GENNAIO. IN TRASFERTA. AL SUD… (1). Di “Gaby” Orlando
13/01/2023
INFO BIGLIETTI CROTONE-PESCARA
13/01/2023

Gennaio, allora come adesso. In trasferta, allora come adesso. Al Sud, allora come adesso –

Link alla prima parte.
(…) adesso ci tirano addosso ogni genere di oggetto, ci distruggono i pullman e, nel nostro caso specifico, consacrano la trasferta ad Avellino come l’ultima della nostra vita. Perché, con noi c’è il nostro nonno, il quale vede, sente e racconterà tutto a casa; con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare. Di fatto, l’astuzia di invitarlo ad accompagnarci (altrimenti… niente trasferta) potrebbe rivoltarsi contro come e peggio di un boomerang. Invece non accade proprio nulla. Sì, qualche sfottò, qualche gestaccio folkloristico, l’immancabile promessa di rimandarci a casa con tre pere, l’altrettanto immancabile “matto del villaggio” che si mette davanti ai pullman con una bandiera biancoverde per farci da “apripista” (… e ha pure una certa età!… ), i ragazzini con i motorini a clacson spiegati che ci si affilano dietro, e cose di questo genere, ma niente di più che folklore; è il minimo che c’era da attendersi.
Arrivati allo stadio, non c’è praticamente anima viva in giro, né poteva essere diversamente in una zona che appare quasi di aperta campagna, raggiungibile da una strada talmente stretta da sostenere a malapena il doppio senso di marcia. Scendiamo tutti non appena troviamo uno slargo adatto a non ostacolare il traffico (peraltro inesistente), proprio davanti all’unica Curva dello stadio, quella Nord. In realtà, all’esterno sembra di essere davanti al deposito di uno sfascio e ferri vecchi, poiché c’è solo un muro di cinta con alcune porte di ferro, al di là del quale non si vede nient’altro, tant’è vero che abbiamo persino l’impressione d’aver sbagliato posto. Ma poi, la scritta “biglietteria” stampata sul muro di cinta e le porte di ferro verniciate a scacchi bianchi e verdi ci tolgono ogni dubbio. Lo stadio non si vede dall’esterno perché la Curva è totalmente interrata, per cui strada e ingressi sono al livello dell’ultimo gradone: quando entri, ti trovi già in cima alla gradinata, insomma come avviene, ad esempio, nella Curva del Dorico di Ancona. Mah!… uno squallore che per la Serie B (e forse anche per la Serie C) è una vergogna assoluta. Io non capisco come abbiano fatto a mettere 20.000 persone qua dentro quando, a occhio e croce, persino 10.000 ci starebbero stretti.

Cerco di far capire agli autisti che non è affatto il caso di lasciare qui i pullman perché questo è il settore del tifo avellinese e a fine partita rischiamo di non ritrovare neanche i cerchioni delle ruote … anzi, quelli sono i primi a sparire. Naturalmente, nessuno dà ascolto a un ragazzino di appena 16 anni, ma dopo neanche dieci minuti arriva un vigile urbano che invita gli stessi autisti a spostare i due mezzi in un parcheggio distante un centinaio di metri per i medesimi motivi da me anticipati. Il bello è che gli altri partecipanti alla trasferta, i cosiddetti “adulti”, protestano vivacemente perché vorrebbero avere il pullman a portata di mano non appena finita la partita. In altre parole, questi qui sono tutt’ora convinti di essere in gita domenicale allo Sferisterio di Macerata, dove tra poco ci sarà l’Aida in versione integrale … E dire che quasi tutti hanno i capelli grigi!… Quando aprono i botteghini sono già arrivati molti tifosi avellinesi, e altri continuano ad arrivarne a getto continuo, e solo ora i cosiddetti “adulti” realizzano di trovarsi nel bel mezzo del tifo di casa. Come bambini che si svegliano da un lungo sonno, cominciano a piagnucolare di voler andare nell’altra Curva o, al limite, nei Distinti. Ci vuol un bel po’ di tempo (e di pazienza) per far capire loro che non ci sono né altre Curve né i Distinti, ma l’intero stadio si risolve in una sola Curva e nella Tribuna, peraltro costosissima (10.000 lire) perché è tutta coperta e numerata con i seggiolini (altro che la nostra “Numerata”!