QUEL CHE RESTA DEL PESCARA – LA FORMAZIONE A BENEVENTO?
08/03/2020
BENEVENTO-PESCARA 4-0: I “99 MINUTI”!
08/03/2020

Martedì 1 marzo 1977 – Link alla prima parte

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(…) Sono contento che Magni (l’allenatore del Monza) abbia detto: “Prunecchi è da Nazionale”…(???) … E sono d’accordo con Cadè quando dice: “Senza Zucchini e Repetto, e non sfruttando almeno la metà delle occasioni create, devi saperti accontentare del pareggio”. Ma non sono né contento né d’accordo per le vere e proprie prese in giro che si continuano a scrivere a proposito delle presenze all’Adriatico. Potrei anche fregarmene altamente, visto che non prendo la percentuale sugli incassi, ma la presa in giro la rispedisco al mittente, e spero che lo facciano anche tutti gli altri lettori.
Hanno scritto che in Pescara-Monza c’erano 19.200 spettatori paganti, più i consueti 3.362 abbonati, per un totale di 22.562 “regolari”. Un dato che farebbe subito pensare come la Giornata Biancazzurra (leggasi abolizione degli “omaggi”) abbia funzionato in pieno. E allora, come mai lo stadio era stracolmo e affollato ben oltre la super-capienza, che per l’Adriatico è fissata ufficialmente in 28.000 posti? Ce lo spiega (senza volerlo) la stessa Pescara Calcio, che si dà la zappa sui piedi nel momento in cui comunica i numeri ufficiali per ogni settore. E se per le due Curve e i Distinti i conti ridanno, per la “famigerata” Tribuna ci dicono che sono stati venduti 4.200 biglietti, ai quali vanno aggiunti i circa 400 abbonati. Vogliamo aggiungere anche gli accrediti, i giornalisti, gli inservienti, i piccioni, le puttane diurne e tutti quelli che vuoi tu? Vogliamo arrivare a 6.000? E allora com’è la Tribuna era esauritissima (sia sopra che sotto) in tutti i suoi 9.000 posti? Chi sono gli altri (minimo) 3.000?
Risposta elementare: la Giornata Biancazzurra è l’ennesimo stratagemma per prendere in giro i “polli” che pagano. Non solo pagano, ma poi devono pure sedersi lunghe le scale, o stare in piedi nei corridoi (spostando di continuo la testa a destra e a sinistra per poter vedere almeno “mezza” partita), perché i loro posti sono occupati dagli “amici degli amici” … quelli che… “le tessere omaggio sono abolite”! Insomma, se in via Campania non prendono per il culo non sono contenti. E bisogna solo vergognarsi di sbeffeggiare in questo modo la massa di tifosi che permette loro di esistere, ma mi rendo conto che resta un’impresa perché, per potersi vergognare, bisogna prima sapere cos’è la vergogna; cosa che dubito fortemente.

Correva il 1977 all’Adriatico di Pescara

Mercoledì, 2 marzo 1977 – 

Come si sa ormai da tempo, Ascoli-Pescara si giocherà in campo neutro, per via della mega-squalifica di cinque giornate che hanno “ammollato” al Del Duca, dopo gli “Incidenti di inaudita ed inconsueta gravità, dei quali la società dell’Ascoli Calcio è pienamente responsabile”. Con queste precise parole il Giudice Sportivo ha motivato la sentenza per la guerriglia scoppiata durante e dopo Ascoli-Cagliari (arbitro e Cagliari assediati da oltre mille tifosi bianconeri, fino all’una di notte!).
E così, già dalla settimana scorsa i due presidenti Rozzi e Caldora hanno iniziato la “trattativa” per concordare il campo neutro: Rozzi vuole Ancona, Caldora preferisce Bologna, sia per favorire la colonia di abruzzesi che lavorano e studiano in Emilia Romagna, sia per la maggior capienza. Difatti, il Dorico di Ancona contiene solo 13.000 spettatori e, come si sa, ha una sola Curva. Alla fine, l’ha spuntata Rozzi, semmai ci fosse qualche dubbio, e ora è ufficiale: si gioca ad Ancona, con tutti i “problemini” che si prospettano all’orizzonte. A cominciare proprio dall’unica Curva disponibile, e che spetta di diritto ai tifosi dell’Ascoli, in quanto padroni di casa; non foss’altro che per tutelare gli abbonati. Allo stesso tempo però la Società bianconera non può vietare ai pescaresi di scegliere questo settore, ovvero di obbligarli ai ben più costosi Distinti, ed è un particolare che da un lato sta “eccitando” molto la tifoseria Biancazzurra, ma dall’altro lato sta già mettendo in allarme le Forze dell’Ordine dell’intera fascia adriatica, in vista del superlavoro che li attende domenica prossima.
E invece, alla faccia di ogni regola morale, proprio oggi arriva da Ascoli l’ultima “trovata” di Rozzi. Avendo fiutato l’affare dell’anno, il nostro amico Costantino ci fa sapere che “non può” inviarci biglietti di Curva, poiché sono già tutti prenotati da ascolani e anconetani. Va infatti ricordato che alla città ospitante spetta minimo un terzo dell’intero quantitativo. E quindi, i pescaresi dovranno attendere di sapere se gli sportivi ascolani e anconetani acquisteranno tutti i biglietti a loro riservati, oppure se ne avanzerà qualcuno, nel qual caso saranno messi in vendita ai botteghini del “Dorico”, prima della partita. In compenso, Costantino ha detto che ci invia tutti i Distinti che vogliamo, ma con un “piccolissimo – irrilevante” particolare: ha quasi raddoppiato il prezzo del biglietto, passato dalle normali 3.500 lire a ben 6.000 lire, cioè lo stesso costo che ad Ascoli si paga per la Tribuna laterale; tanto per intenderci. Non solo, ma per completare l’opera sono stati aboliti i biglietti “ridotti”, il che significa che anche i ragazzi “under 18” dovrebbero pagare 6.000 lire; un modo come un altro per farli restare a casa. Basti pensare cosa dovrebbe spendere un padre che vuole andare allo stadio con due figli … una follia assoluta, oscillante tra ricatto e rapina.
C’è poco da fare: se hai un presidente che si chiama Rozzi … mai come questa volta “in nomen omen”.
Ovviamente, non finisce certo qua. Già stasera all’Excelsior c’era grande e accalorato “movimento”, tant’è che lo stesso Angelo Manzo è dovuto intervenire per sollecitare l’energico intervento del CCCB (Centro Coordinamento Clubs Biancazzurri), con la ferma intenzione di andare sino in fondo alla questione. In un modo o nell’altro, il “progetto Rozzi” non andrà a buon fine; poco ma sicuro.

