secondarie; tutt’altro! Beh, nelle prossime settimane ne riparleremo senz’altro ma, ti giuro, quello che è accaduto un quarto d’ora fa ci ha davvero fatto star male per lo shock … e l’allarme in prospettiva futura.
Abbiamo riempito di biancazzurro l’intera Gradinata Nord superiore (20 gradoni), da cima a fondo, da destra a sinistra. Questa non è affatto la classica Gradinata (o Curva) riservata alle tifoserie ospiti come, ad esempio, avviene in tanti altri stadi (soprattutto di Serie B), perché qui a Vicenza è regolarmente affollata da tifosi locali, a maggior ragione ora che la squadra marcia a gonfie vele e il pubblico medio si aggira sempre sui 20.000 spettatori a partita. Eppure oggi l’hanno data interamente a noi, mentre nel sottostante parterre ci sono diverse centinaia di abbonati biancorossi che, insieme ad altre centinaia di paganti, non hanno comunque rinunciato al loro abituale settore, anche perché la Sud è esaurita da giorni. Nello stesso parterre non mancano comunque gruppetti sparsi di pescaresi ritardatari. Sai com’è … la trattoria tipica, i monumenti palladiani, il santuario di Monte Berico … Ecco, bravi!… dopo i monumenti e la trattoria tipica, adesso “gustatevi” anche la partita vista(???) da dietro la rete di recinzione e al livello del terreno di gioco. Altri tifosi biancazzurri (forse un 2-300 circa) sono nei Distinti, e gli stessi colori sventolano anche in Tribuna coperta dove, se non becchi il posto giusto, diventa una vera impresa vedere la partita senza ritrovarsi davanti i famosi tralicci che sostengono la copertura; tra l’altro, dopo aver sborsato un certo numero di banconote da mille!…
La nota dolente riguarda proprio i pescaresi nei Distinti. Questa partita è da paragonare in tutto e per tutto a quel Lecce-Pescara del 20 gennaio 1974, quindi giusto tre anni fa: stesso mese, stesso attesissimo scontro al vertice susseguente a grandi risultati per entrambe le squadre, quasi la stessa distanza, stesso esodo di massa della tifoseria biancazzurra, stesso entusiasmo dilagante, stesso incubo-bomber avversario (allora Ferrari, oggi Rossi) … insomma, lo stesso in tutto. E speriamo che non sia lo stesso anche il risultato finale!… Quella giornata fu anche una delle più grandi e salutari “lezioni” per la tifoseria pescarese, proprio nel senso di utilità nell’imparare a riconoscere gli amici veri, cui donare tutta la nostra fiducia e stima, da quelli finti … molto finti, da guardare storto per tutto il tempo in cui ce l’hai davanti agli occhi e … alle spalle. Una “lezione” da cui imparare come ci si comporta e soprattutto come non ci si comporta in una trasferta del genere. Ma purtroppo, sembra proprio che non sia servita a niente perché, appunto, a distanza di soli tre anni, stiamo ripetendo lo stesso madornale errore di base: sparpagliarci per tutto lo stadio, con la pretesa (appena descritta) di andare persino nel settore della tifoseria di casa. Invece di fare blocco unico, un micidiale blocco unico che sortisce effetti devastanti … non di rado ci ritroviamo 2.000 di qua, 1.500 di là, 300 lassù, altri 200 laggiù … una pena. Semplicemente una pena. Sì, perché persino in Gradinata Nord si sono formati due gruppi-traino per il tifo e, naturalmente, ognuno dei due va per proprio conto, auto-referenziandosi come “l’unico”. Come al solito, ci sono di mezzo “I Fedelissimi”, ma sarebbe meglio dire il loro presidente Massascusa, da sempre antagonista in tutto e per tutto del signor Manzo (temo anche per motivi extra-calcistici); e che quindi non perde occasione per attuare una “divisione” (all’interno della stessa realtà Biancazzurra) da far invidia alle famosi “correnti” politiche della DC. Anche a costo di spendere il doppio per andare a Distinti (come già accaduto in altre occasioni) … eh già, perché loro devono “distinguersi” … e ritrovarsi isolati in 150, rischiando la classica mazziata dalla tifoseria locale. Oggi, per fortuna, non siamo a Lecce o a Nocera Inferiore, e nemmeno a Barletta o a torre del Greco, e la signorilità del popolo vicentino risolve ogni casino, ma è evidente che siamo ancora fermi al … decennio scorso, pur con una squadra al vertice della Serie B, alla quale si sta dischiudendo un orizzonte che fino a ieri credevamo possibile solo nelle favole per bambini dai 3 ai 6 anni.
