La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a due anni e sei mesi di reclusione (pena sospesa) inflitta a Brian Di Marcantonio, ritenuto dalla Giustizia responsabile del raid incendiario che, nella notte del 7 febbraio 2017, portò alla distruzione di due auto in uso al Presidente del Pescara, Daniele SEBASTIANI.
Degli altri quattro presunti autori del misfatto, due sono rimasti non identificati e due hanno visto cadere le accuse nei loro confronti.
Per i giudici della Suprema Corte, decisive le riprese delle telecamere della zona che ripresero il gruppetto «prima, durante e dopo lo sviluppo dell’incendio, allorquando si danno alla fuga portando al seguito una bottiglia». Anche le celle telefoniche sono state usate da chi ha condotto le indagini: «la presenza nei pressi dell’abitazione della vittima proprio nei minuti in cui è divampato l’incendio, risulta documentata dalle celle telefoniche che hanno registrato la presenza dell’apparecchio cellulare in uso all’imputato. Non è illogico il ragionamento compiuto dai giudici di merito i quali hanno evidenziato che l’incendio aveva luogo poco dopo le 3 del mattino, in una zona deserta (il lungomare, in pieno inverno) e in totale assenza di altre persone (a eccezione dei 5 piromani) sicché, accertata la presenza del telefono dell’imputato proprio in quello specifico momento in un raggio di azione particolarmente ristretto intorno all’abitazione della vittima, non può che concludersi che l’individuo, dalle particolari caratteristiche fisiche (corpulento) e dal singolare incedere (andatura dinoccolata), entrambi corrispondenti, come la difesa non contesta, a quelle dell’imputato, deve identificarsi per l’odierno ricorrente, anche sulla base degli ulteriori, concordanti elementi indiziari che i giudici di merito hanno non illogicamente tratto dalle intercettazioni telefoniche». E si aggiunge la «forte preoccupazione della madre per i comportamenti inadeguati del figlio. Non è illogica la valorizzazione in senso accusatorio della intercettazione telefonica nella quale l’imputato annuncia alla madre di avere acquistato il biglietto del treno per allontanarsi da Pescara, con una macchinetta automatica ‘per non rischiare’, così rendendo evidente la propria preoccupazione di essere individuato e, verosimilmente, tratto in arresto mentre cercava di allontanarsi da Pescara» (fonte).
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2 Comments
Beccato per le videocamere in zona, le celle telefoniche, l’andatura, la corporatura, le comunicazioni con la madre … Un piromane? Forse più un pirlomane questo ragazzo. Più avventato che chissà quanto premeditato
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