… i cui posti sono segnati sui gradoni con la vernice … ). Al posto dei Distinti c’è un cosiddetto “prato” dove è possibile vedere(???) la partita in piedi … se non piove! … Al posto della Curva Sud ci sono gli spogliatoi e una fratta gigantesca mista a tabelloni pubblicitari. Dunque, è uno stadio stranissimo, perché Tribuna e Curva sono decisamente monumentali, sicuramente molto più delle nostre Curve, ma poi tutto il resto è a dir poco deprimente, davvero da Quarta Serie, nonché dannoso per il tifo che, ovviamente, finisce per disperdersi attraverso le campagne circostanti. In settimana avevo studiato la situazione e stamattina (durante il viaggio) ho consigliato di sistemarci negli ultimi gradoni in alto, alla fine della Curva verso il “prato”, perché quella è l’unica zona che ci consente di non restare circondati dai tifosi di casa e di avere un’immediata via di fuga in caso di necessità. Ma per poter realizzare questo “piano” era necessario entrare subito e tutti insieme, invece lor signori gitanti hanno ritenuto più importante discutere del pranzo(!!!), dei Distinti (che non esistono) o del pullman parcheggiato “troppo lontano” … mentre gli avellinesi facevano i biglietti ed entravano, occupando ovviamente i posti migliori, cioè quelli che stavo indicando io (poiché, tra l’altro, assicurano un’ottima visibilità). Per cui, ora, ci attacchiamo al tram. Proviamo ugualmente a cercare posto in quella zona e, in un modo o nell’altro, riusciamo a trovarlo di fatto intrufolandoci in mezzo ai tifosi di casa già seduti in ordine sparso, ma in questo modo il nostro già ridotto gruppo finisce inevitabilmente per disgregarsi, e ci ritroviamo in una ventina o poco più, tra cui il “mezzo matto” che, tanto per essere precisi, non ha alcuna intenzione di ammainare il suo bandierone, anzi comincia a sventolarlo come se si trovasse tranquillamente all’Adriatico, del tutto incurante dei fischi e degli “avvisi” (… chiamiamoli così …) che ci piovono addosso. Ed è già una fortuna se “piovono” solo fischi e “avvisi” … Per il momento non accade nient’altro perché, dopo la scontata “prima accoglienza”, la pur surriscaldata Curva biancoverde non ci si caca nemmeno, forse perché gli facciamo “tenerezza e simpatia”. Bisogna però vedere se questa simpatia perdurerà anche con l’inizio della partita; e qualche dubbio in proposito ce l’avrei. Passa mezz’ora e il gruppo ultras avellinese si è formato quasi del tutto, a non più di 20-30 metri da noi. Non hanno un proprio striscione, se non i classici “Forza Lupi” e simili, né tamburi o altre attrezzature musicali, ma solo 6-7 bandiere di cui 2 molto grandi e belle. Per il resto, in tutto lo stadio dominano le classiche bandiere a quattro scacchi con la testa di lupo al centro prodotte in occasione di Avellino-Lecce 1973, che qui continuano a utilizzare con immutato orgoglio a indelebili segno e simbolo di quella giornata assolutamente storica e ineguagliabile del calcio avellinese. Dunque, ora il “quadretto” è completo: ci ritroviamo disgregati in due o tre gruppetti, nella stessa Curva dove si raduna il tifo più acceso di casa, in mezzo al quale ci sono senz’altro quei 600 venuti a Pescara lo scorso campionato … cioè quelli malmenati di santa ragione dai nostri Fedelissimi; e anche in questo caso dubito fortemente che abbiano già dimenticato. Si sta mettendo malissimo, forse peggio di quel che temevo, e mi sembra chiaro che le possibilità di tornare a casa “sani e salvi” siano legate a tre soli fattori: o perdiamo la partita (… aspetta un attimo, che mi tocco e ritocco …), o ci lasceranno stare per pietà, o ci sarà un intervento Divino; grosse e utili alternative non ce ne sono.