Il nostro ambiente globalmente inteso (non la sola tifoseria) ha urgente bisogno di un “aggiornamento”, ovvero di capire che non stiamo più ai tempi del Matera, dell’Internapoli, dell’Enna o dell’Akragas, e nemmeno di Capocasale, Falini e Patricelli, o di Giagnoni “lu rosc” … altrimenti l’immediato futuro sarà quanto meno “problematico”, e ne abbiamo appena avuto una prova concreta. Dall’altra parte dello stadio, i vari settori si affollano senza troppa fretta, ma il gruppo Ultras vicentino si è già formato quasi al completo, dietro il loro striscione, quello di “Rossi Gol” e l’altro di “Caneva Berica” del quale fino ad oggi non ho mai capito il senso. Ho appena chiesto e mi hanno spiegato che caneva, in dialetto locale, significa “cantina”, proprio nel senso di “ritrovo per ubriaconi”, insomma: addò si bev’… Mah!… Certo che, se il rapporto di “forze attive” sugli spalti è quello che vedo in questo momento, non ci sarà proprio partita: li soffochiamo senza pietà. Per cui, bisogna vedere come si comporterà tutto il resto del pubblico biancorosso che, nel frattempo, ha completamente riempito lo stadio, dal primo all’ultimo gradone (cosa mai successa quest’anno). Insomma, il Pescara comincia ad incuriosire sempre di più e, conseguentemente, a richiamare il pubblico delle grandi occasioni ovunque giochi.
Io, Ciro, Roberto e gli altri ci sistemiamo piuttosto in alto, e capitiamo (non certo a caso …) proprio in mezzo al gruppo di Ivo Melatti, che oggi imperversa alla grande, grazie anche all’appoggio fondamentale di Cecchino (con la sua tonante grancassa), “lu professor”, la “Garibaldi” … insomma, ci sono proprio tutti e, t’assicuro, è un vero spasso di tifo misto a folklore. Infatti, le prime “prove” di tifo confermano in maniera palese tutte le prime impressioni: a giocare “in casa” siamo noi. Nonostante questa situazione, di certo un tantino imbarazzante per i vicentini, dal loro settore (come da tutti gli altri) non si leva un solo fischio o una sola parola ostile. Non ci è mai capitato niente di simile, nemmeno nelle trasferte più oceaniche e invadenti, nemmeno nelle ospitali e civilissime Perugia e Reggio Emilia; quindi a maggior ragione stentiamo a crederlo. Ma siccome è tutto vero, un po’ tutti noi stiamo maturando la convinzione di esserci imbattuti in una tifoseria degna del massimo rispetto, e anche di più; insomma, è fuor di dubbio che la tifoseria vicentina stia conquistando sul serio le nostre simpatie e la nostra riconoscenza, indipendentemente dalla partita che deve ancora giocarsi.
Domanda al volo per i tanti “dotti e sapienti” che circolano per Pescara con la penna (o il microfono) in mano: secondo voi, come mai ora noi pescaresi, essendo “acclarati teppisti, delinquenti, facinorosi, rovina del calcio e sfaccendati in cerca di gloria”, non approfittiamo della ghiotta occasione per saltare addosso ai vicentini, fare un macello e mettere lo stadio a soqquadro? Per “gentaglia prezzolata” come noi, venuta fin qui “solo perché non abbiamo nient’altro da fare la domenica”, sarebbe il minimo, no? E come mai, invece, qui intorno a me stanno già pensando alla gara di ritorno, per ricambiare alla grande questa magnifica (e forse ineguagliabile) ospitalità? Rifletteteci con calma, voi che siete specialisti nel “riflettere”, e poi a fine partita mi fate sapere, d’accordo? Ma fate con comodo, senza alcuna fretta.
Un perfetto riassunto di quanto avvenuto finora l’abbiamo all’annuncio delle formazioni. Prima la nostra, come da copione, e anche questo speaker (come quasi tutti i suoi colleghi del Nord) elenca ogni nome intervallandoli con una pausa, in modo da darci la possibilità di far seguire il nostro roboante “Olè”, che dentro uno stadio del genere risulta ancor più roboante. E ancora, dai 20.000 vicentini presenti non arriva un solo fischio o mormorio di disapprovazione; restano tutti in religioso e rispettoso ascolto. Poi la loro, e qui mi aspetto una replica “monumentale”, per la serie: “sono stato zitto per rispetto, ma ora ti faccio vedere io”! E noi pescaresi non siamo altrettanto rispettosi perché, probabilmente a causa dell’incredibile entusiasmo, finiamo per infischiarcene dello speaker e continuiamo a tifare tutti e 5.000, con il serio rischio (o proposito?) di sovrastare ogni nome della formazione biancorossa. Non sovrastiamo un bel niente, come dimostrano i boati che arrivano dall’altra parte, ma di sicuro non ci stiamo facendo una bella figura. E men che meno la facciamo nel momento in cui lo speaker pronuncia il nome di Rossi: da più parti del “mare biancazzurro” si leva qualche fischio. È chiaro che si tratta di fischi di “esorcizzazione” verso il giocatore attualmente più temuto d’Italia, ma pur sempre fischi sono, e non credo che il tifoso vicentino ne resti entusiasta, qualunque sia il motivo. Del resto, anche loro avrebbero potuto seppellire di insulti Cadè e Giacomi, entrambi ex del Verona, oppure punzecchiare ferocemente Santucci, vero e proprio emblema della meridionalità più spinta, ma non l’hanno fatto; non uno solo di loro ha pensato di farlo. Per fortuna, i non pochi fischi scaramantici indirizzati a Paolo Rossi non vengono ascoltati, essendo coperti dalle loro acclamazioni e dallo sparo di varie lanciarazzi, e quindi l’ennesimo “incidente diplomatico” è scongiurato anche questa volta. Resta però l’amara realtà del nostro livello ancora troppo inadeguato all’altissima Serie B, forse perché non ancora riusciamo a scrollarci di dosso la sofferenza interiore che l’ultimo decennio ci ha lasciato in scomodissima eredità, e alla quale ora ci ribelliamo in maniera persino spropositata. Possiamo solo sperare che anche questa trasferta si tramuti in utilissima lezione per noi tutti, magari non subito ma a lunga scadenza.