Sul fronte squadra, l’obiettivo primario è recuperare Zucchini e Repetto perché col Monza s’è avuta l’ennesima conferma: abbiamo una squadra fortissima, che però non è più tale non appena manca anche di una sola pedina; figurarsi se le pedine sono due come Vincenzo e Giorgio.

Incidenti ad Avellino. No … non prima, durante o dopo la partita, ma … ieri, alla ripresa degli allenamenti, quando un centinaio di tifosi irpini ha bloccato l’ingresso degli spogliatoi per impedire all’allenatore Corrado Viciani di entrare, anzi invitandolo ad andarsene immediatamente per lasciare il posto all’allenatore in seconda Del Gaudio. Arriva la Polizia che, invece di far sfollare i tifosi, allontana lo stesso Viciani, onde evitare ulteriori e ben più gravi incidenti … Capito, come “funziona” da quelle parti?
Intanto, dalla Sardegna arriva l’ennesimo piagnisteo di Lauro Toneatto: “Gigi Riva ci serve al più presto! Non importa se non riesce a recuperare dall’infortunio: può anche stare fermo in campo e tira solo le punizioni”. Poveraccio! Lauro “lo scoppato” ha finalmente capito che il Pescara non è affatto un “fuoco di paglia” (come lui stesso dava per certo), e se la sta facendo sotto ogni settimana di più. Non sa più a che santo votarsi.

Giovedì, 3 marzo 1977
La vigilia di Ascoli-Pescara si sta infuocando sempre più, di ora in ora, per cui oggi il neopresidente del CCCB Livio Stracca è andato personalmente ad Ascoli per farsi dare i biglietti, e per consegnare ai dirigenti ascolani un comunicato ufficiale (già dato anche alla stampa) in cui si sottolinea:

  1. la leggerezza dimostrata nella scelta del campo neutro, ovvero di uno stadio con capienza del tutto insufficiente e dotata di una sola Curva;
  2. l’altissimo rischio di incidenti, a causa della rivalità “a tre” tra Ancona, Ascoli e Pescara, ma non di meno a causa della logistica dello stadio, che favorisce non poco gli scontri lungo le strette vie laterali;
  3. i prezzi stabiliti, in 6.000 lire per i Distinti e 10.000 lire per la Tribuna, a tutti gli effetti un ricatto che non si vede neanche a Milano e a Torino per le partite di Coppa Campioni, oltre ad essere fuori da ogni logica rispetto alla … “comodità” dello stadio Dorico;
  4. la gravissima abolizione dei biglietti “ridotti”, vero atto di boicottaggio verso la tifoseria più giovane;
  5. la ferma intenzione della tifoseria Pescarese a recarsi ugualmente ad Ancona, per cercare sul posto eventuali biglietti, oppure per assaltare lo stadio ed entrare senza.

Pertanto, prosegue il comunicato, i Clubs Biancazzurri declinano sin da ora ogni responsabilità in merito ad eventuali disordini, invece da addebitare tutti alle scelte ascolane.
La “spedizione informativa” pare abbia funzionato e l’Ascoli Calcio riacquista improvvisamente e magicamente la memoria, così Stracca torna a Pescara con 2.500 biglietti: 1.000 di Curva, 1.000 dei Distinti e 500 di Tribuna … Se Distinti si può chiamare quel terrapieno sistemato alla bell’e meglio. Se Tribuna si può chiamare quel capannone industriale in disarmo.
Invece di calmare “l’elettricità” in corso, questi 2.500 biglietti stanno paradossalmente buttando benzina sul fuoco, perché da un lato Stracca si giustifica con la solita frase fatta: “Più di tanto non ce ne hanno dati, ed è già un miracolo”, dall’altro lato si è subito affrettato a precisare che il quantitativo è interamente riservato agli iscritti del CCCB, quindi ai soli Clubs affiliati, mentre tutti gli altri … si arrangiano. Per inciso, quel “tutti gli altri” corrisponde ai 2/3 della tifoseria Biancazzurra, tra i quali c’è anche il Club Excelsior di Angelo Manzo che, pur avendo accettato la carica di Presidente Onorario del CCCB, ha preferito tenere fuori il suo Club per “scarsa sintonia” … diciamo così … con Livio Stracca; e forse si comincia a capire il perché.
Ma non basta. Eh sì, perché a Pescara (si sa) non esistono mezze misure: se c’è da creare casini, lo si fa sempre fino in fondo, come nessun’altra città in Italia riuscirebbe mai a fare.
E così, il CCCB annuncia anche l’organizzazione (già in corso) di 20 pullman per Ancona, al costo di appena 1.900 lire, grazie al “contributo” della Pescara Calcio che, in questo modo, si dice voglia “alleggerire” la batosta per il costo dei biglietti e la mancanza di “ridotti”. Di fatto, un’altra secchiata di benzina sul fuoco. Le polemiche e le ironie contro Stracca sono roventi, non foss’altro perché le altre organizzazioni di pullman, non potendo contare sugli “appiccicosi aiutini” di via Campania, devono giocoforza stabilire costi ben più alti (3.000 lire), ritrovandosi così nel bel mezzo di una concorrenza sleale … Nemmeno stessimo parlando di due tifoserie contrapposte. Cose da pazzi!… quello che si deve vedere a Pescara.
Insomma, da pochi giorni il presidente del CCCB non è più Angelo Manzo, e … si vede!
Fatto sta che ora la convivenza con gli ascolani nella stessa Curva è ufficiale. Una convivenza che non riguarda piacentini e comaschi, nemmeno alessandrini e spallini, ma il Settembre Bianconero ascolano e I Fedelissimi pescaresi … Preoccupante. Molto preoccupante.
In verità, da Ascoli arriva una voce per noi affatto nuova: la tifoseria bianconera sarebbe intenzionata a disertare in massa la trasferta, perché in aperta contestazione verso la loro Società … Ma guarda un po’!… proprio come in occasione della partita d’andata, quando disertarono l’Adriatico per lo stesso motivo.
Gli ascolani sono sempre in contestazione, quando devono incontrare i pescaresi.
Poi però è arrivata la smentita. La contestazione esiste davvero, ma ad Ancona verranno ugualmente, magari proprio per dare maggiore risonanza alla contestazione trattandosi di un quasi-derby. E la squadra bianconera, da parte sua, già da ieri è in ritiro, nemmeno dovessero giocare una finale secca, caricata a mille dal desiderio di bastonarci per vendicare la sconfitta dell’andata, secondo loro assolutamente immeritata e inizio di tutti i guai ascolani.
Va bene. Siamo qui che aspettiamo impazienti. Anzi, non vediamo l’ora.