Invece, a parte qualche altro sfottò, peraltro privo di vera cattiveria, tutto resta incredibilmente nei limiti, senza il pur minimo accenno di aggressione fisica per il quale, come detto, avrebbero tutte le ragioni di questo mondo, dato il fresco precedente a Pescara. Che siamo in Campania si vede, ma che non siamo a Nocera Inferiore o a Torre del Greco si vede e si sente pure. Mancano venti minuti all’inizio della gara, lo stadio è quasi pieno e molta gente staziona anche nel “prato” alla nostra sinistra. Si avverte con chiarezza che aleggia una certa “elettricità”, un nervosismo serpeggiante in mezzo all’intera tifoseria biancoverde; motivo in più per continuare a non stare del tutto tranquilli. Vivo la netta impressione di fumare una sigaretta all’interno di una polveriera. Ed eccola!… quella che aspettavo con impazienza da un momento all’altro: è lei!… La famosa banda di Avellino, che da anni fa il tradizionale giro di pista 15 minuti prima di ogni “santa” partita casalinga, allo scopo di “riscaldare” ancora di più l’ambiente (ammesso che ce ne sia bisogno!…). Sono spuntati nella zona degli spogliatoi, salutati da una mini ovazione del pubblico, e si avviano lungo la pista passando prima davanti al “prato”, cioè la zona cosiddetta “minore” dello stadio, per poi arrivare sotto la Curva e fare una prima sosta proprio sotto il gruppo “aspirante ultras”. Ti giuro: da brividi! Di per sé, sarebbe qualcosa non molto diversa da quanto ha più volte organizzato il nostro Ivo Melatti (su tutti, ricordiamo i derby con Teramo, Chieti e Pro Vasto), ma sinceramente non c’è paragone a livello di ambiente generale; a loro favore, purtroppo. Sono in sette, per la precisione sette super-tifosi appartenenti al “Lupi Irpini Club Montoro Superiore”, vestono alla “pulcinella” ma completamente di verde, e ognuno di essi ha uno strumento musicale che, detto per inciso, suonano magistralmente; quindi, niente improvvisazioni. L’aspetto a dir poco comico … ma proprio a dir poco … è che uno di loro, il più mingherlino, è anche vistosamente claudicante, ed ha una fisarmonica a tracollo. Ti lascio immaginare la scena: vuoi per i movimenti che richiede il suonare la fisarmonica (specie stando in piedi), vuoi per il suo vistoso zoppicare, questo “poveraccio” cammina al seguito degli altri oscillando da destra a sinistra di almeno 40 gradi … dando l’impressione di cadere da un momento all’altro!… E il tutto rigorosamente “a ritmo” di musica!… Ci sarebbe da farsela sotto per il ridere, se l’ilarità non fosse immediatamente sovrastata dall’emozione che questo gruppo riesce a generare. Una volta sotto la Curva, tutto lo stadio è in piedi e accompagna la marcetta popolare (una specie di tarantella) con battimani e con la voce. E ti dico “tutto” lo stadio nel senso matematico del termine. Brividi, di nuovo brividi. E anche una malcelata invidia (senza virgolette). Ripresa la marcia lungo la pista, fanno una nuova sosta al centro della Tribuna: tifosi di 50-60 anni letteralmente scatenati, con moglie e figli accanto ancora più scatenati degli stessi ultras. E mi è davvero difficile descriverti cosa accade qualche minuto dopo!… quando, completato il giro di pista a suon di “tarantelle” varie, la banda sale in Tribuna e si sistema in mezzo al pubblico, continuando a strimpellare canzonette assolutamente “micidiali” per la capacità di trascinarsi dietro l’intero pubblico; tra l’altro, in un settore interamente coperto che, pertanto, amplifica almeno 5 volte ogni più piccolo suono. Possiamo sorridere quando ci pare su questa “meridionalità” esasperata e un tantino antica, ma di sicuro questo pubblico ha una sua precisa identità nello stare vicino alla squadra e nel sostenerla … eccome!… creando un ambiente che davvero si rivela il “dodicesimo”, senza alcuna possibilità di equivoco. Se piace o non piace è un altro discorso, ma stai pur certo che qua dentro l’Avellino gioca “sempre e comunque” in casa. Non mi pare un particolare di poco conto. Le Curve ultras del Nord Italia sono decisamente agli antipodi un po’ sotto ogni punto di vista, ma anche loro vantano un’identità altrettanto precisa. E noi? A Pescara quale identità abbiamo? Dalla mentalità delle Curve ultras degne di tale nome siamo tuttora distanti anni luce e, per contro, stiamo anche perdendo gran parte di quella nostra “meridionalità” che incendiava non poco il Rampigna e i primi tre lustri dell’Adriatico. Ad Ascoli hanno già creato un vero gruppo ultras (Settembre Bianconero), a San Benedetto pure (UltraSamb) a Terni (ora come ora) neanche ci vedono, ad Avellino … lo stiamo vedendo e sentendo in diretta … ma è mai possibile che lezioni del genere ci debbano venire da città tre volte più piccole e arretrate di Pescara? Va beh!… meglio troncare qui una riflessione che si comincia a fare inevitabilmente amara; del resto, ero arcisicuro che questa trasferta ci avrebbe aiutato a schiarirci le idee, e tanto sta accadendo.