E quindi la partita. Il fulcro su cui ruota tutta questa giornata, il vero e unico motivo per cui siamo saliti fin quassù. Dunque, l’inappellabile a resa dei conti.
Nascondere che siamo a dir poco preoccupati sarebbe da perfetti ipocriti, data la forza del Lanerossi Vicenza che, in tutta sincerità, dentro questa fossa fa ancora più paura. Sì, non siamo né a San Benedetto né a Taranto, né a Foggia né a Sorrento, ma vorrei vedere te in questo momento, alle prese con una squadra che schiera Rossi, Filippi, Cerilli e compagnia cantante (fino a pochi mesi fa perfetti sconosciuti), e che è circondata su tre lati dalla muraglia umana formata dai suoi 20.000 tifosi ammassati a una distanza di due metri dalle linee laterali del campo. 20.000 tifosi che, per quanto “nordici” vogliano essere, qua dentro si “sentono e si vedono” a dismisura; credi a me. E se non ci credi, vieni a vedere e sentire cosa accade quando il Vicenza attacca, soprattutto quando prende palla Rossi, a maggior ragione in questo primo tempo in cui Piloni sta parando proprio sotto la loro Gradinata. Io personalmente mi sto cacando sotto e, a ben guardarmi in giro, mi sembra di non essere l’unico, anzi … E pensare che c’è ancora qualcuno con una faccia tosta tale da andare in giro a dire che il pubblico conta fino ad un certo punto, che i campionati si vincono solo con una squadra forte e un allenatore che ci capisce!… Vorrei tanto averlo al mio fianco in questo momento, questo qualcuno, e scambiarci qualche riflessione sull’argomento.
Passiamo l’intero primo tempo in queste condizioni emotive: il Vicenza ci sta attaccando a brutto muso, al punto che ogni loro azione in area ci appare come un possibile gol, ma il Pescara sembra reggere benissimo in difesa dove Andreuzza e Galbiati (assolutamente superlativi) hanno alzato un muro invalicabile. E non disdegna di certo qualche buon contropiede verso la “nostra” Gradinata Nord, accompagnato dal nostro boato che vuole essere più di “liberazione” dalla morsa biancorossa che non di reale convinzione. In altri termini, abbiamo già abbondantemente capito che l’impresa della giornata, e dunque il massimo obiettivo ragionevole, è uscire da qui con lo 0–0. In una delle rare azioni d’attacco del Pescara, Repetto se ne va sulla fascia destra e sta per creare una situazione molto pericolosa, ma il difensore biancorosso Dolci lo raggiunge e l’atterra senza tanti complimenti. Giorgio s’è fatto male sul serio e, dopo essere rimasto a bordo campo per qualche minuto, chiede addirittura di essere sostituito. I suoi gesti inequivocabili gettano nello sconforto l’intera tifoseria biancazzurra, perché ben sappiamo come in una gara del genere le nostre speranze siano affidate quasi del tutto ai rari e improvvisi rovesciamenti di fronte, quindi non possiamo permetterci il lusso di rinunciare a un contropiedista come lui. Lo sa bene anche Cadè che, infatti, gli fa cenno di resistere almeno fino all’intervallo, durante il quale si valuterà una possibile sostituzione.
Intervallo che arriva poco dopo, con uno 0-0 da baciare in fronte.
Siamo un po’ tutti sicuri che il Vicenza odierno avrebbe già dato due “nocelle” a qualsiasi altra squadra ci fosse in campo al posto nostro, perciò averglielo impedito è di per sé una grande prova di forza; di fatti, durante il quarto d’ora di sosta tutta la gradinata biancazzurra è infuocata da discorsi finalizzati a … pregare la Madonna di farci tornare a casa con questo preziosissimo pareggio. Forse il balzo in classifica non sarebbe clamoroso, ma la serie positiva si allungherebbe in maniera oltremodo interessante, specie dopo aver incontrato consecutivamente Cagliari e Lanerossi Vicenza; chi non avrebbe firmato alla vigilia per mettere insieme tre punti su quattro con gli attuali “mostri” della Serie B? Dunque, non avremmo proprio niente di cui lamentarci. Non è affatto d’accordo “lu professor”. E mentre gli stessi Cecchino e Ivo cercano di fargli capire come e perché un pareggio a Vicenza sarebbe ottimo lui, con la sua famosa voce rauca e il classico italiano “forzato”, ribatte che … “No!.. No!.. Il pareggio non va bene!… Il Pescara è forte! È più forte del Vicenza, perciò deve vincere!… Dobbiamo vincere!… Il pareggio non va bene!…”. Cecchino gli spiega che per vincere a Vicenza ci vorrebbe una magia, e lui provvede subito: prende in mano il suo storico totem, un bastone che ha in cima il teschio di un bue … con tanto di corna dipinte in biancazzurro, e inizia una danza rituale accompagnata dalla grancassa dello stesso Cecchino, ormai perfetto conoscitore di ogni ritmo necessario all’occorrenza. Questo sì che è un vero “magico duo”!… Altro che quei due “hobbysti” della panchina che avevamo 5 anni fa!… (Falini e Patricelli, per chi non l’avesse capito). Qualcuno sghignazza ironicamente, qualcun altro ride tra il divertito e il pietoso, come a voler prendere per matto “lu professor” che, a causa della sua età non più giovanissima, ormai non ragionerebbe più. Ma c’è anche chi, invece, ci crede e appoggia totalmente la sua tesi: dobbiamo provare a vincerla. Saranno sì e no una decina in tutta la Gradinata, ma ci sono. E non a caso dico “saranno”, invece di “saremmo”, perché io sono tra coloro che … se andiamo a casa con lo 0 – 0 vado a Messa tutti i giorni, per un mese intero. Cinque minuti di “makumba”, sempre con le corna di bue ben tese verso l’alto in direzione del campo, dopodiché arriva la sentenza degli dei, a noi comunicata per bocca de “lu professor”: oggi si vince, non c’è problema. Shtà tutt’apposht!