Sabato, 5 marzo 1977
Vista l’assurda situazione che si sta creando a proposito dei biglietti, ieri pomeriggio si è (per fortuna!) mosso anche Angelo Manzo, che è andato personalmente ad Ancona per acquistarne altri tra quelli messi a disposizione della città ospitante. Riesce però a tornare con la miseria di 750 tagliandi, li mette subito in vendita “Al Regalo Artistico” ma non fa neanche in tempo ad esporre l’ormai tradizionale manifesto all’esterno, con cui annunciare la prevendita, che già i biglietti sono finiti; volatilizzati in meno di due ore. Per cui, siamo punto e a capo. Anche perché, nel frattempo, i pullman sono diventati 30, di cui 22 del CCCB, senza contare che la maggioranza sta scegliendo di muoversi con l’auto propria (in 4 o 5, il costo è certamente inferiore al pullman) oppure il treno di linea usufruendo della sostanziosa “riduzione comitive”.
Di per sé, l’Excelsior ha organizzato due pullman: uno per i cosiddetti “adulti” allo stesso costo di 1.900 lire attuato dal CCCB, l’altro esclusivamente riservato ai ragazzi della sezione Pescara Rangers, al costo di 1.500 lire con biglietto omaggio di Curva. Una vera e inaspettata “bomba”, resa possibile grazie al contributo finanziario degli amici più stretti quali Valerio Santilli, Tonino Celsi, i fratelli Montebello, il “padovano” Gaddo, Santomo, Gabriele Pomilio … non amici “qualunque”, per intenderci. Manco a dirlo, “Al Regalo Artistico” preso d’assalto da un nugolo di giovani e giovanissimi, per accontentare i quali non basterebbero 10 pullman; ma puoi star certo che il signor Manzo troverà il modo di accontentarli comunque. Un’iniziativa che non vuole soltanto porre rimedio allo “sgarbo” del CCCB, ma ha soprattutto il doppio scopo di agevolare la partecipazione in massa alla trasferta di Ancona e, al tempo stesso, avvicinare quanti più giovani possibile al neonato Pescara Rangers che, come prevedibile, in questi suoi primissimi mesi di vita sta facendo fatica ad “ingranare”.
Iniziativa assolutamente encomiabile.
Fa sensazione anche il successo ottenuto dall’agenzia Carinci, che ha organizzato pullman al costo di 3.500 lire, vale a dire una spesa quasi doppia, rispetto alla carovana del CCCB e dell’Excelsior; né poteva essere diversamente per chi non usufruisce di nessuna “sponsorizzazione”. Ebbene, ha comunque riempito tre pullman, che non sono affatto pochi con i tempi (economici) che corrono.
Quanto a I Fedelissimi, Il Biancazzurro Club e il Club Aurora, hanno confermato d’aver organizzato pullman per proprio conto, ma anche l’intenzione di andare nei Distinti, sempre con la solita e obsoleta scusa di “vedere meglio” la partita e far sentire più forte il tifo. Sarà anche vero, ma io sono sempre più convinto che in trasferta occorre fare blocco unico, in un unico settore, così da imporsi sia visivamente che sonoramente, come del resto ci dimostrano le migliori tifoserie di Serie A, quali quelle di Torino, Genova e Roma.

La notizia a dir poco clamorosa arriva dal fronte ascolano: ieri si è dimesso Costantino Rozzi, in polemica con la tifoseria che lo contesta sin da quest’estate. E non fa mancare la sua tipica minaccia: “Senza di me, finisce il calcio ad Ascoli”, ma con scarsi risultati, a quanto pare, perché nessuno gli crede, nessuno si sta strappando i capelli per la “disperazione” (tutt’altro!) e, anzi, la tifoseria bianconera annuncia che da oggi in poi la contestazione proseguirà con raddoppiato accanimento … finché Costantino non se ne andrà davvero.
Sul fronte biglietti, continua il vergognoso “bluff” dell’Ascoli Calcio, che oggi pomeriggio ha comunicato: “I biglietti posti in vendita ad Ascoli e Ancona sono tutti esauriti, per cui domani i botteghini resteranno chiusi”.
Patetico!… Nemmeno le Società campane della Serie D girone G ricorrono più a simili giochetti infantili e dilettantistici.
Cioè, ci vorrebbero far credere che ad Ancona hanno venduto 5.000 biglietti (!!!) per Ascoli-Pescara, quando alle partite interne dell’Anconitana non arrivano a 3.000 presenze?… E che da Ascoli si muoveranno anch’essi in 5.000, per una squadra a metà classifica, quando in 5.000 non sono andati neanche a San Benedetto?… E infatti, stanno ottenendo l’effetto contrario: da Pescara partono tutti, con biglietto o senza … e poi si vede. Ancora poche ore di pazienza, e domani alle 15,00 toglieremo ogni punto interrogativo alle “fantasie marchigiane”.

Domenica, 6 marzo 1977
Partiti alle 10,30 da corso Umberto (davanti all’Excelsior, naturalmente), dopo meno di due ore siamo già “in Ancona” (come dicono da quelle parti) all’imbocco di viale della Vittoria, in fondo al quale c’è lo stadio; viale che, a quanto pare, funge anche da passeggio per gli indigeni del posto. Siccome di ascolano non si vede neanche un’ombra, questo nostro attraversamento diventa da subito un comico “scontro” verbale con i passeggiatori locali che, da parte loro, non si tirano certo indietro nel replicare; tanto a parole quanto a gesti. A maggior ragione perché sono già arrivati tantissimi pescaresi con le proprie auto, o con altri pullman, per cui tutta la zona compresa tra piazza Cavour e il Passetto si sta trasformando in una gigantesca isola pedonale biancazzurra: un particolare che spinge molti anconetani a cambiare aria alla svelta, onde evitare che i ripetuti tafferugli verbali diventino qualcos’altro.
In realtà, gli ascolani ci sono, eccome!… Sono arrivati ben prima di noi e stazionano dall’altra parte dello stadio, lato ingresso della Curva. E quindi, ora hanno anche l’utopistica pretesa di farci credere che stanno “presidiando il settore” per mantenerci alla larga. Ci scorgiamo a vicenda, ai capi della stradina che costeggia i Distinti, soprattutto per via dei bandieroni da una parte e dall’altra, ma nessuno “accende il fuoco” con provocazioni di alcun genere. Buon segno … per ora.
Naturalmente, in mezzo a noi non possono mancare i “sapienti” di turno che sanno tutto di tutti, perciò sanno anche che … se gli ascolani vanno in Curva Nord, noi dobbiamo andare in Curva Sud. Ma guarda un po’ tu che logica esemplare!… Salvo poi restare come baccalà essiccati al sole di Norvegia davanti all’inesistenza della Curva Sud … Beh, sì!… se uno sa tutto di tutti, sa anche che qui c’è una Curva Sud … non è mica colpa sua se poi non l’hanno mai costruita!
E meno male che abbiamo passato l’intera settimana a protestare per l’unica Curva del Dorico!…
Nel frattempo, l’arrivo dei pescaresi è a getto continuo, ed è ormai ora di apprestarsi a entrare, di fatto impossibilitati ad evitare il diretto contatto con gli ascolani perché, si scopre ora, la Curva non solo è unica, ma ha anche un unico ingresso: ed è quello dove si sono ammassati i bianconeri. In verità, un secondo ingresso ci sarebbe ma, ci dice un inserviente, non viene utilizzato da tempo immemore e le sue serrature sono tutte arrugginite; per cui, non si riesce nemmeno ad aprire le porte in ferro. Mah!…
Lo scontro, dato per certo, viene invece scongiurato grazie alla “saggezza” degli stessi ascolani che, una volta avvistata la fiumana Biancazzurra, si sono spostati più in là e attendono che il nostro ingresso sia completato, per poi raggiungere i loro amici già entrati prima che arrivassimo noi. Sinceramente, va tutto a loro merito, e non me lo sarei mai aspettato.
Finalmente siamo dentro questo “famoso” Dorico, che ora ci si presenta in tutta la sua totale e disarmante bruttezza, molto peggio di quanto già l’esterno lasciava trasparire. Mai visto niente di più penoso … nemmeno a Caserta e a Latina!
La Curva … non si capisce nemmeno che forma abbia: ha i gradini di terra e cemento, di tipo basso, su cui si può stare solo in piedi, e nel bel mezzo del corridoio superiore ci sono nientemeno che una quindicina di grossi alberi!… da cui piovono giù foglie, ghiande, cacate di uccellini assortiti, rametti che si spezzano, uova di cicciacole e ogni altro ben di Dio. E nessuno che si sia mai preoccupato di sradicarle … forse perché sotto tutela “ambientale e paesistica” del WWF?

