Dalla CURVA PERICOLOSA alla RANA BOLLITA (§2), di Gaby
02/05/2024
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03/05/2024

Riceviamo e pubblichiamo (continua dalla precedente puntata) – È cambiata la partecipazione alle trasferte?

“L’altro ieri” si andava in trasferta a proprio rischio e pericolo, soprattutto al Sud dove, pur non esistendo organizzazioni “ultras”, le Tifoserie erano non già il “dodicesimo” ma anche il “tredicesimo” in campo; e non solo per modo di dire. Chi viaggiava in pullman o in auto propria (per non parlare, poi, del treno …) era costretto a passare in pieno centro urbano, giacché quasi nessuna città centro-meridionale aveva tangenziali e superstrade esterne; e parliamo di auto con le vecchie targhe, quelle riconoscibilissime dalla sigla della Provincia, con tutto quel che ne conseguiva. Non esistevano scorte delle Forze dell’Ordine e, una volta giunti allo stadio, si stava letteralmente in mezzo ai tifosi di casa, dapprima in fila ai botteghini per fare i biglietti, e poi sulle gradinate, gomito a gomito, faccia a faccia, cazzotto a cazzotto.
Oggi la trasferta “pericolosa” non esiste più, e si può tranquillamente decidere di andare da Trieste a Trapani o da Torino a Lecce, Sardegna compresa, grazie alla scorta, ai percorsi separati e protetti, ai “settori-ospiti” e alle … immancabili telecamere.
Dal punto di vista pratico, ne guadagna senz’altro la sicurezza, infatti gli scontri frontali tra le opposte fazioni sono ormai rarissimi, ma dal punto di vista morale questo “stato di protezione” diventa umiliante. In primo luogo perché:
• se fai il bravo, e mi esibisci la Tessera del Tifoso, “ti concedo” di andare in trasferta;
• se fai il cattivo, e la Tessera non ce l’hai, “non ti concedo” di andare in trasferta.
In secondo luogo, ma non certo secondariamente, ne esce fortemente intaccato l’orgoglio-ultrà, per meglio dire quel senso di sfida che comportava l’invasione del territorio avversario, specie quello “difficile”. Poiché più la trasferta era “difficile” e più costituiva un importante momento di crescita, sia personale che di gruppo

Il “settore-ospiti” è una forma di ghettizzazione?
Non per niente, si parla comunemente di “gabbia”, per via della doppia, a volte tripla, cancellata che separa il settore da tutto il resto dello stadio, come non si vede neanche nelle aule delle carceri di massima sicurezza (dove di cancellata ce n’è una sola).
Ma la “gabbia” non serviva per rinchiudere gli animali feroci?
La gabbia … La pezza … La cancellata …
Ma ci rendiamo di cosa significano queste tre parole? Di quanto siano (tutt’e tre) dispregiative e offensive? Ci rendiamo conto di come ci hanno abituato a parlare in un luogo di … “svago”?

La “gabbia” dello Stadio di Rijeka (settore ospiti)

Quale significato assume il verbo “rinchiudere” in uno stadio?

Rinchiudere equivale a isolare, quindi a separare (da tutto il resto), a impedire l’unione.
Rinchiudere significa separare spalti e campo con alte cancellate anche in stadi dove è già presente un fossato. Per “motivi di sicurezza”, ci dicono, ma non è affatto vero, perché una recinzione (di qualunque tipo) si scavalca con meno difficoltà di un fossato e, per contro, toglie visibilità alle prime dieci file degli spalti, le … “cancella”, appunto … anche se il biglietto per quelle file ha lo stesso costo di tutte le altre.
Rinchiudere significa togliere le recinzioni di bordo campo nei settori Distinti e Tribuna, ma lasciarle nelle Curve, di fatto attuando quella differenziazione (all’interno della stessa Tifoseria) che altrove si dice di voler combattere. Tra parentesi, siamo sicuri che i tifosi dei Distinti e della Tribuna siano più “civili” di quelli “appartati” (messi a parte) dentro le Curve?
Rinchiudere significa offrire la pay-TV per togliere un buon numero di tifosi dallo stadio (… e dai piedi) per “trasferirli” sul divano di casa, con l’illusione di godersi la partita in “splendida” solitudine e con una comodità che lo stadio non potrebbe mai dare. Senza rendersi conto che questa è una clamorosa esclusione sociale, la privazione della gioiosità che comporta il vivere la partita comunitariamente. Proprio come quando ci viene offerta la “comodità” di ordinare la pizza e riceverla direttamente a casa, invece di andare a condividerla con gli amici in pizzeria.