“Lu professor” col suo totem “cornuto” e Cecchino con la sua grancassa … Sempre e ovunque
Ne siamo ben felici, è ovvio, ma nel frattempo stanno rientrando in campo le due squadre e … non vorrei che sembrassimo scarsamente fiduciosi verso gli dei de “lu professor”, però un po’ tutti riteniamo più utile e realistico cominciare a “toccarci” da tutte le parti e lanciare in aria ogni sorta di scongiuro. A cominciare da quello su Repetto: non vederlo rientrare in campo sarebbe terribile, poiché è uno dei pochissimi (forse l’unico) che sta creando qualche grattacapo alla difesa di casa, se non altro in fase di alleggerimento. Repetto c’è, e quasi a voler giocherellare con il nostro ormai sottilissimo equilibrio nervoso, decide di rientrare per ultimo, quando più di qualcuno in Gradinata aveva già cominciato a elencare i primi Santi del calendario. Invece, il sospiro di sollievo è talmente forte che si trasforma in un boato molto simile a quello che segue il gol.
Questa volta il Vicenza attaccherà sotto di noi, dunque non occorre essere profeti biblici per prevedere che in questo secondo tempo ci toccherà cacarci sotto molto più che nel primo. Lo sottolinea persino un iper- ottimista come Ivo che, rivolgendosi a “lu professor” e alle sue danze tribali propiziatorie, ammonisce con il suo italiano a dir poco forzato e fintamente baronale: “Pensiamo a riportarci a casa questo 0-0 e lasciamo perdere i sogni di gloria”. Ma “lu professor” è categorico e, nonostante una raucedine prossima al mutismo, fa risuonare in tutta la Gradinata: “No!… No!… Due punti!… Due punti!…”. Beato lui! Forse, preso dalle sue arti magiche, non ha ancora visto che abbiamo Paolo Rossi a non più di dieci metri da noi, che Cerilli e Filippi sulle ali sembrano Cruijff e Neeskens (nonostante l’ottima guardia di Mosti), che Carrera e Marangon là dietro non sbagliano un colpo, che punizioni e calci d’angolo sotto il nostro muso si stanno susseguendo a ritmo da infarto. Ogni volta che la palla spiove in area, accompagnato dal fragore di questo “Ballarin” formato-gigante, è l’occasione giusta per far fermare il nostro cuore, ma per fortuna possiamo contare su un Piloni stratosferico anche nelle uscite alte; sarà grazie a San Massimo in persona, ma oggi quasi stentiamo a riconoscere il nostro portiere. In senso buono, s’intende. E pensare che proprio la notte scorsa sua moglie è stata ricoverata d’urgenza in ospedale, dove ha purtroppo perso il loro terzo figlio (ce lo ha detto il signor Manzo durante il viaggio); quindi, ti puoi immaginare con quale stato d’animo stia giocando. E quando Rossi gli si presenta davanti tutto solo, per ben tre volte nel giro di dieci minuti scarsi, c’è davvero da restarci stecchiti all’istante. In realtà, il centravanti è distante dalla porta almeno 15 metri che, però, a noi della Gradinata sembrano sì e no 4-5, abituati come siamo alle siderali prospettive dell’Adriatico. Sono tre occasioni in cui, non so se per scaramanzia o per vera angoscia, diamo per ”fatto” il gol vicentino, così ci mettiamo l’animo in pace, salviamo la nostra salute e non ci pensiamo più. Che altro potremmo fare? Non puoi fare molto altro, quando vedi esultare ed esaltarsi i vicentini che stanno nel parterre, e che non perdono occasione per girarsi ogni volta verso di noi con l’eloquente gesto del tipo: “Occhio, che arriva il gol! È maturo, ormai!”. E poi ti giunge il boato di tutto il rimanente pubblico, seppure con quella suggestiva ma micidiale frazione di ritardo. Vedi il pubblico dei Distinti e della Tribuna alzarsi in piedi, tutti pronti a scattare nel classico balzo di esultanza. Senti tremare sotto i tuoi piedi l’intera struttura dello stadio, che in queste occasioni sembra di legno compensato. Con la tensione “a centomila” che c’è, il minimo che puoi aspettarti è un’immediata replica “cascettara” dei pescaresi a suon di insulti e lancio di oggetti, come di fatti accaduto in tanti altri stadi, ed invece qui niente di niente.
