Bologna 01.07.1979, Pescara-Monza 2-0
Link alla puntata precedente.
Il susseguirsi di auto private e pullman è incessante, anzi aumenta di minuto in minuto, e ogni mezzo diretto a Bologna risulta assolutamente inconfondibile per via dell’addobbo biancazzurro: dalla semplice bandierina sventolante fuori dal finestrino, o issata sull’antenna dell’autoradio, alla vera e propria “fasciatura” dell’intera auto, c’è davvero di tutto e di più. In qualche caso, mi chiedo come si possa guidare in quelle condizioni, con una visibilità ridotta ai minimi termini.
Alle 8,00 … sempre di una domenica estiva, sempre in piena periferia urbana … non solo la coda per entrare in autostrada è ormai chilometrica, e si snoda sia verso la Nazionale sia in direzione delle “quattro strade” (Elice), ma sui marciapiedi antistanti la barriera s’è radunata addirittura una piccola folla di curiosi, venuta fin qui appositamente per godersi lo spettacolo dell’esodo. E hanno fatto benissimo, poiché stanno assistendo a qualcosa di inesistente nei cinema, nei teatri e nella televisione di tutti i tempi; per di più, qui è anche gratis!… E’ una folla del tutto analoga a quella radunata in stazione per salutare la partenza dei tre treni.
Su quasi tutti i cavalcavia dell’A14 esistenti da qui ad Alba Adriatica sono stati esposti striscioni improvvisati, magari scritti alla bell’e meglio, che inneggiano al Pescara, alla Serie A e, soprattutto, “comunicano” a tutti gli altri automobilisti provenienti dal Sud il “dove” stanno transitando: questa è area sacra, e ringraziate Dio se non vi obblighiamo a togliervi le scarpe per poterci camminare sopra.
Dunque, se vi dovesse capitare di sentire qualche botto là e qua, non allarmatevi più di tanto: non sono forature di gomme, non sono mortaretti, non sono tappi di champagne, ma semplicemente foggiani, baresi e leccesi in transitano che stanno schiattando d’invidia; il che può farci solo immenso piacere. Perché? Loro lo sanno benissimo, e noi pure; quindi, non c’è bisogno di rammentarlo a nessuno.
Trasferimento veloce alla stazione, dove i treni speciali stanno per partire, e il nostro è proprio il primo. Scene da immediato coma emotivo.
Ancora tre treni “infiniti”, dei quali la testa e la coda sono irraggiungibili all’occhio umano: non si vede dov’è il locomotore, non si vede dov’è l’ultimo vagone.
Certo, lo sapevamo già. A Pescara siamo talmente abituati ai treni “chilometrici” che, semmai, fa notizia quando si scende sotto i 15 vagoni (ad esempio, la trasferta di Monza). Eppure, ogni volta fa “impressione”, ogni volta ci ritroviamo davanti a qualcosa “in più” che lascia senza parole e ti elettrizza il sangue fino a fartelo percepire come fosse spumante d’annata.
La metà del primo treno verso nord (sullo sfondo, palazzo Gabrielli)
L’ovazione e l’incredibile sventolio di bandiere dai finestrini fanno il paio con l’ovazione e lo sventolio della marea umana dislocata sui vari marciapiedi intermedi. Sono quelli in attesa di partire con gli altri due treni, quelli che di calcio s’interessano fino ad un certo punto, quelli che (meschini loro!… ) si sono lasciati “bloccare” da altri impegni e non possono andare a Bologna, quelli che partiranno più tardi con le proprie auto e si vogliono godere goccia-a-goccia l’oceanica avanguardia.
Appena usciti dalla stazione, altre scene già vissute tante altre volte in prossimità dei due passaggi a livello, dove l’assordante concerto di clacson d’ogni tipo (auto, motorini, camion, campanelli di biciclette, furgoncini … di tutto) si unisce alle gioiose grida provenienti dalle finestre e dai balconi circostanti. Sventolano bandiere biancazzurre in ogni direzione: fuori dal bar, al sesto piano di quel palazzo, lungo le traverse laterali (specie via De Amicis e viale Muzij), al primo piano di quell’altro palazzo, in mezzo alle aiuole, sull’insegna dei negozi chiusi … ovunque.
Non è come due anni fa: è molto “di più”. E non riesco a capire come sia possibile superare l’insuperabile.
Sento che sto per scoppiare a piangere. Questa volta non credo di farcela a trattenermi, questa volta è proprio impossibile. E poi, non vedo neanche perché dovrei trattenermi.