All’ingresso delle due squadre in campo il “mezzo matto” che sta con noi sventola imperterrito il suo bandierone, fregandosene altamente del “dove” si trova; altri due agitano la loro sciarpa e allora, a questo punto, anche io, Ciro e Maurizio ci alziamo in piedi a fare un po’ di casino. Ci becchiamo fischi e ululati incomprensibili, ma anche l’emozionante saluto di Mutti e Piloni (quest’ultimo nel primo tempo para proprio sotto la Curva) che, quindi, ci hanno visti. Per noi è una soddisfazione indicibile: da oggi in poi potremo dire d’aver “visibilmente” tifato dentro la Curva avellinese senza aver preso nessuna pretat’in coccia … “visibilmente”, non alla chietina-maniera. Dopodiché, veniamo inesorabilmente soffocati dal tifo di casa, ma sarebbe avvenuto lo stesso anche se fossimo in mille, poiché quanto abbiamo tutt’attorno è qualcosa di impressionante; un tifo infernale che finora non avevo visto e sentito da nessun’altra parte. Altro che Curve ultras!… questi sono 10.000 ultras a tutti gli effetti, senza alcun bisogno di tamburi, striscioni, fumogeni, megafoni e altro: la voce e le mani sono più che sufficienti. Adesso capisco molto meglio “come e perché” tre anni fa l’Avellino vinse 18 partite in casa su 19!… E cià cred!…
Per 40 minuti conserviamo lo 0-0 senza grossi problemi, ma proprio al 41° l’Avellino va in vantaggio con un gol di Lombardi che, però, viene immediatamente annullato per un fuorigioco di Tacchi grosso come una casa; talmente vistoso che anche il pubblico protesta per “dovere”, non certo per reale convinzione. La botta emotiva è stata comunque fortissima perché (puoi star certo) il vantaggio avellinese nel primo tempo sarebbe stato il preludio a una goleada. Perciò, in tutta sincerità, io firmerei subito per andarcene a casa con lo 0-0 di questi primi 45 minuti.
Segue un intervallo che è uguale a quello che si vive in decine e decine di altri stadi, perlomeno nei primi minuti. Poi … un improvviso boato, con gente che esulta là e qua in ordine sparso un po’ in tutto lo stadio; che succede? Succede quello che non immagineresti mai: alla radio è appena iniziato “Tutto il calcio minuto per minuto” e, nel dare i risultati dei primi tempi … a Torino, Napoli 1-Juventus 0, con rete di Savoldi su rigore al 4° minuto. Mi devi credere: lo stadio è esploso come forse non succederebbe neanche a un gol dei “lupi”. Non occorre poi tanto tempo per scoprire il perché: non solo Avellino è l’unica città campana dove non guardano con “occhi storti” il Napoli, anzi simpatizzano apertamente, ma sono presenti centinaia e centinaia (forse qualche migliaio) di tifosi napoletani, venuti a vedersi la partita, giacché il Napoli è in trasferta (lontana). Per cui, si capisce una volta di più come mai una cittadina di 50 mila anime riesce a portarne più di 10 mila allo stadio; non di rado 15 mila. Niente di eccezionale, ci dicono, poiché è quanto accade regolarmente ogni domenica: Napoli e Avellino (cioè le due maggiori realtà calcistiche della regione) giocano in casa alternativamente, cosicché non solo non si intralciano a livello di incassi, ma addirittura si agevolano perché si verifica un reciproco travaso di quei “patiti” che non possono andare in trasferta e, comunque, non riescono a stare una domenica senza vedere una seria partita di calcio. Così, nonostante i napoletani partiti per Torino siano più di 20.000, ce ne sono tantissimi altri venuti allo Zoccolari (… per l’amor di Dio!… cagnet lu nom a ‘ssu stadije!… ) per passare una domenica “pallonara”.