Non saprei dirti la vera ragione: forse perché questi vicentini mostrano di non mettere cattiveria nelle loro battute, forse perché siamo stati ipnotizzati da questa accoglienza per niente prevista (anzi, torno a ripetere e sottolineare che eravamo pronti all’esatto contrario), fatto sta che non vola una sola parola fuori posto e, pur non rinunciando certo a tutto il folklore di cui il tifo calcistico si nutre, ognuno continua a tifare per i suoi beniamini senza mai scadere nell’offesa.
Il Vicenza, pur fortissimo e impostato a meraviglia dal suo allenatore … ripeto: quello che tre anni fa a Giulianova “non era buono” … ha comunque un problema ormai chiarissimo: gioca completamente su Paolo Rossi, e i fatti fino ad oggi gli hanno dato ampiamente ragione su tutto il fronte… finché non incappi nel Pescara, più esattamente in Andreuzza, contro il quale il Paolino nazionale sta puntualmente sbattendo il muso. E allora sono problemi, perché l’unica possibilità per il centravanti vicentino è cominciare a tirare da fuori area, come infatti sta facendo dall’inizio del secondo tempo, ma lui la “cannata” non ce l’ha, essendo abituato a segnare sempre di precisione sotto porta, e si vede. Si vede soprattutto che più passano i minuti e più squadra e tifoseria di casa si innervosiscono all’unisono, per via di un gol che non è ancora arrivato, non arriva e si teme non arrivi neanche da qui in avanti, visto come si sono messe le cose.
Ormai mancano dieci minuti, o poco meno, alla fine della partita, ed è il momento di iniziare a pregare “sul serio” per questo 0-0 che va benissimo; dà retta a me. Non è mai andato “così bene” come oggi. Ma l’orologio, il solito maledetto orologio, inizia a rallentare e i minuti non passano mai; prima correvano veloci, adesso non passano più. Eppure sono sempre minuti!… ma ciascuno di essi li stiamo vivendo come fossero un’ora; dentro ogni minuto che passa c’è una partita intera. Siccome non basta questo “martirio”, ad aumentare la già indicibile ansia ci si mettono anche diversi tifosi pescaresi che, con crescente insistenza, cominciano a sussurrare: “Il Vicenza si sta sgonfiando. Non hanno segnato finora, non segnano più. Perciò, sarebbe il caso di provarci; questa è un’occasionissima da non perdere”. Stiamo impazzendo nel vero senso del termine, non sapendo più che fare: accontentarci di un pareggio che continua a valere tanto oro quanto pesa anche contro un Vicenza in via di sgonfiamento? Oppure spingere la squadra a tentare il colpo del secolo? Va beh, nell’uno o nell’altro caso, dobbiamo comunque tifare, e lo stiamo facendo in massa.
Ora, in tutto lo stadio ci sentiamo solo noi, perché anche i vicentini mostrano vistosamente d’essersi rassegnati al pareggio come male minore, e la Gradinata Sud sta mollando. Finché Repetto, il solito Repetto, recupera una palla nella nostra trequarti e s’invola lungo la fascia lato Tribuna. Per noi è motivo di grandissimo entusiasmo, perché questa è un’altra azione di alleggerimento che ci farà guadagnare come minimo un paio di preziosissimi minuti e, allo stesso tempo, contribuirà a smontare ulteriormente il Vicenza. Anzi, tutto il nostro sonorissimo incitamento è finalizzato a spingerlo verso la bandierina del calcio d’angolo, così da imitare la famosa azione che Marchesi fece due anni fa contro il Perugia … possibilmente con un epilogo diverso, è ovvio. Non so se Repetto abbia recepito questo invito, e forse non lo sapremo mai, fatto sta che proprio nei pressi del vertice d’area viene rincorso e affrontato dagli unici due vicentini nei pressi, Dolci (n. 6) e Prestanti (n. 5), che … “tua – mia – vai tu – vado io” … finiscono per scontrarsi tra di loro come due go-kart all’autoscontro della festa di “Sant’Andrea”, lasciando incredibilmente campo libero al nostro n. 8. Il quale, figurarsi, non si fa ripetere due volte l’invito di entrare tutto solo in area e affrontare a tu per tu il portiere vicentino (fin’allora quasi inoperoso), seppure in posizione abbastanza angolata. Ci sono scienziati che non ci dormono la notte per studiare i loro esperimenti di chimica e fisica, o magari di scienza dell’atmosfera, o forse di ingegneria nucleare, tra l’altro spendendo fior di miliardi. Tutta fatica sprecata, tutti soldi buttati dalla finestra: basterebbe essere qui e ora per sperimentare nella maniera più realistica possibile tutto ciò che c’è da sperimentare sulla “sospensione materiale” dei corpi, sulla disconnessione tra spazio e tempo, o magari sull’inversione dei ruoli fra Cielo e Terra. Senza nessun bisogno di simulazioni in laboratorio e, per di più, tutto assolutamente gratis. Tu segui (anche come semplice spettatore) un big-match di calcio ad alta tensione come questo e risolvi automaticamente ogni problema scientifico. Credi a me: il vero laboratorio è lo stadio. Ho perso conoscenza. Forse per un solo attimo, ma sono certo d’aver perso conoscenza, e quindi non sono in grado di descriverti questi secondi. Torno in me grazie all’inumano boato dei pescaresi che, evidentemente, mi hanno svegliato dal coma emotivo. E che evidentemente significa il nostro gol. Come del resto mi conferma la rete che si muove, l’abbraccio soffocante e impazzito dell’intera squadra a Repetto, l’arbitro che non annulla … Sì, perché da sempre è quello il mio incubo primario: vedermi privato di una gioia così grande dalla decisione sballata di una giacchetta nera … “in buona fede”. E da sempre, prima di esultare, “controllo” prima che l’arbitro stia indicando il centrocampo, che il guardialinee tenga la sua bandierina a posto e che i giocatori biancazzurri non smettano di esultare all’improvviso. Così vanno le cose, ed io sono di nuovo fuori da ogni ragione.