La famigerata curva del Dorico di Ancona

I Distinti idem: un terrapieno gradonato, con tanto di reti arrugginite dappertutto. Di fatti, insieme al biglietto, ti danno anche un buono per ritirare l’antitetanica in farmacia (ecco perché costa 6.000 lire!… ). E poi le immancabili querce piantate in mezzo al corridoio superiore, per completare al meglio l’idea di uno “stadio-giardino” forse … dico forse … preso un po’ troppo alla lettera.
L’altra Curva (???) … proprio come Avellino: consiste semplicemente in una siepe spampanata e vari tabelloni pubblicitari, quasi tutti sfondati dalle pallonate ricevute.
Il top, però, è la Tribuna. Anzi, le tre tribunette allineate: una centrale (quella “storica”), coperta in cemento sgretolato (che fa molto “rustico”) e le due laterali aggiunte dopo, in tubolari, coperte in lamiera (arrugginita, manco a dirlo), aventi in tutto e per tutto le sembianze dei pagliai e dei pollai già visitati ai tempi della Serie D girone H … Mi devi credere, siamo al di là di ogni immaginazione!… Altro che Poggiardo, Sant’Egidio e Nardò!… Quelli, fatte le debite proporzioni, sono stadi Olimpici!… Voglio capire che l’Anconitana annaspa da tempo immemore tra Serie C e Serie D, e non stimola certo chissà quali progetti innovativi, ma questa città è pur sempre un capoluogo di regione, no?
C’è davvero da restare sgomenti.
Soprattutto se poi si pensa che la connotazione metropolitana di Pescara deve “umanamente” sottostare a un paese come L’Aquila, in quanto a capoluogo regionale, e alla stessa Ancona in quanto a Compartimento ferroviario e marittimo. Credo ce ne sia abbastanza per una lunga riflessione, ma direi di onesta e approfondita autocritica, giacché queste trasferte (Ancona è solo l’ultima in ordine di tempo) non fanno altro che metterci davanti ad uno specchio.
Tutt’attorno alla Curva e ai Distinti ci sono palazzi di 6-8 piani, talmente vicini allo stadio da sembrare attaccati; di fatto, balconi e finestre sono le migliori tribune del Dorico, per di più gratis e con tutti i confort. Per cui, i “super box” che i più grandi architetti del mondo stanno progettando per gli avveniristici stadi da costruire in America e Inghilterra, qui sono già realtà da decenni … con una “avanguardia” a dir poco stupefacente ed esemplare.