Il secondo tempo comincia con la squadra di casa che tenta il tutto per tutto, arrivando a schierare in campo tre punte vere e altre due mezze punte d’attacco: testa bassa e tutti avanti, a folate improvvise, spinti anche da una tifoseria ormai invasata, soprattutto nella Tribuna dove imperversano la banda e i “veri ultras” di Avellino. Si mette male!… e la “cascetta” avanza … Piloni è sempre attento, e controlla la situazione, infondendo anche una certa tranquillità, ma comincio a temere che non potremo mai resistere a questi assalti per altri 40 minuti. Comunque, in un modo o in un altro riusciamo ad arrivare alle 16,05 ancora sullo 0-0 e, a questo punto, un pensierino al pareggio cominciamo a farlo davvero. Lo so, dieci minuti sono ancora tantissimi per una partita di calcio, ma è anche vero che l’Avellino comincia a dare qualche segno di inevitabile stanchezza. Non la pensa così il pubblico, men che meno quello della Tribuna dove, tra l’altro, ci sono stati anche un paio di brevissimi tafferugli, “grazie” ai quali si capisce subito dove sono finiti i cosiddetti “adulti” dei nostri due pullman: una vergogna! Arrivare a spendere 10.000 lire(!!!) per non avere il coraggio di stare tutti assieme in Curva!… V’hann abbutat’ lu mus’? Hanno fatto benissimo; anzi, è ancora troppo poco. L’assedio dei “verdi” alla porta di Piloni è simbolizzato anche dal conto dei calci d’angolo: 14 a 1 per loro! Ma ogni tanto riusciamo a ripartire per un contropiede più o meno “finto”, tanto per far passare un po’ di preziosissimo tempo. Io non so se esagero, ma sto vivendo la conquista di questo pareggio come una vera e propria “impresa impossibile”, di quelle che mi entusiasmerebbero per l’intera settimana entrante; che vuoi farci, ognuno di noi ha le sue fisime e le sue stranezze. Uno di questi rari contropiedi, o alleggerimenti che dir si voglia, si presenta meno “finto” degli altri, soprattutto perché l’Avellino non ha più la freschezza necessaria a toglierci la palla e ripartire, così riusciamo ad arrivare al limite dell’area (sarà la terza volta in tutto il secondo tempo) e persino a crossare per Mutti che, pur se attorniato da tre difensori, allunga la gamba quanto basta per mettere la palla alle spalle di Pinotti! Proprio sotto la Curva. Io, Ciro, Maurizio, il “mezzo matto” e qualche altro saltiamo per aria come cavallette, gridando “Goooool”! ne più né meno come se fossimo all’Adriatico; l’indescrivibile gioia ci ha fatto perdere completamente la connessione col “dove” siamo e con la sconvenienza di certe manifestazioni. Anzi, per completare l’opera, il “mezzo matto” sventola a più non posso il suo vistoso bandierone, e altri due le loro sciarpe … Ricordo che saremo in tutto si e no una decina, poiché tutti gli altri pescaresi rimasti in Curva con noi preferiscono restare seduti e soffocare la loro gioia mordendosi la mano o gridandola “dentro il cappotto”. Allo stesso tempo, diecimila pensieri mi scorrono fulminei nella mente in non più di due secondi: 1. adesso l’arbitro (che, non dimentichiamolo, è un “povero” esordiente in Serie B) si caca sotto e annulla di sicuro; 2. fra un istante ci salta addosso mezza Curva (se tutto va bene) e ci fanno neri-neri; 3. il nonno sta “pericolosamente” vedendo e sentendo tutto, perciò una volta a casa … troveremo un altro “tipo di Curva” che ci darà il resto; 4. abbiamo svegliato il “can che dorme” … anzi “lupo che dorme” … il quale adesso ci si abbenda, ci rifà tre pere e addio preziosissimo pareggio “conquistato” fino a due secondi fa; 5. penso “sia il caso” di andarcene immediatamente, visto che mancano ormai meno di dieci minuti. Sarà il caso di raggiungere il pullman “a passo di carica”, prima che sfolli tutto lo stadio, e darcela a gambe senza alcun imbarazzo: la vita vale ben più di una vittoria ad Avellino, e gli eroi esistono solo nei cartoni animati. È quanto faccio presente a tutti, a cominciare dal “mezzo matto” che, al contrario di me, se ne frega altamente. Anzi, mi dice che … “Non c’è problema, se s’avvicina qualcuno gli rompiamo il culo”. Non è mezzo matto, è matto completamente. Da manicomio immediato. Invece ha ragione lui perché, a parte una “pioggia” di improperi e gestacci vari, nessuno muove un dito, nessuno lascia il suo posto per “salire” da noi. Anzi, sembrano accettare con impensabile sportività sia il