Il gol di Giorgio Repetto (n. 8) sotto la Gradinata Sud vicentina. L’esultanza insieme a Orazi (n. 9). A terra il n. 5 vicentino (Prestanti), appena “rimbalzato” sul suo compagno di squadra Dolci (n. 6)
Hanno già ripreso a giocare da un po’, anzi il Vicenza si sta di nuovo buttando all’attacco con una disperazione che fa tenerezza e terrore al tempo stesso, ma io sto ancora gridando e saltellando sulle gradinate come un pazzo totale; e t’assicuro di non essere l’unico. Abbiamo segnato da oltre due minuti, ma stiamo tutti gridando “Goooool” come se l’avessimo segnato cinque secondi fa. E l’ha segnato Repetto, cioè proprio il giocatore che nel primo tempo, essendo stato azzoppato da Dolci, aveva chiesto di essere sostituito e che Cadè ha costretto a rimanere in campo. Ma ci rendiamo conto di cosa accade nel calcio? Davanti a me, tre gradoni più in basso, “lu professor” sta cedendo di schianto. Lo reggono in due (Cecchino e un altro che non conosco), ma non si capisce se per un malore reale o se, come più probabile, per una sceneggiata liberatoria, come farebbe intendere il sorriso di tutti coloro che lo circondano. Aveva ragione lui, “lu professor” … altrimenti che “professor” sarebbe?… Aveva ragione nel gridare il suo “No!” ai quattro venti, a non volersi accontentare del pari perché “Il Pescara è forte!…“. E la sua “makumba” si sta rivelando micidiale.
Ormai la partita non la stiamo vedendo più. Chi urla, chi canta, chi piange, chi resta allucinato … “lu professor” che si è ripreso, e sta di nuovo danzando, sebbene sorretto quasi di peso da Cecchino … Ivo ha perso la testa e sta facendo su e giù per la Gradinata come un’anima in pena, pronunciando frasi sconnesse, chi si gira spalle al campo per non vedere i residui attacchi del Vicenza, chi sta per morire di crepacuore … ma nessuno che stia vedendo la partita in modalità “normale”; ammesso che questa sia una partita “normale”. Poi Repetto riprende la palla e s’invola in un’azione molto simile a quella del gol; stessa fascia, stessa velocità, stesso boato d’accompagnamento della Gradinata Nord. Non segna un altro impensabile gol, ma è quanto mai sufficiente per ridarci un minuto di vita e per farci esplodere nel grido ormai adottato in tutto e per tutto dalla tifoseria biancazzurra: “Si va – Si va – Si va in Serie A” urlato a squarciagola e rigorosamente con le lacrime agli occhi; impossibile trattenerle. Come fai a vedere la partita se hai gli occhi completamente velati dalle lacrime? Solo una manciata di mesi fa molti di noi qui presenti stavamo “lottando” con Putignano, Santegidiese, Barletta e Sorrento, adesso siamo davanti a un “domani” che potrebbe significare Milan e Juventus, Roma e Torino; come fai a non essere inondato da lacrime di assoluta incredulità? Ci sono ancora sette minuti da far passare. Sette ore. Sette settimane. Sette anni. Ma siccome nessuno è finora riuscito a fermare materialmente il tempo, anche questo “cronos” dovrà pur passare; con tutta la “fatica e lentezza” di questo mondo, ma dovrà inesorabilmente passare. Noi dobbiamo solo attendere. E infatti, il triplice fischio arriva altrettanto inesorabile, salutato da un boato talmente fragoroso che i tanti vicentini già sfollati l’avranno sicuramente scambiato per un altro gol del Pescara.
E’ un triplice fischio che non serve solo a rimandare le squadre negli spogliatoi e a sancire un risultato da scolpire nella pietra (a cominciare dall’autore del gol), ma serve soprattutto a dirci che … sì, ora possiamo abbracciarci, urlare, fare capriole, tentare il “suicidio estatico” … possiamo fare tutto quello che vogliamo in assoluta libertà, perché non c’è più niente e nessuno che potrà opporsi. Questo triplice fischio è una “sveglia” che suona alle 16,15 di una domenica padana per dirci: “E’ ora”!… E’ ora di iniziare a cantare “Si va” ininterrottamente fino a stanotte, fino all’arrivo a Pescara. Fino al prossimo giugno. E’ ora!… e adesso nessuno ce lo può impedire.