Gli ascolani si sono raggruppati tutti nella metà più piccola della Curva, quella che va dalla … quercia-madre al “pollaio laterale nord”. Hanno già sistemato i loro striscioni, tra i quali riconosco quello del Settembre Bianconero uso trasferta: ma … non giocano in casa? Eppure, non hanno portato lo striscione di 40 metri che espongono al Del Duca … Come mai?
Tutta la metà più grande della Curva (lato Distinti) è invece biancazzurra, “allocamento” che innanzitutto ci’attocch!… perché siamo numericamente molti di più, e poi ci avvantaggia nel formare (speriamo!) un gruppone unico con i Distinti, anch’essi già quasi pieni di …. Biancazzurro. È un particolare determinante ai fini del tifo.
I botteghini dello stadio sono “magicamente” aperti … ma guarda un po’!… e così l’afflusso delle due tifoserie continua, sempre con il rapporto di 2 a 1 in nostro favore, e sempre senza il minimo tafferuglio (né dentro né fuori lo stadio), nonostante gli scambi verbali non siano certo di stampo oxfordiano, anzi con una pericolosa escalation in corso. Comunque, per ora sembra prevalere la reciproca coscienza che accendere qui un solo cerino equivarrebbe ad accenderlo in un pagliaio … tanto per rimanere in tema … per cui, si sta saggiamente facendo di tutto per tenere cerini e accendini in tasca. Aggiungerei anche un altro particolare per niente secondario: giornali e TV hanno provato a caricare ad arte questa partita con l’etichetta di “derby” e di rivalità, ma la gara d’andata costituisce l’unico precedente degli ultimi dieci anni (a parte un paio di amichevoli), perciò è una rivalità tutt’al più fondata solo sull’atavica e reciproca antipatia tra abruzzesi e marchigiani; di campanilismo calcistico c’è davvero poco o niente, e si vede! (se al posto dell’Ascoli ci fosse stata … che so … la Samb o la Ternana, a quest’ora qua, fuori sarebbe pieno di ambulanze).
Manca poco meno di mezz’ora all’inizio della partita e, con lo stadio pieno zeppo come un uovo, la situazione si è definitivamente chiarita, facendo trasparire in tutta la sua debordante realtà la netta maggioranza pescarese, in un rapporto senz’altro superiore al doppio. Un rapporto da dedicare subito a quei fregnoni che ieri avevano annunciato “biglietti finiti” tanto “in” Ascoli quanto “in” Ancona.
Poveracci!
Anche il tifo è al massimo grado da ambo le parti, con quello ascolano che si risolve quasi del tutto nell’ossessivo “Zando-gol” … Sì, è vero che Zandoli è il loro idolo da anni e assicura sempre una doppia cifra di gol (senza rigori), ma proprio non sanno dire altro? Fa comunque un certo effetto vedere e sentire due gruppi ultras che si fronteggiano stando nella stessa Curva, a pochi metri l’uno dall’altro e separati solo da una linea immaginaria. Lo stato di “calma” persiste, ma si capisce lontano mille miglia che è solo apparente, e che da ambo le parti si aspetta solo che sia l’opposta fazione a provocare per prima. E alla fine, la provocazione arriva immancabile, ma nella maniera più inaspettata, forse l’unica possibile in questo momento.
Oltre che quelle dello stadio, sono esaurite anche le “tribune” dei palazzi circostanti, e da una di queste (al 4° piano) si affacciano tre-quattro matti da manicomio che cominciano a urlare non si sa cosa e verso chi, seguiti a ruota da quelli affacciati nelle altre finestre di altri piani, fino allora rimasti nelle vesti di curiosi. In un primo momento prendiamo la cosa dal lato divertente, una specie di parentesi folkloristica che tra “gente strana” come questa non può mancare, ma gli ascolani non si stanno affatto divertendo, e ben presto capiamo il perché: la rivalità tra Ascoli e Ancona è molto meno “divertente” di quel che pensavamo, ma acerrima a tutti gli effetti, oltre che di vecchia data, sia per motivi calcistici, sia per motivi geopolitici, sia per motivi politici veri e propri (da una parte il nero che inneggia al Duce, dall’altra parte il rosso che inneggia a Che Guevara). E caso mai non si fosse capito, o qualcuno avesse ancora dei dubbi, la signora del 4° piano (dico: una donna!… e pure di una certa età) dapprima esegue un repertorio di gestacci da far arrossire uno scaricatore di porto, poi prende un vaso di fiori e, senza pensarci neanche un attimo, lo lancia giù, in mezzo agli ascolani. I quali fanno appena in tempo ad “aprirsi” per creare il vuoto dove sta cadendo il vaso, altrimenti … morto assicurato, e non solo per modo di dire.
Si vede, eccome!… che gli ascolani sono “allenati” a questo tipo di situazioni!… La loro “agilità atletica” è roba da olimpionici; ma anche la pazzia della signora … se così vogliamo chiamarla … è da podio olimpico. Una “for’ di coccia” assoluta!
Ci sembra “doveroso” intervenire anche noi, principalmente per sfottere alla grande ascolani e anconetani impegnati in questo pittoresco, comico eppure serissimo derby fuori programma. Apriti cielo!… Prima ancora che te ne possa rendere conto, si è già scatenato un vero e proprio “derby a tre”, con gli ascolani che rilanciano verso le finestre del palazzo i pezzi di vaso, pezzi di … stadio e anche razzi a ripetizione (hanno ben tre lanciarazzi), gli abitanti del palazzo che rilanciano giù qualsiasi cosa senza stare a guardare verso chi, e i pescaresi che non aspettavano altro: lancio “a pioggia” di oggetti verso gli ascolani e verso il palazzo.
L’inevitabile e gigantesca confusione che viene a crearsi diventa automaticamente una ghiottissima occasione da non perdere per dare l’assalto a striscioni e bandieroni degli ascolani. Il bottino iniziale consiste in due bandieroni, subito ridotti in mille brandelli, e due striscioni (ma non riesco a leggerne il contenuto) di cui uno dato alle fiamme e l’altro portato in mezzo a noi.
Gli ascolani, fin’allora impegnati unicamente verso il palazzo, si accorgono di quanto accade e … tempo dieci secondi, la Curva intera è un’unica zuffa da far rabbrividire, con gente che rotola in continuazione giù per i gradini come pere mature, lancio di oggetti “alla cieca” e il palazzo che continua a far piovere di sotto qualsiasi cosa, di materiale e di … liquido. Al punto che una cinquantina di ascolani si avventano verso l’uscita con la serissima intenzione di uscire dallo stadio e … entrare nel palazzo. Non riescono nell’intento solo perché, con encomiabile (e facile) preveggenza, il servizio d’ordine ha già chiuso tutte le porte della Curva col lucchetto. Non si esce, per nessuna ragione al mondo.
Le cose, già abbastanza “complicate” (eufemismo allo stato puro), si mettono malissimo nel momento in cui dai Distinti decine e decine di pescaresi (quasi tutti de I Fedelissimi) stanno cercando di scavalcare per entrare in Curva e “parlare” da vicino con gli ascolani. Non solo, ma ora anche le finestre di altri palazzi (dietro gli stessi Distinti) si stanno popolando di persone che, per non mancare alla “festa”, cominciano a loro volta un lancio di oggetti verso tutto e tutti. Il problema, per così dire, è che gran parte degli oggetti lanciati sono sacchetti pieni di liquido e, a quanto pare, non sempre si tratta di acqua … senza contare che non puoi neanche raccoglierlo e rilanciarlo indietro.
Un macello. Come del resto era già “scritto” dal momento in cui è stata scelta questa sede.
Sulla pista d’atletica si affollano Carabinieri e Celerini, tra i quali spunta il signor Manzo che, con l’ausilio dell’immancabile megafono, comincia a urlare e gesticolare come un ossesso per invitarci alla calma. Tutto inutile, finché i Celerini decidono di entrare in Curva (evento rarissimo in tutti gli stadi d’Italia) per minacciare un intervento “pesante” verso chiunque si azzardi a lanciare ancora una sola caramella e, allo stesso tempo, per formare un cordone divisorio tra noi e loro.
Gli ascolani ne approfittano subito per rintracciare il questore, al quale denunciare il furto dello striscione, con le stesse identiche modalità in cui un bambino di sette anni corre piagnucolando da mammina e papino per “denunciare” il fratellino che gli ha appena rubato la nuova macchinuccia da corsa; né più né meno.
Che delusione!… per una tifoseria che, bene o male, viene da due anni consecutivi in Serie A!
Il questore si reca in mezzo a noi per farsi restituire lo striscione, ma la richiesta va ovviamente a vuoto perché … nessuno l’ha preso … nessuno ce l’ha … nessuno l’ha visto. Per cui, scatta la ricerca a tappeto, con Celerini che battono ogni singolo gradone della Curva, finché lo trovano arrotolato non troppo distante da me, nascosto sotto una siepe … Sì, perché dentro questa Curva non ci sono solo gli alberi, ma anche alcune siepi, nidi di vespe, vecchie cucce per cani e gatti … se guardiamo con maggiore attenzione forse troviamo pure qualche pianta di pomodoro e una vasca per fare il bucato a mano.
Lo striscione ascolano non era stato incendiato, a differenza dell’altro, perché c’era l’intenzione di esporlo all’Adriatico come trofeo di guerra. Evidentemente, abbiamo fatto malissimo, perché ora è tornato nelle mani dei proprietari, grazie al soccorso di mammina e papino.
Un minimo di calma è ripristinata. Anche perché i palazzinari hanno preso tanti di quei lanci da essere costretti alla ritirata e a chiudere le tapparelle delle finestre, onde evitare di dover sostituire tutti i vetri dell’intero palazzo.