Percorriamo tutto il tratto fino a Montesilvano praticamente a passo d’uomo. Siccome non ce n’è alcun motivo (men che meno con la ridotta circolazione ferroviaria della domenica), devo desumere che sia tutto programmato, e quanto abbiamo ora davanti agli occhi ne è la più lampante delle conferme: lungo le strade che scorrono parallelamente alla ferrovia si sono creati altri “treni” in direzione nord, composti da auto private e pullman imbandierati all’inverosimile, e stiamo procedendo fianco-a-fianco fino a quando loro prenderanno l’autostrada e noi prenderemo la velocità normale (almeno si spera …).
Dalle finestre e dai balconi di ogni palazzo ancora la stessa scena, come fossero delle piccole tribune di stadio: si sventola, si suona qualsiasi strumento o oggetto che faccia rumore, si canta “Alè Pescara”, si ritma l’ossessionante “Si va – Si va – Si va in Serie A” … tutto rigorosamente all’unisono con i 440 finestrini del treno, dai quali fuoriesce di tutto: bandiere, bandieroni, striscioni, tamburi, mortaretti, fiaccole accese … persone intere!… tenute per la cima dei capelli dagli amici.
Ora il problema non è più l’incontrollabile pianto emotivo, ora il problema è che mi sto sentendo male; nel senso più fisico del termine. Sono ancora giovanissimo e non dovrei avere alcun problema nel sopportare certe fortissime emozioni, ma queste sono proprio “al limite” e io non ce la faccio, come non ce la fanno anche molti altri intorno a me. Dunque, non si tratta di una mia personale debolezza, si tratta di qualcosa “troppo oltre” per tutti noi; anche (o soprattutto) per chi è reduce da “Trani” e dal 9 giugno 1974.
Non vedo l’ora che arrivi questa sera. Non vedo l’ora di essere di nuovo su questo treno, ma nella direzione opposta, per poter avere la tranquillità interiore del “tutto finito”; non sappiamo come, ma di sicuro stasera sarà tutto finito. Perché di questo passo non ce la faccio; non posso farcela.
La troppa felicità si sta paradossalmente tramutando in sofferenza, dunque non ci sono più dubbi: stiamo vivendo un Amore. Quello vero. Quello mai provato finora e chissà se mai proveremo in futuro. Il calcio, soprattutto quello “fuori dal campo”, ci sta maturando fino a questo punto, e non l’avrei mai creduto.
È mezzogiorno, e le notizie in arrivo da Pescara danno l’esodo in fase conclusiva. I “passaggi biancazzurri” sull’A14 sono sempre più sporadici, trattandosi degli ultimissimi ritardatari che hanno deciso di pranzare (???) a casa e poi raggiungere Bologna in tempo per la partita; un programma a dir poco incomprensibile, ma da rispettare.
Di fatto, mentre Bologna è già nel pieno degli arrivi, a Pescara stanno ancora partendo … tanto per rendere una mezza idea.
Dopodiché, la città piomba in un silenzio irreale, del tutto straordinario anche per una normalissima domenica senza calcio. Strade deserte nel vero senso del termine: non una sola auto o bicicletta, non un solo pedone, non una sola saracinesca alzata, nemmeno dei bar e delle edicole; hanno chiuso tutti alle 10.00 e sono partiti.
Una Pescara letteralmente “lunare” … in pieno centro e a tarda mattinata!… Invece, non siamo sulla Luna, anzi in una delle città terrestri più “vive”, come testimoniano le innumerevoli bandiere appese ad ogni finestra o balcone, di qualsiasi palazzo, in qualunque via, nonostante quelle portate a Bologna siano altrettanto innumerevoli. Sono lì a ricordare il “perché” di un così inusuale deserto. Sono lì a ricordare soprattutto che anche la Pescara “di pietra” resta biancazzurra “fuori”.
La Pescara “vivente”, quella biancazzurra “dentro”, è altrove.
Due vedute del secondo treno in fermata tecnica alla stazione di Rimini
Alla stazione di Bologna non ne possono più!… Non ne possono più di stravolgere il normale traffico ferroviario regionale e nazionale a causa dei tanti treni speciali provenienti da Pescara che puntualmente si susseguono da quaranta mesi a questa parte.