Usciamo dallo stadio … non so neanche io come … Forse lievitando a mezzo metro dal suolo, o forse portati in braccio da qualche angelo, perché con le sole nostre gambe non ce l’avremmo mai fatta: capacità sensoriali e motorie completamente annullati da uno stato emotivo inesistente in qualsiasi altro ambito della vita quotidiana, perciò impossibile da descrivere. Ora le aspettative sono in due direzioni completamente diverse: un corteo memorabile verso la stazione, con una festosità che a Vicenza sarà ricordata per decenni, oppure l’alta possibilità di scontri con i tifosi vicentini perché (immaginiamo) tanto gli Ultras quanto gli altri di sicuro non avranno preso benissimo la sconfitta interna in uno scontro diretto, e ancor meno bene prenderanno il nostro invadente entusiasmo che, pur senza volerlo, assume inevitabilmente sembianze provocatorie; per cui, addio!… a tutti i bei propositi del prepartita. Del resto, mettendoci per un solo attimo nei loro panni … alzi la mano chi di noi ora non farebbe un macello!?… Il primo punto si verifica in pieno, anzi al di là delle nostre stesse previsioni, perché ora anche i pullman e le auto private si accodano a noi, e il viale che porta alla stazione è in breve tempo trasformato in un fantascientifico “fiume biancazzurro” prossimo all’esondazione. Il secondo punto, invece, non solo non si verifica neanche in parte, ma addirittura accade qualcosa per certi versi sconvolgente: all’incirca cinquanta Ultras vicentini (l’intero gruppo-capo, immagino) vengono dalle nostre parti per salutarci e augurarci la promozione in Serie A, così potranno sempre dire d’aver perso in casa con una “grande” e, non di meno, per ritrovarci qui anche l’anno prossimo. Te l’ho detto: da restare sconvolti nel vero senso del termine.
Sarà perché veniamo da anni e anni di mediocrità assoluta, sarà perché siamo reduci ancora troppo “freschi” di quegli immondezzai calcistici ottimisticamente definiti “campionati” di Serie D girone H o Serie C girone C, sarà perché (ora per un motivo, ora per un altro) abbiamo storicamente avuto sempre tutto e tutti addosso, sarà per chissà quanti e quali altri motivi, ma qui nessuno di noi riesce a credere ai propri occhi. E nemmeno alle proprie orecchie. Dove siamo capitati? Eppure non abbiamo di certo a che fare con una tifoseria di baccalà … con tutto il rispetto per lo strepitoso “baccalà alla vicentina”… Al contrario, abbiamo appena fatto conoscenza diretta con una Gradinata seria, serissima, che non scherza affatto quando si tratta di affrontare e attaccare tifoserie ben più organizzate della nostra; ne sanno qualcosa non solo i veronesi, gli atalantini o sampdoriani, ma anche interisti, fiorentini e i granata del Toro, che pure non sono venuti da queste parti in 50 o 100; tutt’altro. Stai pur certo che, se avessero voluto, avrebbero attaccato anche noi senza alcun problema, 5.000 o non 5.000 … Invece, ci stanno ricoprendo di riguardi, pur non esistendo un solo presupposto, anzi con un cocentissimo risultato negativo di mezzo. Solo una spontanea, immediata e profonda simpatia che, in tutta sincerità dobbiamo ancora spiegarci. E mentre noi cerchiamo (inutilmente) di spiegarci qualcosa, sei di loro si propongono addirittura di riaccompagnarci in stazione … nonostante il risultato della partita, per l’appunto. Invece di meravigliarci e farci mille domande, forse sarebbe il caso di prendere esempio.
Una volta in stazione … se così si può ancora chiamarla in questo momento … il signor Manzo si ferma nell’atrio a parlare con un gruppetto di amici (molti dei quali già visti all’Excelsior), e quindi ne approfitto subito per avvicinarmi ad origliare. Tra un commento e l’altro, rivela che il presidente del Centro Coordinamento Clubs Biancorossi, dottor Dal Lago (con il quale era seduto in Tribuna), è rimasto sbalordito dalla nostra tifoseria, secondo lui senza confronti in Serie B per numero, educazione, colore e calore; ma secondo lui anche in Serie A sono ben poche a tenerci testa. Ed è proprio per questo che lo stesso Dal Lago gli ha chiesto di esaminare la possibilità per un gemellaggio che “Per noi vicentini sarebbe un onore” (parole testuali). Di fatti, la tifoseria biancorossa è storicamente poco propensa ai gemellaggi, e questo sarebbe in assoluto il primo stretto con una città “al di sotto” di Bologna. Ovviamente, il signor Manzo non se l’è fatto ripetere due volte e, anzi, precisa: “Mi ha tolto le parole di bocca, perché stavo per fargli la stessa proposta”. Pare (se ho capito bene) che se ne riparlerà già nelle prossime settimane, in modo da ufficializzare il tutto a Pescara, in occasione della gara di ritorno. Ma mi sembra chiaro che, al di là delle necessarie ufficializzazioni, oggi stia nascendo un incredibile gemellaggio, con pochissime chiacchiere e molti fatti. E sarebbe il primo in assoluto per la tifoseria Pescarese, giacché finora abbiamo avuto solo alcune rispettose amicizie (Perugia, Spal, Piacenza, Reggiana), ma niente di ufficiale. Dopodiché, il signor Manzo lascia gli amici e si precipita a cercare un telefono a gettoni da cui chiamare casa.
