Riceviamo e pubblichiamo (continua dalla precedente puntata) –La telecamera è compatibile con la tanto sbandierata “privacy”?
È evidente che la privacy sia clamorosamente violata, ma la “sicurezza” è solo una scusa con cui la telecamera permette di arrivare alle diffide e ai daspo, cioè a strumenti “punitivi” immediatamente attuabili, poiché sono emessi senza passare per un regolare processo; e quindi, impedendo il diritto a difendersi. Né ci si può affidare a un ricorso, i cui tempi sono quelli del … daspo stesso.
Si tenta così di frantumare (ma non azzerare) il movimento “ultras” aspettando, come i ragni, che i loro maggiori esponenti cadano nella ragnatela; il più delle volte per una risibile sciocchezza. E quindi, due diffide oggi, quattro daspo domani, altre tre diffide dopodomani … ovvio che la Curva ne esca disorientata e indebolita.
Insomma, ad un certo punto, andare allo stadio è diventato un problema.
A cominciare dalla necessità di capire “quando” andarci!… Particolare tutt’altro che scontato perché, se “altro ieri” era un dogma andare allo stadio la domenica pomeriggio alle 14,30 in inverno, o alle 16,30 in tarda primavera, oggi occorre informarsi attentamente per appurare in quale giorno e a quale ora gioca la propria squadra, in conseguenza di un calendario semplicemente assurdo. Anzi, per raggiungere la perfezione dell’indecenza, non di rado si cambiano date e orari anche a campionato in corso, con l’immancabile ciliegina sulla torta: la partita di “domenica a mezzogiorno”, così da occupare l’intera fascia oraria di quel pranzo domenicale che per moltissime famiglie è anche l’unica occasione di riunione e condivisione in tutta la settimana; e quindi … dà fastidio a qualcuno.
Tra l’altro, quale regolarità può assicurare un campionato a “mosaico da 1000 pezzi”?
Al di là dei pareri che ciascuno di noi può esprimere in proposito, la falsificazione dei campionati è certificata dagli stessi “falsari”, nel momento in cui dapprima spalmano tutto il campionato in una miriade di turni e fasce orarie, che di fatto occupano l’intera settimana, e poi fanno giocare in contemporanea tutte le partite dell’ultima giornata (adesso delle ultime due) per … “assicurare regolarità”!… Quindi, la regolarità vale solo a fine campionato? In tutte le altre giornate, è invece “normale” giocare con il vantaggio, o il “peso”, di conoscere già i risultati degli avversari? È “normale” prendersi gioco dei tifosi, con classifiche tanto momentanee quanto illusorie?
Finalmente arriva il momento in cui inizia la partita …
Entrano le squadre in campo e … una ha la maglia verde-oliva a riflessi giallo-ocre e l’altra “veste” fucsia sfumato blu-cobalto. Sull’altro campo, una ha scelto un bel grigio-topo con “ricami funerei” nero-oro, e l’altra è “pixellata” all’ultima moda, da far invidia agli artisti del Circo Medrano.
Così, tra il serio e il tragicomico, le rispettive Tifoserie impiegano diversi minuti per capire quale delle due squadre “corrisponde” alla loro Bandiera, ovvero per chi tifare.
Si può comunque “riconoscere” la propria squadra attraverso i giocatori.
È ‘na parola!… Se “un po’” di anni fa avevamo i vari Cimpiel, F. Rosati, Zucchini, Nobili, Repetto, Santucci, Piloni, Pagano, Allegri, Massara, Junior, Sliskovic, Carnevale … che riconoscevamo anche di notte a un chilometro di distanza, oggi scendono in campo ventidue pupazzi “fotocopiati”, con i numeri di maglia estratti dalla tombola e che probabilmente vanno dallo stesso parrucchiere, dallo stesso estetista e dallo stesso tattoo-center.
Quale potrebbe essere il motivo di queste maglie incomprensibili?
Una “bestemmia” del genere può disorientare la Tifoseria, in modo da affievolirne il senso di appartenenza, fino ad annullarlo del tutto. Traduco.
Se la mia Bandiera è Biancazzurra, ma la squadra che la difende indossa (anche in casa) a volte una maglia gialla, altre volte quella verde, altre ancora quella arancione … a lungo andare mi convinco (inconsciamente) che “non sono più” Biancazzurro. Ovvero, sono un “cliente” generico di uno spettacolo generico … come al circo, appunto … perciò, sventolerò anche una bandiera generica.
E non abbiamo dovuto attendere troppo tempo per avere i primi, chiarissimi, segnali:
1. Le bandiere “vecchio stampo”, quelle a scacchi o a fasce con solo i colori ufficiali, vengono sostituite da “arlecchinate” con simboli, disegni e scritte autoreferenziali.
2. Lo striscione monumentale, da sempre vero segno e simbolo di ogni gruppo “ultras”, viene sostituito da una serie di cosiddette “pezze”. E per cosa? Per scimmiottare il tifo Inglese.
3. A livello sonoro, è quasi sparito l’urlo di incitamento con il Nome della squadra, cioè della Città, cioè di noi stessi, sostituito da un “Miserere” di lagne e litanie mutuate dalle discoteche e dal Festival di Sanremo, con cui si vorrebbe “miseramente” scopiazzare il tifo argentino.
01.04.79, Pescara-Monza 1-0: lo striscione monumentale dell’Uragano Club
Noi Italiani, inventori e maestri del tifo organizzato, ci siamo ridotti a copiare chi ci ha copiato.