A quella mitica “Freccia Biancazzurra n. 1” per Reggio Emilia (febbraio 1976) sono seguite le altre per Piacenza, Brescia, Vicenza, Bergamo, Ferrara, Bologna-spareggio ‘77, Bologna-campionato, Monza, Rimini, Cesena e ora Bologna-spareggio ’79 … Un vero incubo per i Dirigenti Movimento di Bologna Centrale, che imprecano, sfogano la loro tensione con chiunque si azzardi a entrare nel loro ufficio per chiedere informazioni, ma poi hanno sempre il sorriso sulle labbra, segno inequivocabile di una simpatia di fondo che solo noi abruzzesi sappiamo generare, che solo gli emiliani (e pochi altri) sanno percepire e apprezzare.
Alle 13,00 circa arriviamo noi del primo treno, quindi con “soli” 20 minuti di ritardo; se non è record poco ci manca. Gioioso casino indescrivibile, tanto più perché nessuno si avvia verso lo stadio: l’intenzione è di aspettare l’arrivo degli altri due treni e formare un corteo memorabile per Bologna e per l’Europa intera; un corteo da libri di Storia.
L’arrivo del secondo treno è previsto tra un’oretta circa, anch’esso con un ritardo calcolabile in mezz’ora o poco meno, ma adesso il vero problema è il terzo treno, previsto per le 14,50 e in arrivo con quasi un’ora di ritardo. Un ritardo che non solo mette fortemente in crisi la nostra ferma intenzione di aspettarlo (… stiamo “friggendo” tutti, smaniosi di andare allo stadio …), ma sta per creare problemi di ordine pubblico non indifferenti, poiché proprio alle 15,45 è previsto l’arrivo del treno da Monza, sul quale peraltro ci sono anche gli ultras del Milan (gemellatissimi con i monzesi), a loro volta attesi con “particolare impazienza” dai tanti ultras bolognesi presenti.
Nel frattempo, con i treni di linea stanno arrivando a getto continuo vere e proprie delegazioni di ultras interisti, vicentini, juventini, genoani e decine di altre tifoserie minori che mai avremmo immaginato così interessati allo spareggio; anche perché nessuno di noi le ha invitate, ma arrivano di loro iniziativa, ed è particolare affatto secondario. Come abbiano fatto a procurarsi i biglietti … non si sa. Il rovescio della medaglia è che il rischio di incidenti aumenta di pari passo con il loro arrivo poiché, com’è evidente, si stanno radunando gruppi divisi da ferrea inimicizia (per usare un eufemismo); di conseguenza, se non si escogita subito qualcosa, tra poco scoppierà una guerra civile da far impallidire quella irlandese; a maggior ragione dopo l’arrivo del nostro secondo treno.
Il casino molto serio viene evitato grazie all’intervento di Forze dell’Ordine e dei ferrovieri che, senza tanti giri di parole, ci scongiurano (quasi in ginocchio) di lasciare la stazione e avviarci verso lo stadio; a piedi, con i bus urbani, con l’autostop … in qualunque modo, purché ce ne andiamo. Allo stesso tempo (ci dicono), il treno monzese è stato fermato alla stazione di Modena in attesa del “via libera”.
Nonostante tutto, diverse centinaia di pescaresi riescono a restare in stazione che, da questo punto di vista, offre mille possibilità di imboscamento, così da aspettare l’arrivo del treno avversario e constatare di persona che s’è trattato di un vero e proprio “falso allarme”: sono appena 1.500 (16 vagoni), l’uno più spaurito e disorientato dell’altro. Alcuni di loro cercano subito un rapporto amichevole e chiedono: “Ma quanti siete!?… “. E altri: “Ma è rimasto qualcuno a casa?… “.
Poverini!… non possono nemmeno immaginare quale “celestiale” visione li attende allo stadio.
Celestiale, per l’appunto: termine che deriva da celeste, colore con cui si indica il Cielo (Divinamente inteso). Colore che tecnicamente si ottiene mescolando il Bianco e l’Azzurro.
Riflettete, gente … riflettete! (… soprattutto voi che avete il nero e il verde … ).
Gli oltre 350 pullman abruzzesi (stima ufficiale della Questura, ma certamente per difetto) e chissà quante auto private sono a Bologna ormai già da ore. Come già due anni fa, stanno transitando tutti per la stazione, nonostante sia il percorso più complicato per arrivare allo stadio, perché l’attrazione dei tre treni è troppo forte per potervi resistere; di fatto, si sta instaurando una tradizione inestirpabile e assolutamente “trinitaria”: Bologna – treno speciale – viale Pietramellara.