Le notizie in arrivo da Pescara sono da pelle d’oca. Non appena “Tutto il calcio minuto per minuto” e la radiocronaca diretta di Radio Pescara hanno dato il risultato finale, tutta la città è stata invasa e percorsa da caroselli di auto imbandierate e clacson “a tutta callara”, soprattutto dentro il quadrilatero “fiume – viale Muzij – Riviera – ferrovia”, dove (ci dicono) non solo il traffico è bloccato ma si fa fatica anche a camminare a piedi. È inverno, l’aria è a dir poco frizzante, eppure corso Umberto sembra quello delle sere d’agosto. I balconi di tutti i palazzi si sono trasformati in un’immensa tribuna collettiva, da dove sventolano bandiere a centinaia. E chi non ha la bandiera rimedia appendendo lenzuola bianche affiancate da coperte azzurre, una tovaglia bianca vicina ad un asciugamano azzurro … qualcosa di bianco e di azzurro si trova sempre in casa … a differenza del nero e del verde. A meno che non si tratti della famiglia Addams!… Non sorprende questo straordinario entusiasmo, che per Pescara è ormai abituale, semmai sorprende che si verifichi anche quando i 5.000 più “tosti” … non cento o mille, ma cin – que – mi – la!… sono in trasferta, eppure vengono rimpiazzati con una facilità fuori dal normale. Del resto, basta ricordare cosa accadde quel pomeriggio di Latina-Pescara. Dall’altro capo del telefono, la moglie del signor Manzo conferma d’aver appena saputo anche di festeggiamenti in corso un po’ in tutto il circondario e della Provincia.
Ora è chiaro che non vediamo l’ora di tornare a Pescara, possibilmente alla velocità della luce. Purtroppo però non disponiamo dei supersonici treni giapponesi, i quali giapponesi (beati loro!… ) non dispongono del … Compartimento FF.SS. di Ancona!… e allora dobbiamo accontentarci di arrivare con “soli” 90 minuti di ritardo sull’orario previsto; date le premesse, è un altro mezzo miracolo. Dentro la stazione e fuori il piazzale ci sono almeno 1.000 persone ad attenderci, nonostante la mezzanotte sia passata da un po’ e … ti lascio immaginare. È di nuovo “stadio”!… con tanto di bandiere, tamburi, campanacci, trombette e auto imbandierate che rombano e sgommano verso un nuovo carosello. Non solo, ma al bar della stazione hanno approntato un tavolo con decine di bottiglie, perlopiù spumante, Montepulciano e Trebbiano, e bicchieri di carta a centinaia, con lo scopo di organizzare un brindisi gigante che si estende fino all’imbocco di corso Umberto. È impressionante: in ogni angolo c’è qualcuno con il bicchiere in mano, mentre altre persone corrono a destra e sinistra con la bottiglia per riempire quelli rimasti vuoti. E tutt’attorno si canta, si balla e si commenta con gli occhi lucidi quest’impresa colossale da raccontare ai nipoti, affinché essi facciano altrettanto verso i loro nipoti.
No, non abbiamo vinto il campionato. Anzi, per essere precisi, non ancora finisce neanche il girone d’andata!… e con ancora 23 partite da giocare può succedere qualsiasi cosa; anche che l’epica giornata di Vicenza si riveli un episodio a sé stante. Ma per noi è già abbastanza. Per noi che abbiamo un “disperato” bisogno di entusiasmarci in ogni momento, per qualsiasi motivo, Vicenza è abbastanza per tornare “a vivere”. Non importa cosa accadrà da oggi in poi. Importa solo che siamo felici. Dunque, siamo “vivi”. Poi si va a casa, ma il letto te lo scordi, perché sappiamo già da giorni che a mezzanotte TVA trasmette la differita della partita. Dimmi tu come si fa a resistere alla tentazione di rivedere e rivivere quei momenti!?… Lo sa talmente bene anche la redazione di TVA che, una volta terminata la partita, fa passare alcuni minuti di pubblicità, riavvolge la bobina e subito dopo la rimanda di nuovo … daccapo!… Alle due di notte!… Un’emozione talmente forte, nel rivedere quelle immagini, da avere l’impressione di non essere stati a Vicenza, bensì di vederle ora per la prima volta. Si stenta davvero a credere che quelli siamo noi. Quelli in campo e quelli fuori dal campo. Ho capito: anche stanotte (la seconda consecutiva) non si dorme. E non ne sono mai stato così felice, in vita mia. La scuola? L’interrogazione in Italiano? Il compito in classe di Prospettiva? Gli esercizi di Matematica? Qualche Santo mi aiuterà, magari proprio San Giorgio da Lavagna … lavagna, per l’appunto!… (p.s. – per l’immancabile chietino che non ha capito, non può capire, la battuta su San Giorgio da Lavagna: Giorgio Repetto è nato a Lavagna, comune in provincia di Genova … Vu scummett ca n’ha capit’ manch mo’?)
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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