nostro vantaggio sia la nostra esultanza. A parte il tipo che sta due gradoni dietro di me: “Sì, sì, esultate pure, che adesso ve ne facciamo tre”. Naturalmente, questa è la traduzione in italiano di una frase che, in realtà, ho dovuto “riavvolgere e riascoltare” cinque volte prima di comprenderne (più o meno) il senso. Diecimila persone che sbraitano, non si sa cosa e a chi. Quelli del “prato” che corrono su e giù lungo la rete di recinzione come e più di lupi inferociti dentro la gabbia, altri che hanno già scalato la cima della stessa rete di recinzione, mezza Tribuna in piedi, minimo 150 persone a bordo campo, non si sa perché e percome … un bordello totale. Per cui, i miei timori sulle “tre pere” si fanno sempre più fondati. Te l’ho detto: andiamocene! Ma nessuno mi dà retta, tranne 4-5 del nostro pullman che se ne sono già andati per davvero di loro iniziativa, non appena Mutti ha gonfiato la rete, simulando di essere tifosi biancoverdi incazzati … Ti rendi conto? Tutto il casino che circonda il terreno di gioco sta facendo effetto contrario a quanto (da loro) sperato: l’arbitro sarà pure esordiente, ma proprio per questo vuole dimostrare di meritare la promozione e non si scompone di un centimetro, mentre la squadra di Corrado Viciani sta perdendo completamente la bussola. E quando perdi la bussola rischi seriamente di subire un altro micidiale contropiede che, per l’occasione, diventa il secondo gol con il quale chiudiamo la partita: azione del tutto simile alla precedente, testa di Mutti e gol imparabile. Sono passati solo due minuti (anche se a noi sono sembrati venti) e ora davvero potremmo andarcene, con il risultato incredibilmente in cassaforte. Stesse scene (e stessi pensieri) di prima, con Mutti che pensa bene di salutarci venendo ad esultare dalle nostre parti, senza rendersi conto che il suo gesto finisce per inviperire ancor più la Curva. Te l’ho detto, e adesso te lo ripeto pure con il doppio della convinzione: sarebbe il caso di andarcene. Ci troviamo dentro la Curva ultras di una squadra campana che sta perdendo in casa, che sta compromettendo di brutto la classifica e che sta nella cascetta più totale anche per questioni societarie: se pensi che esista una situazione peggiore di questa fammelo sapere, sono curioso di conoscerla. Tutto parte da un fantomatico fuorigioco di Nobili sul nostro raddoppio, manco a dirlo del tutto inesistente, ma è abbastanza per scatenare il finimondo. L’insospettabile “prato” è improvvisamente una polveriera: ci saranno a occhio e croce non più di 1.000 persone, ma devono evidentemente trattarsi di “persone scelte” e con un ruolo ben preciso, se è vero com’è vero che ognuno di loro sta facendo qualcosa “di utile” contro il guardialinee incriminato. Chi lancia oggetti in campo (è c’è solo l’imbarazzo della scelta), chi riprende a correre forsennatamente al seguito del guardialinee, magari al solo scopo di creare confusione per aizzare ulteriormente gli animi, chi si arrampica sulla rete di recinzione, chi salta in campo e viene fermato da uno dei 150 “non so chi”, ripetendo la solita e risaputa sceneggiata, chi ha già divelto tabelloni pubblicitari e ne brandisce i pezzi come per dire: non esci vivo da qua! Chi si assiepa sin da ora verso l’ingresso degli spogliatoi … un vero macello, peggiorato ancor più (e non ce n’è affatto bisogno) dalle notizie che giungono via radio: a Torino, la Juventus ha appena segnato con Gori il secondo gol contro il Napoli, ribaltando il risultato in suo favore. Così ora anche napoletani presenti sono incazzatissimi, tanto più perché al danno del risultato si aggiunge l’immancabile beffa: con questa sconfitta, gli azzurri vengono raggiunti in classifica proprio dal Bologna, cioè dalla squadra che gli ha venduto Savoldi per due miliardi di lire(!!!). Di per sé, la partita non ha più i requisiti minimi per parlare di “evento sportivo” e andrebbe sospesa subito, ma l’arbitro non fa fatica a rendersi conto che sarebbe il modo migliore per far precipitare definitivamente la situazione. Si prosegue, con la speranza che i pochi minuti mancanti scorrano velocissimi e, ovviamente, Redini stesso si guarda bene dal recuperare un solo secondo; anzi, siamo tutti pronti a giurare che il triplice fischio sia arrivato con almeno tre minuti di anticipo; è finita o è sospesa? Boh!… Apriti cielo!