L’evaporazione dell’identità sta investendo anche l’architettura degli stadi?
Soffermiamoci sull’esterno dello stadio, cioè il primo impatto visivo per chi si appresta a entrarvi. Se facciamo vedere a un bambino gli stadi originali (ad esempio) di Napoli, Terni, Roma, Ascoli, Milano o Pescara, li riconoscerà immediatamente, essendo inconfondibili con qualunque altro al mondo.
Poi gli mostriamo gli esterni dello Juventus Stadium, dell’Allianz di Munchen, del Pudong di Shangai o del nuovo Bernabeu di Madrid (… chissà quanti altri ancora), e ci dirà che non si capisce se sono stadi oppure parcheggi multipiano, o palazzi dei congressi, o serbatoi idrici, o terminal di aeroporti.
Forse perché i progettisti del Terzo Millennio sono degli incapaci? O forse perché gli viene specificatamente commissionata tale “confusione”? … (termina nella prossima puntata)
Gabriele Orlando
P.S.: nel ringraziare “Gaby” Orlando per il suo contributo, precisiamo che il rispettivo contenuto rappresenta sempre e solo un’espressione dell’autore e non impegna il punto di vista del sito 40mila.it. Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare a tutti i tifosi biancazzurri che questo sito “appartiene” ai tifosi stessi della Pescara Calcio: sono pertanto benvenute proposte di ulteriori contributi. A tal fine, è possibile utilizzare la mail di contatto info@40mila.it (anche raggiungibile dal link nel menù principale in alto).
7 Comments
Grazie Sebastiani di averci riportato al “vecchio calcio”, quello “ignorante” delle strapaesane. Tu si che vuoi bene ai tifosi
Saranno fischiate le orecchie a qualcuno sulle pezze “arlecchinate” con simboli, disegni e scritte autoreferenziali? E sul “Miserere” di lagne e litanie per scopiazzare il tifo argentino? Chiedo per un amico ultras
Il calcio di oggi. Un’industria che genera molto più denaro. Presenza in TV sette giorni su sette. Maglie per la coppa, l’anniversario, il derby, il compleanno etc. (Certi obbrobri tipo il milan attuale o la juve stile Fulham) per venderne di più.
Il calcio è dell’agente ma di polizia? Chiedo per l’agente di un calciatore che si sente non considerato
per vedere la partita basta la televisione. Allo stadio si va anche per altro. Quando negli stadi succedeva il finimondo, nel vero senso della parola, gli spalti erano sempre gremiti. Ergo nessuno si è scandalizzato mai più di tanto. Mo basta un fumogeno per scatenare le ire delle zitelle mestruate e dei daspo, spesso dati anche a cqzzo. Però poi quando qualcuno viene sotto la curva ad indicare alla violenza, visto che fa parte del sistema, non gli succede niente. I due pesi e due misure hanno sempre rotto un po il cazzo.
Dici Gabry cose che condivid9 ma non tanto. Voglio che riflrttiamo sul punto della “TELECAMERA” spiona che serve solo a stanare i cattivi tifosi per farli punire e basta. Mi sono chiesto più volte , assistendo a spettacoli indecosi e vergognosi di gente che si professano tifos,i solo per sfogare le loro inibizioni . le loro frustazioni. E si lamentano pure quando vengono scoperti.
Lo volete capire che allo stadio ci si va SOLO PER VEDERE LA PARTITA:
Anche per la seconda parte mi sento di dover fare alcune precisazioni a quanto dice Gaby.
1) Le telecamere a circuito chiuso di per sé non rappresentano una violazione della privacy, dipende dall’uso che se ne fa dei relativi filmati. Il problema, semmai, come dice Gaby è il DASPO e aggiungo io “in quanto tale”: è una misura inefficace e gravemente lesiva dei diritti fondamentali, e che ha visto concretizzarsi due pericolosissime tendenze negli ultimi 3-4 anni: 1) l’uso del DASPO in contesti extra stadio (es. il DASPO urbano) o del tutto sconnessi a comportamenti commessi allo stadio (es. DASPO fuori contesto), che sono inevitabilmente prodromici al DASPO di piazza (tempo di vedere qualche manifestazione politica che degenera di segno opposto al Governo in carica in quel momento). 2) L’ampliamento del DASPO senza limiti (da ultimo si sta discutendo di estenderlo ai minori di 14 anni).
2) Lo “spezzatino” delle partite non è dovuto ad una qualche forma di complotto contro l’aggregazione delle curve o del mondo dello stadio in generale, anche perché non viene deciso dal Governo ma dalla Lega calcio. Lo “spezzatino” è la diretta conseguenza del modello di gestione economico-finanziaria dei club italiani, tale per cui essi sono totalmente dipendenti dai ricavi delle pay-tv: ad esempio, nel report di Deloitte del 2015-2016 , emerge come il peso delle pay-tv sul totale degli incassi delle prime leghe calcistiche sia: del 53% in Inghilterra; del 34% in Germania; del 51% in Spagna; del 62% in Italia e del 44% in Francia.
Essendo fondamentalmente “a pecora” verso le televisioni, il potere nella trattativa è totalmente sbilanciato a loro favore, per cui se decidono di spalmare le partite per massimizzare i guadagni, la Lega calcio non può che dire di si: l’alternativa sarebbe zompare per aria.