Si spiegano così gli stadi sempre più vuoti?
Torna di nuovo utile il paragone con le chiese, essendo anch’esse un luogo in cui si vive una fede. E come lo stadio, anche le chiese si sono svuotate sia di fedeli sia della riconoscibilità architettonica, giacché in molti casi basta togliere la croce … o quella che dovrebbe essere una croce … posta sulla facciata per chiedersi se siamo davanti a un palazzetto dello sport, a un mercato ittico o a un padiglione fieristico.
Sarà un caso? No, non è un caso, giacché il caso non esiste.
La fede, religiosa o calcistica che sia, ci rende sempre inattaccabili e vincitori; davanti a qualsiasi negatività.
E se la fede sparisce, le oceaniche Tifoserie “militanti” non esistono più. Ne consegue che anche gli stadi di “antica” memoria non servono più.
Anzi, oggi più uno stadio è a capienza ridotta, più giustifica l’alto costo dei biglietti. Insomma, un luogo sempre più di “élite”, tipo platea alla Scala di Milano, e sempre meno per i giovani.
Non bisogna perciò meravigliarsi se poi abbiamo gran parte degli stadi di Serie C e Serie D con interi settori tristemente deserti e addirittura chiusi al pubblico ormai da anni. Desolazione che, non a caso, comincia a prendere piede anche in alcuni stadi di Serie B.

Dobbiamo quindi ammettere che il “progetto di sedazione” sta dando i suoi frutti?
Sembra di sì, e c’è chi lo giustifica con i daspo … le diffide … le telecamere … “che voi del XX secolo non avevate”. È vero, ma c’era di peggio, perché negli Anni Settanta eravamo nel pieno degli “anni di piombo”, su cui non è qui il caso di dilungarsi, ma chi li vissuti sa benissimo (forse anche sulla propria pelle) che bastava una vera sciocchezza “fuori posto” per ritrovarsi in casini di portata penale, quando non “terroristica”.
Eppure, i movimenti “ultras” di quel decennio sono stati, e restano, i più potenti che il tifo Italiano abbia mai avuto. Perciò, il problema non è il daspo o la telecamera, ma l’essere involontariamente caduti nella trappola della “rana bollita”, con cui le nuove generazioni sono state rese completamente innocue, per un verso “appiccicate” al “touch-screen” del cellulare sin da quando nascono in sala parto, per altro verso svuotate di ogni moralità.

La “rana bollita” …?
Sì, quel “divertente” metodo per cuocere una rana senza che se ne accorga.
Se si mettesse la rana in una pentola con l’acqua già bollente, salterebbe subito fuori. Allora la si mette in pentola con l’acqua ancora fredda, e la rana ci sguazza entusiasta. Si accende il fuoco, e la rana continua a sollazzarsi anche quando l’acqua diventa tiepida. Anzi, più si scalda e più gli fa piacere. Finché l’acqua comincia a bollire e la rana capisce finalmente che sarebbe il caso di saltare fuori, ma ormai è troppo tardi, perché l’acqua bollente gli ha tolto ogni forza.

Il pensiero alla “pentola” della Pescara Calcio sorge spontaneo …
Infatti. Esiste un personaggio, purtroppo non mitologico ma reale, che dodici anni fa:
• ha preso il Pescara ormai in Serie A … e osannato su tutte le prime pagine, sia dei giornali sia delle TV (fra l’entusiasmo generale);
• ha impostato un campionato di “A” tale da farci non solo Vergognare, ma anche pentire di quella spettacolare promozione (abbiamo però detto che siamo una “provinciale” … ci può stare);
• poi ci ha fatto recitare ruoli secondari in Serie B (e abbiamo fatto finta di accettarlo come fisiologico momento di “transizione”);
• poi abbiamo collezionato quattro retrocessioni in otto anni (ma … un periodo nero capita a tutti);
• poi abbiamo continuato a battere record su record e a fare da spettatori anche in Serie C (eh!… ma si sa che risalire dalla “C” non è facile per nessuno);
• e dopo … “il secondo posto non deve scapparci” … “vabbè, puntiamo al terzo posto” … “accontentiamoci del quinto posto” … “blindiamo il sesto posto” … Al terzo anno consecutivo nella Terza Serie nazionale abbiamo dovuto difendere il sesto posto, per di più ridotti a gufare l’U23 della Juve e il Pontedera.
E a questo punto, mentre le “rane di vecchia data” erano già saltate fuori dalla pentola con l’acqua ancora fredda, tutte le altre dello “stagno”, che avevano scelto di continuare a sollazzarsi, ora stanno bollendo rassegnate e si consolano … “Pazienza! Questa è la dimensione attuale del Pescara”.
Dopo quasi mezzo secolo vissuto fra 34 campionati di Serie B e 7 di Serie A, conquistati con indicibili lotte e sofferenze, ora il sesto posto di … “Terzo Livello” … è la “nostra attuale dimensione”!