E si arriva alla partita, dopo che non ci siamo neanche accorti delle formazioni annunciate dallo speaker… Avevamo ben altro cui pensare.
Il Pescara scende in campo riproponendo di nuovo Galbiati nel ruolo di libero (e Di Somma sotto il pagliaio … ehm, cioè in Tribuna). E si vede!… si vede tutto fin troppo chiaramente: la difesa è di nuovo impenetrabile. Il problema sta a centrocampo, dove altrettanto chiaramente si vede l’assenza contemporanea di Zucchini e Orazi; due pilastri la cui sostituzione è impossibile. Infatti, l’Ascoli gioca meglio, grazie ad un Magherini stellare ma che stellare non sarebbe stato proprio per niente, se avesse avuto di fronte Vincenzo (vedi partita d’andata); stanne pur certo.
Nonostante tutto, l’occasione d’oro per passare in vantaggio è proprio del Pescara, quando sono trascorsi circa dieci minuti dall’inizio del secondo tempo: grandissima punizione di Prunecchi, che va a stamparsi sull’incrocio dei pali, con il portiere ascolano Grassi rimasto fermo a guardare.
Non riusciamo a darci pace per questa occasione, arcisicuri che sarebbe stato il gol della vittoria perché l’Ascoli, pur dominando a centrocampo, sbatte inesorabilmente contro la difesa biancazzurra, infatti mai impensierita. È però l’occasione che, per opposti motivi, incendia lo stadio. Da una parte gli ascolani che, vedendo nello scampato pericolo il segno premonitore di una giornata a loro favore, riprendono … anzi, prendono (per la prima volta) a incitare con vigore la loro squadra, magari per spingerla verso l’auspicata vittoria “vendicativa”; oltre che per il cinico (e ovvio) “gusto” di bloccare la nostra ascesa in zona-promozione. Dall’altra parte noi pescaresi che, per lo stesso identico motivo, facciamo la stessa identica cosa; con la differenza che a giocare “in casa” siamo di fatto noi, e anche in maniera talmente vistosa da non suscitare dubbi nemmeno presso gli ascolani stessi.
Per cui, quando l’arbitro fischia la fine della partita, la delusione sta tutta dalla parte Biancazzurra. Ed è del tutto inutile che, nei tipici capannelli del dopo-partita, diversi tifosi pescaresi invitino ad accontentarci, facendo notare sia le nostre pesanti assenze (che potevano costarci la sconfitta), sia l’impressionante ruolino casalingo dell’Ascoli. Sì, ma oggi a giocare in casa siamo stati noi!… Per di più, anche il modestissimo Rimini (con un piede già in Serie C) ha strappato un pareggio all’Ascoli, 15 giorni fa sul neutro di Macerata.
Non c’è consolazione che tenga; per noi, questo è un punto perso, e lo “materializza” persino lo sfollamento del pubblico dal Dorico: gli ascolani sono di nuovo scomparsi, forse perché hanno preso altre strade secondarie come all’arrivo, e tutt’attorno è solo Biancazzurro. Esattamente come quando si sfolla dall’Adriatico. Ti si stringe davvero il cuore nel constatare l’enorme disparità tra “chi” siamo e “cosa” stiamo raccogliendo.

Lunedì, 7 marzo 1977
I dati ufficiali parlano di stadio Dorico stipato ben oltre i 13.000 spettatori della sua capienza massima ufficiale. Quasi, tutti i quotidiani nazionali hanno calcolato le due tifoserie in 6.000 pescaresi e 3.500 ascolani; per cui, la partecipazione dei neutrali è risultata molto superiore al previsto.
Non credo affatto che gli ascolani fossero davvero 3.500 ma, qualunque sia stata la loro vera partecipazione, io li elogerei pubblicamente perché, nonostante lo scontro frontale con la Società e una classifica ormai chiusa a qualsiasi ambizione o pericolo, si sono mossi in numero elevatissimo per una trasferta peraltro “molto complicata” sotto vari punti di vista. A parti inverse, non so se noi avremmo fatto altrettanto.
A proposito della partecipazione biancazzurra, Riccomini (l’allenatore dell’Ascoli che da poche settimane ha sostituito l’esonerato Mialich) ha detto: “Abbiamo giocato in trasferta e ci siamo rimasti molto male. Il pubblico pescarese è l’arma in più per qualunque squadra; l’avessimo noi, andremmo in serie A di filata”.
Dovremmo sbrodolare di piacere, nel sentire e leggere queste parole, invece secondo me è il classico dito nella piaga, per almeno due motivi:

  1. in trasferta (dove dobbiamo stare sempre in piedi) continuiamo a confermare quella nostra reale potenzialità di tifo che uno stadio-teatro come l’Adriatico “danneggia” in maniera irreparabile;
  2. proprio per quel che ha riconosciuto il tecnico ascolano, dovevamo vincere!

Questa partita “in casa” era da vincere e basta … come senz’altro avrà detto e urlato “lu professor” durante la sua danza tribale propiziatoria cui, purtroppo, stavolta non ho potuto assistere personalmente (il gruppo-Ivo stava nei Distinti). Tanto più dovevamo vincere perché il Vicenza si è andato a prendere i due punti, nientemeno che a Catania, e il Monza ha tranquillamente travolto la Samb (4-0). Unico risultato positivo è la sconfitta del Como a Taranto, ma è un po’ troppo poco per fare salti di gioia.
A proposito, li stai notando i risultati casalinghi del Taranto contro le “grandi”? E stai notando l’enorme differenza tra la Samb “casalinga”, che non sbaglia un colpo, e quella in trasferta, dove prende 4 gol a partita? E secondo te, “dotto e sapiente” che sai tutto di tutti e quotidianamente ci insegni ogni fenomenologia del calcio, ti sembra un caso? Tu continui a definire queste tifoserie “prepotenti – incivili – antisportive”, ma io ti dico che mentre le tue chiacchiere filosofiche si li port’ lu vend, l’antisportività del Salinelle e del Ballarin abbott’ la panz; nel caso specifico, abbott’ la classifica di punti e produce una salvezza altrimenti impossibile per due squadrette del genere. Quess è… Che ti piaccia o no.