Mezza Curva si è già trasferita nel “prato” (essendo settore unico), più precisamente verso gli spogliatoi. Le due squadre e la terna arbitrale devono fermarsi a 20-30 metri dal cancello perché in campo “piove” di tutto. Non si salva nessuno: il presidente avellinese Japicca … oh, ma questi hanno uno stadio che si chiama Zoccolari e un presidente che di cognome fa Japicca!… ma si può!?… insomma, il presidente è colpevole di essere succube del “finto ex” Antonio Sibilia, il guardialinee è colpevole di non aver segnalato il fuorigioco inesistente di Nobili, l’arbitro è colpevole di non aver annullato il gol malgrado il guardialinee, mezza squadra dell’Avellino è accusata di scarso impegno, l’altra metà è colpevole di aver causato (appena pochi giorni fa) le dimissioni dell’amatissimo (e PESCARESE) Tony Giammarinaro, il Pescara è colpevole di aver vinto … Sì, proprio così: una squadra ospite che si rispetti, in queste situazioni, capisce il “dramma” dei locali e … li lascia vincere per pura azione caritatevole, invece di affondare il dito nella piaga addirittura per due volte (dunque, uno “sfregio”!… ), come ha fatto il nostro Mutti. Solo chi non è “qui e ora” può pensare che io stia scherzando o esagerando. Qualche giocatore riesce a scappare dentro senza essere colpito, l’arbitro e i guardialinee anche, grazie agli scudi della celere, ma molti altri giocatori sono costretti a restare in campo e persino ad arretrare fino a dover tornare a centrocampo. Sul posto, invece, restano alcuni dirigenti biancoverdi, che “fanno finta” di voler calmare la folla, oltre ai fotografi intenti a fare il loro mestiere anche in questa occasione non certo “salottiera”. Uno di questi, il pescarese Giancarlo Papi (de Il Messaggero) viene colpito alla fronte da un grosso sasso e cade a terra tramortito, col viso coperto di sangue. Vicino a lui c’è Osvaldo Binci del periodico “Sport Abruzzo Marche” che cerca di aiutarlo, ma viene incredibilmente spintonato e allontanato … e subito dopo anche minacciato pesantemente solo perché sta scattando foto degli incidenti. Anche altri giornalisti di Pescara (presenti in tribuna stampa) sono costretti a nascondersi dove possono (Gianni Lussoso ne sa qualcosa). Tu dirai: per sfuggire ai tifosi di casa e alle loro pietre? No, per sfuggire ai … dirigenti avellinesi e al servizio d’ordine(???) che, di fatto, si stanno comportando alla stregua di “capi ultras”: non solo non calmano il pubblico, ma lo stanno addirittura aizzando all’inverosimile contro tutto e tutti. C’è poco da fare: il “triangolo delle Bermude” Nocera Inferiore–Castellammare di Stabia–Torre del Greco è molto più vicino di quanto si pensi. Fatto sta che nessuno si preoccupa di chiamare un’ambulanza per il fotografo a terra e insanguato; anzi, ringrazia Iddio che non gli passano sopra. Una barella arriva a caricarlo oltre un quarto d’ora dopo, ma solo perché un infermiere l’ha visto da lontano e s’è impietosito. E poi vi lamentate che a ogni calciomercato due giocatori su tre rifiutano il trasferimento ad Avellino!?… Cià cred!… Intanto, il resto dello stadio è quasi sfollato del tutto, ma non certo per andare a casa: si sono radunati in migliaia fuori gli spogliatoi, dove continuare una cagnara che sta assumendo sempre più chiaramente i caratteri di un “regolamento di conti” del tutto indipendente dalla partita di oggi. Un po’ come accaduto per Pescara–Piacenza: sta esplodendo un accumulo di settimane e settimane, spesso di mesi, e non certo l’ira generata da soli 90 minuti.
Usciamo anche noi, mentre cerco di spiegare al nonno che non sta succedendo niente di strano … che è solo un modo molto particolare per protestare contro la loro sconfitta, un modo che … si usa solo da queste parti … che non lanciano in campo pietre e pezzamate, ma monete da 100 lire come per dire ai giocatori: “Andatevi comperare la palla, se volete vederla” … che tutta questa Forza Pubblica c’è solo perché è obbligatorio in ogni stadio, ma se ne potrebbe fare tranquillamente a meno … Il nonno ascolta e mi guarda con aria stralunata: spero di sbagliarmi, ma ho come la sensazione che non abbia creduto ad una sola parola di quanto gli ho appena detto. Va beh!,.. c’è tutto il viaggio di ritorno per “convincerlo” sul particolarissimo … “folklore avellinese”.

Adesso abbiamo un altro “piccolissimo” inconveniente: i nostri due pullman sono proprio nel parcheggio della Tribuna, quindi a due passi dall’assedio agli spogliatoi, e nei paraggi non c’è neanche l’ombra di un agente, di un carabiniere o di un vigile urbano; neanche per sbaglio. Un po’ perché da queste parti “si usa così”, un po’ perché sono tutti concentrati nella zona-spogliatoi, dove occorre formare un vero e proprio muro umano per impedire ai contestatori (almeno 2.000) di entrare all’interno; persino i giornalisti devono ricorrere alle “raccomandazioni” (o alla “cinquemila” da infilare nella tasca giusta) per poter accedere in sala stampa; se così si può chiamarla. Di diritto o di rovescio, riusciamo a salire velocemente sui pullman e a ripartire di gran carriera lungo la stradina di campagna da dove siamo venuti, in modo da essere notati il meno possibile, mentre in lontananza si odono urla, spari, sirene, vetri in frantumi, ferraglia varia … Al nonno dico che, manco a farl’apposta, proprio oggi è anche la Festa del Patrono e ci sono le giostre davanti alla Tribuna, ma … lo vedo perplesso …
Invece, è assolutamente incredibile l’euforia che ci possiamo concedere e godere un po’ tutti non appena fuori città: ma ci pensate? Siamo stati ad Avellino, non ci siamo mimetizzati (come fanno certi “sveltoni”, con i quali riprenderò ben presto il discorso), non abbiamo preso mazzate, non un graffio ai pullman, e abbiamo pure vinto nettamente (e meritatamente) la partita. Senza contare che per la prima volta, da quando siamo in Serie B, vinciamo due partite consecutive … cosa che Tom Rosati ha sempre ritenuto … impossibile! Credimi, ci sono mille motivi affinché questa giornata valga una medaglia d’oro appuntata con cerimonia solenne sul gonfalone della tifoseria biancazzurra.