È stato sempre così?
Se “l’altro ieri” si fosse verificata anche solo una parte di questa sconcertante (e programmata) caduta verticale, i vari Angelo Manzo, Livio Stracca, Gianni Massascusa e l’immancabile Zazzà avrebbero messo sottosopra Pescara in meno di 48 ore, fino a far “scappare” di notte il “malcapitato” … che quasi certamente non sarebbe riuscito a scappare nemmeno di notte.
Oggi, davanti ad uno sfascio raramente visto nella Storia della Pescara Calcio (chi ha qualche dubbio, vada a controllare), non un solo tifoso muove un dito per organizzare una civile ma durissima “manifestazione di dissenso”, pur disponendo di quella tecnologia che appena trent’anni fa era considerata fantascienza pura.
Tutti i “vecchi” ricordano che per mobilitare la Tifoseria occorreva muoversi con una settimana di anticipo, per stampare e affiggere manifesti, diffondere comunicati su giornali e TV, girare la città in lungo e largo con un’auto fornita di megafono sul portabagagli. Oggi basta un clic sul web e su Whatsapp per “chiamare” migliaia di tifosi nel giro di 5 minuti, ma non succede niente.

Significa che era meglio quando era peggio?
Assolutamente no! Non esiste un’epoca migliore o peggiore dell’altra, ma esistono due epoche differenti, ognuna con i suoi “pro” e i suoi “contro”, tutti degni del massimo rispetto.

Anni ’80: pescaresi con lo striscione del Foggia “sottratto”

Le Tifoserie contemporanee si sono ritrovate, loro malgrado, in un trentennio di velocissimi cambiamenti, quelli che in passato avvenivano in 150 anni, in alcuni casi molto positivi, in altri casi molto negativi. A cominciare proprio dal Calcio in piena decadenza, dominato da stadi-caserma, “mascherati” da teatro, lobbies affariste, TV che dettano legge e svuotano gli stadi, presidenti-commercianti, direttori-maggiordomi, allenatori-signorsì, giocatori-attori, attaccamento alla Maglia ormai inesistente. Davanti a un quadro del genere, bisogna essere davvero in “odore di eroismo” per conservare quella fede calcistica che cercano di toglierci con ogni mezzo.
È fede sincera?
È “fede-rifugio”, in fuga dalla deprimente realtà quotidiana?
È l’acqua della pentola, che continua a bollire?
O forse, sono Curve che stanno per tornare nelle piazze?
Gabriele Orlando

P.S.: nel ringraziare “Gaby” Orlando per il suo contributo, precisiamo che il rispettivo contenuto rappresenta sempre e solo un’espressione dell’autore e non impegna il punto di vista del sito 40mila.it. Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare a tutti i tifosi biancazzurri che questo sito “appartiene” ai tifosi stessi della Pescara Calcio: sono pertanto benvenute proposte di ulteriori contributi. A tal fine, è possibile utilizzare la mail di contatto info@40mila.it (anche raggiungibile dal link nel menù principale in alto).

40mila.it

1231 GIORNI di SERIE C, 4679 di PRESIDENZA SEBASTIANI
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9 Comments

  1. caps ha detto:

    Come Sempre Articoli Belli Veri e nel Discorso Tutti Avete le Giuste Letture e Osservazioni . Mi Permetto di Fare un’Osservazione su Cio Che Riguarda il Calcio Inglese almeno Fino a 13 Anni fa Sulle Strutture ( Stadio) Sono Stati Ristrutturati Partendo dalle Serie C Per Capirci . Ma di Veramente Nuovi Sono Pochi . .e Non Dimentichiamoci Che Sono Stati Realizzati Carceri o Celle di Sorveglianza Giornaliera . Gli Ingressi Sono di Tipo Standard ( Tornelli e così Via) Qui Si Entra in un Discorso Politico Sociale Normativo Diverso Che in Italia si Perde Nelle Leggi Che Non Vengono Applicate Allo Stesso Modo x le Città Metropolitana e i Piccoli Centri . Mi Fermo Qui .