Di per sé, la città di Bologna sta vivendo il suo terzo giorno di festa diffusa, dopo quella per lo Scudetto del basket (conquistato dalla Sinudyne) e per la salvezza all’ultimo minuto dalla squadra rossoblù. Solo che, a guardarsi intorno, oggi Bologna sembra aver repentinamente cambiato i colori sociali: né il bianconero della Sinudyne, né il rossoblù della squadra che “tremare il mondo fa”. Ovunque biancazzurro. Solo biancazzurro. In centro come in periferia. Saranno contenti gli ultras della Fortitudo, biancazzurri anch’essi e acerrimi nemici della Sinudyne, nel derby stracittadino.
Manca ancora un’ora all’apertura dei cancelli e davanti la Curva Andrea Costa c’è un ambiente da brividi per quantità e qualità. Ve lo giuro, io non riesco a crederci: una compattezza, un’unità di intenti, una fratellanza, una “incazzatura” massiccia e collettiva … Mai visto niente del genere, nemmeno nei miei sogni più fantasiosi e, in tutta sincerità, continuo a temere fortemente che sia solo un beffardo miraggio, magari dovuto alla stanchezza e allo stress emotivo di queste ultime settimane.
Vedere questo immenso gruppone ultras, davanti a questo stadio così equilibrato nella sua monumentalità, mi sta trasportando di peso in un’altra dimensione. Mi chiedo “dove” sono, “chi” sono io, “chi” è tutta questa gente attorno a me, “perché” siamo qui. Forse ho sbagliato giorno. Forse ho sbagliato stadio.
Invece, è tutto meravigliosamente vero: siamo proprio noi, quelli della Curva Nord Pescarese.
La tensione ci sta squagliando tutti come burro in padella. Puoi cercare di soffocarla quanto ti pare, magari scambiandoci tonnellate di sicurezza sulla vittoria finale, ma è una tensione che continua a strisciare in ogni angolo perché più “ci diamo” sicurezza sul risultato finale e più cresce l’ansia di voler essere tre ore avanti a festeggiare.
Sì, perché oggi non ha niente a che vedere con due anni fa: allora avevamo già mezza Serie A in tasca, grazie al “pareggio annunciato”, ora è a tutti gli effetti “mors tua vita mea”, con tanto di supplementari, rigori e rigori a oltranza; non a caso, i cinque rigoristi biancazzurri (Nobili, Repetto, Cinquetti, Ferrari e Pavone) si sono allenati a calciare dagli undici metri per tutta la settimana, e con la massima concentrazione. Stasera non si torna a casa tutti felici e contenti in entrambe le direzioni, come accadde due anni fa. Stasera una tifoseria riprenderà la sua strada cantando e ballando, l’altra farà lo stesso … piangendo.
Senza pietà.
Come se non bastasse, sta cominciando a piovere, e non sono certo quattro gocce.
Il nostro umore diventa più nero delle nubi che improvvisamente hanno oscurato Bologna: questa non ci voleva proprio. Questa è la rovina dello spettacolo “fuori dal campo” che, ovviamente, con la pioggia non può mai essere al 100%.
In contemporanea, a Pescara gli sfortunatissimi “superstiti” rimasti in città stanno disperatamente cercando di distrarsi con il Gran Premio di Francia, anch’esso in diretta tv, dove la lotta tra Gilles Villeneuve e l’idolo di casa Arnoux promette scintille. Ma l’occhio va sempre all’orologio, al conteggio dei minuti che mancano alle ore 18; per cui, è una distrazione quanto mai teorica.
Una distrazione impossibile.
Qualsiasi cosa oggi è impossibile.
Sta smettendo di piovere; per fortuna, è stato solo il classico acquazzone estivo di 5 minuti. Parte allora la prevista “spedizione di controllo” verso la Curva San Luca, dalla quale si torna dopo dieci minuti circa con il resoconto che tutti aspettavamo: sono arrivati i monzesi, accompagnati da una delegazione milanista ben più numerosa del previsto; ma soprattutto, sono arrivati anche (e addirittura!) quattro pullman degli Ultras Granata da Torino.