Lunedì, 5 gennaio 1976 Il balzo compiuto in classifica è enorme. Sono bastati questi due punti, e qualche risultato concomitante molto favorevole, per ritrovarci a soli due punti dal terzetto che sta al secondo posto (Genoa, Foggia e Novara) e a -4 dalla “sconcertante” capolista Catanzaro: una squadra semplicemente ridicola, che non si sa come fa a essere prima in classifica!… Per cui, stiamo già pregustando Pescara–Foggia di domenica prossima, all’Adriatico. E dire che, alla vigilia di Avellino, Tom Rosati aveva dichiarato: “Un pareggio lo sottoscriverei subito”. Dunque, per l’ennesima volta, in questi tre anni, la squadra ottiene più di quel che il suo stesso allenatore “aspetta e spera”. Mah!… qui nessuno ha ancora capito se Tom è pessimista di natura, come il suo “iper-difensivismo” farebbe intendere, o se rilascia queste dichiarazioni solo per scaramanzia. Di sicuro, non mi pare il miglior modo per “caricare” la squadra … che comunque si “carica” lo stesso. Ma se le raggelanti dichiarazioni di Tom ormai non fanno più notizia, fa invece notizia il servizio avellinese in cronaca nazionale de Il Messaggero. Senti qua: “Nel giro di due minuti l’Avellino ha mandato in fumo un pareggio che sarebbe stato già un premio per i marchigiani, per quanto la squadra irpina ha fatto vedere contro un Pescara per niente irresistibile”. E t’assicuro che non è finita qua, perché le amenità di questo signore sono un pozzo senza fondo. Per esempio, quando scrive Zecchini invece di Zucchini (e meno male che Vincenzo è stato uno dei campioni dell’Avellino 72-73!… ), oppure Spinotti invece di Pinotti (e meno male che è il “suo” portiere), e conclude il servizio come neanche un ultras avrebbe avuto il coraggio di fare: “ … palla che spiove al centro dell’area e per il centravanti Mutti diventa un giochetto mettere a segno la seconda rete. Le reazioni degli spettatori erano violente, con qualche lancio di pietre in campo, mentre il clan pescarese si esaltava per il dono ricevuto”. Firmato: Silvio Jannuzzi. A parte le patetiche lacune da “ripara Geografia a settembre” (in Prima Media!), che per un giornalista cosiddetto professionista sono dieci volte più gravi e inammissibili: a parte un testo scritto che, per composizione, grammatica e sintassi sarebbe da “ripara Italiano a settembre” senza neanche discuterci su … ma mi vieni a dire, anzi ad informare, che c’è stato “qualche” lancio di pietra? Sarà per questo “qualche” che, ad esempio, il fotografo Papi si porta a casa tre punti di sutura in piena fronte e Binci ha una spalla lussata? E che il clan pescarese si “esaltava”? Quando? Forse quando era tutto raccolto dentro al cerchio di centrocampo per sfuggire alle pezzamate in arrivo da tutte le parti? E quale sarebbe il “dono” ricevuto? Forse quello di essere tornati a casa con le proprie gambe? Lancio una proposta: istituiamo l’antidoping obbligatorio anche per tutti i giornalisti sportivi, specialmente per quei non pochi che si autoproclamano tali; è l’unico modo per assicurare ai lettori del lunedì (e di tutti gli altri giorni) un’informazione appena-appena “civile”.

Non meno sconcertante è quanto avvenuto a Bari … capirai che novità!… Si gioca Bari-Campobasso (Serie C, girone C): vince il Bari grazie ad un autogol al 91° e solo a fine partita, nella sala stampa adibita alle interviste, l’allenatore Seghedoni (famoso ex del Pescara) viene a sapere che due giorni fa … non due ore fa, ma due giorni fa(!) … è morto suo cognato. Non gli avevano fatto sapere niente “per non turbare la tranquillità della squadra nel ritiro pre-partita”… Ti rendi conto? La famiglia è stata costretta a posticipare il funerale per garantire la “tranquillità” ad una squadra di Serie C!…
Gabriele (“Gaby”) Orlando
[estratto dal (mio e vostro) diario del PESCARA RANGERS]
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