Giovedì 10 marzo 1977
Pescara sportiva (e non solo) è letteralmente sconvolta da quanto accaduto ieri a Verona; qualcosa da non credere nel vero senso del termine.
Mario GIACOMI, il nostro ottimo portiere che sta in panchina solo perché davanti ha Piloni, ma che sarebbe titolare in qualsiasi altra squadra di Serie B, è stato colpito da un gravissimo lutto familiare: è morto il fratello Antonio di soli 18 anni, a causa di un’embolia cerebrale. Appresa la tragica notizia, Mario ha lasciato Pescara in fretta e furia per recarsi a casa dei genitori, dove attendere tutti insieme il tristissimo giorno del funerale e, per l’occasione, passa la notte dormendo nella stessa stanza del terzo fratello, nel frattempo anch’egli rientrato a Verona per il funerale.
Essendoci molto freddo, decidono di lasciare accesa la stufa che hanno in camera, ma nessuno si è accorto che è difettosa e perde ossido di carbonio, assolutamente letale se respirato a lungo. Non se ne accorgono nemmeno i due fratelli perché, in preda alla disperazione per l’inconsolabile lutto, hanno entrambi preso tranquillanti per tentare di dormire almeno un po’.

Non si sono svegliati più.

A trovarli senza vita è proprio la fidanzata di Mario, che aveva fatto compagnia ai genitori per tutta la notte e al mattino, non vedendo alzarsi i due fratelli, va in camera per portare loro il caffè.
Papà e mamma Giacomi perdono tutti e tre i giovanissimi figli nel giro di 24 ore.
Con tanto di programma rivoluzionato perché, a questo punto, si opta per un funerale unico. Un funerale dove ci sono tre bare allineate davanti a due genitori pietrificati nel senso più letterale del termine.
In ogni angolo di Pescara non si parla d’altro, immersi in un alone di dolore e sconcerto senza pari; il campionato è come se non esistesse più, e vorrei ben vedere. Non riusciamo a capacitarci che una simile tragedia, finora vista solo nei film, possa essere realmente accaduta, e che abbia toccato la nostra squadra, la nostra Maglia, la nostra Bandiera Biancazzurra.

Come si fa a commentare un accadimento del genere? Dimmi, quali parole dovrei usare, ora?

Domenica, 13 marzo 1977

Stadio Adriatico affollato come al solito in tutti i settori, e anche questa volta non certo per merito di tifosi ospiti (avellinesi), invece completamente assenti, in parte per via di una furente contestazione in atto ad Avellino, in parte perché anche da quelle parti (dopo le ultime due esperienze) hanno “inquadrato” l’Adriatico di Pescara come una trasferta da evitare.
Siamo tutti venuti allo stadio con un pesantissimo senso di disagio emotivo impossibile da descrivere, perché ancora impossibile ci appare l’idea di dover fare un minuto di raccoglimento all’Adriatico per un nostro giocatore che non vedremo mai più, se non nella figurina Panini. E come già in questi ultimi tre giorni, la partita con l’Avellino è come se non esistesse, completamente sopraffatta da altre emozioni, non ultima la paura che finisca male proprio a causa di questa imprevista e deflagrante emozione; per cui, c’è ben poco da meravigliarsi se il pre-partita è ancor più traumatico del previsto.
La pubblicità, che normalmente ci martella i timpani nei 20 minuti precedenti il fischio d’inizio, viene eliminata del tutto, così come tutte le musichette varie. Lo speaker si limita a farsi sentire solo per un paio di annunci generici e per “note di servizio”, fino alle formazioni delle due squadre; per cui, l’ambiente venutosi a creare è surreale, di quelli che si potrebbero vivere solo camminando sul suolo lunare. Dopodiché, arriva il minuto di raccoglimento, atteso davvero come un incubo non solo per quel che significa in sé, ma soprattutto per il grosso e fondato timore di non riuscire a “reggere” un’emozione del genere; in tal senso, non vediamo l’ora che passi.
Tutto lo stadio si alza in piedi, “gelato” da un silenzio impressionante seguito subito dopo dall’esplosione di un vero boato: “Gia – co – mi – Gia – co – mi – Gia – co – mi” partito nientemeno che dalla Tribuna superiore(!!!), per poi diffondersi alla velocità della luce in tutti gli altri settori, Curva Sud compresa. Non avrei mai immaginato di dover vivere un momento del genere. Ho la netta sensazione che il cuore si stia sciogliendo come neve al sole, soprattutto quando metà squadra del Pescara scoppia visibilmente in un pianto dirotto, portandosi le mani sul viso, mentre l’altra metà resta impietrita con lo sguardo verso l’alto.
Purtroppo, e comprensibilmente, i nostri giocatori restano impietriti anche a partita iniziata, tant’è vero che una modesta squadra come l’Avellino sta facendo un figurone. Il Pescara non esiste proprio e il vantaggio biancoverde è praticamente inevitabile: giunge solo al 40° ma poteva arrivare in almeno due clamorose azioni precedenti, perciò è assolutamente meritato.
Né le cose cambiano con l’inizio del secondo tempo, nonostante il nostro tifo “di reazione” assolutamente da favola, se solo si pensa che alla cappa di immensa tristezza si è aggiunto uno svantaggio in campo avente tutta l’aria di essere irrecuperabile, oltreché dannosissimo per la classifica.
Mancano ormai 20 minuti alla fine, l’orologio corre inesorabile, con una velocità da far pensare che le lancette stiano sadicamente godendo della nostra crescente sofferenza, e a noi resta solo da metterci l’anima in pace: come volevasi dimostrare, questa è la classica giornata nera su tutto il fronte; una di quelle giornate in cui, chissà per quale mistero celeste, il Destino “deve” per forza aggiungere dolore al dolore. Oltre tutto, con la nuova era “Caldora-Cadè” abbiamo anche inaugurato una nuova imbattibilità dell’Adriatico, tornato ad essere il fortino inespugnabile che era fino a due anni fa, e ci fa molto male interromperla così presto, proprio oggi, e per di più … contro chi?… Contro l’Avellino!
Te l’ho detto: quand’è scritto che dev’essere “nera”, stai pur certo che sarà “nera”
Ma … come tutti gli incubi, anche questo è prima o poi destinato a finire: è il 73° quando Zucchini, per l’ennesima volta da quel 9 giugno 1974 ad oggi, ci tira fuori da un momentaccio irrisolvibile. Certo, il pareggio non è il risultato per cui fare salti di gioia, ma la sconfitta interna oggi avrebbe avuto effetti molto più gravi di quel che si possa immaginare. L’immenso… mi devi credere sulla parola, “immenso”… sospiro di sollievo genera in tutto il pubblico presente una sola e ben radicata convinzione: adesso li tritiamo come il sale.
E infatti, il gol di Vincenzo ha praticamente tolto il tappo ad una diga. Passa un solo minuto, 60 secondi di orologio, e Prunecchi (palla al piede) viene letteralmente spinto di peso dal boato del pubblico verso la porta. Io credo che sia proprio la folata di vento, generata dal tifo di tutti e quattro i settori dell’Adriatico, a trascinare Andrea: infatti, imprendibile per qualsiasi difensore ospite.
In 60 secondi, siamo passati dalle soglie della “tragedia” al paradiso di un vantaggio sperato e invocato quanto ti pare, ma sul quale non so quanti di noi presenti avrebbero scommesso una sola lira.
Ti lascio immaginare cos’è l’Adriatico! Quasi tutti i tifosi intorno a me (e non solo) sono in preda all’isterismo, chi per euforia, chi per incontrollabile commozione, chi guarda il Cielo per ringraziare Mario, ma tutti bisognosi di sfogare l’angoscia accumulata per oltre un’ora; direi per quattro giorni. Ci abbracciamo come se fosse l’ultima partita di campionato e, tanto per farti capire, restiamo in piedi per tutti i restanti 16 minuti della partita, non so se per trance emotiva che ti paralizza i movimenti o, ben più verosimilmente, per esorcizzare il tempo che manca al fischio finale. Non si siede più nessuno; nemmeno in Tribuna.
In questa atmosfera indescrivibile, perché mista di ogni genere d’emozione, il terzo gol di Nobili, che realizza un nettissimo rigore all’89°, assume tutti i caratteri dell’ovvietà. Ora possiamo dirlo: non poteva che finire così. Nel senso che Giacomi, da Lassù, non avrebbe mai potuto permettere qualcosa di diverso.
Ma noi, miserevoli abitanti di questa Terra, ce la siamo fatta sotto alla grande, credimi.
E oggi abbiamo imparato tante cose; ma proprio tante, e non solo calcistiche.