Dei monzesi non sappiamo che farcene, e ci mancherebbe altro che perdessimo tempo con loro. Dei rossoneri … più o meno stesso discorso, se non fosse per quell’episodio della “pretata a Rivera” che ancora non ci cala. Ma i granata ci interessano in maniera molto particolare, per via di una pendenza a dir poco “opprimente” e della quale a tutt’oggi non abbiamo ancora dato neanche un piccolo “acconto”. Se poi aggiungi che in mezzo a noi ci sono bolognesi, vicentini, genoani, juventini e interisti, penso non farai troppa fatica a capire che “tipo” di atmosfera si stia creando; tra l’altro, proprio in questo momento stanno arrivando una decina di cremonesi, la cui rivalità con i monzesi (si dice) è a livelli altissimi.
Pertanto, bastano pochissimi minuti per organizzare un “giro” che, mi devi credere sulla parola, farebbe rabbrividire anche un finlandese vacanziero in Sicilia a Ferragosto. Pensavo d’aver già visto tutto nei nostri memorabili “giri” fatti contro Lazio, Toro, Milan, Foggia e Avellino … e invece non avevo ancora visto niente. Una marea di gente imbufalita, biancazzurro dominante su mimetiche, tute da lavoro, anfibi, stivaletti da cow-boy, stivaletti alla “Thomas”, bombette inglesi, baschi, bandane, catene e lucchetti a mo’ di cinture, cinturoni veri (con fibbie vere), aste per zappe e picconi, bacchette cinesi (quelle micidiali, con le catenelle), bottiglie rotte, una mazza da baseball, ganci da macellaio, segnali stradali divelti, tascapani e giubbotti da pescatori pieni di ogni … ferramenta tu possa pensare. Insomma, di tutto!… Improvvisamente e incredibilmente spuntato dal nulla.
Ti dirò, io personalmente non sono affatto d’accordo, perché resto convinto che un “conto in sospeso” vada saldato sempre e solo a mani nude, l’unico modo in cui prevale chi è davvero il più forte, e non il più armato. Ma oggi è così, e io come qualcun altro (della mia stessa idea) possiamo farci ben poco.
Dall’altra parte, hanno impiegato venti secondi netti ad accorgersi del “battaglione” in arrivo: siamo ancora sotto la Tribuna coperta quando è fuga generale di tutti i monzesi, nonostante i loro amichetti rossoneri e granata si sbraccino a destra e sinistra per invitarli a restare e ad affrontarci con dignità. Tutto inutile: sono costretti a darsi alla fuga anche loro, che ben sanno come in queste occasioni la dignità sia un bellissimo valore morale, ma porta dritti in … ospedale (fa pure rima). Dunque, l’eroismo da quattro soldi viene rimandato a data da destinarsi, e noi davanti alla Curva San Luca non troviamo nessuno. Ma proprio nessuno, come se non ci fosse nessuna partita in programma.
Può bastare così. Questa “conigliata” è molto ma molto più “pesante” e indelebile di una mazziata a sangue. Possiamo tornarcene dalle nostre parti con una consapevolezza in più, davanti agli sguardi allibiti degli Ultras bolognesi, i quali stentano a credere di essere in mezzo alla stessa tifoseria Pescarese frequentata e affiancata due anni fa. Siamo sempre noi, nel senso più fisico del termine, ma 24 mesi non sono passati inutilmente; come tutti ora possono vedere.
I botteghini sono già tutti chiusi, segno evidente che i 46.000 biglietti disponibili sono stati venduti fino all’ultimo. Segno evidente che anche tutto il reso da Monza (ben 15.400 biglietti) è stato acquistato dai pescaresi.
Questo è un esodo che non solo entra di diritto nella Storia del Calcio, ma (secondo me) può tranquillamente diventare argomento per un Dottorato in Sociologia.
40.000 tifosi al seguito di una squadra … ma non qui dietro l’angolo, e nemmeno a Vasto o a San Benedetto del Tronto, bensì a 350 km di distanza che, per quanto comodi vogliano essere, fanno pur sempre 700 km tra andata e ritorno; 7 ore di viaggio, quando tutto va bene.
40.000 persone sono l’intera popolazione di una media cittadina italiana.
40.000 tifosi al seguito, per una regione di 1.200.000 abitanti, costituiscono un rapporto mai verificatosi in Italia prima d’ora (… documentate il contrario, prego …), ben difficilmente eguagliabile in futuro e pressoché impossibile da superare … se non dai pescaresi stessi, gli unici in grado di farlo. Gli unici per i quali ogni limite è sempre “provvisorio”.
Nu sem’ n’atru pass!…
Clicca qui per continuare a leggere.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
P.S.: qui per commentare questa pagina.