  2. chamape66 ha detto:

    Grande Gaby…nella foto di Andria-Pescara mi sono riconosciuto, sto girato di spalle a ” discutere” con un celerino…Che tempi, quei tempi…adesso la camomilla ha preso posto del vino rosso, PURTROPPO

  3. UK_Dolphin ha detto:

    Concordo Tuscia. Indubbiamente le misure repressive hanno il loro peso, ma la questione stadi prevale. Spero che l’umiliazione di condividere gli europei con la Turchia possa essere di sprone alla classe politica/dirigenziale per adeguarsi ma poco ci credo…

  4. tusciabruzzese ha detto:

    harken, che vi possa essere (come scrivi) “una correlazione diretta tra numero di spettatori medio tra A e B e normative emergenziali” ci sta, certo, ma che gli stadi siano sempre più vuoti in Italia per questo motivo principale non penso proprio dato che si svuotano pure in settori (es. distinti, tribune) che ben poco hanno a che fare con chi è colpito da tali norme.
    Penserei che incida la vetustà degli stadi, il loro (s)comfort per le generazioni meno giovani e i pessimi servizi pubblici per raggiungerli, oltre che i risultati della squadra (ma questo riguarda le differenze fra le squadre)

  5. tusciabruzzese ha detto:

    Allora Gaby, sempre un piacere leggerti (tra produttori di papiri, ci s’intende! 🙂 ).
    C’è però, mi pare, una contraddizione tra il dire “Ci rendiamo conto di come ci hanno abituato a parlare in un luogo di … ‘svago’?” e “quel senso di sfida che comportava l’invasione del territorio avversario, specie quello difficile'” condito da “cazzotto a cazzotto” e, come sappiamo, anche feriti gravi e alcuni morti…
    Come la vedi questa auto elezione dell’ultras a degenerare nel teppismo rispetto alla sua pretesa di “lasciare aperte le gabbie” (si fa per dire)?

  6. Harken ha detto:

    Alcune precisazioni parte 3:

    1) La tessera del tifoso non esiste più ufficialmente dal 2017 con il protocollo firmato da Minniti, ma di fatto era diventata inutile già dal 2013.

    2) Il settore ospiti serve esattamente ad evitare la commistione tra tifosi diversi, fattore che costituisce di per sé un pericolo potenziale per l’ordine pubblico. Lo sappiamo perché lo abbiamo imparato con l’Heysel; ok che alla tragedia hanno concorso anche l’impreparazione delle forze di polizia belghe, della uefa e la struttura antiquata dello stadio, ma la causa principale è stata quella di mettere di fianco ai tifosi del Liverpool tifosi normali italiani (già se ci fossero stati gli ultras li avrebbero presi a pedate fin da subito senza schiacciarsi contro il muretto che poi è crollato).

    3) Gli stadi sono sempre più vuoti…in Italia. Questo va precisato. All’estero la situazione è diametralmente opposta, senza citare i numeri record della Germania (oltre il 95% dei biglietti disponibili venduti tra A e B), grossi incrementi di pubblico li registrano tutti i Paesi. Eppure anche loro hanno smartphone e computer.
    Il motivo della diserzione in Italia non è quello. Il motivo è unicamente dovuto alla repressione indiscriminata e ingiustificata e alle tonnellate di divieti che portano al DASPO per comportamenti normali. E questo è un fatto oggettivo, c’è una correlazione diretta tra numero di spettatori medio tra A e B e normative emergenziali.
    Quando rischi una diffida di 5 anni per aver sventolato una bandiera, perché magari al questore di turno non piace, eviti direttamente di andarci allo stadio; e infatti se guardiamo i palazzetti dello sport per il basket, la pallavolo ma anche l’hockey al nord, sono gremiti e spesso hanno gruppi ultras in tutto e per tutto. Perché? Perché difficilmente al questore interessano i palazzetti da 1000 persone, rispetto a stadi da dieci volte tanto.

  7. madelib ha detto:

    Pescara è piena di “rane bollite” che tutt’oggi sono mascherate…
    Vergognatevi, COMPLICI!

  8. lapa ha detto:

    Purtroppo è una realtà inconfutabile…piovono Daspo a pioggia anche x situazioni fortuite e ridicole che vedono coinvolti anche padri di famiglia che si sono ritrovati in mezzo a degli scontri improvvisi e per difendersi semplicemente si sono itrovati nella lista dei teppisti che deve stare lontano dalle manifestazioni sportive Premesso che i delinquenti devono stare in galera questa legge partorita da Maroni è da regime . Quindi come ci si può meravigliare che la gente nn prende iniziative di proteste incisive…dopo 24h ti ritrovi la DIGOS a casa solo per aver detto 5 parolacce La società è cambiata ma non si è evoluta

  9. ilfigliodel36 ha detto:

    In serie D ci sono le gabbie e le separazioni delle tifoserie? Chiedo per il futuro del tifo pescarese