Lunedì 14 marzo 1977
Negli spogliatoi dell’Adriatico, Andreuzza si fa portavoce della squadra per spiegare il disastroso primo tempo: “Ci siamo sentiti mancare. Eravamo in mezzo al campo e non sapevamo perché, a fare cosa. Soprattutto i primi 20 minuti sono stati terribili; eravamo letteralmente storditi. Poi è iniziata la nostra reazione, più per Mario che per nostra reale convinzione”.
Tutt’attorno imperversa la festa biancazzurra che coinvolge tutti, giocatori, dirigenti e Cadè stesso, ma siccome manca la ciliegina sulla torta, ci pensa Viciani a portarcela su un piatto d’argento. L’allenatore dell’Avellino ha detto: “Il Pescara è una squadra di cialtroni, che pensa solo a picchiare. Per noi è stato impossibile giocare”.
Come sempre, ti sto riportando le parole testuali, con tanto di virgolette. Parole testuali di un allenatore che parla in questo modo, con questi termini, dopo una partita del genere, preceduta dalla tragedia che tutta Italia ha saputo.
Pensavo che il “top del top” fosse e rimanesse l’inattaccabile Edmondo Fabbri quando, dopo Pescara-Ternana dell’anno scorso, dichiarò che: “Gli arbitri a Pescara fischiano su richiesta del pubblico”… e davo per impossibile che nel mondo del calcio potesse esistere qualcuno mentalmente conciato peggio di “Mondino”. Invece, sono già due anni che questo signor Viciani viene dalle nostre parti a dare spettacolo… no, non in campo (purtroppo per lui e per tutti i suoi seguaci) , ma nel dopopartita, sotto gli spogliatoi: sia due anni fa col Palermo sia l’anno scorso con lo stesso Avellino ci ha fatto gentilmente sapere che risolviamo le nostre partite grazie a punizioni e rigori letteralmente inventati, nonché immeritati per via di un gioco scadente; e, quest’anno, aggiunge il “carico da 90” per bollarci come cialtroni e picchiatori.
No, non è colpa dei manicomi chiusi con un po’ troppa fretta; la questione è molto più seria e forse pietosa.
Il signor Corrado Viciani va semplicemente ad allungare la già corposa lista degli “innamorati traditi” della panchina biancazzurra, cioè di quegli allenatori che, nel recente passato, sono stati sul punto di venire ad allenare il Pescara, ma all’ultimo momento gli sono stati preferiti altri… per nostra somma fortuna! E quindi, comprensibilmente, poi reagiscono né più né meno come zitelle inacidite, giacché la panchina e la città di Pescara restano più che mai tra le più ambite d’Italia. Non lo dico io, lo dicono loro stesse… le zitelle.
Vanno pertanto compatiti e possibilmente aiutati con tutta l’umanità di cui noi abruzzesi siamo incontrastati portatori; come va compatito Maroso (allenatore del Varese), secondo cui il Pescara (terzo in classifica) “Ce la farà a salvarsi”; come va compatito l’ormai mitico Lauro Toneatto, secondo cui il suo Cagliari non picchierebbe neanche una mosca, pratica danza classica applicata al calcio, veste con tutù e babbucce, difende abbracciando e baciando gli attaccanti avversari, ma… chissà come mai!… colleziona squalifiche su squalifiche, e ammonizioni a valanga… Forse a causa del lupo cattivo che ce l’ha a morte con Cappuccetto Rosso?… Anzi con Cappuccetto Rossoblù?
Insomma, è già da anni e anni che si danno tutti appuntamento all’Adriatico per il loro “spettacolo annuale”, segno evidente che il Pescara fa dormire preoccupati un po’ tutti.

All’Excelsior, come in ogni altro ritrovo cittadino, si commenta la giornata di ieri più dal lato emotivo che non per il gioco in campo; ma è naturale che non passano di certo inosservati gli altri risultati, soprattutto il pareggio del Monza a Rimini (che ci permette di agganciare i brianzoli) e la sconfitta esterna del Cagliari a Vicenza, dove colleziona anche l’ennesima espulsione per un… “passo di danza” errato a causa di una babbuccia difettosa che ha fatto la bua al piedino fatato di Virdis. L’attaccante sardo si è subito messo a “scapishtìare” e l’arbitro lo ha gentilmente invitato a tornare negli spogliatoi. E con questa sono sette!… Il Cagliari ha il record delle espulsioni nell’attuale campionato di Serie B: ben sette in ventiquattro partite, mentre le ammonizioni non si contano più, tanto da essere all’ultimo posto (ben distaccato) nella speciale classifica del “fair-play”.
Però la squadra di cialtroni e picchiatori sarebbe il Pescara.
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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